Su Jiri Lukla CBE Pokhalde e Imja Tse Laghi Gokyo

Descrizione dell'itinerario

Kathmandu - Lamosangu - Jiri (m. 1.860) 6h

Da Kathmandu sono circa 12 ore di autobus pubblico fino a Jiri.  Circa 6 con un mezzo privato. Quasi ogni anno la strada è interrotta da frane. In questo caso si trovano sempre pronti dei portatori che permettono di sorpassare il tratto accidentato e trasportare i bagagli aldilà della frana. In genere c'è sempre un automezzo bloccato aldilà dello smottamento per cui si può nuovamente proseguire senza dover camminare.

La Arniko Rajmarg, l'autostrada costruita dai Cinesi e che congiunge Kathmandu a Lhasa, capitale del Tibet, è ben asfaltata. Si esce da Kathmandu raggiungendo Bhaktapur (Baghdaon) con le sue fabbriche di mattoni e lasciando finalmente la valle di Kathmandu attraverso le cittadine di Banepa e Dhulikhel. Dai lodge di Dhulikhel, nelle mattine limpide si vede gran parte dell'Himàlaya. 

La strada scende a Panchal, da dove una strada secondaria entra in Helambu, e segue il corso del fiume Indrawati fino alla sua confluenza con il Sun Kosi a Dolaghat, attraversando il fiume su un ponte metallico a 57 chilometri da Kathmandu. La strada cinese risale ora la valle del Sun Kosi fino a Lamasangu, un affollato, sporco e polveroso bazaar, posto a 50 chilometri dal confine con il Tibet.

Da Lamosangu si diparte la strada per Jiri, affrontando subito la salita fino alla cresta che separa la valle del Sun Kosi da quella del Tamba Kosi. Tutto il percorso ora sarà caratterizzato da un continuo salire e scendere attraversando le valli che scendono a pettine dalle pendici himalayane. Fra Lamosangu e Namche Bazaar sono sei i crinali più importanti che occorrerà affrontare. La strada incontra numerosi villaggi: Pakhar (m. 1.980), Muldi (m. 3.540) dove gli autobus sostano per il pranzo, poi c'è Charikot con il bivio per Dolka. Dolka è il punto di partenza per i trekking nel Rowaling. La strada scende quindi a Kirantichap (m. 1.300, 64 chilometri da Lamosangu) ed in saliscendi oltrepassa Namdu, Mina Pokhari, finché giunge a Jiri (m. 1.860), una cittadina che si è sviluppata rapidamente dopo che gli Svizzeri hanno costruito il tratto di strada che da Lamosangu.

Jiri (m. 1.860) - Chyangma (Bhandar, m. 2.100)

Il sentiero parte alla fine della strada rotabile. Dal paese si scende verso l'ospedale, costruito poco sopra la pista degli aeroplani. Si prosegue sul versante est della valle del Jiri. si oltrepassano alcuni insediamenti tamang (Barkur e Ratmati) ed in un paio d'ore è raggiunto il passo Kharubas (m. 2.713). Scendendo dal passo si supera lo Yelung Khola e quindi, con un ponte sospeso, il Khimti Khola, raggiungendo il villaggio di Shivalaya (m. 1.800) in tre-quattro ore di cammino da Jiri. In primavera la foresta di rododendri offre uno spettacolo stupendo. Purtroppo, specie in estate, occorre porre un rimedio ai continui morsi delle sanguisughe.

Il sentiero ora sale più o meno bruscamente fino al crinale di Pangbadanda (m. 2.240). Dopo un edificio scolastico il sentiero si divide. Quello di destra, attraverso una folta foresta di rododendri, conduce direttamente all'insediamento sherpa di Kasourbas. Si attraversano numerosi torrenti laterali con mulini e muri mani fino a raggiungere il passo Buldar (m. 2.713). Sul passo numerosi sono i muri mani e le bandiere di preghiera. Fin qui sono altre due ore dalla scuola.

Scendendo verso est dal passo occorre prendere il sentiero di sinistra. Attraversato un bosco di querce e di rododendri, si oltrepassa un chorten, piuttosto grosso, posto in una valletta delizioso. È il chorten che indica l'inizio del territorio sherpa.

Il vicino villaggio di Chyangma (Bhandar) è abitato sia da Tamang che da Newar, ma principalmente dagli Sherpa. Muri mani, un chorten ed un minuscolo gompa accolgono l'escursionista. Vi è uno spazio per campeggiare a circa un quarto d'ora dal villaggio, oppure ci sono alcuni lodge nella piazza principale del paese.

Chyangma (Bhandar, m. 2.100) - Sete (m. 2.575), 6h

Dai lodge di Bhandar si scende più in basso, seguendo poi un torrentello valicabile su un ponte in legno e coperto, dapprima attraverso il bosco e poi fra campi a terrazze. Un ponte sospeso (q. 1.580) permette di raggiungere l'altra sponda e camminare lungo il fiume fino a Kenja (m. 1.634, 3h), posto alla confluenza fra due fiumi. Anche questo villaggio è abitato da Tamang, Newar, e Sherpa. Per raggiungere Kenja vi sono sentieri su entrambe le sponde del fiume. Kenja si è sviluppata molto nell'ultimo decennio. Sono sorti lodge e negozi: ottimo lo Sherpa Guide Lodge. C'è un mercato settimanale al sabato.

Lasciato Kenja si sale verso la cresta del Lamjura, dapprima bruscamente. Dopo un paio d'ore, presso una grande casa c'è un bivio. A sinistra si prosegue per Sagar (Chandra), grosso insediamento sherpa a 2440 metri. A destra si scende invece a Sete. Il sentiero oltrepassa una foresta di querce e rododendri raggiungendo Sete (m. 2.575, 3h-6h). Un monastero domina il villaggio dall'alto di una collina.

