Descrizione dettagliata del percorso

Lhasa ed oltre 1998

Venerdì 10 Luglio        Italia - Frankfurt                      volo

Alle 14,00 ci ritroviamo all'area convocazione gruppi di Linate che è situata, entrando, tutto a sinistra. Partenza volo ore le 17. Volo Alitalia fino a Francoforte. Ritrovo a Francoforte con i provenienti da Roma e Torino al meeting point. Da quanto ho capito è l'unico meeting point dell'area, ma ha lo svantaggio di trovarsi al livello inferiore quindi distante dai chek in e dai gate. Con il trattato di Schlegen l'organizzazione dell'aeroporto è cambiata e si perde tempo per i passaporti perché a Linate non vengono più controllati e lo si fa qui. Per lavori di ristrutturazione l'RNAC non parte dal solito gate ma da un altro. Il chek per l'RNAC si trova nel grande corridoio centrale del pian terreno ma apre solo alle 21 ed aspettiamo. 23.00 Volo RNCA (Royal Nepal RNAC, pr. arnecsi). da Francoforte. È lungo ma comodo. Partenza verso mezzanotte. Leggermente in ritardo.

Sabato 11 Luglio         Frankfurt - Dubai - Kathmandu           volo+bus

Alle 6.00 tutti giù per scalo tecnico a Dubai. Il Duty Free Shop di Dubay è ottimo per le sigarette (US$ 1 a pacchetto od anche meno). Le macchine fotografiche, con il dollaro alto, sono meno care del 20 % rispetto all'Italia. Di fatto si risparmia l’IVA. Arriviamo a Katmandu verso le 14 locali ( + 3.45 GMT). Accoglienza umida (piove): in aeroporto ci aspettano i missi dominici di Amar della MAB. Amar ha pronto un minibus (lo chiamano van) con il quale ci rechiamo all'albergo. Il costo dello Shuttle è di 1000 Rupie.

Agenzia MAB Tours and Travels Amar R. Tuladhar; Pbox 12578

Thamel Kathmandu; N E P A L tel casa 977 1 241098 tel uff. 977 1 419039 fax 977 1 420315 mab@wlink.com.np

Marsyangdi Hotel P.Box 13321, 506 tel 414105, 412129 fax 977-1-410008 Email htlgold@mos.co.np Paknajol, Thamel, Kathmandu, Nepal

Il costo è di 9 US$ pax. Camere AC con TV e bagno.

Tramite Amar avvisiamo Mrs Peldon del TIST di KTM. Appuntamento per le 19. Cambio da Amar un po' di dollari a 64 NRs Fisso anche il van per un giro turistico domani. Raccolta cassa viaggi e cassa comune. Prima di cena rapido giro in Durbar square. Cena allo Yak in Thamel, 1405 NRs in 6 incluse le bevande e mancia.

Domenica 12 luglio KTM - Boidanilkanta - Bagdhaon - KTM

Raccolta Cassa

Swayumbynath, Patan, Bagdhaon (Baktipur), Budhanilkantha,

La valle di Kathmandu

Capolavori in pietra Antiche sculture classiche in pietra costellano la Valle ed aspettano di essere scoperte. La cappella in cima alla collina di Changu Narayan ospita alcuni dei migliori pezzi: un Vishnu rivela se stesso nella sua gloria divina di fronte ad un riverente Arjuna (in una delle scene fondamentali del Bhagavad Gita); un altro Vishnu nell'atto di scavalcare il mondo con tre falcate; una curiosa e piccola statua in pietra di Garuda con le fattezze di un re scomparso secoli addietro e la prima traccia di storia scritta della Valle, una colonna che ricorda una vittoria del 464 a.C.. Il Tulsi Hiti, il bagno reale nella corte del palazzo reale di Patan contiene dozzine di statue in pietra perfettamente scolpite e disposte in un bagno circolare (visibile ne "Il piccolo Buddha") con una stupenda cannella in metallo. Il Vishnu dormiente a Budhanilkantha è meraviglioso sebbene l'incanto del luogo sia rovinato da una triste cancellata. Ma basta lasciare le strade intasate di traffico ed inoltrarsi in bicicletta od a piedi fra i campi per ammirare in pace chaitya, linga e le consunte pietre onorate per millenni dai Newari. Bronzi

Visitate il Museo Nazionale per avere una panoramica ravvicinata e ammirate le immagini in bronzo dei re Malla che erano posizionate sui pilastri nelle tre Durbar Square. Il famoso Tempio d'Oro di Bhaktapur non ha bisogno di alcuna presentazione ma il Tempio d'Oro di Patan lo sorpassa per abbondanza di immagini e di dorature. Nei pressi, nel cortile del vecchio palazzo di Patan, le porte di un tempio chiuso sono sorvegliate dalle immagini a grandezza d'uomo delle dee Ganga e Jamuna.

Da ammirare anche le due Tara di Swayambunath e il lussureggiante fogliame che risalta sul torana del tempio Seto Machhendranath in Kathmandu. Ad esso fanno contrasto tutti i preziosi torana in metallo un tempo adornati da minuscole immagini sostituite ormai dai buchi lasciati dai ladri che li hanno asportati. Shikara Shikara significa "vetta della montagna" e queste slanciate cupole in pietra o mattoni vogliono ricordare i torreggianti picchi Himàlaya. Questa forma venne introdotta nel 14° secolo dall'India del nord al Nepal. La base quadrata simbolizza le caverne di montagna usate come eremi ed sormontata da una cupola molto slanciata e appuntita sormontata un'asta dorata.

Orti simmetrici e arcate sono disposti sulle facciate supportate da leggiadre colonne. Al centro vi una piccola cappella che custodisce la statua di una divinità. Le shikara sono costruite in mattoni poiché la pietra costosa in Nepal e sono in pietra solo quelle costruite dai re. Un raro esempio di shikara in terra cotta il tempio Mahaboudha a Patan. Il migliore esempio senza dubbio il Krishna Mandir nella piazza reale di Patan. Stupa e Chaitya Lo stupa un monumento esclusivamente buddhista. È principalmente una cupola emisferica che racchiude delle reliquie. Fosco Maraini nel suo libro spiega chiaramente come questo monumento si sia modificato nel corso dei secoli e nelle varie regioni dell'Asia.

