L'isola del non arrivo
Lampedusa è un pezzo dimenticato d'Italia, assente persino dalla cartina del meteo in tv. È una piccola isola, più vicina all'Africa che all'Europa, lunga appena sei chilometri, battuta dal vento, circondata da un mare meraviglioso e abitata da una piccola popolazione, per lo più di pescatori. Di colpo, Lampedusa balzò all'onore delle cronache nazionali una prima volta nel 1986, quando Gheddafi le lanciò contro due missili. Tornò nei telegiornali nazionali con la prima ondata migratoria, dopo la primavera araba, e poi soprattutto con la nuova ondata dei migranti provenienti dall'Africa subsahariana. Senza volerlo, Lampedusa è così diventata un simbolo: l'avamposto d'Europa, la prima meta delle masse di disperati in fuga dalla guerra e dalla fame. Il 3 ottobre 2013 avvenne la tragedia: un barcone si rovesciò a poche centinaia di metri dalla spiaggia, lasciando in mare trecentosessantotto morti accertati. Come ha reagito la popolazione dell'isola all'enorme pressione mediatica alla quale è stata improvvisamente sottoposta? Cosa pensano i lampedusani degli immigrati? Come reagisce l'Italia che si trova davvero sulla prima linea della più tragica emergenza internazionale degli ultimi anni? Per rispondere a queste domande, Marco Aime ha parlato a lungo con gli abitanti, con le autorità e con la gente comune dell'isola. L'isola del non arrivo è il racconto di queste voci, che tracciano un ritratto complesso e plurale, dove tuttavia prevale su tutto la solidarietà tipica della gente di mare.
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Marco Aime è nato a Torino nel 1956. Dal 2001 insegna Antropologia Culturale presso l’Università di Genova Dismec (Dip. di Storia Moderna e Contemporanea) sezione Etnologia Facoltà di Lettere e Filosofia. Ha condotto ricerche in Benin, Burkina Faso e Mali, oltre che sulle Alpi. Oltre a numerosi articoli scientifici, ha pubblicato vari testi antropologici sui paesi visitati. È autore anche di alcune opere di narrativa. In Eccessi di culture (2004) ha affrontato i nuovi scenari disegnati da migrazioni, tensioni internazionali, scambi di idee e di immagini; parole come "cultura", "etnia", "identità" riempiono sempre più, spesso a sproposito, i discorsi dei politici e le colonne dei giornali.
Chalancho, ome, masche, sabaque. Credenze e civiltà provenzale in valle Grana (Centre de Minouranço Prouvençal, Coumboscuro, 1992) Il mercato e la collina. Il sistema politico dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale. Passato e presente (Il Segnalibro, 1997) Taxi brousse. Sulle strade d’Africa, Nuovi Equilibri, 1997 Le radici nella sabbia. Viaggio in Mali e Burkina Faso, EDT, 1999 Fiabe nei barattoli. Nuovi stili di vita raccontati ai bambini, EMI, 1999 Alta Langa, L’arciere, 1999 Diario Dogon, Bollati Boringhieri, 2000 Sapersi muovere. Pastori transumanti di Roaschia in collaborazione con S. Allovio e P.P. Viazzo Meltemi, 2001 Le nuvole dell’Atakora, EDT, 2002 La casa di nessuno. I mercati in Africa occidentale, Bollati Boringhieri, 2002 Nel paese dei re, Nicolodi, 2003 Eccessi di culture, Einaudi, 2004 Sensi di viaggio. Il piacere di girare il mondo, Ponte alle grazie, 2005 L'incontro mancato. Turisti, nativi, immagini, Bollati Boringhieri, 2005 Gli specchi di Gulliver. In difesa del relativismo, Bollati Boringhieri, 2006 Gli stranieri portano fortuna (con Tokou Lawa) , Epoché, 2007 Il primo libro di antropologia, Einaudi, 2008 Timbuctu Bollati Boringhieri, 2008 Il lato selvatico del tempo, Ponte alle Grazie, 2008 |