Da Sete o da Sagar inizia la lunga salita verso il passo Lamjura. Paesaggio interessante, nessun insediamento. Il sentiero si addentra in una foresta di querce, rododendri, magnole Il sentiero continua a salire fino a Goyem (m. 3.300, 2h), con un paio di fumosi lodge. Un sentiero prosegue seguendo la cresta in ripida salita, si incontrano muri mani , malghe senza tetto. Il passo Lamjura (m. 3539) è il punto più alto del percorso Jiri-Namche Bazaar. Come sempre vi sono bandiere di preghiera e cumuli di pietre. Può capitare che sia innevato anche in tarda primavera. Sul versante est si scende rapidamente per 400 metri fino ad un torrente con un lodge. Poi la pista continua fra campi e pascoli, sempre in discesa fino a Tragdobuk (o Thakdor, m. 2.860), con un paio di lodge. Dal villaggio il sentiero sale nuovamente fino ad una roccia alla testata delle valletta, raggiungendo una cresta che domina Junbesi.

Poco sotto la cresta si può compiere una deviazione verso il monastero di Serlo.

Continuando sul sentiero principale, tenendo sulla destra un muro mani, si entra nel villaggio di Junbesi (m. 2.670) a circa due ore dal passo. È uno splendido insediamento sherpa. In alto domina la vallata il Numbur (m. 6.959), conosciuto localmente come Shorong Yul Lha (dio del Sulu). Il villaggio è il più a nord della regione del Solu (Shorong in sherpa). A Junbesi l'organizzazione fondata da Hillary ha portato una scuola.


Deviazione monastero di Thub-den Chho-ling

Lasciando il sentiero principale per Namche, a due ore da Junbesi in direzione nord si trova Phangmochhé (o Pangkarma, m. 3.100). Lungo il sentiero per Phangmochhé un'altra deviazione conduce al monastero Thub-den-cho-ling, (sulla carta Schneider, Mopung) posto a circa 3000 metri, e fondato negli anni 60 dall'abate Tashi (Tul-shis) Rinpoché, proveniente da Rongbuk, a nord dell'Everest, in Tibet. Dal monastero si può tornare al sentiero principale attraversando la costola del Shingsere Danda al passo di quota 3.476.


Junbesi (m. 2.670) - Trakshindu 6h

Partiti da Junbesi, poco dopo un chorten, si attraversa il Junbesi Khola su un ponte (q. 2.640). Al bivio, il sentiero di destra scende verso Phaplu (ospedale della Himàlayan Trust e pista da atterraggio) e Salleri, centro amministrativo del Solo-Kumbu.

Prendere il sentiero di sinistra che sale aggirando la costola del Shinsere Danda. Nel punto in cui la si aggira, passando sul versante orientale, (il poggio panoramico è chiamato anche Solung Danda, m. 3.080) si scorge in distanza la nera piramide dell'Everest. Se si è partiti prestissimo da Junbesi, questo è un momento magico, perché la vetta più alta del mondo compare nella luce del primo mattino. Si scorgono anche il Chamlang (m. 7.317) ed il Makalu (m. 8.463).

Con altre due ore di cammino si raggiunge il villaggio sherpa di Solung (m. 2.984), con mulini che muovono ruote di preghiera. Il torrente di fondovalle è il Ringmo Khola, da altri chiamato Beni Khola, che scende dal laghetto glaciale del Dudh Kund, posto nella testata della valle sotto le tre vette che la coronano: Numbur, Khatang, Kariolung. Più a nord fa capolino la mole del Kwangde. Si raggiunge poi il fondovalle a quota 2.650. A Ringmo (circa m. 2.700) si incontra la pista che risale da Okhaldunga a Namche bazaar e che è stata ampliata negli anni 80 con il finanziamento di programmi internazionali di assistenza.

Dall'insediamento di Ringmo, caratterizzato da frutteti di mele! Si sale con notevole pendenza lungo il fianco ovest della Kemche Danda fino al Trakshindu-la (m. 3.070), chorten, mani e bandiere. Lo spettacolo è emozionante poiché il panorama si apre su Kusum Kanguru, Tramserku e Kantega. Nei pressi del passo è stato aperto un caseificio, vi sono anche alcuni lodge.

Rapidamente si scende a Trakshindu Gompa, un monastero fondato nel 1946 da un rimpoché proveniente da Tiangboche. Il monastero ha ricevuto aiuti dagli occidentali: alcuni pannelli solari fan bella mostra di se. Vicino al monastero vi sono dei lodge.

Trakshindu - Khari Khola

Dal monastero si scende fra conifere e rododendri, incontrando anche qualche malga. Attraversati alcuni torrentelli, dopo un'ora ecco Nuntala (Manibgdigma, m. 2.320) con numerosi lodge. Da Nuntala si scende verso il Dudh Kosi (fiume latte) Il sentiero è buono, attraversa campi su terrazze, scendendo attraverso il bosco fino ad un chautara su un poggio panoramico. Poi, in ripida discesa, si giunge ad un ponte sospeso costruito dagli Svizzeri. Il percorso d'ora in poi risale la valle del Dudh Kosi. Ponti e sentieri, in questo tratto, risentono delle numerose e periodiche ondate di pina del fiume nei periodi postmonsonici. I ponti costruiti dalla spedizione di Hunt all'Everest sono ormai andati tutti distrutti. Spesso il sentiero, asportato da una frana, è stato ricostruito più a monte. Questo implica saliscendi fastidiosi. Aldilà del ponte sorge il villaggio di Jubing (Dorakbak, m. 1.680) abitato da Raj. Il sentiero corre sotto il villaggio. C'è un grosso lodge, sopra il villaggio, ed un ufficio postale. Dopo Jumblig la pista sale in una valletta laterale per affacciarsi su un poggio. Da quassù si scorge il villaggio di Khari Kola (Khati Tenga, m. 2.070), insediamento di Sherpa e Tamang. Numerosissimi i lodge e gli hotel. Il mercato settimanale cade di mercoledì. Da Khari Khola già si scorge il bianco chorten sulla cresta di Bupsa.

