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Al Marocco. Da Tangeri a Fez e ritorno

Loti Pierre


Editeur - Casa editrice

Muzio

Africa del Nord
Marocco



Città - Town - Ville

Padova

Anno - Date de Parution

1993

Pagine - Pages

236

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Nuova Aritroso


Al Marocco. Da Tangeri a Fez e ritorno Al Marocco. Da Tangeri a Fez e ritorno  

Al Marocco è diario di un viaggio da Tangeri a Fez e ritorno, compiuto al seguito di una missione diplomatica francese presso il sultano del Marocco nella primave ra del 1886. Sullo sfondo di una Tangeri la Bianca, sormontata da minareti verdi e punteggiata da caffetani multicolori, la carovana diplomatica organizza la partenza, vera città nomade che raggiungerà Fez, la capitale religiosa di ponente, città santa dopo la Mecca, punto di convergenza commerciale tra europa e Africa protetta dalla catena montuosa del grande Atlante scintillante di neve. A Fez Loti assiste all'apparizione sfarzosa e lugubre di un sultano che sembra una mummia: secondo i fedeli ortodossi maghrebini, si tratta del vero discendente di Mohamed, a scapito delle pretese del sovrano di Istanbul, usurpatore e sacrilego. Loti al loggia in una casa araba, vestito da musulmano, visita la moschea di Karaouin capace di 20mila persone e sede di una università dove scopre che anche gli studenti marocchini alternano rigorosi studi di alchimia e filosofia a movimentate feste goliardiche. Penetra nel ghetto ebraico, nel mercato degli schiavi, si commuove davanti a una piccola schiava negra in lacrime. Al tramonto, sulle terrazze che creano una seconda città, Loti assiste alla passeggiata delle donne marocchine, truccate e eleganti, nascoste agli sguardi maschili. Anche durante il viaggio Loti ha modo di scoperte inaspettate. Il paesaggio inaspettatamente fertile, con ampie distese di erbe e fiori, di camomilla, una foresta di finocchi giganti. Lo stretto rapporto della gente marocchina con gli aniMali indispensabili per la sopravvivenza e i trasporti. L'atrocità delle usanze, sugli animali ma anche con i supplizi inflitti ai delinquenti. Il viaggio lascia al romantico Loti il sapore della nostalgia, la forte voglia di tornare ai forti colo ri di un medioevo della civiltà. Il viaggio di Loti si conclude non a caso assistendo a una pittoresca 'fantAsia' a cavallo di bambini pascià dalle virtù acrobatiche, l'orgoglio che sente provenire dagli occhi di una elegante cavaliere di sei anni.
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Pierre Loti fu lo pseudonimo di Julien Viaud. Nato a Rochefort-sur-Mer nel 1850 (morì a Hendaye nel 1923), ispirò la sua ricca produzione consistente di una quarantina di volumi, soprattutto alle proprie esperienze di viaggio. Raggiunse una tale fama da riuscire a entrare nel 1891 all'Académie Française.
Loti era ufficiale di marina, ma riuscì a saldare efficacemente i motivi autobiografici al gusto dell'intreccio avventuroso e della descrizione coloristica.

 



Biografia

(Rochefort sur Mer 1850 - Hendaye 1923) Diplomatosi all'Accademia Navale di Brest, affiancò nei 43 anni di Marina militare un'intensa attività di scrittore di romanzi e libri di viaggio in cui descrive magistralmente la cultura dei più lontani paesi conosciuti in missione (specialmente Medio ed Estremo Oriente). Nel 1891 divenne il più giovane membro dell'Académie française. Fu letto e apprezzato da Nietzsche, Proust e Van Gogh.