L’Oxiana è quella terra semideserta nell’Asia centrale, tra l’Afghanistan e l’altopiano iraniano, popolata dal ricordo di un antico, verdissimo paradiso. Terra percorsa da Alessandro Magno e da Marco Polo, ma anche da un eccentrico ed esteta Robert Byron che, partendo da Venezia, porta d’Oriente per eccellenza, risale verso il cuore dell'Asia: Cipro, Palestina, Siria e così via.
Robert Byron attraversa i luoghi dell’arte e della memoria tra Persia e Afghanistan con lo spirito dei grandi esploratori dell’Ottocento e la grazia di un vedutista alla ricerca di scorci da ritrarre ad acquerello. Diario di viaggio del 1937 è ancora oggi quanto mai attuale per l'immediatezza, la vitalità con cui l’autore riporta le sue impressioni di attento osservatore della natura umana non meno che delle testimonianze archeologiche. Conquista il lettore sia quando parla dell’arte Moghul che quando commenta, con stile rigorosamente british, le bizzarrie esterofile dello Scià Reza Pahlavi, incanta con la sua prosa asciutta e sorprendentemente moderna. Da rilevare, inoltre, la felice combinazione di diversi piani della scrittura: la descrizione della natura e del paesaggio, la minuziosa ricostruzione delle opere di arte e architettura islamica incontrate man mano lungo l’itinerario; gli aspetti descrittivi si intrecciano con osservazioni legate alle condizioni concrete degli spostamenti ed a dialoghi avvenuti in varie occasioni durante il viaggio. Il racconto dei suoi spostamenti a bordo di camion sgangherati, o dei pernottamenti in caravanserragli antichi come le strade da lui percorse, è affascinante quanto la descrizione delle meraviglie di Isfahan e di Herat. Un viaggio avventuroso lungo un itinerario che comprende le testimonianze di uno dei periodi più floridi per l’Asia centrale: il Rinascimento timuride. Tamerlano, Shah Rukh, Goar Shad Begum, uomini e donne innamorati del piacere di vivere, i “Medici d’Oriente”, come li definisce l’autore, seppero conciliare, sia pure per un breve periodo, il consolidamento di un potere basato sulla fede islamica con un vero e proprio umanesimo e un raffinato mecenatismo. L’interesse di Byron non si limita all’architettura del quindicesimo secolo, ma percorre le tracce di tutte le diverse dominazioni: dall’impero Achemenide con le vestigia di Persepoli, alla dinastia Sasanide le cui testimonianze archeologiche, all’epoca scarsamente conosciute, “documentano un oscuro periodo della storia alla congiunzione tra il mondo antico e quello moderno”; dalle prime dinastie islamiche, Omayyadi e Abbasidi, agli invasori di lingua turca che, convertiti all’Islam, regnarono tra crudeltà e splendore fino all’avvento dei Safavidi.
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