Le Scienze: marzo 2001 Tribù bianche perdute. Viaggio tra i dimenticati di Orizio, Riccardo Recensito da Jasmina Trifoni
Abitano in case vecchie, polverose, fatiscenti. Portano dreadlock e crinoline. Ballano la polka ai tropici, tra i bananeti. Hanno la pelle chiara e i capelli biondi. Alcuni millantano parentele nobili. E sono terribilmente snob. Personaggi incongrui, un po’ come gli atleti della nazionale giamaicana di bob nello spot televisivo di un’automobile. Ma non sono testimonial pubblicitari. La loro è una storia vera. Quella delle Tribù bianche perdute raccontata da Riccardo Orizio. Questo suo libro è uno straordinario reportage di viaggio, incontri, storie che attraversa l’Asia, l’Africa e le Americhe alla ricerca degli eredi di quegli avventurieri che - per spirito di conquista o per puro caso - avevano colonizzato nuovi mondi. Arrivati da conquistatori, con la fine degli imperi d’Oltremare, si sono trasformati in vittime fisiologiche, e invisibili, di una storia più grande di loro. Far riflettere sul fallimento dell’imperialismo e sulla dicotomia tra l’Occidente e il cosiddetto Terzo Mondo è un’impresa in cui si sono cimentati in molti. Ma trattare l’argomento dall’inedita prospettiva di gruppi sperduti e sparuti di bianchi che appartengono a nazioni troppo diverse da quelle che avevano lasciato e, allo stesso tempo, rifiutano, ricambiati, ogni integrazione con gli indigeni, è frutto di un’intuizione che ha del geniale. Tanto più che la situazione dei Dutch Burger (i figli dei coloni olandesi) nello Sri Lanka o dei tedeschi in Giamaica è fatalmente simile a quella dei portoricani nel ghetto di East Harlem o a quella dei West Indians nel quartiere di Brixton, a Londra. Entrambi perdenti. Entrambi con il colore della pelle sbagliato. Per Orizio, giornalista responsabile della redazione di Atlanta della CNN Italia, le breaking news sono il pane quotidiano. Ma dimostra - con questo libro, supportato da una minuziosa documentazione storica - di saper inseguire le notizie anche tra la gente che non fa notizia. Orizio si è meritato l’ammirazione di Ryszard Kapuscinski, il più acuto tra i giornalisti di «altri mondi». Sua è la premessa al libro, di cui suggerisce vari livelli di lettura. Non ultimo, da bravo polacco, l’insegnamento morale: ci vuole molta buona volontà per raggiungere un equilibrio nel quale poter convivere. Dalla nostra, invitiamo a una lettura godibilissima che inanella un’aneddotica da manuale. Come l’incontro con madame Constance Bourgeois, fiera ottuagenaria della comunità di Blancs Matignon a Guadalupa, che ricorda la visita del «cugino» principe Ranieri di Monaco durante una vacanza sull’isola. E dice «È venuto senza Grace…». O come la surreale chiacchierata con i cenciosi discendenti dei fanti polacchi arrivati ad Haiti al seguito del generale Leclerc, cognato - nientemeno - di Napoleone. Orizio è lì, a parlare del loro paese, che chiamano con sussiego là-bas en Pologne. Un paese che immaginano chissà come, visto che si sono persi qualche secolo, la Cortina di ferro e il crollo del Muro di Berlino. Ma sono sicuri che presto torneranno a casa. Ricchi e con tutti gli onori. Perché c’è un Papa fratello che li aiuterà… |