Il monastero di Tabo è per me un "luogo" di nostalgia ormai da anni. Ho visitato questo antico centro di pellegrinaggio buddhista per la prima volta nel luglio del 1992. L'amico Arhoi ci aveva informato che lo Spiti era stato aperto ai turisti. Fummo non solo il primo gruppo di Avventure, ma proprio fra i primi stranieri ad essere ammessi nella valle. Ricordo la corsa in jeep per ottenere a Keylong i permessi per valicare la "inner line", il passaggio del KamZam, la notte passata bivaccando a bordo del bus perché non c'era spazio per le tende ed infine lo stupore di arrivare a Tabo. Volli ripassare da Tabo nel 2006 per mostrare questa meraviglia artistica ed archeologica agli amici, Anche questa volta la sorte era avversa con i ponti distrutti dal monsone. Una teleferica rudimentale permise i attraversare lo in piena ed arrivare al monastero. L'ultima volta sono arrivato nell'agosto del 2023 risalendo la valle del Sutlej sconvolta dalle frane. Ogni volta ho trovato Tabo chos-khor in stati d'animo diversi. Aveva un aspetto grossolanamente malinconico quando l'ho visto per la prima volta. Ma, man mano che il mio interesse per la bellezza intrinseca dei suoi murali e delle sue immagini cresceva, sentivo qualcosa di impellente nel loro messaggio muto, come se le divinità in essi contenute volessero essere liberate dalla desolazione che era stata loro toccata per molti secoli, in modo che i mortali intorno potessero condividere la beatitudine della loro presenza celeste tra loro. Ho sempre desiderato comprendere questo luogo, il più antico centro buddhista vajrayana in questa parte del mondo e per questo nel 1997 avevo voluto visitare i resti del coevo regno di Guge scomparso, ahimè, sotto l'assedio dell'Impero Ladakho. La malinconica desolazione delle rovine di Toling e Tsaparang fa apprezzare il lavoro di restauro condotto nel monastero di Tabo dagli esperti dell'Archaeological Survey of India negli anni Settanta, ma rimpiango la prima visita a Tabo allora non assediato da edifici recenti, Questo patrimonio è ora perfettamente conservato con le mura e le cappelle stupendamente restaurate. Il confronto fra le statue pensili del Tsug Lhakang di Tabo con la distruzione della cappella di Tsaparang è immediato e rattrista. Entrando nello Tsug Lhakang si rimane profondamente colpiti dall'atmosfera pacifica e serena che offre questo luigi di culto. Non si può trattenere l'impressione che la divinità sia presente. Ciò è dovuto al design unitario e armonioso della grande sala, con le sue figure di argilla multicolore, i suoi affreschi nei colori minerali dominanti del rosso e del blu e i suoi dipinti religiosi di Buddha e Bodhisattva eseguiti con grande maestria. Cresce la sensazione che mille anni di potere spirituale concepito in una meditazione pacifica permei ancora l'atmosfera della sala. Le mensole vuote che scorgi nel tempio di Tholing muovono alle lacrime di fronte a tanta distruzione portata prima dalle truppe musulmane del re ladakho che eliminarono in pochi mesi gli abitanti del regno di Purang e Guge, e più recentemente dalle Guardie Rosse spinte e relegate da Pechino in questo deserto d'alta quota dove un tempo splendeva lo Shang Shung. |