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Turismo responsabile?

Su Sporca un po' meno Rispetta i costumi Turismo responsabile?

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"Chiediti perché viaggi: è importante saperlo.

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Informati sulla storia e sulla cultura del Paese di destinazione.

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Fatti spiegare dal tuo agente di viaggio qual è la sua etica.

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Chiedi quale percentuale del prezzo del viaggio va alle comunità ospitanti.

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Metti in valigia lo spirito di adattamento.

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Lascia a casa le certezze.

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Rispetta le persone, l'ambiente e il patrimonio storico culturale.

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Non chiedere privilegi o pratiche che causino impatto negativo.

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Se possibile, arrangiati con la lingua locale senza imporre la tua.

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Non ostentare ricchezza stridente rispetto al tenore di vita locale.

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Prima di effettuare scatti o riprese video chiedi il permesso.

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Non assumere comportamenti offensivi per usi e costumi locali.

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Non cercare l'esotico, cerca l'autentico.

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Non accontentarti delle diapositive: pensa ai rapporti umani.

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Coltiva le relazioni una volta rientrato.

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Mantieni le promesse fatte in viaggio.

Quanto sopra è il decalogo del Turismo Responsabile emanato dall'AITR

Il Vasta pensiero sul Turismo responsabile

Credo che nei miei viaggi sia stato fatto di tutto per rispettare elementari principi di buona educazione. Non credo occorra un decalogo per viaggiare, se siamo capaci di rapportarci correttamente con chi ci è accanto nella vita quotidiana, lo sapremo fare anche nei luoghi più lontani della terra.

Non ho simpatia per i guru del "turismo responsabile". Sia quelli che hanno usato AnM (quindi anche me che ne faccio parte) come esempio di scempiaggine ed incapacità di rapportarsi con le popolazione locali, né quelli che hanno pubblicato saggi usando come unico termine di paragone proprio la nostra rivista dove la tematica del viaggio in gruppo (ma non tutti i problemi) vengono affrontati.

Sicuramente il problema esiste, tant'è che nuovamente i coordinatori della linea trekking si sono riuniti per la terza volta a Roma, in una torrida giornata del giugno 2002 proprio per affrontare la tematica. Ma non credo che organizzare viaggi di Turismo responsabile sia la risposta.

Sono le teste dei viaggiatori che occorre cambiare, non le etichette.


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