La casa grande. Algeria
Algeria, fine degli anni trenta. Il paese è ancora occupato dai francesi e guarda a Hitler come a un possibile salvatore. È un'Algeria di miseria, dove tutto ruota attorno alla ricerca di un cibo introvabile. Qui, nella casa grande, Dar-Sbitar (in arabo, l'ospedale), i poveri inquilini vivono in una condizione di estrema indigenza e sono preda di rabbia e paura. E qui incontriamo un bambino, Ornar, con la sua famiglia: ha dieci anni, è cresciuto nella consapevolezza dell'infelicità e, educato alla rassegnazione, non conosce autocommiserazione; conosce però anche lui, come tutti, una fame implacabile. Diversamente dagli altri tuttavia si domanda il perché di questa miserabile esistenza, come fa anche Hamid Saraj, l'agitatore, il solo che legge libri in quel luogo, quello che un giorno la polizia viene a cercare per arrestarlo.
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Considerato uno dei capostipiti della letteratura algerina di lingua francese, Mohammed Dib (Tlemcen 1920-Parigi 2003), poeta – Prix Stéphane Mallarmé –, romanziere – Grand prix du Roman de la Ville de Paris –, saggista, autore di racconti e drammaturgo, grazie alla sua opera vasta e intensa ha ottenuto il Grand prix de la Francophonie de l’Académie française. |