La vita in alto
Dall'editore Pochi altri luoghi della Terra sono ammantati di leggenda come l’Himalaya, con le sue storie di scalatori che affrontano l’Everest e di viaggiatori alla ricerca di esperienze spirituali nei monasteri buddhisti. Ma cosa sappiamo davvero dei popoli che vivono lassù? Dopo aver raccontato le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale e gli sterminati confini della Russia, Erika Fatland ci porta sulla catena montuosa più alta del pianeta facendoci scoprire la sua gente, le mille culture, lo splendore dei paesaggi, ma anche la storia poco nota che è all’origine di alcuni tra i conflitti più sanguinosi di oggi e di ieri. Partendo dalla Cina e attraversando Pakistan, India, Bhutan, Nepal e Tibet, la scrittrice norvegese, uno dei più apprezzati talenti della letteratura di viaggio, percorre un nuovo itinerario, affascinante e pieno di sorprese, dove a dominare la scena non sono solo vette maestose e orizzonti infiniti, ma uomini e donne in carne e ossa, di cui raccoglie le testimonianze e descrive le piccole vite che brulicano tra quelle montagne alte come giganti. Cinque paesi abitati da centinaia di etnie dalle innumerevoli lingue e tradizioni, e tre grandi religioni che si mescolano ad antichi riti sciamanici e credenze primitive: combinando il rigore dell’antropologa con la curiosità dell’esploratrice, la nuova voce del reportage internazionale, più volte paragonata a Bruce Chatwin, ci consegna un racconto che fonde storia e politica, geografia ed ecologia; il diario di un’avventura durata otto mesi tra cime vertiginose e valli remote, comunità arcaiche e superpotenze economiche che convivono sul tetto del mondo.
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“Shangri-la”, una pellicola dal fascino bianco e nero, una montagna di diamante, un popolo misterioso, un gesuita pluricentenario, l’eterna giovinezza, un paese nascosto: un vero “beyul”. Man mano che nuove regioni himalayane si aprivano al turismo, Shangri-la si spostava, ora in Ladakh, forse in Sikkim, per i viaggiatori più abbienti in Bhutan. Poi qualcuno scopriva lo Zanskar o il Nubra. In tutti questi luoghi continua l'affascinante viaggio della amata scrittrice e antropologa scandinava, toccando in questo nuovo libro i luoghi del cuore che molti di noi conoscono ed amano o - purtroppo - conoscevano, perché distrutti non dal tempo dalla imbecillità umana. Fatland, classe 1983, narra l'Himalaya odierna, una terra che muta rapidamente, ma nel suo racconto si ritroveranno sia i nostalgici del tempo che fu, della ricerca della propria Shangrila, del dal bhat power for ever, sia chi tiene quelle valli ed a quelle vette nel cassetto dei sogni. Otto mesi fra valli, villaggi e monasteri, non sono molti se suddivisi fra i le varie aree toccate. Molti si noi hanno vissuto o soggiornato lassù per periodi molto più lunghi, ma l'occhio attento dell'antropologa, la capacità di scrittrice e soprattutto la possibilità di entrare nell'universo femminile, ha permesso a Fatland di tinteggiare accuratamente un ritratto disncantato di quel mondo che sta svanendo. |