Himalayan Mountain Cults
Recensione italiana su Montagna org Il territorio del Nepal è fatto soprattutto di "middle hills", cioè di valli, colline e montagne che sorgono tra la pianura e i ghiacciai. Terriori densamente popolati, intensivamente coltivati con abili terrazzamenti. Territori che hanno anch'essi i loro angoli sacri, come laghi, caverne, picchi rocciosi. Formazioni naturali che vengono considerate "custodi" delle terre e dei villaggi dei contadini. Non sono luoghi "vietati" come le cime Himalayane, ma luoghi dove svolgere spettacolari feste e rituali di culti sciamanici, buddisti o indù. Nelle notti di plenilunio di luglio e agosto, l'imponente monte Kalingchok, la cima pianeggiante ed erbosa del Thulo Sailung e le rive del lago ghiacciato di Gosainkund si trasformano in templi sacri e diventano teatro di grandi "festival popolari", vibranti di suoni e di tamburi sciamanici. Il libro della Tautscher è uno studio antropologico sulla storia di queste festività e dei rituali che si svolgono in questi tre luoghi esoterici della Valle di Kathmandu. Usanze che oltre all'evidente valore storico, testimoniano l'interrelazione tra le credenze dello sciamanesimo e quelle tibetane, buddiste e indù. Ma che finora sono rimaste avvolte nel mistero, e molto poco indagate. "Himalayan Mountain Cults" è stato scelto come terza opera della collana di orientalistica Cinnabaris, frutto della collaborazione scientifica tra il Comitato Ev-K²-CNR e l’IsIAO di Roma. Una collana che mira a divulgare studi e ricerche nel campo dell’antropologia, dell’etnografia, dell’archeologia, della storia delle religioni, della filologia e della storia dell’arte delle civiltà himalayane, dell’Asia centrale, meridionale e dello stesso sud-est asiatico. La collana, nata nel 2006 è diretta da Martino Nicoletti, antropologo di fama internazionale, ed è pubblicata dalla Vajra Publications di Kathmandu. Comprende già due volumi: The Ancestral Forest e Shamanic Solitudes, entrambi opera di Nicoletti. L'autrice di questo nuovo volume, antropologa dell'università di Vienna, compie studi antropologici nelle Middle Hills, sul confine tra Nepal e Tibet, dal 1985. In particolare si occupa della tradizione orale, sociale e politica dell'etnia di Tamang.
|
Despite the mountainous image, the largest part of Nepal consists of the lower, densely populated regions known as the Middle Hills, an area of intensely cultivated valleys and skilfully terraced hillsides. Here certain natural features - peaks, rock outcrops, caves, and lakes - are considered sacred. The villagers see them as the seats of their divine protectors and as custodians of their land. In contrast to the "forbidden" Himalayan peaks, these sacred sites - above all those on centrally located mountains and mountain lakes - are the scenes of spectacular festivals with shamanic, Buddhist, and Hindu cults. On the full moon nights of July-August the rugged peak of Kalingchok, the flat, grassy mountaintop of Thulo Sailung, and the shores of icy Gosainkund lake become the scenes of popular festivals. On such occasions these sites vibrate to the sounds of shaman drums and the night becomes a great feast for all. Not only are they the home of unique Himalayan shamanic practices and Buddhist/Hindu rituals, they also provide tangible evidence regarding the history of these regions that lie so near the Kathmandu Valley, yet have barely been studied. These festivals and rituals, too, outline the complex interrelation between the shamanic beliefs of a local Himalayan society and the powers of Buddhist Tibet and the Hindu Kingdom in the Kathmandu Valley. |