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Kathmandu

Everest Trek View 2016

con Avventure nel Mondo e Marco Vasta

 

Le copertine di Nepal, guida ai piedi dell'Himalaya . ed. 1985 e ed. 2000
La prima guida al trekking in Nepal,  scritta da Italiani in lingua italiana. Centro Studi AnM

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Lukla (m. 2.800) - Jorsale (m. 2.850) 3h15' +450, -400

Lukla - Phakding (2.650m)  2h30' +50 - 500

Phakding-Jorsale 45' +450

Tappa su GBooks - Trekking in the Nepal Himalaya - Lp inglese - pag 102 e segg. ed 2009.

Lukla, Lukla Airport.Lukla deve il suo sviluppo a sir Edmund Hillary che fece spianare la pista e ne terminò la costruzione nel 1965 come parte del progetto di sviluppo dell'ospedale di Kunde. La RNAC (Royal Mepal Airlines Corporation, oggi solo Nepal Airlines) aveva ingrandito la pista nel 1977 e nell'83 ultimato i lavori per la palazzina degli uffici. Numerosi alberghetti e negozi sorgono vicino alla pista e non avrete difficoltà a trovare posto per dormire o rifornirvi di viveri; esiste anche una cassetta delle lettere ed i francobolli sono reperibili dal sarto del vicino negozietto. Il villaggio è un classico esempio di come sia difficile determinare la quota degli abitati, vi sono infatti 60 metri di dislivello fra l'inizio della pista di atterraggio ed il piazzale dove sostano gli aerei.

 Lukla voce Wikipedia Lingua Italiana

Dati Climatici per Lukla, Nepal
Mese Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Year
Massima °C (°F)
media
1.0
(33.8)
1.9
(35.4)
4.7
(40.5)
8.2
(46.8)
11.6
(52.9)
14.7
(58.5)
14.4
(57.9)
13.4
(56.1)
12.7
(54.9)
8.9
(48)
5.5
(41.9)
3.3
(37.9)
8.36
(47.05)
Daily mean °C (°F) −5.9
(21.4)
−4.8
(23.4)
−1.6
(29.1)
2.2
(36)
5.6
(42.1)
9.2
(48.6)
10.3
(50.5)
9.8
(49.6)
8.0
(46.4)
3.1
(37.6)
−1.2
(29.8)
−3.8
(25.2)
2.58
(36.64)
Minima °C (°F)
media
−18.2
(−0.8)
−16.3
(2.7)
−12.1
(10.2)
−7.4
(18.7)
−3.4
(25.9)
1.6
(34.9)
3.9
(39)
3.5
(38.3)
0.8
(33.4)
−6.5
(20.3)
−12.5
(9.5)
−16.3
(2.7)
−6.91
(19.57)
Precipitazioni mm (inches) 10.8
(0.425)
18.0
(0.709)
21.6
(0.85)
28.3
(1.114)
34.4
(1.354)
96.1
(3.783)
153.8
(6.055)
144.7
(5.697)
80.7
(3.177)
37.4
(1.472)
6.2
(0.244)
13.0
(0.512)
645
(25.392)
Giorni piovosi
(media
2.6 2.7 3.6 5.0 9.5 16.1 22 21.8 15.0 4.5 1.9 1.4 106.1
SFonte: weatherbase.com[

Nel secolo scorso, il sentiero iniziava al di là del fosso di scolo che delimita la pista e prima di intraprendere il trekking si riconfermava il volo di ritorno presso l'ufficio del manager in una casupola a monte della pista.

Oggigiorno, mentre il sardar (il capo carovana assegnatovi dalla agenzia) ingaggia i portatori e riconferma i voli nella palazzina si arrivi e partenze (1), ci si incammina sulla strada lastricata che attraversa Lukla, con negozi, caffè, internet point, barbieri, bakery (fornerie-pasticcerie). Prima del kani (portale, cancello) o meglio kakani (chorten a due gambe) c'è anche un posto di controllo cui esibire il Trekking Permit. La strada, larga anche tre metri, scende a mezzacosta contornando i rilievi ed abbassandosi fra campi e villaggi.

Rimaniamo stupiti dalla miriade di persone che si incontrano, decine di gruppi e di escursionisti solitari, che scendono assieme a noi e ben presto incrociamo chi è partito presto da Phakding e sale a Lukla.

Accanto a noi, i portatori sia del bagaglio dei turisti che dei viveri per i lodge del Khumbu. Ragazzi carichi di birra (san Miguel, Everest, Sherpa) e di bevande, (succhi di frutta), Coca Cola e Coca Light ed altro). C'è chi porta assi o lamiera ondulata. ed in senso opposto i ragazzi (ma anche anziani) che consegnato il carico tornano all'a3roporto.

E poi una miriade di carovane di cavalli o di dzo (dsolphyo) gli ibridi fra yak e mucca, animali dal pelo corto e dalle corna dipinte.

Si passa Kyangma con il suo gompa ed una scuola finanziata dalla Sir Hillary Foundation. Non fatevi fuorviare dal sentiero che si dirama da Lukla verso i sottostanti abitati di Muse e Chaumrikharka. Raggiungiamo il villaggio di Chablung (m. 2.500 40') (LP Trekking in Nepal eng. ed. p. 103 riporta 2.700) punto di incontro con la pista proveniente da Jiri. Anche qui numerosi lodge per tutte le tasche. Il villaggio è dominato dalla cavità che ospita il Tagtak Gompa.

Trail exiting the village of Phakding. Da Chablung il sentiero continua verso nord, tenendosi sulla riva sinistra del Dudh Kosi (fiume di latte) che si scorge spumeggiare sul fondovalle. In ponte metallico valica l'affluente Thado Kosi Khola. Una imponente montagna appare ad est ed è il Kusum Kangru (6397m), considerato il più impegnativo dei trekking peak. Un tempo si oltrepassava il sentiero che proviene da Ghat (2.550 m. 20'-60'). La zona subì forti danni durante una piena disastrosa nel lontano 1977, ma ormai i contadini hanno recuperato il terreno all'agricoltura. ed ora si passa nel villaggio. Dopo il villaggio la pista attraversa un'area con molti muri mani, chorten e massi incisi con mantra ed altre scritte in caratteri tibetani. Una breve risalita conduce a Chhuthawa (2.591 m) e in saliscendi attraverso una foresta (jungle) arriviamo al ponte di Phakding (m.2.650, 45'-1h45') un piccolo insediamento che si è ingrandito grazie al turismo. Al di là del ponte, il Khumbu Alpine ha costruito un nuovissimo lodge con numerosi e solidi chalet in pietra ed un edificio centrale per il ristorante. Altri lodge sono sorti vicino al ponte.