In Nepal il monumento indiano si trasformato negli elegantissimi e delicatamente lavorati chaitya eretti in pietra come memoriali. Alcuni di essi risalgono al 5° secolo e quelli che ammiriamo servirono da modello al Chorten del Vajrayana. Vi sono diversi stili di chaitya. Bahal Queste strutture residenziali a più piani si trovano in tutte le principali cittadine della Valle e hanno dato il loro nome ai quartieri dove sorgono, incluso Thamel che una contrazione di Tham Bahal. Il bahal (conosciuto anche con il nome originale indiano di vihara cioè monastero) nacque nel 7° secolo come monastero buddhista e centro di insegnamenti religiosi ed artistici. Con la scomparsa del Buddhismo Newari e conseguente rinuncia ai voti di celibato dei monaci che divennero sacerdoti e capifamiglia il Bahal si trasformò in un edificio che ospita le comunità laiche buddhiste newari. Le famiglie vivono in appartamenti separati che si affacciano sul cortile centrale. Ogni bahal ha il proprio tempietto o al centro della corte o nella facciata opposta a quella d'ingresso. Il pianterreno per le preghiere mentre il secondo piano ospita l'Agama o divinità del Bahal (divinità della comunità)

Bhaktapur

Una polverosa strada lunga 14 chilometri collegava Kathmandu a Bhaktapur fino al 1966 quando arrivò la "autostrada" cinese diretta a Lhasa. Ma il villaggio rimase un mondo a parte autosufficiente nell'economia e con una identità forte ed indipendente a ricordo di quando "la città dei devoti" era la capitale di un piccolo regno. Fondata probabilmente nel 3° secolo con l'unione di fattorie sparse, nel 12° divenne sede del palazzo reale di Ananda Deva che da Banepa, fuori dalla valle, vi trasferì la propria capitale. Nei tre secoli seguenti fino alla frammentazione in tre regni, Bhaktapur fu la capitale della valle unificata e fu poi l'ultima città a cadere sotto i Gorka nel 1768. La decadenza fu accelerata nel 1934 da un terremoto che distrusse più di metà degli edifici. Come risultato pochi edifici antichi sono rimasti intatti ed anche i templi principali sono stati spesso ricostruiti. Il destino della città e dei suoi contenuti artistici è ora legato al Bhaktapur Development Project, un gigantesco piano d'investimenti sponsorizzato dalla Germania.

Obiettivo ridare alla città quella sua atmosfera cos cara ai turisti e contemporaneamente migliorare la qualità della vita dei residenti. Le strade sono state ripavimentate in mattoni rossi in sostituzione dell'asfalto, disponendo anche canali di scolo per l'acqua piovana; dozzine di templi in rovina ed edifici fatiscenti sono stati restaurati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti specialmente nella vecchia zona orientale della città attorno a Tachupal Tol. A zonzo per Bakthapur La piazza reale Durbar Square offre in un sol colpo d'occhio quanto di meglio la creatività newari ha ideato nell'architettura religiosa e civile. Passato l'arco d'ingresso dove si paga un biglietto alla municipalità, lasciati sulla destra alcuni templi minori, sulla sinistra si svelano le facciate del vecchio palazzo reale, della galleria nazionale e del Palazzo dalle 55 finestre. Mentre nella piazza si ergono la colonna di re Bhupatindra Malla, il Pashupatinath Mandir, il Vatasaladevi Shikara.   Alle 18 arriva Mrs Paldon alla quale consegno i passaporti e 206 US$ a cranio (156 per il volo e 50 per il visto d'urgenza). Mi raccomando che i nomi vengano scritti per esteso perché l'anno scorso (Kailash 1997) Cammelli ha dovuto ripagare il visto in aeroporto a Lhasa perché aveva scritto M.Cammelli e non Massimo Cammelli. Cena comune allo yak, 1460 NRs.

Lunedi 13 luglio           KTM   bus

Alle 18 non arriva Miss Paldon ma due ragazzi del TIST. Controlliamo attentamente i nomi. Preparati e sistemati i bagagli. Cena comune.

Martedi 14 luglio          KTM-Tsedang (Tetang)          volo+bus

Sveglia alle 4.30.

Partenza ore 5.15 per timore dello sciopero e possibilità di blocchi stradali. Katmandu è presidiata dalla polizia in tenuta anti-sommossa ad ogni incrocio. Schizziamo come lepri. L’attesa del bagaglio, l’attesa del chek-in, l’attesa del volo. Mance aeroporto 50 NRs. Tassa di imbarco 700 NRs (dal 17 luglio 98 le NRs diventeranno 1000 pax) (il Tibet è Cina e si paga l'imbarco pieno). Il chek-in è (nel nostro caso) nel secondo bancone da destra. Non c'è scritto niente ma ogni agente si mette in coda con i biglietti e si forma una lista di attesa per il chek-in. I passeggeri vengono più tardi e trovano il membro dell'agenzia che fa la fila per loro. Il chek dovrebbe aprire alle 8 ma alle 7.30 arrivano gli incaricati: un uomo che controlla i visti e una impiegata che da le carte di imbarco, senza controllare alcuna lista.

Alle 7.45 abbiamo già i nostri boarding-pass. Saliamo le scale ed entriamo nella zona imbarco. Si compila una schedina di uscita, si passa dal controllo passaporti e poi da quello bagagli a mano e perquisizione, poi si rimane in attesa o sulle poltrone (scomode) od al bar. 9.45 ci imbarcano.

Decollo alle 10. Questa volta non ci sono molte nubi e dalla cabina di pilotaggio ci segnalano l'Everest. Mi sembra che voliamo prima ad est sul Bhutan e poi virata a nord verso Lhasa.

Volo di circa un’ora.

Arriviamo all’aeroporto di Lhasa verso le 14.15 (+ 2.15h rispetto a KTD). Si entra tutti in una sala non molto larga, ponendoci su due file. Va avanti il Capogruppo con il visto in duplice copia. Uno lo trattengono e l'altro lo restituiscono. Si passa ad uno ad uno mostrando passaporto. Aldilà c'è l'ampia sala del ritiro bagagli poi sul piazzale ci aspetta un minibus. Troviamo la nostra guida. Il programma è già scritto. Pazienza. Purtroppo non sono inclusi i tumuli reali. Cambio di fuso orario, avanti di due ore Ci spostiamo verso Tetang che raggiungiamo in un paio d'ore.

Alloggio al Tetang Hotel. Camere buone con bagno (doccia in vasca), tv, frigo. Per la cena ci dicono occorre prenotare a 70 ¥. Da una relazione sappiamo che invece si può ordinare dal menù. 17.00 apre lo sportello del cambio in albergo. Cambiamo 150 US$= 1210¥. Ne distribuiamo 50 a testa per le spese individuali. Passeggiata in città fino al convento sopra la zona tibetana. Cena in albergo 94¥.

Mercoledì 15 Luglio     Tetang - Samye - Yumbulakhang - Tradruk Tsedang              bus

Paola vomita al risveglio dopo un Nescafé. Colazione self service (inclusa nel B&B). Paola decide di rimanere in albergo mentre noi ci trasferiamo a Samye. Arriviamo al traghetto. Un'ora per traghettare. Mezz'ora su un camion. Visita del complesso dei templi fino alle 12.30 Ritorno al traghetto. Alle 14 ripassiamo dall'albergo. Lasciamo Matilde (è il suo turno per questo malore forse da acclimatazione o stress) e preleviamo Paola.