Khari Khola m. 2.070 - Puiyan (m. 2.730) 4h

Da Khari Khola il sentiero ora scende ed attraversa il torrente Khari Khola su un ponte sospeso a q. 2010, nei pressi vi sono alcuni mulini. Una ripida salita porta a Bupsa (Bumshing, m. 2.300). vi sono alcuni lodge. La dura salita prosegue attraverso il bosco verso la cresta del Kharte Dande. Agli appassionati della flora consiglio di farsi indicare il Daphne bholua, una pianta da cui i nepalesi ricavano la carta. Aggirato un roccione si entra in un'altra forra prima di raggiungere un poggio (Kharte-la) che, a quota 2.900, sovrasta Puiyang (Chitok, m. 2.730) un insediamento sherpa completamente circondato dagli alberi. Dal poggio sul costolone, si scende entrando nella gola del Puyan Khola. Il sentiero è stato qui rifatto.

Dopo aver attraversato un pendio interessato da frane periodiche, la pista raggiunge un tratto con scalinate in pietra, quindi attraversa due torrenti laterali, nei cui pressi c'è un minuscolo lodge e spazio per accamparsi.

Vecchio sentiero Khari Khola - Surya

Fra Khari Khola e Surkya esiste ancora il vecchio sentiero, raramente usato perché esposto a frane e cadute di sassi, esso tuttavia permette di evitare la fastidiosa salita a Punyan.

Puiyan (m. 2.730) - Monjo (m. 2.550)

Il sentiero sale ora per circa un'ora con un modesto dislivello fino alla cresta del Sebuk Danda che viene valicata a quota 2.945 (Chutok-la, per altri a 2.800), per poi affrontare un'altra cresta. In lontananza già si scorge la pista di atterraggio di Lukla, individuabile per i tetti metallici. (Inoltrandosi per cresta verso est si raggiunge lo Zatrwa-la che da accesso alla valle di Hinku e poi ai versanti sud del Mera Peak). Il sentiero scende a Surke Drangwa (Buwa, m. 2.293, 2h), disposta su un torrente laterale, a due ore da Puniyal . Il sentiero passa sopra il villaggio, per chi volesse scendervi ci sono tea-shop ed un hotel.

Questa parte della valle fino a Jorsale è chiamata Pharak. Gli Sherpa di quest'area sono leggermente diversi per tradizione dai cugini del Solu e del Khumbu ed a ciò contribuisce un clima migliore di quello dell'alta valle del Dudh Kosi: in estate vi sono raccolti abbondanti di mais e di patate, mentre nella stagione invernale i terreni vengono coltivati a cavoli e cavolfiori, grano e rape. È stupefacente come il clima cambi con l'altitudine nel raggio di poche decine di chilometri! Più in alto i pendii scoscesi e non coltivati sono tenuti a pascolo per gli ibridi di yak, gli dzho, ed altri armenti. Da Surke si sale in un quarto d'ora ad un bivio dove un gradinata si alza verso destra., seguendola si arriva a Lukla. In genere l'aeroporto viene raggiunto solo se si vuole confermare il volo di ritorno, in caso differente si prosegue verso nord nella gola del Dudh Khosi. La pista è ricavata nella roccia che è stata fatta saltare. Si prosegue in salita raggiungendo in breve i muri mani che segnano l'ingresso di Nagbug (Mushe) con le sue casette colorate, e subito dopo la pista entra in Dunde (Chaunri Kharka, m. 2.680). Un paio di lodge.

Il sentiero attraversa quindi i campi di Chablung (Lomsza), dove si congiunge con il sentiero che scende da Lukla a quota 2.550.

Lukla (m. 2.800) - Jorsale (m. 2.850) 3h15' +450, -400 

Lukla deve il suo sviluppo a sir Edmund Hillary che fece spianare la pista e ne terminò la costruzione nel 1965 come parte del progetto di sviluppo dell'ospedale di Kunde. La RNAC ha ingrandito la pista nel 1977 e nell'83 ha ultimato i lavori per la palazzina degli uffici. Numerosi alberghetti e negozi sorgono vicino alla pista e non avrete difficoltà a trovare posto per dormire o rifornirvi di viveri; esiste anche una cassetta delle lettere ed i francobolli sono reperibili dal sarto del vicino negozietto. Il villaggio è un classico esempio di come sia difficile determinare la quota degli abitati, vi sono infatti 60 metri di dislivello fra l'inizio della pista di atterraggio ed il piazzale dove sostano gli aerei.

Il sentiero inizia al di là del fosso di scolo che delimita la pista, ma prima di intraprendere il trekking ricordatevi di confermare il volo di ritorno presso l'ufficio del manager. La strada, larga anche tre metri, scende a mezzacosta contornando i rilievi ed abbassandosi fra campi e villaggi. La vostra prima meta è il villaggio di Chablung (m. 2.500 40') punto di incontro con la pista proveniente da Jiri. Non fatevi fuorviare dal sentiero che si dirama da Lukla verso il sottostante abitato di Chaumrikharka.

Da Chablung il sentiero continua verso nord, tenendosi sulla riva destra. Oltrepassate il sentiero che proviene da Ghat (2.550 m. 20'-60'). La zona ha subito forti danni durante una piena disastrosa nel lontano 1977, ma ormai i contadini hanno recuperato il terreno all'agricoltura. Arrivate così al nuovo ponte di Phakding (m.2.650, 45'-1h45') un piccolo insediamento che si è ingrandito grazie al turismo. Al di là del ponte il Khumbu Alpine ha costruito un nuovissimo lodge con numerosi e solidi chalet in pietra ed un edificio centrale per il ristorante. Altri lodge stanno sorgendo vicino al ponte. Dal villaggio si prosegue sulla riva sinistra del Dudh Kosi in direzione nord, risalendo di un centinaio di metri per evitare i danni della piena del 1977; arrivate a Benkar (m.2.700, 45'-2h30'), l'abitato è sotto il ripido pendio presso il fiume. Subito dopo le ultime case il largo sentiero giunge ad un ponte e siete sulla sponda sinistra del fiume. L'enorme macigno che incontrate dopo alcune decine di metri vi riserva una sorpresa. È stato tutto scolpito con formule di "mantra", cioè frasi rituali e mostra la religiosità dei buddisti che con infinita pazienza hanno inciso la roccia. Continuando per dolci saliscendi, arrivate o ai 2800 metri di Monjo. Fra il sentiero e la sponda noterete i campi coltivati ad ortaggi, utilizzati dall'albergo giapponese sopra Namche. Tre quarti d'ora dopo l'ultimo ponte, scendete verso la riva ed attraversate il fiume, entrando a Jorsale (m.2.850, 45'-3h15', in sherpa Thumbug, tea-shop e lodge). In primavera avanzata questo percorso è incantevole per la fioritura del bosco e del sottobosco: magnolie e rododendri, alti pini slanciati e fiori. Vi conviene dormire a Jorsale per acclimatarvi.