Phakding : Voce Wikipedia in lingua italiana

Ci presentiamo al chek-in con largo anticipo, pronti a saltare sul nostro aereo. Tutti i voli interni sono della Royal Nepal Airlines Corporation che opera con i Twin Otter a 16 posti o con i Pilatus Porter a 6 passeggeri usati anche come cargo. Si possono raggiungere le piste di atterraggio più alte del mondo e vivere gli atterraggi più spettacolari. Prendiamo posto su questo STOL (Short Take Off and Landing), lo stacco à rapido, l’apparecchio può alzarsi ed atterrare nello spazio di cinquanta metri, Presto emergiamo dalla foschia mattutina e voliamo verso est. Le colline verdi, terrazzate e sinuose ricordano le sezioni della carta topografica con le curve di livello. Presto ci inoltriamo fra pendi più erti, mentre a sinistra si ampia lo sguardo sulla catena dell'Himàlaya.

La pista di atterraggio è d'improvviso innanzi al muso, Vincenzo assicura che l'apparecchio è dotato di ottimi strumenti di navigazione, ma io provo un sottile malessere e trattengo il fiato; poi un rullio, un cambio di assetto: la pista di Lukla segue il pendio, ecco perché vedevo tutte le case inclinate! Questo facilita la frenata d'atterraggio e lancia l'apparecchio in decollo!

Jik Lama, il nostro sirdar-sherpa, contratta le bestie da soma mentre il gruppo si distende nella gioia di essere finalmente qui. D'ora in poi non dipenderemo più dai piani di volo, dalle bizze del tempo sugli aeroporti, ora siamo noi che le nostre gambe a dare il ritmo a questo viaggio. Il trekking può cominciare.

Lukla è piccola, una ventina di case, per lo più lodge e negozi, alcuni prati dove i trekker alzano le tende e stranieri che attendono di essere imbarcati. Mi accorgo che ho ancora i tappi nelle orecchie, sono stati offerti dallo stewart poiché il Trwin Ottery non era pressurizzato.

Caricato il materiale su due dzo, incrocio fra yak e mucca, ci avviamo... in discesa. Su una delle bestie spicca il sacco postale con il tricolore, pieno di scarponi che spero non dovremo mai usare. tutti abbiamo addosso la frenesia di andare avanti, ogni curva del sentiero una esclamazione di meraviglia, ogni sosta vede aprire le carte topografiche nel tentativo di dare un nome alle punte ed ai crinali che già sono sopra di noi.

La giornata passa tranquilla, ora sostando nei tea-shop, ora risalendo lentamente verso Jorsale. Le bestie sono guidate da una sherpani, La lunga gonna fa quasi sparire le scarpe di tela blu, caratteristiche di tutti gli abitanti, ne devono avere trasportato a migliaia da Katmandù! Non comprende quello che sorridendo le diciamo e risponde con un sorriso, schernendosi e girando il capo e mostrando la lingua. Ai-Chopkin ha il viso pieno con gli zigomi lievemente arrossati, quando sorride gli occhi divengono due sottili fessure. Per tutto il viaggio rimarrà sempre in disparte, timida e riservata; poche volte l'ho vista sciogliere la crocchia dei capelli, per ravviarli, lunghi e neri, in due trecce che riarrotolava e fissava con uno spillane. Eppure è rimasta entusiasta quando le ho fatto indossare la giacca a vento rossa con il distintivo della scuola di roccia del CAI BS e volentieri si è fatta fotografare, contenta e sorridente.

(da "Takin' Off - il mio primo Nepal" di  MV, diario 16 ottobre 1982)


Escursione da Phakding a Rimijung e Gumela (Gomla)

Se arriviamo presto a Phakding, una breve escursione permette di salire sul pianoro ad ovest del villaggio e raggiungere le case di Rimijung (45') da qui in 15' raggiungiamo il Pema Chöeling Gompa (Monastro de del sacro chiostro del loto). È un buona occasione per acclimatarsi. Nel tempio del monastero trovate una statua di Chenrezi (il protettore del Tibet, incarnato oggi nel Dalai Lama, cioè del Buddha Avalokiteshevara nella sua manifestazione di mille braccia), ed inoltre Mahakala, la dea protettrice Sengee Dolma (dalla testa leonina) e Padma Shambava, Ancora un'oretta di salita e raggiungete il monastero femminile di Thulu Gumela (Gomlha) (25' - 1h30'). Khenpa Dorji avrebbe fondato il monastero di Rimijung a Thulo Gumela dove risiedette nel 1667-1677). (nelle mie ricerche non ho compreso quale dei due monasteri sia stato da lui fondato).

Con quattro ore di cammino si sale al punto panoramico di Phangjung da dove si ammirano bn 15 vette olt all'Everest.


Dal villaggio si prosegue sulla riva destra del Dudh Kosi in direzione nord, risalendo di un centinaio di metri per evitare i danni della piena del 1977. Il sentiero sale verso i minuscoli insediamenti di Zamfute e Tok Tok, con una prima vista sul Thamserku (6.608m) un picco ad est di Namche (abbiamo occasione di vedere la prima condotta di una mini-centralina idroelettrica) ed ancora in salita arrivate a Benkar (m.2.700, 45'-2h30'), l'abitato è sotto il ripido pendio presso il fiume. Subito dopo le ultime case, il largo sentiero giunge ad un ponte e siete sulla sponda orientale del fiume (1982).

Passiamo da Chumoa e continuiamo per dolci saliscendi incontrando un'altra condotta per mini-centrale. Si scende al ponte sul Momjo Khola, che scende dal versante ovest del Kusum Kamgru (attenzione alla gradinata che può risultare scivolosa) arrivando in salita ai 2.840 metri di Monjo. All'uscita da Monjo è posta la sbarra di accesso al Sagarmatha National Park (sito Unesco Kids) si deve riempire il formulario e pagare la tassa d'ingresso (nel secolo scorso il chek-point era a Jorsale) ma in genere il sirdar ha già pensato ad esibire permessi e espletre le formalità.