Spostamento a Yumbulakhang

Visita, Yumbulakhang

Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Tradruk.

Passeggiata serale. Cena in albergo a Menù 223 Yuan.

Tradruk

Il tempio di Tradruk è il primo dei templi geomantici del Tibet dopo il Jokhang (ma alcune fonti ne indicano la priorità): si ritiene che fosse stato costruito da re Songtsen Gampo sulla spalla sinistra della orchessa supina, simbolizzante l'asprezza della terra del Tibet). Il toponimo deriverebbe da un falco (tra), emanazione delle meditazioni di re Sogtsen, che vinse un drago (druk) locale e facilitò la costruzione del tempio. Più tardi il luogo fu venerato come uno dei tre templi reali del Tibet dai sovrani Trsisong Detsen e Mune Tsepo. In quel periodo venivano officiate cerimonie della Vinaya e dell'Abidharma . Saccheggiato durante la persecuzione di Langdarma, il sito venne restaurato nel 1351, e più tardi, dal V Dalai lama, che aggiunse il tetto dorato, e dal VII Dalai lama. Alla fine del 18° secolo Tandruk aveva complessivamente 21 cappelle. Il Dukang e molte cappelle vennero distrutte nella Rivoluzione Culturale ma dal 1988 sono partiti lavori di ricostruzione. Cappelle del pian terreno. Dalla strada si valica il portone per trovarsi nel portico ovest disposto su tre lati. A destra vi è l'ingresso del Mani Lhakang (da me non visitato perché avevo un cagotto spaventoso), che racchiude una grande ruota da preghiera. E' scomparsa la campana del portico (coeva di quella di Samye e del Jokang) e che risaliva al periodo Yarlung. Dal cortile si accede ad un circuito esterno (barkor).

Tsuklakhang Si entra quindi nell'edificio principale (Tsuklakhang), la cui pianta dovrebbe richiamare quella del Jokang. Il cortile da accesso a 12 cappelle (da sinistra a destra): Ngakpa Lhakang (ovest), immagine dal Grande Quinto affiancato da maestri Gelugpa e Kadampa. Gonkhang Lhakang  (nord-ovest) immagine di Mahakala. Thuje Lhakang  (nord) Sangye Lhakang  (nord) Mahaharunika ad undici teste mille braccia. Chogyel  Lhakang  (est) contiene nuove immagini di re Sogtsen con le due regine ed i ministri. Dolma Lhakang Tashi Jamnyon   (est) Di tutte le cappelle la più importante è il  Dolma Lhakang Tashi Jamnyon   (est) al centro. Questa è il tempio originale di Sogtsen Gampo. Conteneva le statue in pietra dei Buddha delle cinque famiglie proveniente dal monte Zodang Gompori ed una statua di Dolma "che consuma le offerte". Oggi  vi sono nuove statue in creta che contengono pezzi delle precedenti, Sono stati aggiunti Otto Bodhisattva e i re guardiani. Rabten Lhakang  (nord) Mahaharunika ad undici teste mille braccia. Tuje Lhakang  (est) vecchia immagine di un Mahaharunika dalle mille braccia affiancata da Manjughosa e da Vajrapani. In un angolo vi è una pentola usata dalla regina Wengchen in persona. Tsepak Lhakang  (sud-est) Amitayus, affiaancato dalla Tara Bianca e Vijaya. Menlha Lhakang  (sud) Otto Buddha della medicina, al centro Vhaisajyaguru. Orgyen Lhakang  (sud) Camera esterna con immagine di Amitayus  e Mahakala e camera interna con Padma Shambava affiancato da Manadarava e da Yeshe Tsogyel. Tangdrol Lhakang  (sud) Dipinto con Tsongkapa circondato da i suoi discepoli. Cappelle del Primo piano Non rilevate ma interessanti.

Giovedì 16 Luglio                    Tetang - Lhasa visita Mindroling, Dolma Lhakang,  Jokang      bus

Colazione self service (inclusa nel B&B). Lungo la strada ci fermiamo a Mindroling. Tempo nuvoloso. Torna il sole all'altezza dell'aeroporto. Sosta per pranzo nel paesino che si trova all’estremità nord del ponte.. Qualcuno mangia di suo, in tre andiamo con la guida in localino. Buono il panino imbottito (shapalé) e la zuppa con gli spaghettoni (tukpa). Pochi Yuan a testa (individuale). Dal bivio sono circa 2 ore di bus lungo le rive dello fiume di Lhasa, è in piena Cielo luminoso. La strada è danneggiata dalla terra portata dai torrenti laterali. Il Buddha sulla roccia è ora in un'ansa tagliata fuori. Sulla vecchia strada numerosi gruppi di ciclisti stranieri. Piove. Già prima del bivio per l'Amdo ci sono fabbriche e capannoni. Smog. Sostiamo al Dolma Lhakhang. Dolma Lhakhang Questo piccolo santuario è legato alla visita di Atisha nell'undicesimo secolo. Si trova circa a 27 chilometri a sud di Lhasa sulla strada dell'aeroporto. Fino al 1988 i monaci chiedevano il permesso scritto del PSO o del CTS ma ora è possibile entrare liberamente, 10 Yuan pax. Il santuario ospita quattro monaci che fungono anche da guardiani ed è dedicato ad Atisha ed Tara, sua divinità protettrice. Il piccolo edificio consiste in un vestibolo con alcuni affreschi restaurati ed un bianco chorten, una galleria perimetrale con numerose ruote di preghiera ed un Dukhang sul quale si aprono tre cappelle. Le prime due racchiudono statue di dee riccamente vestite con paramenti ed alcuni chorten di rame. Sarebbe stato proprio Atisha ad introdurre in Tibet il chorten, questo cenotafio che ha poi rivestito tanta importanza nell'architettura lamaista. Nella terza cappella alcune statue gigantesche sorvegliano il trono di pietra da cui Atisha predicava ai fedeli. La leggenda vuole che al momento della sua partenza il santo abbia staccato una scheggia dal trono scagliandola poi nella polvere e da essa presero forma le grandi statue. Le tre figure maggiori sono dei Bodhisattva, le altre sono divinità femminili.   Arriviamo a Lhasa verso le 14.30.

Hotel Himalaya camere doppie comprese nel pacchetto.   1 US$ = 6.74 ¥.

Alle 18 uscita verso lo Jokhang distante circa 2 km, a piedi. Ci innestiamo nel flusso dei pellegrini che sta iniziando la kora. Negozi del burro: quando spiove il flusso aumenta fino a diventare un fiume in piena. Figure di ogni tipo, uomini con fili rossi intrecciati nei lunghi capelli, molte donne con ruote di preghiera, qualche monaco con la tonaca violetta, moltissime bancarelle ai lati del percorso. Le genuflessioni davanti all’ingresso principale del Jokhang: poi entriamo  da una porta laterale e troviamo i monaci intenti ai dibattiti. Di nuovo fuori ed a piedi fino al Ramoche.   Cena in un locale con terrazza sulla piazza del Jokhang..(169 ¥) Viene scuro alle 22 circa. Matilde a letto sta poco bene.