Jorsale (m. 2.850) - Namche (m. 3.440) 2h40' 690 + 100-

All'uscita da Jorsale incontrate la sbarra di accesso al parco nazionale, si deve riempire il formulario e pagare la tassa d'ingresso. Dopo Jorsale la valle si restringe ulteriormente ed il fiume ed il sentiero corrono in un piccolo canyon: incontrate una spianata di sassi, sabbia grigia e macigni, a sinistra c'era l'ultimo dei ponti in legno costruiti da Hillary (m. 2.850). Il ponte era posto poco sopra la confluenza con il Bhote, un torrente che nasce nei pressi del Nangpa La, una piena l'ha distrutto. Inizia ora la salita di circa seicento metri verso Namche. Alzandovi di 200 metri lungo i tornanti, arrivate ad un punto panoramico posto sul ciglio della spalla che state risalendo. Un cartello vi avverte che da qui avete la "prima vista sull'Everest e sulla bastionata del Nuptse-Lhotse".

Lungo il sentiero che sale a Namche capita di osservare macellai che lavorano nelle radure. L'arrivo dei turisti ha introdotto il consumo della carne nel Khumbu. La popolazione buddhista si è ribellata a questa violazione di abitudini millenarie. Ammazzare animali è un'offesa alla religione ed alle divinità del luogo. I macellai sono stati espulsi da Namche. Questo non vuol dire che a Namche non ci sia carne, il dio denaro è più forte di qualsiasi altra divinità, ma quest'episodio dovrebbe far riflettere coloro che non sanno rinunciare alle proprie abitudini alimentari.

La pista continua in salita a mezza costa, tenendo la cresta sulla destra giungete finalmente a Namche (m. 3.440, 2h30'/2h40'). Namche Bazar (Nauche) è il capoluogo amministrativo della regione del Khumbu, vi hanno sede un posto di polizia, il quartier generale del parco nazionale, una banca autorizzata al cambio (che d'altronde è ottenibile presso i commercianti), un piccolo ufficio postale, negozi dove trovate articoli diversissimi quali souvenir, oggetti tibetani, provviste in scatola, attrezzature da montagna.

Ogni casa di Namche si sta trasformando in lodge, elencarli tutti è praticamente impossibile. Gli alberghi maggiori sono una quindicina: Lakpa Dorje Trekker Inn, Pasang Kami Kumbu Lodge, Lama Namche Hotel, Thamserku, Tawa, Kala Pattar, Sherpa  Hotel, Khumbila Hotel.

Nell'ottobre del 1987 è stata installata una centralina idroelettrica a Namche, le case sono provviste di luce ed alcuni alberghi sfruttano la corrente elettrica anche per riscaldamentoi dell'acqua delle docce o per cucinare. L'introduzione dell'energia elettrica permetterà di abbattere meno alberi ed è un aiuto al problema della salvaguardia dell'ambiente. Alcuni lodge permettono di piantare le tende nei cortili dove imparerete a coabitare con gli yak.

Namche è il più importante degli insediamenti sherpa ed a ciò ha contribuito l'afflusso di turisti, di trekker e del numeroso personale ingaggiato dalle spedizioni. Ogni sabato mattina si tiene un importante mercato (hat) dove vengono venduti i prodotti non coltivabili nella zona del Khumbu. Questi generi, quali riso, grano, uova e vegetali, giungono a spalla con i portatori rai dai villaggi del Solu, distanti qualche giorno di cammino. È un momento importante nella vita della regione perché arrivano sherpa dai villaggi dei dintorni per rifornirsi di generi alimentari. Ormai, il denaro in cartamoneta ed in spiccioli metallici, circola liberamente ed è conosciuto da quasi tutti i nepalesi. Sono lontani i tempi in cui Hunt aveva dovuto ingaggiare ben nove portatori al fine di avere sempre una liquidità in monetine, in quanto quassù non si conosceva la carta moneta già circolante a Kathmandu. D'altro canto i portatori rai, cui gli sherpa pagavano i prodotti con monetine ricevute come retribuzione dalle spedizioni, credevano che queste si trovassero affioranti dal terreno nella zona dei ghiacciai.

Acclimatazione a Namche Bazar

Namche (m. 3.440) - Shyangboche, Khumjung, Kunde (m. 3.800)

Il giorno di acclimatazione può essere trascorso visitando i dintorni, con passeggiate verso Thame o sul pianoro sovrastante Namche presso i villaggi sherpa. Guardando il pendio, sopra le case, noterete un gran rettangolo formato da muretti in pietra. È l'indicazione per gli aerei che volando a bassa quota nella valle devono puntare verso la pista di atterraggio.

Vi sono tre sentieri che salgono verso l'alto, il meno ripido è quello nei pressi del gompa e che permette di salire con calma. Vi consiglio di compiere una lenta escursione circolare, passando per l'aeroporto e l'albergo dei giapponesi, giungendo poi ai villaggi sherpa sul pianoro. In tre quarti d'ora arrivate alla pista di Shyangboche, costruita sbancando la collina ed abbattendo alcuni mani. L'impresa fu diretta dai neozelandesi ed è spettacolare vedere talvolta i Pilatus Porter, od i Twin Otter, lanciarsi sopra Namche dai 3.720 metri della pista, costruita in discesa come quella di Lukla. Continuando sul ciglio della collina arrivate all'Hotel Everest View, costosissimo albergo costruito dai giapponesi in una posizione panoramica, ma che sta rapidamente degradandosi pur essendo una solida costruzione. Il sentiero scende verso la piana di Khumjung posta a circa 3.800 metri. D'origine alluvionale, il terreno si è dimostrato fertile. Le case sono sparse anche fra i campi. Questo è il più grande villaggio del Khumbu, non vi sono lodge ma solo tea-shop, i proprietari permettono di accamparsi vicino alle case. Il gompa, posto un po' sopra le case, possiede parte del cranio di un yeti. Il reperto è stato portato da Hillary, accompagnato dal capo villaggio Khunjo Chumbi, negli Stati Uniti nel 1960. L'analisi dimostrò che la pelle proveniva da una specie di antilope. Ora il gompa è spesso chiuso ed una guardiana ha il compito di mostrarlo. In questa zona l'Himàlayan Trust, guidata e promossa da sir Hillary, ha portato iniziative lodevoli quali la scuola, che si è dimostrata un'eccellente istituzione per i ragazzi sherpa, l'ospedale di Kunde, che potete visitare ad orario fisso dopo il pranzo di mezzogiorno. L'edificio ospita principalmente gli ammalati locali in quanto per il pronto soccorso ai turisti operano l'H.R.A. in Periche o i medici delle spedizioni. Da Khumjung un sentiero scende verso oriente, fra chorten e mani, fino a congiungersi alla pista principale proveniente da Namche, prima del villaggio di Teshinga.

