Quando uomini e montagne si incontrano
In un solare, quasi ferragostano e silenzioso pomeriggio di Pasquetta, su Messanger l'amico Maurizio Chucchiara ha segnalato La via delle Spezie di John Keay. La pubblicazione mi era sfuggita, ma conoscevo Keay, autore della Storia dell'India, la prima che avevo compulsato per conoscere quel continente, ma sopratutto per le numerose pubblicazioni sull'esplorazione di Himalaya e Karakorum intrecciate alle vicende del Grande Gioco. E mi sono ricordato di un volume omnibus che raccoglie (anche in italiano) due sue importanti opere.
«Great things are done when men and mountains meet; This is not done by jostling in the street.» «Grandi imprese si compiono quando uomini e montagne si incontrano. Un incontro che non avviene certo giù in strada»» «When men and mountains meet» tratto dagli Gnomic Verses di William Blake era già stato usato da Tilman, grande alpinista ed esploratore, come titolo per una sua biografia del 1947 uscita in Italia come «Uomini e montagne. Dall'Himalaya alla guerra partigiana sulle Alpi» . Ora, con trent'anni di ritardo, esce in lingua italiana «When men and mountains meet» (1977), uno dei saggi che lo storico britannico John Keay ha dedicato all'epico racconto di una grande impresa durata mezzo secolo: l'esplorazione dell'Himalaya occidentale. Mercanti, spie, soldati di ventura, mercenari ed esploratori sono i protagonisti di questa grande avventura cominciata nel 1820 e finita nel 1895. Diamo atto a Neri Pozza ed alla collana "il cammello bactriano" di aver riempito un grave lacuna. Avrei preferito che venisse tradotto anche "The Gilgit Game, The Explorers of the Western Himalayas, 1865-95". Con "Quando uomini e montagne si incontrano" l'editore si è limitato a proporre "When men and mountains meet" che è solo il primo saggio di Keay sull'argomento mentre la copertina riprende quella del volume omnibus "Explorers of the Western Himalayas 1820-1895" che li include entrambi. In copertina (usata anche da Neri Pozza) vi è una foto scattata da Kenneth Mason durante l'esplorazione della Shaksgam Valley e l'Aghil Ranges nel 1926, ed è proprio questa immagine, che mi aveva incuriosito quando trovai il volume al Rajiv Book Shop in Connought Place a New Delhi. Il topografo che rileva con la tavoletta una montagna, mi ricordava un curioso episodio di una camminata svolta nel 1983. In quell'anno erano ancora pochissimi (solo sei) i percorsi consentiti in Pakistan. Con un gruppo di amici fra i quali Marco Aime, Stefano Ardito, Chiara Starace, Nicola Ruberto ed altri amici stavamo scendendo da un valico a meridione dei Batura quando incontrammo una equipe del Survey Service of Pakistan. Ci chiesero quote ed informazioni sulla valle che avevamo percorso. Con loro stupore e gioia, regalammo le carte U 501 in nostro possesso, acquistate il mese prima da Stefano alla Stanford in Inghilterra poiché non esistevano ancora in Italia le numerose librerie specializzate oggi così ben fornite. Un ottimo volume da leggere, magistralmente tradotto da Lorenzo Scandroglio, ti assicurerà un bel viaggio estivo, anche in poltrona, fra romantiche vette ed esotiche valli principalmente del Ladakh, crovevia carovaniero fra India ed Asia Centrale. Se ami queste terre, ti si stringerà il cuore a rivedere avventurieri ed esploratori sui sentieri che dall'Himachal Pradesh si inerpicano verso Lahul, Zanskar e Spiti, e poi verso Ladakh, Asai Chin, Turkestan, Pamir. La nostalgia ti prenderà gli occhi e l'immaginazione volerà oltre i crinali.
Un appunto Nella prefazione, Stefano Malatesta omette di rammentare il contributo italiano alla conoscenza topografica dell'area. Perché non accennare almeno alla grande spedizione di Filippo de Filippi che collegò il sistema topografico indiano a quello europeo? Malatesta cita il "Great ARC", l'impresa di mappare Himalaya e Karakorum (raccontata pure da John Keay in un altro saggio). Un piccolo cenno al nostro contributo alla conoscenza dell'Himalaya occidentale e del Karakorum il buon Paolo Malatesta poteva scriverlo...
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The Explorers of the Western Himalayas, 1865-95 This omnibus volume combines When Men and Mountains Meet (1977) and its sequel, The Gilgit Game. The Western Himalayas provide a natural frontier to five nations; as far back as the 19th century, this region was considered strategically important. Keay's (The Honorable Company, Macmillan, 1994) book is a well-written, often humorous account of the 19th-century European (mainly British) explorers and adventurers lured by this inaccessible and lawless region. The book spans 75 years, beginning with the ill-fated William Moorcraft, a veterinarian in the service of the East India Company who arrived in the Himalayas in 1820, and ends with the men who were responsible for bringing the region of Chitral under British control in 1895. The biographical sketches are well researched, the list of sources covering several pages. Embellished with maps and period photographs, this book deserves a place in specialized collections and academic and large public libraries.?Ravi Shenoy, Hinsdale P.L., Ill. Copyright 1997 Reed Business Information, Inc.
Book Description ``The little-known...hair-raising story of 19th-century European exploration in the Western Himalayas--a protracted adventure as exciting and significant as the search for the sources of the Nile.'' The Times (London) The forbidding mountain complex of the Western Himalayas was second only to deepest Africa as an arena of 19th-century exploration. Seduced by the secrets of its lost valleys and the challenge of its ethereal peaks, a procession of romantics, spies, scientists, and eccentrics trailed up into the unknown. Originally published as two books (When Men and Mountains Meet and The Gilgit Game), this volume at last combines these two halves; in so doing, it restores the original idea of presenting what was the first--and is still the only--comprehensive narrative of European exploration of the noblest geographical region on earth. 584 pp 5 1/2 x 8 1/2 50 photos, maps |