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Estetica del vuoto.
Arte e meditazione nelle culture d'Oriente
Pasqualotto Giangiorgio

Editeur - Casa editrice

Marsilio

Religione
Buddhismo


Città - Town - Ville

Venezia

Anno - Date de Parution

2006

Pagine - Pages

143

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Biblioteca


Estetica del vuoto.  

L'Occidente rimane spesso sconcertato di fronte alle forme prodotte dalle arti tradizionali di Cina e Giappone. La ricerca di Giangiorgio Pasqualotto intende superare questa sorta di smarrimento delineando l'esperienza del vuoto come fonte primaria di alcune fondamentali forme d'arte che hanno reso celebri e del tutto originali quelle tradizioni: la cerimonia del tè, la pittura ad inchiostro, la poesia haiku, l'ikebana, l'arte dei giardini secchi, il teatro no. Andando alle radici dell'esperienza del vuoto si scopre che essa emerge, ancora prima che da riflessioni teoriche, da una pratica di meditazione che può realizzare condizioni di vuoto produttivo nella mente, nel cuore e nel corpo non solo dell'artista ma anche di chi ne apprezza le opere.

 



Recensione in lingua italiana

scheda di Comba, A., L'Indice 1993, n. 4
(scheda pubblicata per l'edizione del 1992)


"Quando il pittore prende il pennello deve essere completamente tranquillo, sereno, calmo e raccolto, ed escludere tutte le emozioni volgari. Si deve sedere in silenzio davanti al rotolo di seta bianco, concentrando il suo spirito e controllando la sua energia vitale". Come mostrano queste parole di Wang Yuan Chi, è dal vuoto interiore che scaturisce il gesto perfetto dell'artista. Il vuoto o vacuità non è tuttavia il Nulla, il mero non-essere. L'autore di questo saggio analizza alcune fonti taoiste e buddhiste alla ricerca di una possibile definizione del Vuoto. Concetto chiave per intendere alcune arti estremo-orientali, come la pittura, la calligrafia l'ikebana e il teatro No, il Vuoto è in realtà un non-concetto che si chiarisce soltanto nella meditazione. Se le delicate onde di sabbia in un giardino secco adiacente al tempio buddhista sono state modellate in uno stato meditativo, e mirano a indurre nella mente di chi le contempla l'esperienza della Vacuità, difficilmente uno studioso potrà formulare una teoria estetica in proposito senza sottoporsi personalmente all'impegnativo tirocinio della pratica meditativa. È questa un'importante affermazione metodologica di Pasqualotto che merita di essere ricordata anche in altre occasioni.


Biografia

Giangiorgio Pasqualotto (Vicenza 1946) è Docente di 'Estetica' presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Padova e di 'Filosofia delle culture' presso il Master di Studi interculturali della medesima Università. Fondatore nel 1993 dell'Associazione 'Maitreya' per lo studio della cultura buddhista. Direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia Orientale e comparativa di Rimini. Presidente dell'Associazione 'Simplègadi' e redattore dell'omonima rivista dedicata allo studio della filosofia interculturale. Dopo essersi occupato di Nietzsche e della Scuola di Francoforte, da circa trent'anni si interessa al confronto tra la filosofia occidentale e il pensiero orientale. Tra i maggiori conoscitori del pensiero zen, il suo interesse si muove nell'ambito di una filosofia comparata, ossia di una ricerca volta ad approfondire le corrispondenze tra pensiero d'Oriente e pensiero d'Occidente. Tra le sue opere:
Illuminismo e illuminazione (Roma 1997);
Yohaku. Forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale (Padova 2001);
Estetica del vuoto (Venezia 2002);
East and West. Identità e dialogo interculturale (Venezia 2003);
Il buddhismo (Milano 2003),
Oltre la filosofia. Percorsi di saggezza tra Oriente e Occidente (Vicenza 2008);
Dieci lezioni sul Buddhismo (Marsilio 2008)
Taccuino giapponese (Lindau 2018)