Namche (m. 3.440 m. ) - Thame (m. 3.800)

Thame, distinta in parte bassa (Thame Og) e alta (Thame Teng), si adagia intorno a quota 3800, ai piedi di una larga vallata posta a nord-ovest di Namche. È una tappa importante per chi valica l'impegnativo Tesi Lapcha (o Trashi Labtsa), (valicato da chi scrive nel maggio 2010) un passo di 5.755 metri che mette in comunicazione con la valle di Rolwaling. È un percorso che deve essere affrontato con l'aiuto di una guida e di portatori. Una buona conoscenza della montagna ed una adeguata attrezzatura sono necessarie per valicare questi monti dove sono frequenti le slavine e le frane. Da Namche il sentiero ha inizio presso il gompa, sale verso ovest costeggiando mani e file di bandiere di preghiera. Questi muri sono adornati di interessanti mantra dai tratti molto elaborati. Dopo aver contornato il pendio con un'ampia curva, il largo sentiero quasi pianeggiante passa la frazione di Gonglha, guarda un torrente, passa le case di Dramo, arrivando infine a Thomde (m. 3.500). Un centinaio di metri prima del villaggio un sentiero in salita vi porta al piccolo lamasterio di Mende, dove siete graditi ospiti (m. 3.600). A Thomde è stata costruita una centralina elettrica che provvede ad erogare energia e luce a Namche, sfruttando le acque del Bhote Kosi. Dopo una breve salita, il sentiero scende ora al greto del torrente, lo attraversa su un precario ponte in legno e inizia la ripida salita che porta a Thame con un percorso di complessive tre ore.

Il villaggio è posto in una larga valle, che scende dal Lapcha La, cui fanno corona le cime innevate del Teng Kangboche (m. 5650) e del Kwangde (m. 6187) posti a sud ovest. All'estremità nord del villaggio si trova una casermetta della polizia. Il permesso di trekking non vi consente di proseguire lungo questa strada carovaniera che in due giorni di cammino vi porterebbe al Nangpa La (m. 5716), una volta valicato da carovane di yak che scendevano cariche di merci scambiate fra Nepal e Tibet. Per gli sherpa sussiste la possibilità di varcare liberamente la frontiera tibetana, ed alcuni lo fanno, compiendo un viaggio di due mesi, nel contesto della propria attività commerciale. Il monastero è stato costruito in posizione panoramica, sul pendio di una collina circa cento metri sopra il villaggio. Le bianche mura sono circondate dalle case dei lama e dei laici. Il Mani Rimdu di questo monastero si celebra ogni anno verso la metà di maggio, e se quello di Tyangboche è suggestivo perché tutte le montagne attorno sono ormai ricoperte di neve, questo avvenimento si celebra a Thame con il fiorire dei rododendri.

"Poco prima di Thame, nel piccolo villaggio di Thamu Tengu, è la famiglia del nostro sherpa. Arriviamo e i tre figli piccoli di Dawa corrono ad abbracciare il padre; saliamo la scala di legno della casa quasi al buio completo. In un ambiente arcaico, reso più difficile dal fumo che fa lacrimare gli occhi, l'ospitalità è festosa e totale. Questa gente non ha niente, ma ci dà tutto. I bambini giocano con noi, sono felicissimi e la bambina di tre anni si mette a ballare e cantare delle canzoncine nepalesi imparate a scuola. Siamo dei loro. Grande mangiata di patate, l'unico bene prodotto dal villaggio; tea e poi noodles comprati per gli ospiti. Familiarizziamo sempre di più vedendo la generosità di questa gente che ci offre anche i propri giacigli per riposare. E poi tutti nella stessa stanza a dormire. I bambini sherpa nudi e caldi sotto un cumulo di stracci, noi corazzati nei nostri sacchi a pelo. È questione di abitudine. Scendiamo a fare foto e quando risaliamo troviamo Dawa e signora con abiti da cerimonia, tutti cambiati da cima a fondo, che ci aspettano per prendere l'ultimo tea con gli ospiti. Stentiamo a credere ai nostri occhi. Ma la serenità dei due sherpa non lascia dubbi. Siamo commossi; sulle spalle di ognuno di noi viene messa la fascia bianca di garza delle cerimonie e noi prendiamo il tea. È il momento più bello del viaggio sul piano umano. Così il piccolo sherpa delle grandi montagne rende testimonianza della propria dignità di uomo".

Così un mio amico ricorda l'ospitalità di Dawa Dorje Sherpa, morto assieme ad altri due sherpa e ad un cineoperatore durante la spedizione canadese dell'82.

Namche Bazar (m. 3.440) - Thyangboche (m. 3.870) 4h 800+ 370-

Salite direttamente il pendio sopra Namche, lungo la strada principale che passa fra le case e gira a destra portandosi presso il posto di controllo della polizia. È obbligatoria la registrazione e dovete generalmente presentarvi di persona con il trekking-permit e con il biglietto d'ingresso al parco. L'operazione è evitabile, ma perché non farlo? Specie quando si potrebbe avere bisogno di ricorrere all'aiuto della polizia di montagna in caso di necessità? Al di là della sommità del contrafforte arrivate ad un poggio erboso, lasciandovi sulla destra la scuola e la caserma. Proseguendo verso nord est arrivate ad affacciarvi sulla profonda gola (quota 3.550 m. ) e seicento metri sotto di voi intravedete il Dudh Kosi, (kosi significa fiume, dudh vuol dire latte: questo nome indica chiaramente lo spumeggiare delle acque).