Fra il sentiero e la sponda noterete i campi coltivati ad ortaggi, utilizzati dall'albergo giapponese sopra Namche. L'enorme macigno che incontrate dopo alcune decine di metri vi riserva una sorpresa. È stato tutto scolpito con formule di "mantra", cioè frasi rituali e mostra la religiosità dei  buddhisti che con infinita pazienza hanno inciso la roccia. Tre quarti d'ora dopo l'ultimo ponte, scendete verso la riva ed attraversate il fiume, ritornando sulla sponda orientale ed entrando a Jorsale (m.2.850, 45'-3h15', in sherpa Thumbug, (tea-shop e lodge). In primavera avanzata questo percorso è incantevole per la fioritura del bosco e del sottobosco: magnolie e rododendri, alti pini slanciati e fiori. Vi conviene dormire a Jorsale per acclimatarvi se non l'avete già fatto a Phakding.

Jorsale (m. 2.850) - Namche (m. 3.440) 2h40' 690 + 100-

Jorsale village NepalDopo Jorsale la valle si restringe ulteriormente ed il fiume ed il sentiero corrono in un piccolo canyon. Un ponte metallico vi porta sulla destra orografica e successivamente un altro ponte sospeso vi riporta sulla sinistra: incontrate una spianata di sassi, sabbia grigia e macigni, alla vostra sinistra c'era l'ultimo dei ponti in legno costruiti da Hillary (m. 2.850). Il ponte era posto poco sopra la confluenza del Dudh Kosi con il Bhote Kosi (bhot, lett. tibetano), un torrente che nasce nei pressi del Nangpa La, una piena l'ha distrutto. Nel 1982 l'avevo visto la semplice struttura.

Da Jorsale vi sono vari sentieri. Il più veloce scende sulla sinistra orografica ed è accidentato con massi scivolosi.. Giunti in vista della confluenza noterete due ponti metallici sospesi. Inizia una aspra salita a tornanti che vi immette nella pista seguita dagli yak proprio all'imbocco  del ponte superiore.

Un sentiero più lungo sui pendii della destra orografica, parte poco dopo Jorsale e conduce al Larche Dibgan Bride, il secondo ponte sospeso (è su questo sentiero che si immette il sentiero più veloce). La vista dal ponte è superba e può dare vertigini.

Dopo il ponte inizia la ripida lunga e salita di circa seicento metri verso Namche. La prima parte (circa di 200 metri) è la più faticosa, posi si giunge quasi su un costolone, vi è una targa commemorativa. Portatevi ad est del sentiero ad un punto panoramico. Un cartello avverte che da qui abbiamo la "prima vista sull'Everest e sulla bastionata del Nuptse-Lhotse", ma il massiccio è ancora lontano e si intravvede appena...

Lungo il sentiero che sale a Namche capitava di osservare macellai che lavoravano nelle radure. L'arrivo dei turisti ha introdotto il consumo della carne nel Khumbu. La popolazione buddhista negli anni "90 si è ribellata a questa violazione di abitudini millenarie. Ammazzare animali è un'offesa alla religione ed alle divinità del luogo. I macellai sono stati espulsi da Namche. Questo non vuol dire che a Namche oggi non ci sia carne, il dio denaro è più forte di qualsiasi altra divinità, ma quest'episodio dovrebbe far riflettere coloro che non sanno rinunciare alle proprie abitudini alimentari.

La pista continua in salita a mezza costa, tenendo la cresta sulla destra giungete finalmente a Namche (m. 3.440, 2h30'/2h40').

Namche Bazar (Nauche) è il capoluogo amministrativo della regione del Khumbu, vi hanno sede un posto di polizia, il quartier generale del parco nazionale, una banca autorizzata al cambio (che d'altronde è ottenibile presso i commercianti), un piccolo ufficio postale, negozi dove trovate articoli diversissimi quali souvenir, oggetti tibetani, provviste in scatola, attrezzature da montagna.

Namche Basaar Voce Wikipedia Lingua inglese

Namche Bazzar Voce Vikipedia Lingua italiana

Ogni casa di Namche si è trasformata in lodge, elencarli tutti è praticamente impossibile. Alcuni lodge sono superiori ai nostri rifugi. in alcuni c'è l'acqua calda, ma acqua calda vuol dire che disboscano il Kumbu o che qualcuno si carica in spalla due bombole di gas e le porta dall'aereo fino in albergo... Il percorso non è ovviamente cambiato, in cinquant'anni ma ci sono molti più lodge ed alberghi, tant'è che la Lonely Planet ha più pagine sui lodge che sul percorso.

Nell'ottobre del 1987 venne installata una centralina idroelettrica a Namche, le case sono provviste di luce ed alcuni alberghi sfruttano la corrente elettrica anche per riscaldamento dell'acqua delle docce o per cucinare. L'introduzione dell'energia elettrica ha permesso di abbattere meno alberi ed è un aiuto al problema della salvaguardia dell'ambiente. Alcuni lodge permettono di piantare le tende nei cortili dove imparerete a coabitare con gli yak.

Namche bazaar krish Namche è il più importante degli insediamenti sherpa ed a ciò ha contribuito l'afflusso di turisti, di trekker e del numeroso personale ingaggiato dalle spedizioni. Ogni sabato mattina si tiene un importante mercato (hat) dove vengono venduti i prodotti non coltivabili nella zona del Khumbu. Questi generi, quali riso, grano, uova e vegetali, giungono a spalla con i portatori rai dai villaggi del Solu, distanti qualche giorno di cammino. È un momento importante nella vita della regione perché arrivano sherpa dai villaggi dei dintorni per rifornirsi di generi alimentari. Sono lontani i tempi in cui Hunt aveva dovuto ingaggiare ben nove portatori al fine di avere sempre una liquidità in monetine, in quanto quassù non si conosceva la carta moneta già circolante a Kathmandu. D'altro canto i portatori rai, cui gli sherpa pagavano i prodotti con monetine ricevute come retribuzione dalle spedizioni, credevano che queste si trovassero affioranti dal terreno nella zona dei ghiacciai.

