Patagonia magica
Era nato a Bucarest nel 1857, Julius Popper. Aveva studiato ed era diventato ingegnere a Parigi, poi aveva viaggiato ancora in Europa, a Mosca, sul lago Baikal, a Istanbul, quindi aveva deciso di attraversare l’oceano per raggiungere New Orleans, da dove aveva cominciato a scendere a sud, in Messico, a Cuba e in Brasile. Era infine divenuto argentino d'adozione e, naturalmente, non poteva non essere attratto dalle terre australi, dove divenne geografo, cercatore d’oro e sterminatore di indigeni. La complessa relazione tra Popper e Drimys Winteri che Manns racconta è tuttavia molto più di una semplice e conflittuale storia d’amore. È piuttosto l’incontro violento e impossibile tra due mondi. Quello di un carnefice colto che aveva conosciuto poeti come Arthur Rimbaud e José Martí, per poi finire, in cerca di avventura, gloria e ricchezze, nelle ultime terre indigene prima dell’Antartide. E il mondo della cosmogonia e dell’agonia di un popolo, rappresentato in «Patagonia magica» da una donna, bella come la neve e veloce come la freccia, che sa apparire e scomparire mostrando infinita saggezza e poteri straordinari. Drimys Winteri domina diverse lingue europee e indigene, sa camminare sul fuoco, parla il linguaggio degli uccelli e quello dei delfini, ma è prigioniera del destino di persone che vivono nude, o avvolte da pelli di guanaco, cui non sarà permesso di lasciare tracce della propria esistenza: un popolo condannato a «desaparecer». Patricio Manns racconta che Julius Popper e Drymis Winteri hanno realmente vissuto insieme per tre anni, ma nel libro il loro è un incontro fantastico e feroce, magico e introspettivo, un incontro che va ben al di là di una qualche realtà romanzata. Anche perché, in «Patagonia magica», come probabilmente nell’esistenza di Fresia Alessandri, il tentativo di costringere una vita trascorsa in luoghi tanto estremi nella miseria storica di un massacro genocida diventa impossibile. Allo stesso modo, è impossibile vedere un cuore in controluce o arginare la furia impazzita dei venti che spazzano la terra alla fine del mondo.
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Patricio Manns è nato nel 1937 nella provincia patagonica di Bío-Bío, nel Cile meridionale. Conosciuto soprattutto per essere, con Victor Jara, Violeta Parra e il gruppo degli Inti Illimani, uno dei protagonisti di quella che fu chiamata la Nueva Canción Chilena, Manns è anche romanziere, saggista e poeta molto apprezzato in Cile e in Francia, dove visse in esilio dopo il golpe militare del 1973 e dove vive tuttora. Nel 1988 ha vinto il Premio Guggenheim per la letteratura. |