Gilf el Kebir8-22 novembre 2008
Questa ipotesi di percorso si basa sulle esperienze precedenti di Avventure nel Mondo e sulle recenti modifiche alle norme di accesso al Gilf. Se i permessi venisero rilasciati entreremo nel Gilf aggirandolo da sud-est.
Al Qahirah (Il Cairo) Dakhla Shager Lho Abu Ballas Delfini (formazioni rocciose Red Lions) Tel Assuad Balise Allam N. 21 Uadi Brkt il Hish Aqaba Pass Uadi Sura (caverne con affreschi) Grotta Nuotatori Grotta El Mistikawi-Foggini Aqaba Pass (Mamarr) Hadaba Gilf Kebir (alyopiano) Uadi Hamra Uadi Asib Silica Glass Mare di sabbia Sorgenti calde Farafra Deserto Bianco Bahariya Al Qahirah (Il Cairo)
Lasciata l’oasi di Dakhla e la nuova strada asfaltata che porta al pozzo di Bir Tarfawi, a sud, quasi al confine con il Sudan, comincia il grande balzo che ci porterà al Gilf Kebir e poi su, attraverso il Great Sand Sea, fino all’avamposto di Aïn Dalla. L'itinerario si snoda in un paesaggio caratterizzato da grandi pianure, curiose formazioni di argilliti come i “mud lions”, fantastici sif (lunghi cordoni di dune serpeggianti) e solitarie colline coniche, nere come il carbone tra la sabbia che dal bianco sfuma al melone. Finché, assediata da enormi dune arrembanti ed interminabili, seducenti lingue di sabbia, appare come irreale la grande barriera di roccia nera che delimita l'altopiano del Gilf Kebir. Le dune sospinte dal vento si accavallano e s’intrecciano contro l’immane roccaforte creando paesaggi spettacolari. Le scure pareti strapiombano sulla piana sabbiosa sottostante come inespugnabili baluardi che il tempo ha lacerato, provocando ferite profonde, gole e canyon. Gilf Kebir (in arabo: جلف كبير; in italiano: Grande Barriera), o Jilf al Kabir, è un altopiano che si trova nella parte sud-occidentale del deserto libico nella zona totalmente disabitataa confine fra Egitto-Libia-Sudan, la gran parte dell'altopiano si trova in territorio egiziano, e solo la parte più nord-occidentale è in territorio libico e sudanese. Questo altopiano di calcare e roccia arenaria di circa 7.700 chilometri, ha un'altezza di 300 metri sopra il livello del deserto e si eleva dalle sabbie del deserto con ripide e scure pareti; supera di poco i 1.000 metri di altezza. Le valli dei suoi antichi fiumi (wadi) nascondono i segni di antichi abitatori, pietre lavorate, macine, pitture e graffiti. Totalmente sconosciuto fino alle prime esplorazioni del principe Kemal Al Din Hussein nel 1926, seguite nel 1932 da quelle del conte Laszo Almasy, agente ungherese al soldo dei nazisti (Il paziente inglese del film di Anthony Minghella) e poi nel 1938 dal cartografo Bagnold. L’impatto è notevole e l’impressione è sicuramente di grande fascino. Vivida è la percezione della maestosa potenza che emana dal luogo e palpabile la sensazione di assoluta solitudine, come a Uadi Sura, nella Grotta dei Nuotatori. Ma ciò rappresenta solo un piccolo assaggio d’arte rupestre, per annunciare l’emozione più forte che senza dubbio coglierà i visitatori della Grotta Foggini-Mestekawi, scoperta nel 2002 e già in preda al degrado. Incredulità, stupore e meraviglia di fronte alle migliaia di pitture e di graffiti di questo riparo: sulla parete si muovono con grazia danzatori, suonatori, cacciatori, personaggi che sembrano specchiarsi nell’acqua, ancora tuffatori… scene di vita quotidiana rappresentate con gusto sollevano un velo sugli usi e costumi di un mondo scomparso, svelando uno scorcio d’eccezionale interesse… e poi un’insolita quantità d’impronte di mani, di piedi, e struzzi, gazzelle, giraffe e misteriosi animali acefali… il tutto eseguito con una straordinaria eleganza del segno. Infine non si possono dimenticare i resti dei campi di grandi esploratori come Hassanein Bey, Kemal el Din, Bagnold, Clayton, von Almasy, padri di un’epopea che fu l’anima ispiratrice delle gesta dei Long Range Desert Group (LRDG), le “Pattuglie del Deserto”… e i paesaggi di amplissimo respiro dalla sommità dell’altopiano, sulle valli maestose invase dalle dune e sugli antichi wadi punteggiati di mirabolanti acacie. Era forse qui la perduta misteriosa oasi di Zerzura? Il passo di El Aqaba porta alla scoperta della straordinaria area occidentale del Gilf Kebir, sulla linea di confine con la Libia: spettacolari gruppi di pachidermiti, i pinnacoli d’arenaria di Morabitum Rock, sabbia bianca, rossa, ritrovamenti di ripari dove l’uomo ha lasciato utensili e rappresentazioni fantastiche del suo mondo, ai piedi di ciclopici bastioni, forse ai bordi di antiche paludi. La risalita verso nord è caratterizzata da fiabesche vallate e larghissime piane che costeggiano i primi filari di dune del Grande Mare di Sabbia e avremo l'impressione di esplorare la vasta regione di ritrovamento di quel vetro naturale di origine misteriosa, color della giada o dell’acquamarina, il “vetro libico” chiamato Silica Glass,. Come pure s’impone la ricerca e la visita di alcuni dei paleosuoli di cui è prodiga la regione, ricchi di “amigdale”, monofacciali e bifacciali, raschietti, lame, coltelli e punteruoli. Fra Egitto e Libia ci sono diversi Mari di Sabbia fra loro collegati, il Grande Mare di Sabbia (Great Sand Sea) che ne attraversa i confini, con la sua superficie di 72.000 kmq e con le sue dune alte più di cento metri, è il più esteso nel mondo. I mari di sabbia sono caratterizzati da lunghe file di dune formate e allineate dai venti. L'allineamento conosciuto come Duna di Abu Mhara è lungo centoquaranta chilometri. Poi un cambio di direzione porterà, sempre attraverso le dune del Grande Mare di Sabbia, verso est, verso il pozzo di Aïn Dalla, ai bordi del Deserto Bianco, avamposto dell’esercito egiziano: pochi militari in povere baracche attorno all’unico pozzo della regione. Il Deserto bianco è una minuscola parte del Deserto Occidentale, un'area quadrata di circa 60 per 60 chilometri fra l'oasi di Farafra a sud e il Deserto Nero e l'oasi di Bahariya a nord. Paesaggio lunare con sorprendenti formazioni calcaree erose dal vento che formano strane figure. Al tramonto del sole si colorano di arancio e rosa intenso, e di notte alla luce della luna e delle stelle diventano luminose e bianche creando una magica atmosfera. Essendo facilmente raggiungibile è molto visitato dai turisti e la domenica anche da famiglie egiziane. Dopo aver vissuto come su una zattera sul grande oceano, sarà un ritorno nel mostro mondo di macchine, motorini, cellulari e televisioni... |