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il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Khiva XИВА
Sulle orme di Tamerlano
22 aprile - 11 maggio 2013
Uzbekistan - Turkmenistan - Iran

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Tashkent

PORTE E MURA DELLA ICHON-QALA

L’ingresso principale della Ichon-Qala (ingresso biglietteria e siti 9-18) è la porta occidentale (Ota-Darvoza, letteralmente ‘Porta del Padre’), ricostruita negli anni ’70 dopo che quella originaria era andata distrutta nel 1920. Il biglietto valido due giorni consente l’ingresso in tutti i siti e i musei della Ichon- Qala e al Mausoleo di Pahlavon Mahmud.

I visitatori possono girare liberamente all’interno della Ichon-Qala senza biglietto, ma non possono entrare nei vari siti (né, tecnicamente, fotografarli). Le porte a nord, est e sud sono chiamate rispettivamente Bogcha-Darvoza (Porta del giardino), Polvon-Darvoza (Porta dell’uomo forte) e Tosh-Darvoza (Porta di pietra).

Non perdetevi la passeggiata lungo il tratto nord-occidentale delle mura (per la quale non serve il biglietto). Gli scalini si trovano presso la porta settentrionale. Le mura di fango, lunghe 2,5 km, risalgono al XVIII secolo e furono edificate dopo che quelle precedenti erano state distrutte dai persiani.

 

KUHNA ARK

Sulla vostra sinistra entrando dalla porta occidentale si trova la Kuhna Ark, fortezza e residenza dei sovrani di Khiva, costruita la prima volta nel XII secolo da un certo Ok Shihbobo e poi ampliata dai khan nel XVII secolo. Al suo interno si trovavano l’harem, la zecca, le scuderie, l’arsenale, le caserme, la moschea e la prigione.

La tozza sporgenza presso l’ingresso, sul lato est dell’edificio, è la Zindon (prigione), in cui sono esposte catene, manette e armi, oltre che immagini di persone gettate giù dai minareti, infilate in sacchi pieni di animali selvatici e così via.

All’interno dell’Ark, il primo varco a destra vi porterà alla moschea estiva del XIX secolo, una bellissima moschea all’aperto con splendide piastrelle bianche e blu decorate con motivi vegetali e un tetto rosso, arancione e oro. Accanto si trova la vecchia zecca, oggi museo, che espone tra le altre cose banconote stampate su seta.

Proseguendo dritto dall’ingresso dell’Ark si entra nella sala del trono all’aperto, dove i khan dispensavano i loro giudizi (se non proprio la giustizia). Sul terreno è visibile un’area circolare destinata alla yurta reale, che i khan continuavano a usare nonostante avessero abbandonato il nomadismo.

A destra della sala del trono, una porta nella parete conduce a una rampa di scale attraverso la quale si accede alla torre di guardia originaria della Kuhna Ark, situata proprio a ridosso del massiccio muro occidentale della Ichon-Qala.

 

MEDRESSA DI MOHAMMED RAKHIM KHAN

Ad est della Kuhna Ark, al di là di uno spazio aperto che un tempo era un’affollata piazza del complesso (e un luogo dove si svolgevano le esecuzioni), sorge la Medressa di Mohammed Rakhim Khan, che risale al XIX secolo e prende il nome dal khan che si arrese alla Russia nel 1873 (ma che, dopo tutto, era riuscito a conservare l’indipendenza di Khiva qualche anno in più rispetto a Bukhara). All’interno della medressa c’è un museo molto disordi nato dedicato in parte a questo khan, che era anche un poeta e scriveva sotto lo pseudonimo di Feruz, e a suo figlio Isfandiyar.

All’esterno del muro meridionale della medressa c’è un cammello che è un po’ il simbolo di Khiva: si chiama Katya ed è a disposizione dei turisti che desiderano mettersi in posa per una fotografia.

 

MINARETO KALTA MINOR

Subito a sud della Kuhna Ark si erge il tozzo Minareto Kalta Minor, rivestito di piastrelle turchesi. L’edificio venne iniziato nel 1851 da Mohammed Amin Khan, il quale, secondo la leggenda, voleva costruire un minareto talmente alto da poter vedere tutto il territorio fino a Bukhara. Purtroppo il khan morì improvvisamente nel 1855 e la costruzione non fu mai portata a termine. A est del minareto, accanto alla medressa che ospita il Restoran Khiva, sorge il piccolo e semplice Mausoleo di Sayid Alauddin, che risale al 1310, quando Kihva era governata dall’Orda d’Oro dell’impero mongolo. Davanti al sarcofago piastrellato del XIX secolo si vedono a volte dei fedeli in preghiera.

 

MOSCHEA JUMA

Situata a est del Mausoleo di Sayid Alauddin, la grande Moschea Juma è interessante per le 218 colonne di legno che sostengono il tetto, un progetto che si pensa derivato dalle antiche moschee arabe. Sei o sette delle colonne risalgono alla moschea originaria del X secolo (provate a individuarle), mentre l’at tuale edificio è del XVIII secolo. Dall’interno è possibile salire una fila di gradini molto bui per accedere alla galleria ricoperta di guano del Minareto Juma, alto 47 metri.

