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I fiori blu

Queneau Raymond


Editeur - Casa editrice

Einaudi

Mondo




Città - Town - Ville

Torino

Anno - Date de Parution

1967

Pagine - Pages

278

Titolo originale

Les fleurs bleues, Gallimard, Paris, 1965

Lingua originale

Lingua - language - langue

Italiano

Edizione - Collana

Supercoralli

Ristampa - Réédition - Reprint

Einaudi tascabili. Scrittori (2014)

Traduttore

Italo Calvino


I fiori blu I fiori blu  

Tutto il romanzo, sia dal punto di vista formale che da quello dei contenuti, è all'insegna del doppio sogno e dell'incontro dei contrari, messo in chiaro dall'autore ancor prima della prima riga. Infatti ci sono due citazioni, anch'esse tratte da opere agli antipodi fra loro, che introducono la narrazione e la pongono sotto questi auspici.
La prima, che si trova commentata nel risvolto di copertina della prima edizione del romanzo, è tratta da un testo di saggi cinesi, lo Chuang Tzu, tradotto in italiano col titolo Sull'eguaglianza di tutte le cose: «Secondo un celebre apologo cinese, Chuang-tzé sogna d'essere una farfalla; ma chi dice che non sia la farfalla a sognare d'essere Chuang-tzé?». E in questo romanzo, è il Duca d'Auge che sogna d'essere Cidrolin o è Cidrolin che sogna d'essere il Duca d'Auge?
La seconda citazione, invece, è tratta dal Teeteto di Platone proprio per sottolineare, anche prima di iniziare il romanzo, lo sfiorarsi dei contrari: "ὅναρ ἀντὶ ὀνείρατος" ("il sogno in cambio del sogno") che costituisce la chiave di lettura del romanzo.

 



Recensione in lingua italiana

Trama
La mattina del 25 settembre del 1264 il Duca d'Auge sale in cima al torrione del suo castello e osserva lo spettacolo di Unni, Galli, Romani ed altri accampati alla rinfusa: i residui del disfacimento della Storia. Oppresso dalla tristezza, decide di partire («Qui il fango è fatto dei nostri fiori. -...dei nostri fiori blu, lo so»). Parte quindi per Parigi, coi suoi due cavalli parlanti Sten e Stef e il paggio Mouscaillot. Giunto alla capitale, si rifiuta di partecipare alla nuova crociata.
Viene scambiato per uno stregone dalla folla che si è accorta dei cavalli parlanti, uccide duecentosedici di loro, e torna al suo castello. Si rimette in viaggio per chiedere a Carlo VII di Francia di liberare Gilles de Rais. Lo ritroviamo nel suo castello, che riceve l'abate Onesiforo Biroton e il diacono Riphinte appena tornati dal concilio che ha deposto papa Eugenio IV; quindi si smarrisce durante una battuta di caccia, trovando poi una baita nella quale riceve buona accoglienza da Russula, figlia di un taglialegna, che sposa. Parte quindi per partecipare agli Stati generali, si smarrisce di nuovo durante un acquazzone e si riscalda nell'abitazione dell'alchimista Timoleo Timoleo, che prende al proprio servizio.
In seguito a una discussione con Riphinte (che nel frattempo è diventato abate, mentre Biroton è diventato vescovo), sostiene l'esistenza dei preadamiti, e per provarla si rimette in viaggio. Si mette a dipingere graffiti nelle grotte, che gli studiosi scambieranno per testimonianze dell'esistenza degli uomini primitivi, riuscendo anche a ingannare Riphinte.
Dopo la presa della Bastiglia trova rifugio in Spagna.
Tutto ciò accade durante le frequenti immersioni oniriche di Cidrolin, il quale vive con la figlia Lamelia, e poi, dopo il di lei matrimonio con un dipendente di trasporti pubblici, con Lalice, una ragazza indicatagli dal suo amico Albert. Le uniche occupazioni di Cidrolin sono bere pastis e cancellare la scritta «assassino» che un ignoto si ostina a tracciare sul cancello vicino al suo barcone (Cidrolin ha fatto diciotto mesi di carcere, pur essendo innocente).
Un giorno s'imbatte nel Duca d'Auge e nel suo seguito, alla vana ricerca di un posto nel campeggio lì vicino, e decide di ospitarli sul suo barcone. Per ricambiare l'ospitalità, il Duca si apposta per scoprire il colpevole delle scritte offensive sul cancello. Cattura Labal, il custode del camping, il quale sostiene invece di essersi appostato a sua volta per scoprire il colpevole, costretto a ciò dal suo compito di piccolo giustiziere che non sogna mai, sempre intento a pensare.
Rilasciato da Cidrolin, l'uomo si apposta di nuovo per dimostrare la propria innocenza, e scopre che il colpevole delle scritte è lo stesso Cidrolin: il quale si giustifica dicendo che ciò gli consentiva qualche occupazione. Lalice, delusa, decide di abbandonarlo, ma poi torna su suoi passi. Il palazzo in costruzione di fronte al barcone crolla uccidendo Labal, che si era fatto assumere come portiere per meglio osservare Cidrolin. Nel crollo anche i mezzi del Duca d'Auge rimangono distrutti.
Quindi anche i due cavalli vengono ospitati nell'Arca (questo è il nome del barcone), insieme a Biroton e Riphinte, che sono sopraggiunti. Il Duca d'Auge stacca gli ormeggi e parte con l'Arca, mentre Cidrolin e Lalice raggiungono la riva con un canotto. Comincia a piovere, e continua così per giorni, finché l'Arca si arena su una torre. Il giorno dopo il Duca si sveglia.
«Si avvicinò ai merli per considerare un attimo la situazione storica. Uno strato di fango ricopriva ancora la terra, ma qua e là piccoli fiori blu stavano già sbocciando.»