Storia breve del mappamondo di fra' Mauro
Il grande planisfero circolare raffigura il mondo secondo le conoscenze geografiche che si avevano prima della scoperta dell'America. È iscritto in una circonferenza di quasi 2 m di diametro, a sua volta inserita in una cornice quadrata che reca diagrammi e iscrizioni diverse. Le dimensioni dell'insieme sono di 230 x 230 cm circa. Il disegno cartografico, composto di fogli di pergamena incollati su un supporto ligneo, è corredato da quasi 3000 iscrizioni, che comprendono non soltanto toponimi, ma anche note storiche e geografiche assai importanti per l'interpretazione dell'opera. Alla sua realizzazione contribuì certamente, in qualche misura, un altro cartografo veneziano, Andrea Bianco, noto per l'atlante del 1436 conservato alla Biblioteca Marciana e per la carta nautica datata Londra 1448, conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Molteplici sono le fonti dalle quali Mauro trasse le informazioni geografiche necessarie alla realizzazione del mappamondo: la Geographia di Claudio Tolomeo, le carte che riportavano i risultati delle navigazioni portoghesi lungo le coste dell'Africa, alcuni disegni che gli erano stati affidati da religiosi africani convenuti in Italia in occasione del Concilio di Ferrara e Firenze del 1438-1439, contenenti tracce consistenti delle conoscenze geografiche degli Arabi, le notizie portate dai missionari di ritorno dall'Asia, testi celebri quali il Milione di Marco Polo o la relazione di Nicolò de' Conti (a noi nota grazie al suo inserimento nel De varietate fortunae di Poggio Bracciolini), oppure le testimonianze, probabilmente assai numerose, di anonimi viaggiatori di ritorno a Venezia dalle loro peregrinazioni religiose o mercantili. L'insieme costituisce una summa straordinaria del sapere geografico dell'epoca, assai importante non solo per alcuni contenuti assai innovativi (come ad esempio quelli relativi alla geografia africana), ma anche per le particolari caratteristiche di quest'opera, che per molti aspetti rappresenta un punto di raccordo — e al tempo stesso di separazione — fra la cultura medievale e quella cultura rinascimentale.
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