 

Dati climatici per Namche, Nepal

[hide]Climate data for Namche Bazaar
Month Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Year
Average high °C (°F) 7
(45)
6
(43)
9
(48)
12
(54)
14
(57)
15
(59)
16
(61)
16
(61)
15
(59)
12
(54)
9
(48)
7
(45)
11.5
(52.8)
Average low °C (°F) −8
(18)
−6
(21)
−3
(27)
1
(34)
4
(39)
6
(43)
8
(46)
8
(46)
6
(43)
2
(36)
−3
(27)
−6
(21)
0.8
(33.4)
Averageprecipitation mm (inches) 26
(1.02)
23
(0.91)
34
(1.34)
26
(1.02)
41
(1.61)
140
(5.51)
243
(9.57)
243
(9.57)
165
(6.5)
78
(3.07)
9
(0.35)
39
(1.54)
1,067
(42.01)
Fonte: thamel.com

Dalle fessure nelle pareti di legno inizia a filtrare un poco di luce, qualcuno si alza., poi fuori tutti dai sacchi. Tutti iin piedi. Non abbiamo dormito molto, interrotti da un andirivieni dalla camera della puerpera. Il bimbo.non ha pianto spesso, ma diverse volte una sherpani à passata avanti ed indietro recando ora in mano un piatto fumante, ora uno con aromatiche e fragranti braci di abete. Cosa strana la camera era chiusa dall'interno , ma non credo per diffidenza , solo perché il sistema di chiusura è da un solo lato della porta. Un tea bollente e poi una ennesima sosta alla sbarra di ingresso.

È una novità di questa stagione. È stata istituita una tassa d’ingresso al Parco nazionale del Sagarmatha. Ma ben più importante è l’emanazione di un regolamento che prescrive la autosufficienza per il combustibile, vietando sia la raccolta di legna che l'acquisto presso i locali.

La strada continua ora in un canyon arrampicandosi in piccoli saliscendi nei punti dove il fiume occupa tutto il fondovalle. Siamo incassati fra pareti ripide ricoperte da foreste di abeti.
Una larga spianata sabbiosa incassata fra rocce alla confluenza con il Beote Kosi e il Dudh kosi si scorge l'ultimo rimasto dei sei ponti in legno costruiti da Hillary, comincia la salita verso Namche. Incontro finalmente e conosco Alberto Damioli (forte rocciatore bresciano), dopo aver chiesto a tutti se sono di nazionalità italiana. Chiacchierata, consegne telefoniche. Peccato di non aver preparato alcuna lettera.

Saliamo a zig zag mentre i due fiumi scrosciano molto più in basso di noi. A metà salita una piazzola quando il sentiero si trova proprio sul crinale. ed un cartello “Prima vista sull'Everest” Ma lui é fra le nubi e non ci degna di uno sguardo.

Riprendo l'inseguimento dei primi sperando che mi aspettino alle prime case del villaggio. Ed ecco Namche Bazar! Un attimo di emozione. Quante diapositive ho visto di questo villaggio! Ora sono qui a fotografarlo. Siamo saliti in due ore ed adesso possiamo cercare un alloggio e poi girovagare per il paese. Ma non c'é scelta perché la yak girl ha già scelto per noi, portandosi nel lodge del padre ed i cinque compagni scalpitano per partire subito verso l'alto in un nuovo sprint. Qualcuno tira molto, io vado piano con conseguenti squilibri e scazzi.

(MV diario 17 ottobre 1982)

Acclimatazione a Namche Bazar

Namche (m. 3.320 - 3.440) - Shyangboche, Khumjung, Kunde (m. 3.800)

Il giorno di acclimatazione può essere trascorso visitando i dintorni, con passeggiate verso Thame o sul pianoro sovrastante Namche presso i villaggi sherpa. Guardando il pendio, sopra le case, noterete un gran rettangolo formato da muretti in pietra. È l'indicazione per gli aerei che volando a bassa quota nella valle devono puntare verso la pista di atterraggio.

Vi sono tre sentieri che salgono verso l'alto, il meno ripido è quello nei pressi del gompa e che permette di salire con calma. Vi consiglio di compiere una lenta escursione circolare, passando per l'aeroporto e l'albergo dei giapponesi, giungendo poi ai villaggi sherpa sul pianoro. In tre quarti d'ora arrivate alla pista di Shyangboche, costruita sbancando la collina ed abbattendo alcuni mani. L'impresa fu diretta dai neozelandesi ed è spettacolare vedere talvolta i Pilatus Porter, od i Twin Otter, lanciarsi sopra Namche dai 3.720 metri della pista, costruita in discesa come quella di Lukla. Continuando sul ciglio della collina arrivate all'Hotel Everest View, costosissimo albergo costruito dai giapponesi in una posizione panoramica, ma che sta rapidamente degradandosi pur essendo una solida costruzione. Il sentiero scende verso la piana di Khumjung posta a circa 3.800 metri.

Yetiscalp Khumbila 2D'origine alluvionale, il terreno si è dimostrato fertile. Le case sono sparse anche fra i campi. Questo è il più grande villaggio del Khumbu, non vi sono lodge ma solo tea-shop, i proprietari permettono di accamparsi vicino alle case. Il gompa, posto un po' sopra le case, possiede parte del cranio di un yeti. Il reperto è stato portato da Hillary, accompagnato dal capo villaggio Khunjo Chumbi, negli Stati Uniti nel 1960. L'analisi dimostrò che la pelle proveniva da una specie di antilope. Ora il gompa è spesso chiuso ed una guardiana ha il compito di mostrarlo. In questa zona l'Himàlayan Trust, guidata e promossa da sir Hillary, ha portato iniziative lodevoli quali la scuola, che si è dimostrata un'eccellente istituzione per i ragazzi sherpa, l'ospedale di Kunde, che potete visitare ad orario fisso dopo il pranzo di mezzogiorno. L'edificio ospita principalmente gli ammalati locali in quanto per il pronto soccorso ai turisti operano l'H.R.A. in Periche o i medici delle spedizioni.

Kumjung Voce Wikipedia lingua italiana

Kumjung voce Wikipedia in lingua inglese

Da Khumjung un sentiero scende verso oriente, fra chorten e mani, fino a congiungersi alla pista principale proveniente da Namche, prima del villaggio di Teshinga.

Il pendio sopra il paese è ripido e brullo e verso l'alto un enorme rettangolo è stato tracciato costruendo muretti di pietre. ed è ben ripido non sono state costruite terrazze. Ma la salita non è lunga, arriviamo alle case che si ergono vicino all'aeroporto Una gentile signora sta preparando le sue focacce di sterco. Vicino alla pista, sopra un macigno, una decina di bimbi cantano filastrocche armoniose ed incomprensibili interrotte da festose grida, forse insulti, rivolte al nostro passaggio. La pista ha richiesto uno sbancamento del pendio ed un intero muro mani è stato distrutto lasciando le pietre istoriate ammonticchiate su un lato della inclinata airstrip.