Venerdì 17 Luglio                    Lhasa - Potala - Jokang 

Colazione in albergo.

Arriva il pulmino di ieri. Andiamo al Potala e veniamo portati alla uscita superiore. I gruppi organizzati vengono portati quassù così non si mescolano ai Tibetani che entrano dal portale inferiore. In ogni caso è meglio per i turisti che non devono fare tutta la salita. Rispetto al 1986 alcune cose sono cambiate. C'è più illuminazione. Ci sono estintori e telecamere. Per  fotografare si paga di sito in sito. La visita ovviamente avviene alla rovescia rispetto a tutte le guide. Il Potala Il sacro palazzo domina la capitale dalla Marpo-ri (rossa collina), un luogo che per la sua posizione centrale nella piana ha attratto fin dai primordi l'interesse degli abitanti dell'altopiano. Una fortezza sarebbe esistita già precedentemente al 7° secolo quando re Songtsen vi fece edificare una dimora per le sue due spose straniere. Le saghe raccontano che la fortezza aveva l'aspetto di un elefante addormentato e che le venne attribuito il nome di Bianca Residenza Regale. Il complesso si sviluppò fino ad avere ben nove piani e contenere un totale di quattrocento stanze. Di questo nucleo originario, distrutto da un incendio nel 9° secolo rimangono solo due stanze e ben poco doveva sussistere quando Ngawang Lobzang Gyatso, il grande quinto, ne ordinò la ricostruzione nel 1645. Nel 1650 egli vi pose la sua residenza abbandonando Drepung, purtroppo morì prima che il palazzo fosse terminato. Guardando da sud il Potala si distinguono nettamente il Palazzo Bianco, terminato nel 1653 e che ne costituisce le due ali. L'opera continuò sotto la guida del reggente che nel 1690 elevò il Palazzo rosso, la parte centrale, fino al tredicesimo piano. L'edificio fu terminato nel 1694 e dal 1755 divenne il Palazzo d'inverno poiché il 7° Dalai Lama fece costruire il Norbulingka come residenza estiva. Poiché la ruota era pressoché sconosciuta ogni pietra del palazzo è stata trasportata a dorso di mulo risalendo le ampie scalinate. Gli ultimi ampliamenti del complesso edificio furono effettuati sotto il tredicesimo Dalai Lama. Nell'insurrezione del 1959 il palazzo fu conquistato dall'EPL e venne in parte abbandonato; qualche anno dopo si procedette quindi a lavori di ripristino.

Attualmente la parte centrale degli edifici è aperta ai visitatori, in quella occidentale vivono circa 150 monaci mentre nell'ala orientale vi sono uffici governativi, una scuola per i monaci che hanno funzioni impiegatizie e la sala per le riunioni dell'Assemblea Nazionale. Le centinaia di stanze e celle che anticamente ospitavano magazzini con gli approvvigionamenti per l'esercito e per i monasteri sono ora il deposito di centinaia di migliaia di rotoli dipinti, di testi sacri, di statue ed amenicoli antichi e vetusti che sono stati raccolti nel corso dei secoli e qui depositati e dei quali non è ancora stato terminato l'inventario. Nel corso della rivoluzione culturale il palazzo fu protetto contro i vandalismi delle Guardie rosse dalle truppe dell'EPL, si dice che sia stato Zhou En Lai (Chu-en-lai) a dare questa disposizione non si sa se perché convinto della importanza storica e culturale o perché nel Potala vi è ammassata una quantità non ancora catalogata di tesori. Nel giugno del 1984 un incendio causato da un cortocircuito ha distrutto il Maitreya Lhakang. Negli ultimi anni, oltre ai numerosissimi estintori, sono stati installati numerose cisterne e condotte d'acqua per spegnere eventuali nuovi incendi. La Tibet Tourist Corporation ha dotato il complesso di un moderno sistema di illuminazione che sostituisce quello installato ai tempi di Tenzin Gyatso e che ha ridotto il numero delle torce e delle lampade a burro. Si vorrebbe inoltre costruire tutta una serie di servizi igienici che sarebbero certamente graditi a quei viaggiatori in cerca di lusso che nella maggior parte considerano il Potala come un museo polveroso e cadente ma queste innovazioni non sono certo gradite né ai tibetani né a coloro che in questo luogo cercano e vedono il centro di una religione ancora viva ed insostituibile. Costruito in legno, terra e pietre, il Potala ha tredici piani che si innalzano per ben 117 metri. L'intera struttura ospita oltre un migliaio di ambienti fra corridoi, stanze, cappelle, saloni, vestiboli ed anditi. Vi sarebbero contenute diecimila nicchie ed oltre duecentomila statue di varie dimensioni. I contrafforti e le mura, spessi dai due ai cinque metri sono stati rinforzati con tiranti in rame per rendere la struttura più resistente ai terremoti. La terra per riempire i contrafforti e la malta sono state estratte dai campi dietro la Collina rossa e la cava si trasformò in un laghetto.

Il palazzo bianco Casella di testo:

I pellegrini entrano nel Potala dal cancello a sud dell'edificio in mezzo a quel che rimane delle  case del quartiere di Sho che una volta era compreso nel muro esterno del palazzo. Qui si trova la biglietteria. Ha quindi inizio una serie di scale dai larghissimi gradini che permettevano la salita ad animali da soma ed alle portantine dei notabili. Robusti muri mani delimitano il bordo di questa strada a gradini e larghe piazzole si alternano ai tratti in salita. Dopo alcuni tornanti la scalinata si biforca: a sinistra sale ad un tempio mentre a destra raggiunge la Porta orientale. Attraverso un corridoio che sale ulteriormente fra spesse mura ed una porta con grandi tamburi appesi ai lati si entra in un primo cortile con un imponente portale. Due scritte dorate ricordano i lavori svolti per la ristrutturazione del palazzo. Si passa quindi all'interno delle fondamenta dell'ala orientale del Potala che forma un edificio quadrangolare a se stante e ci si immette nella piazza Deyangshar, che si estende per 1600 metri quadri su una terrazza la posta ad un'altezza di oltre 70 metri. In questo grande cortile, dipinto in giallo, si tengono di nuovo danze e cerimonie religiose e nei giorni di festa una ininterrotta fila di pellegrini attende pazientemente di entrare nel sacro palazzo. La piazza è contornata da un portico al cui piano superiore forma stanze e gallerie usate un tempo come uffici. Le pareti sono abbellite con simboli rituali buddhisti. Sul lato occidentale incombe la facciata del Palazzo Bianco. Esso si eleva per cinque piani, le mura sono rastremate verso l'alto. All'altezza della piazza vi sono due porte, generalmente chiuse, poste lateralmente alla scalinata del portone principale posto in un atrio all'altezza del primo piano. Ai piani superiori ampie finestre sono aperte in corrispondenza delle porte mentre cinque balconi sovrastano l'ingresso dell'edificio. All'altezza degli ultimi due piani la facciata è color rosso cupo e spiccano i due fregi dorati simbolo del kala chakra. In alto, sull'angolo sud-est si notano le finestre degli appartamenti del Dalai Lama. Volgendosi al lato est della piazza si vedono il seminario (a sinistra) di Tsedrung ed i dormitori (a destra). Sul lato nord ci sono gli uffici delle guide ed un piccolo negozio di souvenir. Da una porta sull'angolo sud-est del cortile si può accedere ad una terrazza che domina il portone orientale e parte della facciata. Attraversato il cortile si sale una serie di scale in legno e ci si porta verso gli appartamenti del Dalai Lama e di qui, attraverso le terrazze superiori si raggiunge il Palazzo Rosso.

