Il Punjab ha legami strettissimi con la vicina regione di Jammu e Kashmir, con quelle zone indicate come «territori contesi», questi legami risalgono a più di due millenni. La storia politica delle due regioni si interseca ma più che le vicendevoli conquiste dei principi di un regno su quello vicino sono importanti i legami che uniscono queste genti, legami che hanno portato ad una profonda compenetrazione fra varie genti.
«Terra dei cinque fiumi» è forse un neologismo coniato dai Ghaznavidi e che sostituì l'antico termine, anch'esso in lingua persiana, dato a questa terra quando faceva parte dell'impero persiano di Dario. Indo, Chenab, Jhelum, Ravi e Sutlej, sono fiumi che apportano ricchezza a questa terra, ne definiscono le caratteristiche, marcano i suoi confini. Ma vi è anche un'altro elemento che caratterizza il Punjab, oltre a quello dei fiumi, sorgenti di vita, ed è l'elemento religioso.
L'Induismo si sviluppò nel Punjab. Il Rig-veda, il più antico degli shastra hindu, venne composto in Punjab ed è risaputo che esso non solo racconta lo scontro fra le tribù arie e le genti della civiltà dell'Indo ma esprime anche le basi della spiritualità hinduista. Dei due fondamentali poemi epici indiani il Mahabarata, si svolge in Punjab. Dopo la battaglia di Kurukshetra, Arjuna, il conquistatore, sottomette le piane settentrionali dell'Indo e conquista Gandhara (più tardi chiamata Kandakhar). Nell'altro poema epico, il Ramayana, Sita si rifugia nella zona della Ravi nel suo secondo esilio ed i suoi figli gemelli, Loh e Kash, saranno i fondatori di Lahore e di Kasur. Secondo alcuni il Ramayana sarebbe stato composto da Valmiki a Lahore.
Il Punjab ebbe un posto preminente anche nello sviluppo del buddismo, proprio attraverso l'opera di Chandragupta Maurya, nativo del Punjab. Dopo la sconfitta e la morte di Poro ucciso dai Greci nel 318 a.C., la rivolta del Punjab contro i Macedoni fu guidata da Chandragupta che divenne signore della regione e del basso Indo. Sotto suo figlio Bindusara ed il nipote Ashoka, il buddismo divenne religione di stato. Il Sikhismo pure ha avuto origine in Punjab. Nanak nacque nel 1469 a Talwandi sulla Ravi, nella zona di Sharkpura. Tranquillo e sereno, influenzato dai Sufi, ebbe rispetto sia per il Corano che per i Purana. Con il decimo guru Gobind il Leone, il pacifismo sikh si trasformò in un fanatismo religioso e guerriero in difesa dei propri adepti di fronte alle persecuzioni moghul.
Accanto a questi aspetti fondamentali per la vita spirituale del subcontinente, la storia del passato del Punjab racconta una sequenza di invasioni in quanto la regione era passaggio obbligato verso l'India. Mitico l'arrivo di Osiride dall'Egitto che sarebbe stato il primo agricoltore ed avrebbe portato la cultura del vino. Ed un altro egiziano, Sesotri, avrebbe introdotto le pratiche di astrologia ed astronomia ed una religione prefigurante il buddismo. E che dire di Semiramide di Babilonia che tremila anni fa, spintasi ad oriente ed impaurita dagli elefanti venne sconfitta da Staurbate ai confini nord occidentali del Punjab? Seguirono Tartari ed Unni di Messagete dai quali forse derivano i cammellieri Jat di Punjab e Sind. Giunse Alessandro, i cui soldati chiamarono la regione Pentapotamia, sconfisse Poro (Paurava?) sulle sponde del Jhelum (Hidaspes) e lasciò la stupenda eredità di un'arte indo-ellenica. E poi gli imperi Maurya, gli Hindu Shahi. Ma nei secoli la dominazione musulmana fu la più lunga. Dinastie Ghazni, Ghuri, slavi tartari, Khilji, Tughlaq, Lodi, Suri, Moghul. Sovrani mussulmani, di una razza o dell'altra regnarono per circa ottocento anni fino al 1821, di tutti questi secoli il più luminoso fu quello dei Moghul quando da Lahore Akbar governò il grande impero per quasi 15 anni.
