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3 ottobre  2002

La Mauritania è stato uno dei più antichi e ricchi focolai dell'umanità, popolata fin dal paleolitico nei suoi diversi ambienti: in riva a laghi e fiumi, allora assai più numerosi di oggi, su altipiani, ai piedi delle falesie, in pianura.

Nel neolitico la popolazione era dedita alla caccia, alla pesca, all'allevamento e all'agricoltura, come dimostrano i numerosi ritrovamenti di frecce, arpioni di osso, gioielli in pietra dura, macine e pestelli. Accanto alle rovine dei villaggi neolitici che emergono dalle sabbie sorgono, rigogliose come miraggi nello spazio sconfinato, le oasi dove vivono i Mauri sedentari, imprescindibili punti di riferimento per i nomadi.

Popolazione di origine arabo-berbera, i Mauri sono per tradizione nomadi e organizzati in tribù guerriere, la cui nobiltà deriva unicamente dalla capacità di usare le armi. Sulla costa nord vivono gli Imraguen, i pescatori neri, che basano la loro tecnica di pesca su una strana simbiosi tra uomo e animale, utilizzando il passaggio di delfini per sospingere verso le reti i pregiati cefali dorati abbondanti nelle acque di Capo Timiris.

Un viaggio in Mauritania era ed è principalmente dedicato alle oasi sahariane - Chinguetti, Oudane, Oulata, Atar - in cui si respira ancora il fascino del glorioso passato mauritano documentato nelle cosiddette "biblioteche del deserto". Questi antichi manoscritti sono oggetto di studio e di analisi da parte di esperti e importanti azioni stanno nascendo a tutela di questo patrimonio dell'umanità.