Socotra 2008
Africa alla deriva
Socotra è un lembo di Corno d’Africa grande due volte
l’Elba, che si è staccato dal continente migliaia di anni fa, rimanendo isolato
nell’Oceano in-diano a 400 chilometri dalla costa yemenita. L’uomo vi è rimasto
ospite marginale e succube degli elementi, in una natura primordiale e quasi
in-tatta. Per la straordinaria varietà delle specie vegetali autoctone esclusive
dell’isola, l’UNESCO ha inserito Socotra tra i siti patrimonio
dell’umanità,paragonandola per importanza naturalistica alle isole Galapagos. Vi
sono alberi di incenso, di mirra, adenium, dracene: almeno 200 specie botaniche
distribuite tra paesaggi montani, canyon vertiginosi, spiagge coralli-ne lunghe
fino a 80 chilometri, dune di fine sabbia bianca alte centinaia dimetri. Tale
natura non disegna mai un’immagine da cartolina dei mari del sud, ma richiama
un’atmosfera giurassica e, quando le nuvole si addensano, da girone dantesco. A
tutt’oggi i turisti devono essere disposti a dormire sotto le stelle e a
spostarsi su piste sterrate; l’isola è collegata al continente yemenita da 2
voli la settimana e solo sporadicamente tra maggio a ottobre, quando i monsoni
impediscono decolli e atterraggi
tratto da "Occhio Clinico"
2007 Dal 7 luglio il mondo si
è accorto di Socotra, l'isola dello Yemen nell'Oceano Indiano
vissuta indisturbata per migliaia di anni. È balzata all'attenzione
dell'opinione pubblica perché è stata inserita dall'Unesco nella
lista delle località patrimonio culturale e naturale dell'umanità.
Una bella notizia, che però ha il suo rovescio della medaglia:
l'arrivo della civiltà, un'arma a doppio taglio. Socotra si è
mantenuta in equilibrio con le sue sole risorse, rimanendo isolata
fino a venti anni fa. Ancora oggi su 50mila abitanti il 70% vive di
ciò che coltiva, il 40% si sposta con il bestiame, abita nelle
caverne o nelle capanne, cura la dissenteria e le emorragie con le
erbe e sopporta con rassegnazione la mortalità infantile. Ma tutto
questo è adesso minacciato dall'impatto esterno: il boom del
turismo, lo sviluppo edilizio, l'arrivo delle jeep, con la strada
che soffoca la barriera corallina e provoca incidenti. Certo, sono
arrivati anche gli aiuti, ma è sempre più difficile gestirli
coordinatamente e con continuità. Così l'Unesco dovrà avere un
occhio di riguardo per questo gioiello, tanto prezioso quanto
delicato.
da Repubblica web
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