Il palazzo rosso

Se il percorso sui tetti può essere abbastanza facile in quanto il cammino è quasi obbligato, la discesa nel Palazzo rosso conduce nelle parti più recondite del palazzo attraverso saloni e bui corridoi dove statue e cenotafi incombono sul fedele e sul turista nel tenue balugginare delle fiammelle. Nel nucleo del palazzo rosso si entra provenendo da est e ci si immette in una larga balconata coperta che corre tutto attorno ad un cortile al cui centro si trova un padiglione dal tetto a pagoda. Si è all'altezza della galleria superiore e con un po' di attenzione ci si riesce ad orientare ed a comprendere la struttura di questo nucleo centrale del Potala. La disposizione del palazzo rosso sembra complicata ma è in realtà un edificio a più piani con al centro un cortile quadrangolare. Al livello inferiore si trova la grande sala occidentale con quattro grandi cappelle disposte ai suoi lati. Questo immenso salone era in origine un cortile circondato da tre ordini di gallerie. Successivamente è stato elevato un padiglione che funge da soffitto ed il cortile si è trasformato in un salone poco luminoso. La visita dei pellegrini procede dall'alto verso il basso e si devono percorre i tre ordini di gallerie. I gruppi di turisti procedono all'inverso e il passaggio da una balconata a quella superiore ricorda una salita dall'abisso verso chissà quali misteri e chissà quali tesori. Alle pareti una serie infinita di disegni che riproducono palazzi, monasteri e paesaggi del Tibet, porte sbarrate dietro alle quali si intuiscono cappelle e tesori, finestrelle protette da reti si aprono sulle cappelle inferiori. Mentre si percorrono le gallerie ad ovest è impressionante scrutare nella penombra oltre i vetri ed intuire, più che intravedere, la massiccia presenza del cenotafio del grande quinto. Le tre balconate sono in pratica delle galerie aperte su un lato. Percorso nel Potala per i gruppi Chi visita da solo il palazzo può leggere il percorso che segue a ritroso. Chi viaggia in gruppo può seguire la seguente descrizione che parte dal piano terreno per salire ai tetti e scendere poi attraverso il Palazzo Bianco.

Casella di testo:  Palazzo Rosso - piano terreno Il bus e i taxi si fermano poco lontano dalla biglietteria. Si sale alla piazzetta e si valica un portale modesto e si è subito dentro al Potala a livello del piano terreno del Palazzo Rosso. Pochi metri e si entra nel Krungrub Lhakhang detto anche Trungrab Lhakang. **Krungrub Lhakhang Arazzi bhutanesi, suntuosamente ricamati, pendono dai capitelli lungo le colonne. Nella cappella si ergono al centro una gigantesco Buddha Sakyamuni incoronato (in oro) ed il Grande Quinto (in argento, a destra), ed assisi su magnifici troni d'oro, affiancato da Padma Sàmbhava (a sinistra). La loro altezza è uguale, il che comporta uguale dignità. Le tre statue contengono ciascuno 1.246 tael d'oro (più di 50 chili d'oro). A destra sono riconoscibili il re Songtsen Gampo, Dromtonpa e Tsharchen Losel Gyatso (riprodotte le incarnazioni di Chenrezi?). A sinistra i primi quattro pontefici.. Sull'altro lato della stanza vi sono gli Otto Buddha della Medicina, i Buddha dei tre tempi e i Signori delle tre famiglie dell'Illuminazione. Inoltre gli Avatara di Padma Sambhava nel ciclo detto Sampa Lhundrup. Dietro vi sono un Tangyur regalato dai Manchu al 7° Dalai Lama ed un Kangyur regalato da Desi Sangye Gyatso. All'estrema sinistra si trova il reliquiario dell'XI Dalai Lama che morì ancora bambino. (Il grande stupa è affiancata da due riproduzioni del Buddha della medicina controllare) A destra vi è re Sogtsen (in argento). Pesanti cortine di seta nascondono una libreria contenente i sacri testi.

***Serdung Dzamling Gyenchik Ed ecco il santuario più impressionante di tutto il Palazzo Rosso: la cd cappella occidentale (Serdung Dzamling Gyenchik) che ospita cinque immensi stupa d'oro. Il soffitto dell'immenso mausoleo si perde nelle tenebre: l'imponenza dei chorten rivaleggia in senso di potenza e mistero con le tombe degli antichi dei-re egiziani. I corpi dei Dalai Lama, come quelli dei più importanti abati, sono stati mumificati con un processo di salatura ed ora giacciono all'interno di questi preziosissime bare d'oro ed argento ricoperte da incastonature con diamanti, perle, turchesi, agate e coralli. Al centro torreggia il chorten del Grande Quinto, detto Dzamling Gyenchik  (Unico Ornamento del Mondo) costruito con una ossatura in legno di sandalo è ricoperto da 3.727 chilogrammi d'oro massiccio (119.802 tael) (o 5.132= 9.802 ?), si slancia per 14.8 metri. In una nicchia vi è un Chenrezi  dalle undici facce. Alla sinistra si erge il cenotafio del XII Dalai Lama ed a destra quello del X Dalai Lama . Altri due stupa alle estremità non conterrebbero mummie ma testi sacri. Rigdzin Lhakhang (S) (Guru Rimpoche Lhakang) La sala successiva è il Rigdzin Lhakhang (S) detta anche Guru Rimpoche Lhakang ospita una grande riproduzione di Padma Sàmbhava (Padma Kara) (40kg in oro). Sul ginocchio sinistro sta assisa la moglie tibetana (Yeshe  Tshogyal) mentre la prima moglie (Mandavara), originaria forse dello Swat, sta su quello destro. A sinistra si trovano gli otto Vidyadhara, maestri del grande taumaturgo, ed a destra le otto manifestazioni che questo santo stregone ha assunto per combattere i demoni che gli si opponevano . Numerosi tangka pendono dalle pareti. Lam rim Lhakhang (E) Lo Tsongkapa Lhakang (Lam rim Lhakhang) è situato ad oriente. È dedicata al lignaggio gelugpa ed a quello della vista? (Kadampa). La figura di Tsongkapa (in argento) troneggia al centro affiancata da Asanga (destra) e Nagarjuna (sinistra). Inoltre circondata dalle immagini di abati e da altre statue di pontefici gelugpa e superiori di importanti conventi. Vicino  al muro a destra vi sono due chorten dell'Illuminazione. Grande sala occidentale Thomchen Nub Sizhi Phuntsok. La grande sala occidentale (725m2) con quattro grandi cappelle disposte ai suoi lati, era in origine un cortile circondato da tre ordini di gallerie. Successivamente è stato elevato un padiglione che funge da soffitto. Appena entrati si può ammirare la raffigurazione di uno dei più importanti avvenimenti: la visita all'imperatore cinese Shun Zhi a Pechino. Dal salone si esce ed una rampa conduce alla galleria del piano superiore.

