Il senso dei luoghi
Contro ogni apparenza, i luoghi abbandonati non muoiono mai. Si solidificano nella dimensione della memoria di coloro che vi abitavano, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Vivono di una loro fisicità, di una loro corposa e materiale consistenza. Si alimentano di uno spessore doppio e riflesso, che non conosce annichilimento. Pretendono non la fissità, ma al contrario il movimento, l’anabasi, il percorso fisico e mentale di una loro continua riconquista. In questo libro, scritto con la sapienza fine e distillata dell’antropologo, con la tenacia del testimone e con la passione letteraria e civile dello scrittore, Vito Teti porta ad evidenza e ricompone per intero tutti i suoi percorsi di vita. L’oggetto – ma sarebbe più proprio dire «il soggetto» – sono i paesi abbandonati di Calabria, da Pentedattilo a Roghudi, da Africo a Cerenzia, da Brancaleone a Nicastrello, ripercorsi col passo lento e misurato della riappropriazione in ogni loro più densa e nascosta sfumatura: case capanne e grotte, alberi sabbie e pietre, acqua nuvole e vento. Vista da quest’ottica, tutta la regione appare nel suo più profondo e persistente connotato identitario: è una terra mobile, precaria, incompiuta, in perenne fuga da se stessa, sempre alla ricerca di punti stabili, di nuovi luoghi, di presenza. Vige, a proposito dei paesi abbandonati di Calabria, uno strano sentimento, superficiale e compassionevole. Questi luoghi, si pensa in genere, non hanno senso: non hanno più senso, se mai ne hanno avuto uno. E invece, c’è un senso in questi luoghi. Un senso per sentirli. Un senso per capirli. Un senso per percorrerli, che è quello doppio del partire e del tornare.
Vito Teti è professore straordinario di Etnologia presso l’Università della Calabria, dove dirige il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. È autore di libri, saggi, documentari, reportages fotografici su vari aspetti delle culture e delle società della Calabria e del Mezzogiorno. Per i tipi della Donzelli ha pubblicato i saggi Emigrazione, alimentazione e culture popolari; Emigrazione e religiosità popolare nei due volumi di Storia dell’emigrazione italiana (2001; 2002) e ha curato Storia dell’acqua. Mondi materiali e universi simbolici (2003).
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