David Patt presenta l'appassionante e terribile racconto della vita di due tibetani nel corso di quaranta anni di occupazione cinese. Come ha detto recentemente S.S. il Dalai Lama: «Abbiamo bisogno del vostro aiuto, della manifestazione attiva della vostra buona volontà, ogni volta che se ne presenti l'occasione, per sostenere la causa tibetana. Ormai è giunto il momento in cui la vostra pratica è l'azione.» Nel 1949 i comunisti cinesi annunciarono la loro intenzione di 'liberare' il Tibet, e l'esercito cinese iniziò a varcare le frontiere orientali del paese. Questi eventi misero in moto un processo graduale di occupazione e di oppressione che culminò nella sanguinosa repressione della rivolta popolare tibetana contro la dominazione cinese, nel 1959. David Patt ha scoperto le storie che racconta nel libro vivendo con i rifugiati tibetani nelle loro comunità dell'India meridionale. Ama Adhe, oggi nota portavoce della causa del popolo tibetano, è nata nel Tibet Orientale in una famiglia di agricoltori. Appena una ragazzina quando arrivarono i cinesi, è stata coinvolta nelle prime trattative dei comunisti con le comunità tibetane e racconta tutti gli eventi che seguirono in un commovente resoconto della sua vita. Tenpa Soepa era un ufficiale del governo tibetano che ha partecipato attivamente all'organizzazione del piano di fuga del Dalai Lama da Lhasa, nel 1959. Nella drammatica storia della sua fuga, della susseguente cattura e degli anni di prigionia, ci presenta un vivido quadro della caduta finale del Tibet.
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Patt sets the stage by detailing the many factors that distinguish Tibet from China--geographical, ethnic, historical, linguistic, cultural, and religious. He then proceeds to examine the Chinese subjugation of Tibet from 1949, when the Chinese Communist army rolled into the country. The bulk of the book, however, consists of the testimony of two Tibetan survivors. Ama Adhe spent more than 25 years in prison and work camps, separated from her children. Tenpa Soepa, a participant in the 1959 uprising against the Chinese, was a prisoner for about 20 years. Their graphic stories portray torture, persecution, and starvation of near-genocidal proportions--as well as remarkable religious faith, strength, and will. This is an important account of a tragedy too little known and too often ignored by the outside world. |