Tanto ritengo folle l'idea di consultare una guida scritta da un avvocato australiano, tanto mi è garbata la guida alla Libia di Andrea Semplici. In coincidenza con la fine dell’ingiusto embargo alla Libia arriva la prima guida del paese di Gheddafi scritta da un italiano (non prendo in considarazione la guida alla "Sicilia e territori metropolitani" anteguerra): non solo un libro di informazioni precise e di semplice lettura ma, nelle parole dell’autore, "il tentativo di raccontare un paese, di ascoltarne le anime più profonde". Sfogliandolo veniamo subito affascinati dall’incontro tra Mediterraneo e deserto. Il labirinto di pietra dell’Akakus, il vulcano nero di Waw an Namus, i granai fortificati dei villaggi berberi che dominano le piane della Tripolitania da una parte. Dall’altra le rovine delle grandi città romane e greche sono visioni sfolgoranti che si riflettono sul Mare Nostrum. E poi i vicoli della Medina di Tripoli come anche i suoi nuovi grattacieli. È una storia che non si limita a incoraggiare il turismo. Avvalendosi della collaborazione dei maggiori esperti, della consultazione di una vasta documentazione e di un viaggio durato quasi due anni con innumerevoli contatti in loco, affronta le sfide che aspettano la Libia nel nuovo millennio. Andrea Semplici, giornalista e fotografo, collaboratore di Airone, Linus, il Manifesto e Nigrizia, non è nuovo a scrivere guide (ricordiamo, nella stessa collana, Eritrea ed Etiopia) per il desiderio di raccontare paesi che appaiono pieni di speranze. La Libia era un’altra storia che non poteva non essere narrata.
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