Il sentiero serpeggia a mezza costa con piccoli saliscendi seguendo i contorni del precipizio. Dopo circa un'ora, in cui non avete guadagnato ma neppure perso quota, arrivate ad un punto panoramico da dove è visibile il villaggio di Phortse in direzione nord, con le case adagiate a semicerchio su un dolce declivo (m. 3600 1h). Oltrepassato il vivaio del parco, arrivate a Teshinga (30'-1h 30'). Da qui inizia la discesa attraverso la foresta. Dapprima si scende dolcemente fra gli abeti, poi perdete quota velocemente arrivando sul fondovalle dove un ponte dai supporti metallici permette di attraversare il Dudh Kosi. Al di là il sentiero piega a destra, aggira in salita il pendio ed arrivate a Phungitenga (Phunki Drangha) piccolissima frazione con due tea-shop, alcune case fra gli orti e numerose ruote dei preghiera (m. 3.250, 30'-2h'). Resta da affrontare la ripida salita che, ora in cresta, ora a mezza costa, vi porta rapidamente in quota. Alcuni tornanti più dolci costeggiati da mani ed arrivate al Khani che segna l'ingresso nella zona del monastero di Tyangboche (m. 3.870, 2h-4h). Attorno al gompa e alle casupole abitate dai monaci sono sorti numerosi edifici; nel boschetto ad ovest trovate un paio di lodge e la casa del Rimpoché, cioè dell'abate, un illuminato che volentieri riceve i turisti e si intrattiene in breve colloquio. Sull'ampia conca antistante al monastero sorge uno chalet con numerosi posti letto ed un'ampia cucina. Cercate di occupare i letti sotto la vetrata d'angolo, avrete la possibilità di riposare al caldo di fronte allo spettacolo del tetto del mondo. Altri edifici sono piccoli lodge ed una scuola. Non vi sono problemi per campeggiare ed al centro del prato è stata costruita una grande fontana. Siete in uno dei punti più panoramici del percorso, in una posizione migliore che all'albergo dei giapponesi sopra Namche.

In una triste mattina, ai primi del 1989, il gompa di Tyangboche venne distrutto da un incendio. Fu un episodio tragico poiché il tempio non è solo il centro religioso del Khumbu, ma è anche un luogo di riferimento ideale per chi ama il Nepal e le sue montagne. La ricostruzione venne subito iniziata, ma poiché il corrente anno lamaista era un anno sfavorevole per l'innalzamento di edifici religiosi, nel 1989 vennero solo organizzati i lavori. Il problema principale nella costruzione era la scarsità di legname: non potevano essere abbattuti altri alberi all'interno del parco. Per questo il materiale da costruzione venne portato dalle valli più a sud del Khumbu, con un notevole aggravio di costi. I lavori sono poi iniziati ai primi del 90, con il nuovo anno buddhista. Alla ricostruzione hanno partecipato gli sherpa ma anche gli escursionisti di passaggio. Il progetto del nuovo tempio ha ripreso le linee architettoniche del tempio costruito negli anni 30 dopo il terremoto che distrusse il gompa originale. Presto il tempo deporrà la sua patina anche sul nuovo tempio e l'incendio sembrerà esser stato solo un incubo mandato da demoni malvagi, mentre nel gompa riprende la vita di ogni giorno.

"Sotto il portico sopraelevato che dà accesso al tempio, un monaco si offre gentilmente come guida. Parla correttamente inglese, ha studiato per anno a Kathmandu ed è stato anche in India ad onorare il Dalai Lama. Saliamo nello stanzone superiore, dove insieme ai libri sono conservate le reliquie dei santi e dal soffitto pendono allineate foto di Ghandi, del Dalai, di Re e Regina, del Rimpoche cioè del superiore del monastero. Il giovanotto, felice di parlare di Lamaismo con un europeo, mi conduce al secondo piano e mostra le matrici dei libri. Sono assi di legno sulle quali, con infinita pazienza, i monaci incidono i testi, trascrivendoli in rilievo e specularmente simmetrici. Ogni asse corrisponde ad un foglio, il testo non è rilegato come usiamo normalmente, ma posto fra due copertine rigide e, talvolta, perforato e legato ad una estremità.

Nella cappella del gompa si sta svolgendo una cerimonia e quattro monaci sono intenti a preparare un mandala rituale. Sotto le finestre hanno posto un' asse quadrata, circa un metro di lato sulla quale sono già disegnate le linee e gli spazi da colorare. Il mandala è temporaneo, viene preparato solo per questa cerimonia, disegno e preghiere fanno parte di un unico rito. I monaci prendono la polvere colorata da contenitori, ciotole o sacchetti, e la pongono in lunghi e appuntiti coni di rame. L'estremità è mozza e lascia uscire il colore in quantità minima. Si impugna con la sinistra il cono tenendolo leggermente inclinato in avanti e con un bastoncino tenuto nella mano destra si danno leggerissimi colpi in modo da far defluire la polvere lentamente.

enso a questi bambini che in fondo alla navata paiono annoiarsi parecchio e guardano invidiosi un ragazzino che partecipa alla cerimonia come suonatore di tamburo! Nella navata centrale, su due pancali rialzati posti uno di fronte all'altro, due file di monaci di varia età, su scranni più o meno decorati, celebrano una funzione: a destra i suonatori di corni ed in fondo, al lato del trono del Rimpoché, il posto del vice abate. Sull'opposta fila i cimbali grandi e le trombe corte, per ultimo il fanciullo addetto al timpano se ne sta accoccolato su uno sgabello posto sul pavimento. Salutiamo la gentile guida, con la rituale offerta, e ritorniamo nel prato ad ammirare il tramonto; il sole è alle nostre spalle e davanti a noi le nubi si stanno aprendo, sospeso nella nebbia un massiccio roccioso comincia ad apparire ed a tingersi di colori sempre più carichi". (MV diario ottobre 1982)