 

MEDRESSA DI ALLAKULI KHAN E DINTORNI

Subito a est della Moschea Juma, lungo una strada che si dirama verso nord da Pahlavon Mahmud St, si trovano alcuni degli edifici più interessanti di Khiva, la maggior parte dei quali fu fatta erigere da Allakuli Khan – noto come il ‘khan costruttore’ – tra il 1830 e il 1850. Per prima s’incontra l’alta Medressa di Allakuli Khan (1835) e la più antica Medressa di Kutlimurodinok (1804–12), situate l’una di fronte all’altra, con facciate piastrellate ben assortite tra loro.

A nord della Medressa di Allakuli Khan vi sono il Bazar e Caravanserraglio di Allakuli Khan. Si accede a entrambi attraverso le alte porte di legno che si trovano accanto alla medressa. Il bazar è una galleria sormontata da una cu pola che ospita ancora i commercianti e che, all’estremità orientale, si apre sul moderno Bazar Dekhon.

A sud, di fronte alla Medressa di Allakuli Khan, sorgono la Medressa di Abdulla Khan (1855), che ospita un piccolissimo museo di storia naturale, e la piccola Moschea di Ak (1657), all’interno della quale si trovano i Bagni di Anusha Khan (Anushahon Hammomi).

La porta orientale, una lunga galleria a volta del XIX secolo costellata di enormi porte scolpite, collega i bagni all’area del bazar. Qui si svolgeva il mercato degli schiavi, che un tempo venivano messi in mostra nelle nicchie delle pareti. Appena fuori dalla porta si trova una moschea tuttora funzionante che il venerdì brulica di vecchi dal viso rugoso.

 

PALAZZO TOSH-HOVLI

All’interno di questo palazzo, il cui nome significa ‘casa di pietra’, si possono ammirare le decorazioni più sontuose di Khiva, tra cui piastrelle in ceramica, sculture in pietra e in legno e ghanch. Fatto costruire da Allakuli Khan tra il 1832 e il 1841 come alternativa più lussuosa alla Kuhna Ark, si dice che abbia più di 150 stanze affacciate su nove cortili, con alti soffitti progettati per catturare ogni soffio d’aria. Allakuli era un uomo impaziente; si dice che il primo architetto del Tosh-Hovli fosse stato giustiziato per non essere riuscito a completare i lavori in due anni.

Le due ali del palazzo sono accessibili da due ingressi separati. Non mancate di visitare la poco visibile ala sud, che ospita la sala del trono e un sontuoso aivan.

 

MEDRESSA DI ISLOM-HOJA

Proseguendo a sud della Medressa di Abdulla Khan si arriva alla Medressa e al minareto di Islom-Hoja, i monumenti islamici più recenti di Khiva, entrambi costruiti nel 1910. Il minareto decorato con fasce di piastrelle turchesi e rosse, assomiglia piuttosto a un faro insolitamente grazioso. È possibile salire sulla cima del minareto, che con i suoi 57 m è il più alto dell’Uzbekistan.

La medressa ospita il Museo di Arti Applicate, il migliore di Khiva, in cui sono esposti manufatti della Corasmia di ogni epoca: eleganti sculture in legno, oggetti in metallo, tappeti uzbeki e turkmeni, pietre scolpite con iscrizioni in arabo (lingua usata in Corasmia dall’VIII al XIX secolo) e grandi vasi chiamati hum che servivano a conservare il cibo sottoterra.

Islom Hoja era un gran visir vissuto all’inizio del XX secolo che, per gli standard locali, aveva idee liberali: fondò una scuola di tipo europeo, portò in città il telegrafo e fece costruire un ospedale. A causa della sua popolarità il khan e le autorità religiose lo fecero assassinare.

 

MAUSOLEO DI PAHLAVON MAHMUD

Questo sacro mausoleo (Islom Hoja) con il suo incantevole cortile e la splendida decorazione a piastrelle, è uno dei luoghi più belli della città. Pahlavon Mahmud era un poeta, un filosofo e un leggendario lottatore che divenne il santo patrono di Khiva. La sua tomba, che risale al 1362, fu ricostruita nel XIX secolo e poi requisita nel 1913 dal khan dell’epoca per trasformarla nel mausoleo di famiglia.

La bellissima camera in stile persiano sor montata da una cupola turchese all’estremità settentrionale del cortile custodisce la tomba del khan Mohammed Rakhim. Il sarcofago e le pareti della tomba di Pahlavon Mahmud, a sinistra della prima camera, sono decorate con alcune delle piastrelle più belle di Khiva. A est e a ovest dell’edificio principale, fuori dal cortile, vi sono tombe anonime di altri khan.

 

DISHON-QALA

La Dishon-Qala, un’altra creazione del ‘khan costruttore’ Allakuli, era la parte esterna della città vecchia di Khiva circondata da una propria cinta muraria lunga 6 km. Gran parte di essa è oggi sepolta sotto la città moderna, ma parte delle mura è ancora visibile 300 metri a sud della porta meridionale.

Il Palazzo di Isfandiyar (Mustaqillik; ingresso, h9-18) fu costruito tra il 1906 e il 1912 e, come il palazzo estivo dell’emiro a Bukhara, è caratterizzato da decorazioni molto elaborate, in un confuso e affascinante connubio di Oriente e Occi- dente. Le stanze sono in gran parte spoglie, e ciò permette di apprezzare ancora di più i soffitti dalle decorazioni dorate e i particolari sontuosi, come gli specchi alti 4 m e un lampadario da 50 kg. Nel caso vi chiedeste dov’era l’harem, questo si trovava dietro il muro gigantesco a ovest del palazzo. Attualmente è in corso di restauro e forse, prima o poi, verrà aperto al pubblico.

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