Siamo già sopra la treeline, eppure sul pianoro e sul versante che scende verso i villaggi retrostanti una piccola macchia di arbusti e conifere stupisce con la sua presenza. Arriviamo così all'Everest View. Costruzione in pietra con rifiniture in legno, ma l'edificio, per quanto da lontano sembri nuovo ed armonizzato con il paesaggio, èall'interno spoglio, un'idea di abbandono. Sono le dodici e Vincenzo si incazza e se ne va a mangiare mentre il gruppo, visitato il generatore, per altro non in funzione in questo momento, scende verso i campi ed il villaggio.

L'abitato di Piangboche è simpatico, meno turistico. Solo poche tende su uno spiazzo. Le case sono talvolta circondate dai campi e fra i muretti divisori fa capolino qualche testa di donna. Alcune stanno scavando delle buche. Vi vengono poi rovesciate patate e carote: è un sistema per conservare questi vegetali per alcuni mesi ma l'operazione non è fotografabile perché le donne si voltano o si nascondono nelle fosse circolari. La ricerca di un tea shop è lunga, pare che non ce ne siano. Poi da una buca salta fuori una contadina che contratta subito la vendita di tea. La seguiamo in casa, edificio in pietra, all'interno buio pesto. Al piano terra una stalla, per una scala in legno entriamo al primo ed unico piano.

È una unica stanza con parecchie finestre su un lato e le altre pareti ricche di scaffalature su cui vasi e suppellettili, principalmente brocche, pentole e piatti luccicano lindi riflettendo i bagliori del fuoco che arde al centro dello stanzone.

Ancora una volta sono incerto se devo accomodarmi sulla panca o per terra. Poi mi rendo conto che la panca è un tavolo perché una ragazzina vi sta facendo i compiti! Lascia quaderni e libri aperti per prepararci il tea. Su un lato i fornelli rialzati indicano l'angolo cottura di questo grande monolocale  La nostra ospite lascia alla figlia l’incombenza del tea e rientra subito con uno zaino dal quale, disposta per terra una stoffa rossa, estrae monili ed oggetti che dispone con cura attirando subito la nostra attenzione ed avviando il giro delle contrattazioni. Cerco di resistere ma, complice Ado, finiamo per prendere due collane di pietre dure. Mi rifugio con la guida a mangiar tzampa e tea tibetano, volgendo le spalle ad altri due venditori che tranquilli sono entrati ed han cominciato a sciorinare le loro mercanzie.

Andiamo a visitare il gompa, con relativo scalpo. Ma la secolarizzazione é arrivata anche qui ed è una vecchia che ci apre il polveroso portoncino rivelando un interno ricco di libri. Da una casa bianca, nel cui cortile sventola una lunga bandiera verticale giungono canti e suoni di cimbali e tamburi. Vorremmo avvicinarci ed entrare, le finestrelle sono tinte in azzurro e danno un penso di allegria e pulito; ma Jck Lama ci trascina lontano. Nella casa si sta celebrando un rito propiziatorio per uno sherpa morto con i canadesi. Apprendiamo che il suo corpo è stato portato a valle altrimenti l'anima avrebbe vagato ancora per molto nel Sagarmata. Il vibrare degli enormi cimbali continua e si perde, rafforzati da altri man mano che saliamo al vicino villaggio di Kunde. Anche qui uno sherpa é morto ed a noi vien voglia di tornare a Namche. Uno sguardo dallo esterno al basso e lungo edificio del Kunde Hospital che noi conosciamo come l’Hillary Hospital e che è aperto ai visitatori solo alle 2 p.m. e, riattraversato il boschetto scendiamo.

A sera abbuffata di riso e vegetali allungati con tonno all’olio nella fumosa cucina situata all’ultimo piano del lodge. La nostra stanza dormitorio é sotto, al primo piano, la dividiamo con due tedeschi e dopo lunghe chiacchiere ed un caldo caffè ce ne andiamo in branda.

(MV diario 17 ottobre 1982)

Acclimatazione a Namche

Namche (m. 3.440 m. ) - Thame (m. 3.800) 6/7 h +/- 600m (descrizione indicativa)


Visualizzazione ingrandita della mappa

Thame, distinta in parte bassa (Thame Og) e alta (Thame Teng), si adagia intorno a quota 3800, ai piedi di una larga vallata posta a nord-ovest di Namche.

Thame è una tappa importante per chi valica l'impegnativo Tesi Lapcha (o Trashi Labtsa), (valicato da chi scrive nel maggio 2010) un passo di 5.755 metri che mette in comunicazione con la valle di Rolwaling. È un percorso che deve essere affrontato con l'aiuto di una guida e di portatori. Una buona conoscenza della montagna ed una adeguata attrezzatura sono necessarie per valicare questi monti dove sono frequenti le slavine e le frane.

Da Namche il sentiero ha inizio presso il gompa, sale verso ovest costeggiando mani e file di bandiere di preghiera. Questi muri sono adornati di interessanti mantra dai tratti molto elaborati. Dopo aver contornato il pendio con un'ampia curva, il largo sentiero quasi pianeggiante passa la frazione di Gonglha, guarda un torrente, passa le case di Dramo, arrivando infine a Thomde (m. 3.500). Un centinaio di metri prima del villaggio un sentiero in salita vi porta al piccolo Lawudo Gompa, il lamasterio della frazione di Mende, dove siete graditi ospiti (m. 3.600). A Thomde è stata costruita una centralina elettrica che provvede ad erogare energia e luce a Namche, sfruttando le acque del Bhote Kosi. Dopo una breve salita, il sentiero scende ora al greto del torrente, lo attraversa su un precario ponte in legno e inizia la ripida salita che porta a Thame con un percorso di complessive tre ore.

Thame Il villaggio di Thame è posto in una larga valle, che scende dal Lapcha La, cui fanno corona le cime innevate del Teng Kangboche (m. 5650) e del Kwangde (m. 6187) posti a sud ovest. All'estremità nord del villaggio si trova una casermetta della polizia. Il permesso di trekking non vi consente di proseguire lungo questa strada carovaniera che in due giorni di cammino vi porterebbe al Nangpa La (m. 5.716), un tempo valicato da carovane di yak che scendevano cariche di merci scambiate fra Nepal e Tibet. Per gli sherpa sussiste la possibilità di varcare liberamente la frontiera tibetana, ed alcuni lo fanno, compiendo un viaggio di due mesi, nel contesto della propria attività commerciale.

Il Nagpa-la è legato alla uccisione di Kelsang Namtso, una giovane monaca tibetana di 17 anni,  in fuga dal paese delle nevi. Puoi leggere la voce di Wikipedia Nagpa la shooting incident  ed assistere in diretta a questo omicidio.