Thyangboche (m. 3.870) - Periche (m. 4.240) 4h 30' 500+ 130-

Seguendo la traccia che attraversa il prato posto a nord est del monastero, inoltratevi nel boschetto di ginepri, abeti e rododendri. Con lenta discesa fra pascoli e qualche casa arrivate ad un ponticello presso due mulini con ruote da preghiera, camminate quasi in piano per alcuni minuti e siete presso il piccolo monastero femminile di Deboche (Devuche) e le poche baite di Milingo (m. 3.820, 50'). Raggiunto il ponte di legno sulla stretta gola dell'Imja Khola (m. 3.790, 10'-1h) attraversate il torrente ed iniziate una lenta ma continua salita, in un luogo classico per fotografare trekker e portatori in cammino con lo splendido Ama Dablam come sfondo. Il percorso poggia talvolta sulla roccia e dopo circa 15' arrivate ad una strettoia presso un chorten. Numerosi sono i mani dalle elaborate incisioni ed uno di questi monumenti racchiude la roccia dove resta impressa l'impronta di Lama Sange Dorje. Ancora pochi minuti e, tenendovi sempre sul sentiero a mezza costa ed in leggera discesa, arrivate alla più bassa delle due frazioni che compongono il villaggio di Pangboche (m. 3.920, 30'-1h 30'). Quattro lodge e case private offrono sistemazioni molto spartane. Prendendo qualcuno dei sentieri che risalgono la china arrivate in circa 15' a Pangboche alta ed al sovrastante gompa (m. 3.985). Dal gompa, tenendovi a mezza costa, dapprima fra gli abeti, poi sul crinale erboso, arrivate ad un poggio panoramico dove fra i mani ed i piccoli chorten trovate le tracce delle pire ove vengono cremati i buddisti, previo assenso del lama. Continuando, attraversato il largo greto di un torrente, arrivate con breve discesa a congiurgervi al sentiero principale proveniente da Pangboche bassa. Quest'ultimo, lasciate le case ed i muretti che dividono i campi, guada un torrentello e quindi sale in costante pendenza fino a ricevere da sinistra il sentiero prima descritto. Tenendosi poi parallelo al fiume, passa fra qualche casa isolata e fra pascoli fino a giungere su una rilevante spalla che domina da ovest la confluenza fra l'Imja ed il Khumbu (Tsuru Og m. 4.200, 2h-3h 30'),state attenti a tenervi sempre sul sentiero che sale a sinistra, senza fuorviare sul più attraente sentiero di destra che in facile discesa vi porta a guadare il torrente e vi devia verso la valle di Chhukhung. Al di là della valle sulla vostra destra notate la tremenda slavina che scende da un lago, per voi nascosto, posto sotto l'Ama Dablam, mentre a sud iniziano ad essere visibili le stupende pareti delle cime che circondano il Kantega (m. 6.685). Raggiunto un poggio con due chorten (m. 4.260, 30'-4h), vedete sul lato opposto della valle il terrapieno formato da depositi alluvionali, verso sinistra scorgete le case di Periche.

Voltando quindi a sinistra lungo il sentiero principale vi abbassate fino al greto del torrente, con un ponte in legno lo attraversate e risalite lungo la sinistra orografica del Khumbu Khola. Circa cento metri dopo il ponte trovate il primo lodge (pare costruito da Hillary) edificato in pietre e con numerosi posti nei letti a castello. Proseguendo, in cinque minuti siete fra le case di Periche (m. 4.240, 30'-4h 30'). Case private e numerosi lodge offrono ospitalità. Sono in vendita anche generi alimentari, principalmente viveri in scatola, sottratti alle spedizioni o rivenduti agli sherpa. Per quanto la tappa sia stata breve ed il dislivello minimo, è indispensabile sostare un paio di notti a questa quota prima di proseguire. Per favorire l'acclimatazione consiglio di salire di alcune centinaia di metri durante la giornata per poi ridiscendere e riposare.

Acclimatazione a Nangkartshang Gompa

Da Periche si possono compiere due itinerari, collegabili fra loro. Una meta è l'eremitaggio ormai semiabbandonato di Nangkartshang Gompa, le cui celle sono poste a diverse quote fra i 4.500 ed i 4.700 metri. Per raggiungerlo salite la bastionata sassosa posta ad ovest del villaggio. Affrontato questo primo salto, noterete un grosso chorten posto a sud, sulla vostra destra, mentre di fronte a voi sta uno spallone che scende dal Pokalde, la cui cima non è per altro direttamente visibile da dove vi trovate. Lungo lo spallone si nota il sentiero che sale a zig zag verso delle lontanissime bandiere di preghiera. Risalite la traccia lentamente, perché questo è il segreto per abituare il vostro corpo alla quota. Il sentiero si affaccia al di là della cresta sul versante che domina la piccola piana di Dingboche, suddivisa in tanti piccoli appezzamenti. Numerose le celle, i muretti sacri ed i mulini di preghiera ormai fatiscenti. Lo sguardo spazia sull'Ama Dablam e sul Kantega; verso oriente, stagliata nel cielo, la parete del Makalu; il quinto ottomila sovrasta in prospettiva la cresta ghiacciata dell'Amphu Lapcha.

Il rientro può avvenire in vari modi: ripercorrere il sentiero verso Periche, scendere per sfasciumi a Dingboche o prendere a mezza costa il sentiero in discesa verso Bibre. In caso di nuvole non c'è scelta: riprendete la traccia che segue la cresta in discesa verso Periche poiché l'affaticamento potrebbe crearvi brutti scherzi, correndo il rischio di scivolare sull'erba o perdere l'equilibrio sugli sfasciumi instabili. occorrono circa quattro ore fra andata e ritorno. L'altro percorso consiste nel portarsi al chorten e scendere a Dingboche (m. 4.360). Da qui prendete il sentiero che, parallela all'Imja Khola, risale verso gli insediamenti di Bibre e di Chhunkhung. Da quest'ultimo insediamento, dove potete trovare ospitalità in case private, si ammira lo spettacolo impressionante della bastionata del Nuptse, Lotse e Lotse Shar. Il vicino Imja Tse (ex-Island Peak, m. 6.189) può darvi un'idea di quale immane salto di roccia giganteggi sopra il villaggio. Volgendovi a sud avete davanti a voi i pendii e gli scivoli ghiacciati del versante nord dell'Ama Dablam (m. 6.856) con la sua cascata di ghiaccio. Si ritorna per lo stesso sentiero dell'andata ed occorrono sei-sette ore per l'intero percorso.