Casella di testo:  Palazzo Rosso - Secondo Piano

Chiuso al pubblico, grande galleria tutto attorno al cortile. La galleria inferiore permette di conoscere i successivi ampliamenti del Potala attraverso gli affreschi che ne illustrano le varie fasi della costruzione. Sul ballatoio orientale si aprono le finestre che permettono (se aperte) di riverire il chorten del Grande Quinto al pianterreno nella cappella del Serdung Dzamling Gyenchik.     Palazzo Rosso - Terzo livello Kunzang Jedro Khang (NE) Varie stanzette con bronzi cinesi, ***Chogyal Druphuk (NO)

 

Casella di testo:  Attraverso uno stretto ed angusto passaggio raggiungere la caverna del Dharma (Chogyal Druphuk)  dove la leggenda racconta che Sogtsen Gampo abbia studiato il Buddhismo. Qui vi sono immagini del re, delle sue mogli, dei ministri e di ThomniSambhota, lo stusioso che sviluppo l'alfabeto tibetano. Tuwang Lhakang (O) Immagine centrale di Sakyamuni affiancata dagli otto Bodhisattva. Vi è pure un trono del VII Dalai Lama, un manoscritto del Kangyur. Le decorazioni vennero commissionate dal VII Dalai Lama. Tsepak Lhakhang (S) Immagini dei nove aspetti di Amitayus affiancato dalle due Tara. I murali raffigurano il Potala alla fine del 18° secolo. Interessante una dipinto che mostra il ponte costruito da Tangton Gyalpo (pure raffigurato) e il ponte sul Bramaputra che ancora esiste a Chuwori. (per il quale nel 1997 avevo ottenuto un permesso di visita). Sakyamuni Lhakhang (SE) Altro trono del VII Dalai Lama. Immagine di Sakyamuni affiancata dagli otto Bodhisattva. **Dukhor Lhakhang (E) Procedendo in senso antiorario non tralasciate di visitare la stanza che contiene i così detti paradisi di bronzo. Le pareti della cappella sono letteralmente coperte da tangka ma è l'oggetto centrale che assorbe completamente l'attenzione del visitatore: un'immensa torta di bronzo con centinaia di statuette e di bassorilievi miniati con oro, argento e rame. È il palazzo di Kalachakra. Il pezzo venne costruito da Desi Sangye Gyatso, ha 6,2 metri di diametro. Con una scala si accede al piano superiore.

Casella di testo:  Palazzo Rosso - Quarto livello

Appena saliti si ha sulla propria destra una serie di stupa ospitati nella cappella dei Tre cenotafi d'oro. Susum Ngon-pa Serdung (NE) Chorten con le reliquie del IX Dalai Lama affiancato da una immagine in argento del Pontefice. 114 volumi del kangyur scritti in oro, una immagine in argento di Tsongkapa. A destra (ovest) vi è la Cappella dei protettori (Gonkhang) ed ad Est lo stretto Neten Lhakhang. Tashi Obar Serdung (N) Cappella funebre del 7° Dalai Lama. Phakpa Lhakhang (NO) Si cammina quindi sul lato occidentale della galleria e si giunge alla cappella sacra uno dei luoghi dove la religiosità buddhista si esprime maggiormente. Questo è il cuore del palazzo, più importante di ogni altra reliquia in esso contenuta. La grande iscrizione con lettere d'oro in campo azzurro che sovrasta la porta fu scritta nel 19° secolo dall'imperatore cinese Tong Zhi, che proclamò il Buddhismo un "campo benedetto da frutti meravigliosi". Questa cappella, come la caverna del Dharma che è sottostante, risalirebbe al 7° secolo. Essa contiene un piccola ed antica statua di Chenrezi con due accompagnatori. Gelek Zibar Serdung (NO) Stupa dell'VIII Dalai Lama. Serdung Gelek Dojo (O) Nei pressi è posto un portale  che conduce alla cappella che racchiude il chorten del XIII Dalai Lama (Serdung Gelek Dojo). L'ingresso è precluso ai normali visitatori e si deve essere accompagnati da una guida. Si può quindi ammirare questo gigantesco stupa costruito nel 1933, alto quattordici metri, costruito in argento e ricoperto da una tonnellata di foglie d'oro (oltre 10.000 tael) e cosparso di gioielli di altissimo valore. Tutt'attorno regali ricevuti dal sovrano, zanne di elefanti, leoni di porcellana, vasi e soprattutto un mandala in rilievo che reca incastonate ben 200.000 perle (si, avete letto giusto: duecentomila): è il mandala detto torre di perle, uno dei più preziosi tesori dell'arte tibetana. Accostandovi ai murali scoprirete che, pur se disegnati con lo stile tradizionale, vi sono raffigurati personaggi contemporanei al 13° Dalai Lama e quindi generali che hanno le divise del 20° secolo e personaggi in abiti occidentali. Chime Deden Zimchung Kadam Khyil (SO) È la stanza più grande del quarto piano ed era la residenza 6° Dalai Lama assieme ad altre stanze di rappresentanza. Venne trasformata in cappella dal 7° Dalai Lama. Susum Namgyal Lhakhang (SE) La balconata superiore da accesso a numerose stanze. Procedendo si incontra la sala di meditazione e preghiera del 7° Dalai Lama ed il suo appartamento le cui finestre si aprono sulla facciata meridionale del Potala. Lolang Lhakhang Phuntsok Kopa (SE) Costruita da Desi Sangye Gyatso la cappella contiene tre mandala tridimensionali protetti da una rete metallica. Sono i mandala di Guhyasamaja, Chakrasambara e Bhairava. Vennero commissionati nel 1749 dal VII Dalai lama. Janjang Phuntsok Khyil (E) La grande sala è un inno alla potenza ed alla gloria del quinto pontefice. Le preziose scene dipinte sulle pareti raccontano i principali episodi della sua vita, le immagini sono riprodotte con uno stile che conduce a riminescenze delle miniature persiane ma non sono una o cento figure, sono migliaia ed occupano tutte le pareti. Tetto del Palazzo Rosso L'accesso al tetto non è sempre libero ed i monaci talvolta impediscono l'ingresso nella cappella dei sutra dove il Dalai lama sedeva in lettura e meditazione sui testi sacri. Sull'ultima terrazza, la più alta, i monaci si disponevano per suonare le lunghe trombe che richiamavano il popolo alla preghiera. Il tetto del Palazzo rosso rappresenta un esempio di commistione fra stile tibetano e stile cinese. Anche qui, come in altri monasteri, i tetti delle cappelle hanno come modello le pagode cinesi e sono formati da placche di bronzo dorato. I cornicioni e le cimase sono ornati con draghi, campanelle, animali di metallo: uno splendore indescrivibile al pari della preziosità degli interni del Potala.

