Il Libro dei Re, Shah-nameh, è la grandiosa sistemazione poetica, nella lingua letteraria della Persia dell’XI secolo, del patrimonio epico-storico dell’Iran, anteriore alla conquista araba e all’islamizzazione del paese. Una saga e una cronaca insieme, che riconduce in uno schema dinastico l’intera storia della civiltà persiana, dai più remoti miti cosmogonici, attraverso leggende e tradizioni orali, fino alla protostoria e alla storia della Persia preislamica. "Il pubblico italiano ha fortunatamente a disposizione, sia pure nell'endecasillabo un po' vecchiotto del tardo Ottocento, una completa traduzione in versi italiani dello Sciahnamè, per opera di Italo Pizzi... anche se in qualche punto superati (soprattutto forse nel loro lato estetico)". Così viene presentata nella 'Storia della letteratura persiana di Pagliaro-Bausani (ed. Nuova Accademia, 1960) l'unica traduzione completa sino ad oggi edita in Italia dell'opera del massimo poeta persiano, vissuto tra il X e l'XI sec. e morto in assoluta povertà, probabilmente nel 1020. Lo Shah-nameh (Sciahname), o Libro dei Re, è un poema epico che in occidente molti hanno paragonato ai poemi omerici. L'opera, ancora popolare ai nostri giorni e non solo in Iran, racconta delle storie dell'antica Persia prima della conquista della regione da parte degli arabi: iniziando circa nel 5.000 a.c., esso narra la storia dei re persiani, dei cavalieri, del sistema di leggi, della religione, delle vittorie dell'impero e delle sue tragedie. Firdusi, o come oggi si scrive comunemente, Ferdowsi, impiegò 35 anni alla stesura di quest'opera immane.
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