Il monastero è stato costruito in posizione panoramica, sul pendio di una collina circa cento metri sopra il villaggio. Le bianche mura sono circondate dalle case dei lama e dei laici. Il Mani Rimdu di questo monastero si celebra ogni anno verso la metà di maggio, e se quello di Tyangboche è suggestivo perché tutte le montagne attorno sono ormai ricoperte di neve, questo avvenimento si celebra a Thame con il fiorire dei rododendri. (EDT-LP Trekking in Nepal p. 99)

"Poco prima di Thame, nel piccolo villaggio di Thamu Tengu, è la famiglia del nostro sherpa. Arriviamo e i tre figli piccoli di Dawa corrono ad abbracciare il padre; saliamo la scala di legno della casa quasi al buio completo. In un ambiente arcaico, reso più difficile dal fumo che fa lacrimare gli occhi, l'ospitalità è festosa e totale. Questa gente non ha niente, ma ci dà tutto. I bambini giocano con noi, sono felicissimi e la bambina di tre anni si mette a ballare e cantare delle canzoncine nepalesi imparate a scuola. Siamo dei loro. Grande mangiata di patate, l'unico bene prodotto dal villaggio; tea e poi noodle comprati per gli ospiti. Familiarizziamo sempre di più vedendo la generosità di questa gente che ci offre anche i propri giacigli per riposare. E poi tutti nella stessa stanza a dormire. I bambini sherpa nudi e caldi sotto un cumulo di stracci, noi corazzati nei nostri sacchi a pelo. È questione di abitudine.

Scendiamo a fare foto e quando risaliamo troviamo Dawa e signora con abiti da cerimonia, tutti cambiati da cima a fondo, che ci aspettano per prendere l'ultimo tea con gli ospiti. Stentiamo a credere ai nostri occhi. Ma la serenità dei due sherpa non lascia dubbi. Siamo commossi; sulle spalle di ognuno di noi viene messa la fascia bianca di garza delle cerimonie e noi prendiamo il tea. È il momento più bello del viaggio sul piano umano. Così il piccolo sherpa delle grandi montagne rende testimonianza della propria dignità di uomo".

Così un mio amico capogruppo di AnM ricorda l'ospitalità di Dawa Dorje Sherpa, morto assieme ad altri due sherpa e ad un cineoperatore durante la spedizione canadese dell'82 (Everest, full movie)

Namche Bazar (m. 3.440) - Thyangboche (m. 3.870) 4h 800+ 370-

Salite direttamente il pendio sopra Namche, lungo la strada principale che passa fra le case e gira a destra portandosi presso il posto di controllo della polizia. È obbligatoria la registrazione e dovete generalmente presentarvi di persona con il trekking-permit e con il biglietto d'ingresso al parco. L'operazione è evitabile, ma perché non farlo? Specie quando si potrebbe avere bisogno di ricorrere all'aiuto della polizia di montagna in caso di necessità? Al di là della sommità del contrafforte arrivate ad un poggio erboso, lasciandovi sulla destra la scuola e la caserma. Proseguendo verso nord est arrivate ad affacciarvi sulla profonda gola (quota 3.550 m. ) e seicento metri sotto di voi intravedete il Dudh Kosi, (kosi significa fiume, dudh vuol dire latte: questo nome indica chiaramente lo spumeggiare delle acque).

Il sentiero serpeggia a mezza costa con piccoli saliscendi seguendo i contorni del precipizio. Dopo circa un'ora, in cui non avete guadagnato ma neppure perso quota, arrivate quindi dalle case di Khyangjuma (non rilevabile su alcune carte e su GMaps) e poi a Sanasa. Qui vi sono due diramazioni:. un sentiero segnato (cartello) sale lungo il fianco della collina fino a Kumjung. (circa 30') ed un altro per Gokyo, mentre quello per Tynagboche prosegue in dolce discesa.

Se hai in programma di effettuare il ritorno da Namche a Lukla in due giorni, prendi in considerazione l'idea di pernottare a Sanasa e all''indomani scendere a Monjo.

Scendendo verso Tyangboche passi da un punto panoramico da dove è visibile il villaggio di Phortse in direzione nord, con le case adagiate a semicerchio su un dolce declivio (m. 3600 1h). Passi ora da Lawi Shasa.(Lawichasa - Labisyasa) e poi da un vivaio (nursery) del parco.

Il sentiero laterale conduce a Teshinga (30'-1h 30') mentre noi proseguiamo attraverso il bosco. Dapprima si scende dolcemente fra gli abeti, poi su gradoni perdi quota velocemente arrivando sul fondovalle dove un ponte dai supporti metallici permette di attraversare il Dudh Kosi. Prima del ponte due posti ristoro e se guardi a monte della frazione vedi forse ancora i resti del ponte in ietra distrutto dalla piena del 2007.Al di là il sentiero piega a destra, aggira in salita il pendio ed arrivi a Pungh Thenga (Phungitenga, Phunki Drangha) piccolissima frazione con alcuni tea-shop, alcune case fra gli orti e numerose ruote dei preghiera (m. 3.250, 30'-2h'). Resta da affrontare la ripida salita che, ora in cresta, ora a mezza costa, vi porta rapidamente in quota. Il bosco è composto anche da rododendri e, se non fossero impauriti dal corteo di turisti, forse fra gli alberi scorgeresti qualche esemplare di moschide o di thar. La salita è aspra, per fortuna sono stati elevati alcuni chautara dove riposarsi ed ammirare il Kantega (montagna a "sella di cavallo"), nelle cui viscere gli ufologi hanno posto una base segreta degli extraterrestri scoperta nel gennaio 2016. (vedi nota Kantega)

Tengboche deAlcuni tornanti più dolci costeggiati da mani ed arrivate al Khani (lett: due gambe) che segna l'ingresso nella zona del monastero di Tyangboche (m. 3.870, 2h-4h).

Attorno al gompa e alle casupole abitate dai monaci sono sorti numerosi edifici; nel boschetto ad ovest trovate un paio di lodge e la casa del Rimpoché, cioè dell'abate, un illuminato che volentieri riceve i turisti e si intrattiene in breve colloquio. Sull'ampia conca antistante al monastero sorge uno chalet con numerosi posti letto ed un'ampia cucina. Cercate di occupare i letti sotto la vetrata d'angolo, avrete la possibilità di riposare al caldo di fronte allo spettacolo del tetto del mondo. Altri edifici sono piccoli lodge ed una scuola. Non vi sono problemi per campeggiare ed al centro del prato era stata costruita una grande fontana.