Periche (m. 4.240) - Lobuche (m. 4390)

L'ampia valle scende da nord-ovest rivelamdo una caratteristica conformazione di origine glaciale. Risalitela per l'evidente sentiero verso le casupole di Palang Kharpo (m. 4.340, 45'), avete a sinistra le cime del Tawache (m. 6.377) e del Cholatse (m. 6.440). Con un buon binocolo riuscite ad osservare la cresta intersecata dalle canne d'organo, ghiacciaio pensile alto centinaia di metri. La traccia si mantiene sulla sinistra orografica; incontrate l'inizio della morena ancora parzialmente erbosa del Khumbu. Risalitela tenendovi sulla cresta della morena centrale in modo da individuare il punto in cui dovete scendere sul greto del torrente ed attraversarlo presso le due capanne che formano Dugla (tea-shop, m. 4.620, 1h15'-2h). La salita continua ora in direzione nord-est; procedendo, incontrate alcuni cippi costruiti con pietre sovrapposte, a ricordo di sherpa ed alpinisti scomparsi in varie spedizioni. Sempre tenendosi sugli sfasciumi, il sentiero scende leggermente ed arriva alla piana dei pascoli di Lobuche (m. 4.939, 2h-4h). L'indicazione del tempo è relativa: più lenta è la salita, migliore è la reazione dell'organismo. Arrivando trovate quattro lodge, sul pendio che scende dolcemente ai pascoli. Un piccolissimo torrentello vi permette di avere acqua fresca e priva di mica, lo trovate più in alto dei lodge. Attorno vi sono spazi sufficienti a piazzare le tende. Da Lobuche, dopo una notte che per molti è insonne a causa della quota, potete portarvi verso il campo base e tornare in circa 10-11 ore, oppure salire al Kala Pattar, entrambe le méte sono difficilmente raggiungibili in un sol giorno. Se invece avete con voi le tende, recatevi a Gorak Shep dove è più facile montarle che sul fondo sassoso del campo base.

Lobuche (m. 4390) - Gorak Shep (m. 5.160) 3h 230+

Dalla spianata di Lobuche risalite la valle tenendovi sulla vostra sinistra ed inoltrandovi fra la morena centrale e i pendii del Lobuche Peak. Questa prima parte è larga, con chiazze d'erba. Dopo circa un ora, in lieve pendenza incontrate la morena che viene salita a zig zag, affrontando un dislivello di un centinaio di metri. Vi trovate ora ad attraversare le morene del Changri Nup e del Changri Shar. Verso fine stagione il percorso è ben marcato e contraddistinto da ometti in pietra. Fate attenzione in caso di nebbia, poiché numerosi sono gli imbuti e gli scivoli di ghiaccio che il sentiero contorna. Al termine della morena, da un rilievo, vi affacciate verso nord e scorgete sotto di voi Gorak Shep (m. 5.160, ore 3), una discesa di circa trenta metri e siete sul fondo sabbioso di un laghetto glaciale, ideale per piantare le tende. Esiste anche una casupola in pietra dal tetto ricoperto con teloni in plastica ma che difficilmente sopportano il peso delle nevicate, d'altronde i proprietari li rimuovono quando a fine novembre scendono a quote più basse. Il fondo sabbioso del lago aveva fatto scegliere questa zona per installare il campo base della spedizione svizzera del '52 e gli Inglesi vi posero quello che Hunt chiamò il campo del lago. Numerose lapidi, poste qua e là, ricordano la morte di alpinisti ed escursionisti. Dal lago, spesso prosciugato o ghiacciato e che è meglio quindi contornare, si può risalire verso il Kala Pattar (3h tra andata e ritorno), la montagna nera, che d'altronde è solamente una cima posta lungo la cresta sud del Pumori. Alzarsi senza via obbligata, stando attenti ad avere il piede ben fermo sugli sfasciumi, fino a raggiungere le roccette ed i macigni di quota 5.545.

Volendo si può proseguire oltre ma è inutile in quanto questo è il punto più panoramico di tutto il trekking. Volgendo le spalle al Pumori avete l'occhio che con una visione di 360 vi mostra il Changtse (m. 7550), il Lho-La che conduce verso il Tibet (m. 6006), l'impressionante parete sud-ovest dell'Everest, il Colle sud, il Lhotse, il relativamente più basso Nuptse (m. 7879) e i due picchi di Lobuche. Oltre che dominare i ghiacciai del Khumbu e del Changri, si ammira la cascata di ghiaccio dell'Everest ed il Cmw occidentale, uno spettacolo ineguagliabile che non è visibile dal campo base. Per recarvi al campo, aggirate il lago di Gorak Shep e continuate verso nord-est, risalendo alcune morene e seguendo la traccia più o meno evidente contrassegnata da ometti. Non vi è pericolo di crepacci nascosti ma talvolta si può scivolare laddove affiora il ghiaccio. Il percorso si snoda fra seracchi ed imbuti di ghiaccio.

Spesso la traccia è data dalle impronte degli yak; procedete rapidi, ben calcolando il tempo per il ritorno che di notte al buio diventa estremamente rischioso, specie in caso di nebbia. Camminando vi avvicinate alla cascata di ghiaccio ed arrivate a degli sfasciumi in mezzo alla morena a circa tre ore da Gorak Shep. L'altezza media dei campi è intorno a 5.350 metri, essi sono individuabili per le tracce lasciate qua e là, perenne ricordo dell'impresa. Avendo poco tempo a disposizione è sicuramente più remunerativa la salita del Kala Pattar.


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22 settembre 2001
   

Kathmandu