Il meccanico delle rose
Akbar - che vive in un paese ai bordi del deserto dove si estrae la migliore essenza delle rose di Persia - è un capofamiglia religioso e rispettato e trova un modo tutto suo per rimediare ai torti del destino che gli ha rubato un figlio. Khodadad è appena un ragazzino quando fugge di casa in cerca di se stesso, nei giorni dell'anniversario del martirio dell'Imam Hossein e dei suoi settantadue seguaci. Donya ha conosciuto la felicità e la disperazione, prima di andare in sposa a un uomo che ha il doppio dei suoi anni. Mahtab stava per laurearsi in medicina e iniziare una nuova vita, quando è incappata nei Guardiani della Rivoluzione. Laleh ha il nome d'un fiore - quello del martirio - e forse è una "pazza d'amore": è lei, dal letto di un ospedale, in un lucido delirio, a tirare inconsapevolmente i fili di tutte le storie, e a restituire il volto contraddittorio del suo amato, il meccanico delle rose. Il quadro dunque è compiuto. Ma chi è al centro di quel quadro ? L'uomo che da il titolo al libro ha creduto - come tutti - di essere protagonista della sua vita, ed è stato una comparsa in quella degli altri. Quel che è certo è che sullo sfondo, dietro le tante figure, resta un Paese riconoscibilissimo ma mai nominato, per rispetto di chi - vivendo nei suoi confini - non può nominarlo.
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