Palazzo Bianco - il tetto

Fra il palazzo rosso ed il palazzo bianco si stende una ampia terrazza con una cappella con un gigantesco Maitreya. In senso opposto al nostro camminano i fedeli tibetani che costeggiano tutto il muro esterno, dall'angolo sud con il grande drago che domina la piana di Lhasa, fino alla porta di ingresso, suonando le campane agli angoli e facendo ruotare i mulini di preghiera. Il tetto è impreziosito da alcuni interessanti esempi di architettura tibetana. Harrer, nel suo libro, ricorda come l'attuale Dalai Lama, da piccolo, armato di un telescopio, scrutasse la vita dei coetanei dediti a giochi a lui proibiti. Appartamenti occidentali (Nyiwo Nub Sonam Lekhyil) Appartamenti dell'attuale Dalai Lama. Appartamenti orientali (Nyiwo Shar Ganden Nangsel) Nel complesso del tetto, nella parte orientale, si trovano gli appartamenti del tredicesimo e dell'attuale Dalai Lama. Fino a qualche anno fa questo appartamento privato veniva mostrato come era stato lasciato nella notte della fuga dal Tibet nel 1959. Questa messa in scena (ripetuta anche nel Palazzo d'estate) è ora stata abolita.

Oggi si visitano la stanza della luce d'oriente le cui finestre si aprono sul cortile orientale, con il trono e la biblioteca. Procedendo in senso orario attraverso le stanze di rappresentanza si raggiungono le camere dell'abitazione privata. Tsomchen Shar È la più grande sala del Palazzo bianco, alta tre piani, con 64 colonne, musura 25.8 metri per 27.8. qui venivano incoronati i Dalai Lama, accettate le credenziali degli Amban. Qui veniva pure conservata l'Urna d'oro,  dalla quale si estraeva il nome del prescelto (sistema usato per qualche Dalai Lama) ma ora si trova al palazzo d'estate. Vestibolo Nell'ultimo (primo per i pellegrini) vestibolo che si incontra è esposto un editto del Grande Quinto che proclama Desi Sangye Gyatso come reggente. Vi è l'impronta dorata della mano tredicesimo Dalai lama. Sul lato opposto si trova dipinta una riproduzione del Marpori con la costruzione nel 7° secolo.  

Al ritorno qualcuna si ferma nei pressi del Jokhang, altri vanno in albergo. Cena in albergo 91 Yuan

Sabato 18 Luglio         Lhasa - Drepung - Nechung - Sera

Colazione In minibus a Drepung. Il gruppo visita il complesso mentre io vado a fare il kora di Drepung. Mi faccio accompagnare da un monaco della portineria. Posso fare fotografie anche agli difici rovinati, senza problemi.

Percorso iniziatico Ganden Kora

1) Sernya Rangjung, i quattro pesci d’oro nati da se stessi, riprodotti su roccia. Il primo si trova dietro al Ganden Potrang

2) Pesce d’oro

3) elefante ranjung

4 ) Pesce d’oro

4) Masso Gotongba

5) Curviamo verso est

6) Toccare sasso con schiena

7) In fronte come 6

8 )Drolma

9) Tre massi maiale, serpente chiudere bocca

10) Trono del Dalai lama ed Om sovrastano le rovine 1

1) Om

12) Corno ranjung

13) Shambala

14) Osotongq mantra

15) P iana dei dibattiti Koman college

16) Dejian gyantse (giardino)

17) Lacello uribasa ma guarda a sud

18) Sasso con coppelle Drepung

Entriamo dal Ganden Podrang

Tsomchen Piano terreno Visitiamo il Dukhang Casella di testo:  Lubum Khang Dusum Sanmgye Lhakhang Niwang Lhakang (Manjushri Lhakhang) Terzo Piano Jampa Tungdup (Zhelre Lhakang Drolma Lhakang Drepung Kora Impiego circa 1 ora e ½ per compiere il giro in compagnia di un monaco.   Vicino al settore occidentale del complesso,     Ritorniamo in città. Mi fermo a visitare il Kesar Ling, un tempio minore di scarsa importanza. (Scendo solo io e per fare il “gagio” scatto di corsa in salita. Dolore lancinante. Strappo muscolare (ho impiegato quasi un anno a farmelo passare) Passiamo dall'Hotel. Matilde telefona a casa ed apprende delle gravi condizioni della madre. Il gruppo va a Sera mentre io organizzo il rientro (appuntamento alle 16.30). A fianco dell'Hotel ci sono gli uffici TIST. Telefono a Roma e faccio inviare un fax che attesti le condizioni della madre. Aspetto che arrivi Miss Dawa. Chi sa risolvere tutto bene è lei. Dalla polizia a fare lo "split del visto". Acquisto del biglietto di rientro.

L'abbazia di Sera

appunti 1986 Il nome stesso del monastero (martello pieno di grazie) nota la sua rivalità con il monastero di Drepung (mucchio di riso), poiché notoriamente la macina distrugge il riso. Appoggiato al monte Tatipu, il monastero era più piccolo di quello di Drepung ed ospitava circa sette mila monaci ma era pur sempre un centro ricco e potente. Oggigiorno vi abitano circa trecento monaci che occupano parte degli edifici ed una fattoria. I monaci di Sera erano considerati forti e pericolosi. I monaci di basso rango erano abili nella lotta con il bastone, una sorta di guerrieri, i dob-dob, che si esibivano in gare ed in risse con gli atleti di altri conventi. Sono proprio questi monaci la base armata del tentativo di colpo di stato del "47 quando si tentò di eliminare il Reggente sostituendolo con un (incompleto). Il superiore fu trovato morto (incompleto). La disposizione degli edifici è articolata su tre grandi nuclei centrali ed il monastero è facile da visitare. La strada giunge ad un muro perimetrale che circonda un'area molto vasta e procede in lieve salita fra alberi fino all'ingresso del monastero.