Siete in uno dei punti più panoramici del percorso, in una posizione migliore che all'albergo dei giapponesi sopra Namche. Davanti  a voi l'Everest, in tibetano/sherpa il Jomolangma [ ཇོ་མོ་གླང་མ ([tChomolungmà], let. "Madre santa") (Sagarmāthā in nepalese:  sagar "cielo" e māthā "testad" = "alto nel cielo, lett. testa nel cielo)], fa capolino dietro la bastionata di Nuptse, Lhotse [Tib. lho = sud, tse = cima, let cima a sud dell'Everrest)], Lhotse Shar (Lhotse est) e Nuptse (tib. lett. Vetta ovest).

TengbocheIn una triste mattina, ai primi del 1989, il gompa di Tyangboche venne distrutto da un incendio. Fu un episodio tragico poiché il tempio non è solo il centro religioso del Khumbu, ma è anche un luogo di riferimento ideale per chi ama il Nepal e le sue montagne. La ricostruzione venne subito iniziata, ma poiché il corrente anno lamaista era un anno sfavorevole per l'innalzamento di edifici religiosi, nel 1989 vennero solo organizzati i lavori. Il problema principale nella costruzione era la scarsità di legname: non potevano essere abbattuti altri alberi all'interno del parco. Per questo il materiale da costruzione venne portato dalle valli più a sud del Khumbu, con un notevole aggravio di costi. I lavori iniziarono ai primi del "90, con il nuovo anno buddhista. Alla ricostruzione hanno partecipato gli sherpa ma anche gli escursionisti di passaggio. Il progetto del nuovo tempio ha ripreso le linee architettoniche del tempio costruito negli anni "30 del secolo scorso dopo il terremoto che distrusse il gompa originale. Presto il tempo deporrà la sua patina anche sul nuovo tempio e l'incendio sembrerà esser stato solo un incubo mandato da demoni malvagi, mentre nel gompa riprende la vita di ogni giorno.

(tratto da "Nepal, camminate ai piedi dell'Himalaya" 2a ed. 2000).

Tyangboche - Voce Wikipedia lingua inglese (migliore della breve traduzione in italiano).

18 Ottobre 1982

Alzataccia alle sei e un quarto; qualcuno chiacchiera già, poi gira e rigira e colaziona, fai i sacchi ed aspetta gli yak.

Inizia una serrata discussione in inglese e nepalese con il padrone degli yak che sostiene l'impossibilità di proseguire con solo due bestie. Il carico é voluminoso e può urtare contro le pareti nei punti dove  sentiero è stretto. Non mi rendo ben conto se ha ragione, ma calcolo che due bestie sono state sufficienti ad Aprile per sette persone e quindi possono esserlo anche adesso per sei. Saliamo al chek-point, il poliziotto mostra un librone e lascia a me la lungaggine di copiare tutti i dati.

Saliscendi in costa su un sentiero polveroso incrociando carovane di yak e di portatori. Sono gli stessi oggetti che vanno e vengono con i trek. Pentoloni e teiere, enormi catini e tavole, sgabelli pieghevoli e seggiolini di bambù impilati a decine, bidoni e contenitori delle spedizioni, cavi e corde, fornelli e taniche di cherosene, portatori ansimanti sotto sacche colorate e zaini da roccia. Ormai dai colori si comprende chi arriva: verde chiaro ADV, verde scuro Pilgrim, viola chiaro Hauser, giallo e arancione Himalayan, colori vari e sparsi liberi trekkisti o gruppi a basso budget. D’altro canto non è possibile lasciare il materiale per le spedizioni successive. I campi alti vengono abbandonati nell'inverno e centinaia di persone non avrebbero lavoro.

Oltrepassate case sparse ed un villaggio, arriviamo in fondo alla discesa. Alcuni tea shop, un posto di blocco e quattro mulini da preghiera. Qui abbiamo attraversato il fiume sull’ultimo ponte moderno, ora ci attende la salita continua e senza soste verso il monastero. Riposiamo ancora un poco, sorpresi dalla presenza di un’europea che sta. filando accoccolata sul pancale ricoperto di pelli. Per non mostrarci troppo provinciali non chiediamo niente ma ci guardiamo intorno per capire da qualche fotografia se é la donna del proprietario. Il mistero permane , solleticato ancor di più dall'enorme talamo con piumone posto in fondo alla stanza.

Un kani sormontato da un fregio dorato segna l’ingresso nell'area del monastero di Tingboehe, il gompa rossastro è circondato da numerosi edifici ed all'esterno delle mura, i due lod.,ges, una scuola ed un'altra costruzione di cui non conosco la destinazione. Al centro del pendio una serie di fontane cui l'acqua giunge da un tubo di gomma nero sospeso ad alcuni pali. Due monachelli giovanissimi, forse ancora adolescenti, avvolti nella tunica rossa e gialla, si divertono a far oscillare il cavo nero incuranti della decina di turisti che riprendono divertiti la scena. Depositiamo i bagagli nel dormitorio scegliendo i panconi sotto la finestra che occupa l'angolo verso  oriente.

Allineato con il Kani di ingresso si erge un chorten e, proseguendo, il sentiero sale lievemente, lasciando il prato alla destra . Alcuni scalini e si passa il portale di ingresso nella cinta del lamasterio. Il gompa è il primo edificio cui ci avviciniamo. Nello angusto cortile una scena colpisce subito l'attenzione, ancor più dei suoni provenienti dal tempio. Alcune persone stanno preparando la zampa ; su un fuoco due padelloni vengono arroventati per scaldare della sabbia. Successivamente sulla sabbia viene buttato l'orzo in chicchi e quando la sherpani che segue questa operazione ritiene che siano tostati a sufficienza li passa al setaccio vagliando la sabbia che ricade per terra e fissando l'orzo ad alcuni uomini. Accoccolati sotto il portico essi prendono manciate di chicchi dal . cumulo e metodicamente lo pestano in due mortai , macinandolo lentamente.

La farina tostata, secondo l’uso tibetano che abbiamo già incontrato anche in Zanskar ed in Ladakh; viene buttata diretta mente in bocca, o mischiata a tea tibetano fino a formare gnocchi. Il tea tibetano mi ricorda .       il brodino di dadi, viene preparato nel "donma', la zangola usata per  vengono mischiati burro, tea ed acqua bollente. Alcuni donma sono intarsiati ed arricchiti da lamine che le fasciano e li rinforzano, anch'esse lucide e lavorata a sbalzo, in rame od ottone.

