Il talento dei parsi
Verso la fine del diciannovesimo secolo, Faredoon Junglewalla, detto Freddy, si mette in viaggio. A ventitré anni, forte e pronto all'avventura, non vede un avvenire nel villaggio paterno, sepolto nelle foreste dell'India Centrale, e decide quindi di andare a cercare fortuna nei sacri pascoli del Punjab. Caricati su un carro trainato da buoi tutti i suoi beni - una suocera vedova, che ha undici anni più di lui, una moglie incinta che ne ha sei di meno, e la piccola Hutoxi appena nata - Freddy raggiunge Lahore, allora capitale delle Province Orientali. In una città abitata dalle più svariate etnie e caste, governata da britannici perennemente infastiditi dal caldo e dalla ressa, animata dai commerci più strani, e perciò anche da singolari trafficanti e avventurieri, che cosa può fare Freddy Junglewalla se non appellarsi all'antica virtù del popolo a cui appartiene, al talento dei Parsi? Freddy sa che, senza questo talento, i Parsi non sarebbero che "briciole di una presa di tabacco eruttata dalle narici multirazziali dell'India". Ne custodisce perciò i principi sommi ("non aprire mai le porte all'orgoglio e all'arroganza", "ondeggiare con la brezza, piegarsi col vento", capire che "la cosa più dolce del mondo è il bisogno") e li traduce in una massima adatta alle circostanze sue e della Storia: diventare "dopo i viceré, i ragià e i signorotti… i più grandiosi leccapiedi dell'Impero Britannico!" Lo vediamo dunque, ancora giovincello imberbe, lisciare e incensare il Colonnello William e, in capo a un anno, avere nelle sue mani tutto il traffico delle merci tra Peshawar e l'Afganistan. Lo sentiamo parlare una lingua disseminata di colte citazioni inglesi pronunciate con un buffo accento ricercato e, nel giro di pochi anni ancora, pontificare come un agiato signore, in grado di risolvere con spirito bonario ogni contrasto pubblico… Romanzo di una comicità irresistibile, Il talento dei Parsi ci restituisce, attraverso la forza incomparabile dell'humour, l'epopea di un popolo che ha tratto dai "dolci imperativi del bisogno" la capacità di esistere, vivere e prosperare in pace in una regione del mondo segnata dall'odio e dal conflitto.
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