Acetazolamide (diuretico) Diamox
Il Diamox è il nome commerciale del principio attivo Acetazolamide, diuretico di vecchia generazione. Si tratta di un blando diuretico che, in questo caso, non si usa come tale, ma per il suo collaterale effetto acidificante che contrasta l'alcalosi, sempre presente in alta quota. Il suo interesse in quota come diuretico in realtà è marginale, il suo grande pregio è quello di essere un inibitore dell'anidrasi carbonica a livello renale. Bloccando questo enzima eliminiamo più bicarbonati instaurando una situazione di acidosi metabolica. Questa situazione torna poi favorevole in quota per bilanciare l'alcalosi respiratoria che si crea per l'iperventilazione, diminuendo in parte i disturbi iniziali. Sembra anche che abbia la capacità di bloccare l'anidrasi carbonica a livello del sistema nervoso centrale con una riduzione di produzione di liquor prevenendo fenomeni iniziali di edema cerebrale e cefalea.
Iniziare a prendere il Diamox almeno 24 ore prima del balzo in quota. È un prodotto innocuo che può causarvi solo un po' di formicolio alle dita, ma che vi aiuterà molto. Se ne deve astenere solo chi è sicuramente allergico ai sulfamidici. Si può associare ad altri farmaci come antimalarici, antibiotici ed analgesici/antinfiammatori.
Principio attivo: acetazolamide (2-acetilamino-1,3,4tiadiazolo-5-sulfonamide) mg 250.
Come utilizzare il Diamox?
- 250 mg ogni 12 ore dal giorno precedente l'ascesa e per i primi 3 giorni in quota
- se si rimane alla stessa quota, dopo il terzo giorno in assenza di sintomi o con sintomi lievi, si può passare a 250 mg ogni 24 ore per 2 giorni e poi sospendere
- se si continua a salire di quota e i sintomi non si sono presentati, o sono presenti in forma lieve, o si sono presentati e poi diminuiti si può passare a 250 mg ogni 24 ore
- se si continua a salire di quota e i sintomi sono presenti continuare con 250 mg ogni 12 ore !!!
NB!!! Se durante la salita i sintomi tendono ad aumentare nonostante questo dosaggio è necessario fermarsi 24/48 ore ad una quota inferiore continuando il Diamox in attesa di attenuazione della sintomatologia. |
Alcune considerazioni:
QUESTE SONO NOTE PERSONALI - CONSULTA IL TUO MEDICO Mal di montagna (AMS - Acute Mountain Sickness) Il male acuto di montagna rappresenta un quadro patologico di comune riscontro che si verifica in soggetti, altrimenti sani, che si recano in alta quota rapidamente, il più delle volte senza effettuare il necessario processo di acclimatamento. Esso è definito dalla presenza di un insieme di sintomi aspecifici quali cefalea, inappetenza, nausea o vomito e astenia, che compaiono entro poche ore dalla esposizione all’alta quota. Il termine “alta quota” viene comunemente riferito ad ambienti localizzati al di sopra dei 3000 metri, altitudine considerata cruciale per dare avvio alle principali modificazioni fisiopatologiche osservate in risposta alla cosiddetta ipossia ipobarica.
Lunghe camminate in montagna ed ascensioni in alta quota sulle Alpi sono sicuramente una buona preparazione ad un viaggio in Himàlaya e sono sufficienti prevenire i disturbi del mal di montagna. Più difficile acclimatarsi nei trekking d'alta quota. L'altitudine raramente raggiunta in Italia è il livello medio dei campi: il rischio inizia a quota tremila metri. Mi sembra utile un'indicazione pratica su come comportarsi, tenendo presente che quasi nessuno, per motivi di tempo, può seguire gli schemi di acclimatazione che prevedono un lentissimo alzarsi di quota non superiore ai 400 metri al giorno e quindi riescono ad acclimatarsi all’8° o 9° giorno. Ad una quota superiore a quella in cui normalmente viviamo (e per noi italiani è in pratica l'altezza del mare), il nostro corpo ha bisogno di un po' di tempo per adattare il proprio funzionamento alla nuova situazione. Necessitiamo di un cambiamento fisiologico per assorbire più ossigeno da una atmosfera circostante dove l'ossigeno è più rarefatto. Ciò richiede tempo (quasi un mese per una perfetta acclimatazione). È importante programmare delle giornate con il seguente schema: pernottamento ad una data quota, giornata con salita a quota superiore per poi ridiscendere a dormire alla quota della notte precedente. Il processo continua alzando la quota del pernottamento ogni due notti. Chi si reca in Ladakh per un trekking non ha il tempo per seguire questo schema, né i percorsi consentono sempre questa possibilità. Quando si superano i 4000 metri di altezza la pressione atmosferica è del 40% inferiore rispetto a quella che esiste a livello del mare. Il corpo deve lavorare duramente per assorbire ossigeno, necessita di più globuli rossi per il suo trasporto e contemporaneamente, per altri fattori, il sangue diviene