La democrazia degli altri
Nei due saggi raccolti in questo libro Amartya Sen, premio Nobel per l'economia nel 1998, illustra con numerosi esempi l'esistenza di secolari tradizioni democratiche in paesi attualmente oppressi da regimi totalitari, e ci invita a non commettere un ulteriore peccato di "imperialismo culturale": l'appropriazione indebita dell'idea di democrazia. Della quale ci suggerisce invece di esplorare e sviluppare proprio quegli aspetti che sono valori condivisi della storia di tutta l'umanità.
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Che cos’è la democrazia? Quali sono i suoi elementi costitutivi? E soprattutto, si può esportare un sistema di governo democratico in paesi che ne sono privi? Il nuovo breve saggio del premio Nobel per l’economia 1998 Amartya Sen è dedicato alla discussione e all’approfondimento di tematiche centrali nell’attuale contesto politico internazionale, che hanno assunto ancora maggiore e drammatica attualità dopo l’occupazione post bellica dell’Iraq e gli attentati terroristici di Madrid. È opinione diffusa che la democrazia sia un concetto e un complesso di pratiche istituzionali di origine esclusivamente occidentale e che la sua diffusione in altri contesti nazionali sia difficile, altamente improbabile o addirittura impossibile. Ebbene, nei due interventi raccolti in questo libro, l’economista indiano smentisce tali convinzioni, dimostrando come le idee democratiche abbiano profonde radici storiche in tutto il mondo, non solo nel pensiero occidentale, e illustrando come la “democratizzazione” di paesi attualmente sottoposti a regimi autoritari sia non solo possibile, ma anche auspicabile, per l’affermarsi di migliori condizioni di vita dei cittadini. L’argomentazione, condotta dall’autore con ammirevole rigore, chiarezza e ricchezza di esempi, parte da una considerazione fondamentale: per democrazia deve intendersi una forma di governo basata sull’esercizio di voto ma non solo. Fondamentale, per parlare di vera democrazia, è la “protezione dei diritti e delle libertà, il rispetto della legalità”, ma soprattutto “la garanzia di libere discussioni e di una circolazione senza censura delle notizie”. La discussione pubblica rappresenta, secondo l’autore, l’unica reale origine di scelte di governo consapevoli e determinanti da parte dei cittadini. Le tracce di questi elementi base della democrazia, il dialogo pubblico e la tolleranza nella diversità di opinioni, sono reperibili anche al di fuori della cultura dell’antica Grecia, nella storia e nelle antiche civiltà dell’India, dell’Asia, dell’Africa, purtroppo attualmente oppresse da regimi totalitari. Persino il mondo musulmano, ricorda più volte Sen, ha vissuto nella sua espansione momenti di intenso dialogo e confronto con altre popolazioni. Al di là di una semplicistica identificazione tra democrazia e governo della maggioranza, l’autore invita ad assumere un punto di vista più ampio sul tema e a rifiutare l’imperiosa appropriazione di un’eredità globale, presentata come esclusivamente occidentale. Il suo è un libro coraggioso rivolto all’ampio pubblico: un saggio che ravviva la speranza di vedere affermarsi in ogni paese del mondo una forma di governo che salvaguardi le libertà dei cittadini e lo sviluppo economico e sociale.
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