Sotto il portico sopraelevato che dà accesso al tempio, un monaco si offre gentilmente come guida. Parla correttamente inglese, ha studiato per anno a Kathmandu ed è stato anche in India ad onorare il Dalai Lama. Saliamo nello stanzone superiore, dove insieme ai libri sono conservate le reliquie dei santi e dal soffitto pendono allineate foto di Ghandi, del Dalai Lama, di Re e Regina, del Rimpoche cioè del superiore del monastero.

Ho letto qualche intervista da. lui rilasciata, ma ora non saprei di come parlare con un reincarnata e , giudicando la mia curiosità un atteggiamento futile, declino l'invito a chiedere udienza... Inoltre non ho né una sciarpa, né un dono da offrire.

Il giovanotto, felice di parlare con un europeo di lamaismo, mi conduce a1 secondo dove, gioia di un antiquario, mi mostra le matrici dei libri. Sono assicelle di legno sulle quali, con infinita pazienza, i monaci incidono i testi, trascrivendoli in rilievo e specularmente simmetrici. Ogni asse corrisponde ad un foglio, iò testo non è rilegato come usiamo normalmente, posto fra due copertina rigide e, talvolta, perforato e legato all estremità.

Al piano rialzato, nella cappella del gompa, si sta svolgendo una cerimonia; abituati gli occhi all’oscurità nella poca luce che filtra dalle finestre istoriate veniamo subito bloccati e gentilmente invitati a non fotografare. In verità il divieto riguarda solo la navata di sinistra dove quattro monaci sono intenti a preparare un mandala rituale. Sotto le finestre hanno posto un asse quadrata, circa un metro di lato, sulla quale sono già disegnate le linee e gli spazi da colorare.

Il mandala é temporaneo viene preparato solo per questa cerimonia, se ho ben capito, disegno e preghiere fanno parte di un unico rito. I monaci prendono la polvere colorata da contenitori, ciotole o sacchetti, e la pongono in lunghi ed appuntiti coni di rame. L'estremità è mozza e lascia uscire il colore in quantità minima. Si impugna con la sinistra il cono, tenendolo leggermente inclinato in avanti e con la mano destra si danno leggerissimi colpi in modo da far defluire la polvere lentamente. Dove lo spazio non è stato colorato ma esiste momentaneamente solo una linea colorata, il disegno ricorda quello rituale degli indiani Hopi nel Nord America, tracciato sulla sabbia con polveri colorate.

Il nostro ventiduenne monaco continua a parlare del suo viaggio a Lubini, lo interrompo chiedendogli quanti monaci vivano ora qui; mi parla di 30 monaci e 20 studenti ma non comprendo se la prima cifra è comprensiva del totale e per gentilezza non appuro altro. Questi bambini che in fondo alla navata paiono annoiarsi parecchio e guardano, forse invidiosi, ad un altro ragazzino che partecipa alla cerimonia come suonatore di tamburo. Nella navata centrale, su due pancali rialzati posti uno in fronte all’altro due file di monaci di varia età su scranni più o meno decorati celebrano la funzione. A destra i suonatori di corni ed in fondo, al lato del trono del Rinpoche, presente, il posto del suo vice. Sull'altra fila i cimbali grandi e le trombe corte, ed ultimo il fanciullo addetto al timpano se ne sta accoccolato su uno sgabello posto sul pavimento.

Salutiamo la nostra gentile guida, rituale offerta e ritorniamo nel prato ad ammirare il tramonto; il sole è alle nostre spalle, e davanti a noi le nubi si stanno aprendo, sospeso nella nebbia il massiccio di rocce comincia ad apparire ed a tingersi di colori sempre più carichi, Gli ultimi raggi di sole illuminano, in tutta la gloria. il tetto del mondo.

(da "Takin' Off - il mio primo Nepal" di  MV, diario 18 ottobre 1982)

Thyangboche (m. 3.870) - Pangboche (m. 3920) 1h 30' +/- 100m

Seguendo la traccia che attraversa il prato posto a nord est del monastero, inoltratevi nel boschetto di ginepri, abeti e rododendri. Con lenta discesa fra pascoli e qualche casa arrivate ad un ponticello presso due mulini con ruote da preghiera, camminate quasi in piano per alcuni minuti e siete presso il piccolo monastero femminile di Pema Chöling (lett. sacro luogo del Loto) a Deboche (Devuche o Debouche), uno dei più antichi monastri del Khumbu e del Nepal (restaurato da Architetti senza Frontiere di Seattle), e le poche baite di Milingo (m. 3.820, 50'),

Raggiunto il ponte di legno sulla stretta gola dell'Imja Khola (m. 3.790, 10'-1h) attraversate il torrente ed iniziate una lenta ma continua salita, in un luogo classico per fotografare trekker e portatori in cammino con lo splendido Ama Dablam come sfondo. Il percorso poggia talvolta sulla roccia e dopo circa 15' arrivate ad una strettoia presso un chorten.

Pangboche Numerosi sono i muri mani dalle elaborate incisioni ed uno di questi monumenti racchiude la roccia dove resta impressa l'impronta di Lama Sange Dorje. Ancora pochi minuti e, tenendovi sempre sul sentiero a mezza costa ed in leggera discesa, arrivate alla più bassa delle due frazioni che compongono il villaggio di Pangboche (m. 3.920, 30'-1h 30'). Prendendo qualcuno dei sentieri che risalgono la china arrivate in circa 15' a Pangboche alta ed al sovrastante gompa (m. 3.985). Il Gompa è stato restaurato con un progetto del Mountain Institute.

Voce Pangboche in Wikinpedia lingua inglese.

Dal gompa, tenendovi a mezza costa, dapprima fra gli abeti, poi sul crinale erboso, arrivate ad un poggio panoramico dove fra i mani ed i piccoli chorten trovate le tracce delle pire ove vengono cremati i  buddhisti, previo assenso del lama.

 

Note

 

(1) la riconferma potrebbe essere fatta la sera del vostro ritorno definitivo a Lukla. Negli ultimi trekking spesso i partecipanti mi hanno chiesto di unire le tappe Namche - Padgling - Lukla per guadagnare una giornata a Kathmandu. Torna

 

Kantega

In posizione 27°47'43,40" N, 86°49' 6.40"E GMaps riporta un lago (') od una macchia scura che è stata interpretata come l'ingresso a una base UFO... (no comment). In realtà, se restringi  la mappa, vedrai che è una omissione del satellite.

 

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