La prima moschea venne costruita in Punjab mille anni fa nel 977, quando il rajà Jaipal di Lahore fu sconfitto da Ghazni. L'arrivo dell'Islam inaugurò una nuova fase nella storia del Punjab, più importante del succedersi di sovrani e di invasori. E' la storia dei grandi santi sufi che aleggia su quella del Punjab: da Hazart Data Bakhsh, il cui mausoleo è in Lahore e Baba Farid ud Din sepolto a Pakpattan. Ed una infinità di tombe, mausolei e cappelle a Taunsa, Multan, Bahawalpur, Kasur e Rawalpindi. Esauritosi lo slancio neofita dei primi conquistatori furono questi santi a predicare la legge di Maometto (benedetto sia il suo nome). Con l'esempio e la predicazione questi santi convertirono la maggioranza dei Punjabi all'Islam. Elementi che contraddistinguono la vita spirituale e morale del popolo punjabi sono stati e sono tutt'ora la devozione ed il rispetto accordati alle guide spirituali conosciute come pir. Essi hanno rivestito un ruolo di primaria importanza. La loro predicazione, la loro preghiera hanno divulgato le parole del Corano anche fra gli strati più umili della popolazione. Molti di questi pir hanno lasciato proseliti e seguaci raccolti in ordini spirituali (silajat) che hanno funzionato da coagulo per i neofiti nel corso della islamizzazione del paese. Attorno a questi ordini si sono raccolte anche le forze di resistenza contro oppressori ed invasori. Dopo il mille personaggi come Zakaria di Multan, Farid ud Din di Pakpattan e molti altri hanno lasciato una traccia nella mente del popolo punjabi che né gli eventi politici né le nuove correnti di pensiero hanno cancellato.
Dopo le dinastie musulmane i Sikh giunsero al potere nel 1799 e Ranjit Singh fu il primo rajà sikh. Tre maharajah dopo, i Sikh combatterono due guerre con gli Inglesi. Dopo le sconfitte di Chilianwala e Gujrat, il Punjab venne annesso all'india britannica. Grande interesse assunse allora il Punjab nella strategia inglese contro le bellicose tribù afghane e l'espansionismo zarista. Venne costruita la ferrovia che raggiungeva Tirkham ed una rete di strade non solo favorì gli scambi ma avviò il Punjab verso nuovi mutamenti. Il tradizionale sistema di scambio con il Sind, usando l'Indo come grande arteria commerciale, decadde e fu sostituito da ferrovie e strade mentre le barche imprigionate fra le dighe non solcavano più il fiume cariche di mercanzie. Ma ferrovie e strade portarono grande mobilità ed urbanizzazione. Il biradar, sistema tradizionale di convenzioni tribali, decadde; l'introduzione di nuovi modelli scolastici portò allo sviluppo di nuove classi professionali. La società punjabi dei grossi centri ben accettò questo mutamento dei vecchi schemi tribali ma la mentalità delle aree rurali rimase per lo più immutata. Nel nostro secolo il Punjab è stato luogo di decisioni politiche dalla risoluzione dell'Indian National Congress del 1929 che chiese l'indipendenza e quella della Muslim League che chiese la formazione di uno stato musulmano.
I mutamenti di questi ultimi secoli, con la perdita di potere dei Moghul e l'arrivo del Raj britannico non hanno intaccato la società punjabi. Nelle zone rurali vi è stato un ristagno ed un perdurare della propria identità. D'altro canto il nucleo del popolo punjabi è sempre vissuto lontano dalle grandi centri della cultura hindu-musulmana, questo ha permesso l'evolvere ed il consolidarsi di modelli culturali propri di una società agraria, con forme di letteratura, canzoni e danze, vestiti caratteristici, valori ed una propria filosofia della vita. Il virus degli intrighi di corte, caratteristico della società di Lahore, non si è trasmesso alla campagna ed ai centri minori e se le masse contadine sono state coinvolte dai grandi eventi e dai mutamenti politici del subcontinente, soprattutto nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo, esse hanno conservato le proprie potenziali caratteristiche e si sono così salvate da trasformazioni accelerate e disgreganti.
