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Tribù bianche perdute
Viaggio tra i dimenticati
Orizio Riccardo

Editeur - Casa editrice

Laterza

Asia
Africa
Namibia

Città - Town - Ville

Bari

Anno - Date de Parution

2000

Pagine - Pages

298

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

I Robinson. Letture


Tribù bianche perdute  

"Questo libro è un magnifico reportage. È l'opera di un uomo che è andato in posti lontanissimi per delineare una mappa completamente nuova del mondo coloniale".Ryszard Kapuscinski

Il libro è un viaggio alla scoperta di sei tribù sconosciute. Tribù con una peculiarità: la pelle bianca. E che invece di vivere immerse in un molle privilegio tropicale, come vuole il luogo comune sui rapporti tra colonizzatori e colonizzati, sono povere, discriminate, a volte disperate. Sono gli ultimi olandesi dello Sri Lanka; i contadini tedeschi di Seaford Town, in Giamaica; i Sudisti americani del Brasile; gli ultimi polacchi di Haiti; i Baster di Rehoboth, allevatori calvinisti della Namibia; i Blanc Matignon, normanni e bretoni, della Guadalupa. Le loro storie, le loro tragedie, le loro follie offrono al lettore una lente d'ingrandimento attraverso la quale guardare, in modo diverso, sei Paesi del sud del mondo.

 


Recensione in altra lingua (Français):

Riccardo Orizio è responsabile della redazione di Atlanta della Cnn Italia, dopo essere stato fino al 1999 al «Corriere della Sera». Per il «Corriere» ha seguito vari avvenimenti, ha raccontato storie da più di venti paesi, dalla guerra in Kosovo a quella in Bosnia, dai disordini nell'Irlanda del nord alle inchieste sul lavoro minorile in Albania, Turchia e India. Ha intervistato eroi come Nelson Mandela, ma anche antieroi come Bokassa, Idi Amin, Menghistu.


Recensione in lingua italiana

Le Scienze: marzo 2001
Tribù bianche perdute. Viaggio tra i dimenticati
di Orizio, Riccardo
Recensito da Jasmina Trifoni

Abitano in case vecchie, polverose, fatiscenti. Portano dreadlock e crinoline. Ballano la polka ai tropici, tra i bananeti. Hanno la pelle chiara e i capelli biondi. Alcuni millantano parentele nobili. E sono terribilmente snob.
Personaggi incongrui, un po’ come gli atleti della nazionale giamaicana di bob nello spot televisivo di un’automobile. Ma non sono testimonial pubblicitari. La loro è una storia vera. Quella delle Tribù bianche perdute raccontata da Riccardo Orizio. Questo suo libro è uno straordinario reportage di viaggio, incontri, storie che attraversa l’Asia, l’Africa e le Americhe alla ricerca degli eredi di quegli avventurieri che - per spirito di conquista o per puro caso - avevano colonizzato nuovi mondi. Arrivati da conquistatori, con la fine degli imperi d’Oltremare, si sono trasformati in vittime fisiologiche, e invisibili, di una storia più grande di loro.
Far riflettere sul fallimento dell’imperialismo e sulla dicotomia tra l’Occidente e il cosiddetto Terzo Mondo è un’impresa in cui si sono cimentati in molti. Ma trattare l’argomento dall’inedita prospettiva di gruppi sperduti e sparuti di bianchi che appartengono a nazioni troppo diverse da quelle che avevano lasciato e, allo stesso tempo, rifiutano, ricambiati, ogni integrazione con gli indigeni, è frutto di un’intuizione che ha del geniale. Tanto più che la situazione dei Dutch Burger (i figli dei coloni olandesi) nello Sri Lanka o dei tedeschi in Giamaica è fatalmente simile a quella dei portoricani nel ghetto di East Harlem o a quella dei West Indians nel quartiere di Brixton, a Londra. Entrambi perdenti. Entrambi con il colore della pelle sbagliato.
Per Orizio, giornalista responsabile della redazione di Atlanta della CNN Italia, le breaking news sono il pane quotidiano. Ma dimostra - con questo libro, supportato da una minuziosa documentazione storica - di saper inseguire le notizie anche tra la gente che non fa notizia.
Orizio si è meritato l’ammirazione di Ryszard Kapuscinski, il più acuto tra i giornalisti di «altri mondi». Sua è la premessa al libro, di cui suggerisce vari livelli di lettura. Non ultimo, da bravo polacco, l’insegnamento morale: ci vuole molta buona volontà per raggiungere un equilibrio nel quale poter convivere. Dalla nostra, invitiamo a una lettura godibilissima che inanella un’aneddotica da manuale. Come l’incontro con madame Constance Bourgeois, fiera ottuagenaria della comunità di Blancs Matignon a Guadalupa, che ricorda la visita del «cugino» principe Ranieri di Monaco durante una vacanza sull’isola. E dice «È venuto senza Grace…».
O come la surreale chiacchierata con i cenciosi discendenti dei fanti polacchi arrivati ad Haiti al seguito del generale Leclerc, cognato - nientemeno - di Napoleone. Orizio è lì, a parlare del loro paese, che chiamano con sussiego là-bas en Pologne. Un paese che immaginano chissà come, visto che si sono persi qualche secolo, la Cortina di ferro e il crollo del Muro di Berlino. Ma sono sicuri che presto torneranno a casa. Ricchi e con tutti gli onori. Perché c’è un Papa fratello che li aiuterà…