Prima parte:
sTongde - Phuktal
A monte di sTongde una valle conduce a
Taknak Pulu e a Tara Doksa (4.250 m). Poi
attraverso i pascoli la traccia conduce al Tonde-la (m. 5.140 o m 5.490) da dove il sentiero
scende a Sunantakhtakh (Salang Tatak o Salam Stakda) seguendo il corso del
Sanglugna fino alla confluenza con il torrente Ronkil. Poco oltre il campo vi è la confluenza con il
torrente Leshun Chu e si forma il canyon di Shingri (montagna
boscosa? foresta di montagna?)). In estate fra Salam Stakda e Mala Sumdo, numerosissimi
sono i guadi lungo il torrente Shingri, talvolta anche sedici. Risaliti al passo di
Shingri-la (lett.: valico della foresta di montagna, 4.175 m) si entra nel bacino del torrente
Shade, proseguendo attraverso le piccolissime oasi di Shawa Ling (4.020 m) e
Jingchirkmo. Quest’area comprende i villaggi di Shade (4.160 m) e di
Tantak Gompa
(3.900 m) e costituisce il cuore segreto dello Zanskar. Da Tantak, si risale ad un passo a
4160 m. perché la gola è impercorribile. La traccia poi scende a quota 3900 alla confluenza
di un torrente che più a monte defluisce dal minuscolo Tso Tok Phu.
Prima via di fuga: La traccia arriva
ad un ponte di corde di vimini e si prosegue seguendo lo Tsarap fino a Phuktal. Il sentiero
non è molto sicuro, vi è qualche punto esposto e spesso crolla.
Seconda Parte
da Shade verso il Char Char la
Dal laghetto di Tso Tok Phu
torniamo a Shade e in tre/quattro tappe raggiungiamo la base del
Penenag la. Esiste sulla carta anche un passaggio
attraverso lo
Shapodak la, ma nel suo tentativo esplorativo Sonam non ha
trovato la traccia, né un pastore di Shade che vi si fosse mai
avventurato.
Seconda via di fuga: Da qui un
sentierino porta un discesa verso l'oasi di Zazar.
Noi continuiamo per il Penang (Penak La) (già
attraversato da Seb Makelow e scendiamo nella valle che da Zangla
sale al Char Char la (terza via di fuga) ed entriamo sul
percorso del Djumlam.
Terza parte
nelle gole del Djum-lam
Uno dei percorsi più difficili dello Zanskar è quello che unisce il
villaggio di Zangla con
il villaggio di Markha nella valle omonima. La camminata si svolge in un ambiente severo
e difficile, fuori dai comuni percorsi dei trekking organizzati. Il sentiero è ancora utilizzato
per raggiungere Leh in inverno. Probabilmente vi è un microclima che porta a scarse precipitazioni
nevose, al contrario di quanto avviene nei passi che racchiudono Lingshed.
Nel
1989 una comitiva di Nepalesi, in fuga dai rigori dell’inverno in Zanskar, affrontò lo Djum
lam innevato: furono trovati cadaveri nell’estate successiva. Nell’inverno 2000 uno spagnolo
morì sul percorso, forse abbandonato dai compagni.
L’attrattiva di queste valli consiste quindi nella scarsità di incontri con altri turisti e fornisce
ancora le stesse sensazioni di scoperta e di avventura che caratterizzavano i trekking
compiuti in Ladakh fino a qualche anno fa. Il punto più interessante del percorso è
la sosta presso la montagna sacra dove, per un angusto e scivoloso meandro scavato nella
roccia, si accede ad una cavità. In questo luogo sacro gli sposi ladakhi vengono in pellegrinaggio
per chiedere una prole numerosa. Non sempre si riesce a risalire il condotto
ed il posto conserva quindi intatta la sua sacralità. Un paio di finestre scavate nella parete
rocciosa permettono la circolazione dell’aria: al termine del cunicolo si giunge su
una terrazza di rocce.
Difficoltà e senso di marcia
Questo è il percorso dove in estate più frequentemente si devono guadare torrenti
e fiumi, si giunge anche ad un centinaio di guadi nel corso di alcune tappe. Il periodo
di fine luglio ed agosto, abituale per i trekking in Ladakh, è il meno indicato a causa delle
piene del disgelo e per il caldo torrido all’interno delle gole poco ventilate. Più consigliabili
l’inizio o la fine della stagione estiva. In ottobre l’acqua è già troppo fredda per poter
stare immersi ripetutamente ed a lungo con i piedi.
Lungo il cammino non si incontrano villaggi: è necessario essere assolutamente autosufficienti
per il vitto ed il combustibile (si trova solo qualche arbusto). Si deve inoltre tener
conto che una piena improvvisa può bloccare la carovana su una sponda anche per
un’intera giornata. Vi è un passaggio aspro nel quale i cavalli vanno scaricati e si
deve guidare i loro passi, tirandoli e spingendoli su roccette difficoltose per un buon tratto (circa 80 metri di dislivello) senza possibilità di sentieri alternativi. Spesso la traccia si
perde. I numerosi torrenti laterali possono indurre in errore ed è quindi assolutamente indispensabile
assicurarsi l’appoggio di una guida.
Anche se il dislivello finale di salita è pari
in entrambe le direzioni è consigliabile partire da Leh poiché nella gola fra il Charchala
e Zangla è necessario muoversi rapidamente in caso di pioggia per non venir
travolti dall’onda di piena. Ma non è il nostro caso perché
arriveremo al Char Char la dal sentiero del Penang la (nord) che
solo alla fine si congiunge con il sentiero da Zangla, |