Dopo la Conquista, numerosi cronisti spagnoli hanno tentato di descrivere la favolosa civiltà degli Inca, ma le loro parole nascevano più da pregiudizi e incomprensioni che da serena obiettività. Solo Garcilaso de la Vega, inca da parte di madre, racconta nella lingua dei vincitori, il passato della propria razza con accenti di malinconico amore per il suo popolo sconfitto e oppresso. La sua testimonianza, per chiunque voglia ripercorrere le leggende, la storia, l'arte, la vita quotidiana degli Inca, è di valore incalcolabile. Anche in questo saggio essa è la base preziosa da cui si dipana la riflessione del moderno studioso francese, fatta anche di nuove scoperte archeologiche, di interpretazioni originali, di recenti ipotesi scientifiche. L'impero inca, arroccato negli impervi altopiani andini, dominava un territorio vastissimo, dalla Colombia sino a oltre i confini del Cile. Il cuore dell'impero era Cusco, la città-puma che ospitava il sovrano, venerato come il dio figlio del Sole, e i nobili dai lobi appesantiti da ricchi pendagli d'oro. Muovendo da Cusco e dalle sue leggendarie origini, esploriamo ogni legge, ogni impresa, ogni fase di un impero organizzato fin nei minimi particolari e riviviamo soprattutto le vicende di un popolo laborioso e mite che cesellava splendidi gioielli, tesseva finissimi tessuti ornati di piume colorate, innalzava fortezze di perfezione mai vista. Tutto è veramente accaduto, ma mai, come in questo libro, la storia ha l'incanto misterioso della favola.
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