Visioni Orientali
Visioni Orientali è il titolo del libro che Toeplitz scrive a Sant’Ambrogio (Varese) nel 1928, una volta tornata dal suo viaggio in Oriente tra il 1924 e il 1925. La prima parte è dedicata al Kashmir, la seconda ha titolo “Qua e là per i giardini di Budda” e la terza è una dissertazione approfondita sul Lamaismo. In altre parole, ci si trova di fronte ad un racconto di viaggio che nel corso delle pagine va rarefacendosi: dalla geografia fisica della regione si passa alla geografia religiosa dei luoghi del Buddha, fino ad arrivare alla religione pura. I dettagli del mondo esperibile a poco a poco fanno spazio ad ampie riflessioni dell’intelletto. L’autrice lo precisa fin dall’introduzione, dove dichiara che ciò che l’aveva spinta ad intraprendere il viaggio era stato un desiderio di approfondire gli aspetti più spirituali della dottrina buddhista, sia per offrirne uno studio approfondito, sia per conoscerne personalmente la profondità: E allora pensai quello che pensava anche l’editore amico: che fosse cioè un bene che io facessi conoscere ai giovani il pensiero mio; il pensiero di una donna europea che, valicato l’Himalaya, si era spinta fin sugli altipiani del Tibet, osservando con occhio attento quel mondo nuovo. Il soggetto inoltre mi attirava: mi faceva rivivere ore dolcissime di entusiasmo e di elevazione spirituale”. L’autrice ci tiene anche a sottolineare l’importanza delle tre parti inscindibili fra loro, “perché a me sembra che, senza una sia pur superficiale nozione della religione, non si possa comprendere il carattere e la vita di un popolo. Nella prima parte quindi Toeplitz si occupa degli aspetti storici, etnici e fisici e religiosi del Kashmir: descrive la leggenda della nascita della regione, le prime testimonianze di vita umana, l’introduzione del buddismo, le invasioni dei popoli stranieri; ripercorre l’elenco dei sovrani, delle ribellioni sociali, delle attività e delle abitudini del popolo, che dipinge come particolarmente ospitale. Aggiunge anche: “Il Kashmiro è buono e affettuoso in famiglia, amante della natura e della pace, incline, come ogni asiatico, alla meditazione. Le sue espressioni sono poetiche; illimitata, la devozione verso un padrone giusto; e fra i più poveri si possono facilmente individuare dei veri intellettuali. I delitti sono rarissimi, i vizi pressoché sconosciuti”. L’analisi procede poi con la parte intitolata “Qua e là per i giardini di Buddha”, nella quale l’autrice ripercorre in modo estremamente dettagliato la biografia del Buddha e ragiona sui suoi insegnamenti. Edvige si sofferma ad esempio sulla lezione della “vanità e l’ingiustizia di ogni sforzo diretto al prolungamento dell’esistenza”, sull’indicazione di scoprire la causa del dolore, comprendere lo scopo dell’esistenza e seguire la via dell’emancipazione dalla morte. Continua poi esplicando come il Buddha e chi segue la sua dottrina può sopprimere il desiderio della vita e raggiungere l’illuminazione. Segue allora il paragrafo “Luci e ombre nel pensiero di Budda”, che tratta del successo e dei limiti della filosofia, delle analogie e differenze con la religione cristiana, della sua evoluzione, delle derive e delle contaminazioni. Le ultime pagine della seconda parte sono infine dedicate alla presentazione della figura del Bhikkhu, il monaco, e della ruota della vita, la rappresentazione grafica della filosofia buddista. Nella terza parte, infine, la Toeplitz, in qualità di “silenziosa e solerte osservatrice”, come lei stessa si autodefinisce, approfondisce la filosofia lamaista, riportando le sue impressioni riguardanti l’architettura dei monasteri, il sistema educativo, il cammino spirituale, le abitudini commerciali, la divisione dei compiti e dei ruoli. Nei pressi di Lingmathan in Tibet ha anche la possibilità di conversare con un lama e discutere delle manifestazioni paranormali e occulte.
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Filippo De Filippi nella prefazione a Visioni orientali, scrive a proposito di Edvige Mrozowska Toeplitz: “Vi sarà chi la definirà teosofa; ma dovrà pur convenire che essa non esclude alcuna credenza. Chè, anzi, a traverso le antinomie ed i contrasti delle dottrine, ne rivela l’unità essenziale dei concetti fondamentali, e concepisce l’evoluzione spirituale come continua ed ininterrotta, fino alla sua più alta e perfetta espressione, il Cristianesimo” |