più denso. Il nostro cervello necessita, per il suo funzionamento di gran parte dell'ossigeno che respiriamo, non stupitevi quindi di avere mal di testa! Ecco quindi la possibilità di vari disturbi, il più grave dei quali è l'edema nelle sue varie forme. Nella mia esperienza acquisita con numerosi gruppi in Karakorum, Himàlaya ed Ande, un brusco alzarsi in quota porta solo ad una innocua cefalea, prodotta dalla ipossia (mancanza di ossigeno) sul cervello. Alla cefalea possono seguire vertigini, insonnia, nausea e vomito. Se subentrano questi sintomi è bene riguardarsi gli schemi di acclimatazione. Una notte a quota più bassa permetterà poi di risalire. L'uso dei farmaci è controverso: alcuni medici consigliano blandi analagesici (aspirina, antinfiammatori non steroidei). L'acetazolomide in ragione di due compresse al giorno, si ritiene che possa aiutare a diminuire i disturbi se non addirittura a prevenirli, ma non tutti i sanitari concordano nell’uso di questo diuretico (ed uscire di notte dalla tenda nel freddo della notte è affaticante…). L'acido acetilsalicilico è sconsigliato in associazione con l'acetazolamide nella profilassi dell'AMS. Al suo posto si può prendere il paracetamolo che tuttavia non va preso in caso di cefalea perché è un ossidante. L'Aspirina®, oltre che ad essere un blando analgesico, ha comunque un effetto anticoagulante sul sangue, per cui è utile nella prevenzione di tromboflebiti da immobilità forzosa. Senza avere cefalea, può far comparsa una serie di gonfiori al viso ed agli arti ed alla quale sembrano più soggette le donne che gli uomini (edema declive). Il sintomo regredisce lentamente con l'abbassarsi di quota, impiegando fino ad una settimana per scomparire. Rarissimi sono i casi di mal acuto di montagna (AMS). Segni premonitori sono cefalea, vertigini, insonnia, nausea e vomito. rapidamente possono subentrare forme più gravi e mortali. La forma dell'edema polmonare (HAPE high altitude pulmonary edema) è più insidiosa, con stanchezza ed aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, che rapidamente progrediscono, specie nelle ore notturne, per mancanza di ossigeno nel sonno, fino al tipico edema polmonare con respiro gorgogliante e colorito bluastro di labbra ed unghie. Purtroppo spesso un individuo non si accorge di questi sintomi, sono i compagni di viaggio che li notano dormendo nella stessa tenda o nella stessa camera. Se disgraziatamente notate questi sintomi, usando contemporaneamente diuretici, cercate di trasferirvi ad una quota inferiore prima che il malato si aggravi. Alcuni gruppi, specie se composti con persone anziane, viaggiano con una camera iperbarica portatile. L'edema cerebrale(HACE high altitude cerebral edema) è pericolosissimo: ha conseguenze mortali nel giro di poche ore ed è anch'esso difficilmente auto-diagnosticabile perché comporta una andatura barcollante, discorsi incoerenti, disturbi del comportamento che non vengono percepiti da chi ne è colpito. Anche in questo caso è necessario ossigeno, abbassarsi di quota, somministrare corticosteroidi (desametazone sotto controllo medico). In ogni caso appena si ha il sospetto di un caso di mal acuto di montagna, scendete subito, fosse anche notte profonda e ci sia la tormenta... Anche poche ore possono salvare una vita. Ovviamente non esistono soltanto i casi limite: il mal di montagna si manifesta in forme più blande, direi quasi subdole. I sintomi che dovete aspettarvi sono mal di testa, debolezza, inappetenza, insonnia, respiro affannoso. Essi possono manifestarsi singolarmente o combinandosi in modo vario. Purtroppo come non c'è profilassi sicura, allo stesso modo mancano parametri precisi che indichino o lascino supporre l'insorgere del momento critico. È il singolo, in conclusione, che non deve sopravvalutare le proprie forze. Non occorre per altro drammatizzare i rischi.
Trattamento del male acuto di montagna. Male acuto di montagna di grado lieve • interrompere l’ascesa • evitare sforzi intensi • migliorare l’idratazione • analgesici (es. ibuprofene 400-600 mg × os) • antiemetici (es. prometazina 25-50 mg × os) Male acuto di montagna di grado moderato-severo • scendere di almeno 500 m • se disponibili, sacco iperbarico e ossigeno a basso flusso • acetazolamide 250 mg × os ogni 12 ore • desametasone 4 mg × os/im ogni 6 ore Male acuto di montagna di grado severo e HACE • scendere immediatamente di almeno 2000 m • se disponibili, sacco iperbarico e ossigeno 4-6 l/m •desametasone 8 mg ev/im subito seguito da 4 mg × os/im ogni 6 ore Male acuto di montagna di grado severo e HAPE • scendere immediatamente di almeno 2000 m • se disponibili, sacco iperbarico e ossigeno 4-6 l/m |
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