La società punjabi, così come si è formata nel corso dei secoli, è composta da cinque gruppi sociali ben identificabili. I Sayyid, con i loro collaterali Quraishi, che traggono nome dai loro antenati legati alla famiglia del Profeta (il suo nome sia sempre benedetto) e che occupano spesso cariche religiose o svolgono professioni intellettuali.
Essi sono Qazi, Mufti e rettori di seminari. I Turchi, i Moghul e gli Afghani formavano la aristocrazia guerriera e amministrativa. Ed inoltre i Rajput ed i loro collaterali Jat.
I neofiti dell'Islam avevano le loro proprie caste ed erano chiamati Shaikh Qanungo o Khwaja (o Khoja). Essi generalmente formavano la classe dei commercianti.
Nelle città minori vi sono quartieri (mohalla) dove sono raggruppate le medesime professioni. Così abbiamo il Mohalla Qazis (cioè dei qazia o giudici), un Mohalla Muftian, un Mohalla Hamdanian (cioè degli Hamdani Sayyid), un Mian Mohalla (con le residenze degli Imam o moschee), uno dei vasai, un'altro dei macellai, un'altro dei tessitori, degli stagnini, dei ramai, dei fabbri, degli artigiani e così via. Questa suddivisione, risalente all'antico sistema delle corporazioni, mantiene l'ordine sociale senza peraltro impedire una mobilità sociale verticale poiché non vi sono né caste né rigide differenze di classe. In una società in mutamento come quella del Punjab avviato verso il 2000, il problema delle caste non esiste più per quanto riguarda l'occupazione.
Murree
A 59 chilometri a nord-est di Islamabad è una delle più importanti e facilmente raggiungibili stazioni di soggiorno del Pakistan. Murree si trova a 2295 metri sul livello del mare e segna il punto in cui le montagne del Kashmir iniziano a discendere verso l'ampia piana dell'Indo. Da Islamabad una ottima strada asfaltata si snoda fra campi verdeggianti e poi, attraverso colline dove boschi e campi coltivati si alternano, giunge a Company Bagh. Di qui inizia ad alzarsi rapidamente verso Ghora Ghali. Il paesaggio diventa più montagnoso ed i pendii sono terrazzati, numerose le casupole degli agricoltori, costruite spesso con graticci e fango, disposte qua e là senza essere riunite in nuclei definiti. Pian piano che ci si avvicina ai monti di Murree la strada diventa meno scorrevole ed attraversa boschi di pini ed abeti. Più ci si innalza, più la temperatura diventa fresca e gradevole e la stessa struttura delle abitazione si adegua al clima della montagna. L'atmosfera del periodo coloniale è molto accentuata e la maggior parte delle costruzioni sono in rossi mattoni cotti, tipici dell'architettura post-vittoriana. Le abitazioni sono più vicine fra loro e la maggior parte di essi hanno due o tre piani, sono molto pittoresche con piccole finestre e tetti spioventi. Il nucleo del paese è raccolto in cima ad una dosso e gli edifici sembrano quasi sovrastarsi l'uno con l'altro. Murre si estende per circa due chilometri. Nel periodo coloniale poter vivere o soggiornare a Murree era sinonimo di elevata posizione sociale all'interno della colonia inglese. Oggigiorno permane la stessa distinzione di un tempo fra Murree alta e Murree bassa formatasi al tempo del Raj con la nobiltà nelle case più in lato ed i funzionari di medio livello più in basso. Dalle case di alcune vie si dominano i quartieri sottostanti, in lontananza le montagne dell'Azad Kashmir sembrano confondersi con l'azzurro del cielo. Numerose sono le possibilità di escursioni nei boschi e nei monti attorno a Murree.
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