1986 Qui conviene lasciare le biciclette al deposito (ad una mia amica è stata rubata la catena ...).

La strada prosegue attraverso tutto il monastero. Sulla sinistra si arriva al Dukang del collegio Gyetazan. Nell'edificio vi sono diverse cappelle; quella occidentale contiene la statua di Ayaguriba, un demone o divinità Bon dalla testa di cavallo. Davanti all'edificio vi è il cortile per le dispute.  INCOMPLETO  

Domenica 19 Luglio     Lhasa - Gyantse           km 367             

data

località

quota

km parz.

km tot.

altri toponimi

altre quote

 

 

Lhasa

3550

-

-

 

3590 (GD) 3630 (KF) 3650 (SCT)

 

 

Bivio per Golmund e Qinghai

 

10

10

   

 

 

Buddha scolpito

 

9

19

   

 

 

Netan Lhakhang

 

7

25

   

 

 

ponte di Chusul

3600

39

68

Chüsül o Qüxü (SCT, KF)

3600 (SCT)

 

 

Kampa La

4794c

37

105

 

4794 (GD, SCT)

 

367 km

Tamalung

4450

-

-

 

4408 (GD 280, q. del lago)

 

 

Nagartse

4470

57

162

Nagarzê (SCT, KF)

4500 (SCT)

 

 

Karo La

5040

24

186

 

5045 (GD) 5010 (SCT)

 

 

Simi La

4380

41

227

   

 

 

Gyantse

4080

50

277

Gyangzê (SCT, KF)

3950 (SCT)

             
 

Colazione.

Carico macchine.

Partiamo per Shigatse. Sole e nuvole.

Al ponte di Chusul strada nuova ed asfaltata che porta dritta a Shigatse. Piove anche al Kampa La. Lunch sotto la pioggia. La strada è molto peggiorata. Ci fermiamo al Karo la perché è un po' più sereno. Arriviamo a Gyantse che piove ancora poi si calma. Lhasa - Ponte Chusul La strada nel primo tratto è la medesima che conduce all'aeroporto. Fuori dalla città si incontrano fattorie isolate, qualche accampamento militare e grossi depositi di carburante. I villaggi sono molto rustici, case basse con mura in fango, raramente imbiancate. Non si scorge l'allegria ed i colori degli edifici di Lhasa. Stupisce la mancanza assoluta di chorten che caratterizza al contrario la grande strada militare che nel Tibet occidentale conduce da Srinagar a Leh. Al 20° chilometro ci fermiamo ancora per il bassorilievo rappresentante Buddha, è fortunatamente rimasto ma tutti gli altri segni della religiosità lamaista sono stati completamente cancellati da Cinesi. La strada è ottimamente asfaltata e si snoda lungo il fiume di Lhasa fino alla confluenza con lo Tsang-po attraversato da un lungo ponte in cemento. Qui l'autostrada si biforca.

A sinistra si prosegue verso l'aeroporto e poi verso la valle dello Yarlung, a destra si prosegue verso Shigatse. Chusul - Lago turchese Noi seguiamo la vecchia strada per Shigatse. La strada comincia subito ad alzarsi in quota ed un bivio segna il proseguimento a destra lungo la strada settentrionale che conduce direttamente a Shigatse. Ora la strada è sterrata ed abbastanza stretta. Due mezzi difficilmente riescono ad incrociarsi. Fortunatamente i genieri cinesi hanno previsto numerose piazzole od allargato le curve in modo che l'incrocio sia possibile. Lentamente si sale al Khamba La (km. 84 - m. 4900) dal passo si ammira uno dei laghi più famosi del Tibet è lo Yamdrok Tso il lago di turchese ed in lontananza compaiono le montagne verso il confine buthanese. Il picco che si scorge e che è generalmente fotografato incorniciato fra le bandiere di preghiera che garriscono al vento è però molto vicino e la strada ne costeggia le pendici. Il lago turchese con il suo intenso colore blu incastonato fra il verde dei pascoli offre un panorama di ampio respiro e di infinita serenità.

Il lago di turcheseYamdrok Tso

Il perimetro dello Yamdrok Tso è di circa 240 chilometri e questo non appare a prima vista poiché dal passo si nota solamente una ramo. La sua disposizione è a ferro di cavallo e le montagne nel mezzo impediscono di vedere complessivamente la superficie. La sua larghezza è al massimo di tre chilometri e le montagne circostanti non cadono a picco nelle acque limpide ma i declivi sono abbastanza dolci attorno alle rive per poi alzarsi più ripidi verso le creste che lo circondano. Si scorgono insediamenti e vallette laterali. Gli abitanti vivono di pastorizia ma anche di pesca poiché questo è uno dei pochi laghi di acqua dolce del Tibet. All'estremità nord c'era Samding la "collina di profonda meditazione". Dorje Phagmo La leggenda racconta che la superiora del monastero si trasformò assieme alla sua corte in un branco di maiali per sfuggire ad una incursione dei Tartari nel 18° secolo. Dorje Phagmo, reincarnazione di Dolma Tara consorte spirituale di Chenrezig, è tutt'ora vivente. La sua ultima reincarnazione fu riconosciuta nel "37 come 6a reincarnazione, anche se la precedente 5 a era ancora vivente (?). La 5a morì l'anno seguente e la 6a non fu riconosciuta da molti lama fino al 950 al termine di una lunga battaglia fra tre pretendenti al riconoscimento. Nel "59 essa fuggì in India ma ritornò presto in Tibet attraverso la Cina. Da allora è strettamente legata alla causa Cinese, si è spostata ed ha avuto alcuni figli. Vive a Lhasa dove ricopre la carica di Vice Presidente della sezione Tibetana del Comitato Politico del PCC. Dorje Phagmo è un nome tradotto come "la scrofa di diamante" sia da Harrer che da Maraini ma il termine Phagmo starebbe ad indicare invece " divinità riverita".  

Dopo il lago turchese un usuale punto di sosta è al piccolo villaggio di Nagarze, con una stazione per gli autobus con un piccolo ristorantino. La strada prosegue alzandosi fra i monti e raggiungendo il Karo La, un valico di 5045 metri posto a 175 (163?) chilometri da Lhasa ad a 75 da Gyantse. Qui avvenne una battaglia fra 3000 tibetani arroccati fra fortificazioni difensive (di cui non si nota traccia) e le truppe del Raj britannico. Poco dopo il passo, ad una curva si può ammirare tutto il fronte del ghiacciaio che scende fino a poche centinaia di metri, per complessità lo si può paragonare a quello della Brenva sul versante meridionale del Monte Bianco. Ci fermiamo per alcune foto. La strada scende quindi su un ampia valle costellata di armenti si respira nuovamente uno spazio infinito. Il fondovalle è ampio ed una linea telegrafica sorretta da pilastri di mattoni corre parallela alla strada.

Lo spartiacque non sembra definito ma in realtà si è già entrati nel bacino del fiume Nyangchu, poi ci si incassa fra una valle più angusta con interessanti presenze geologiche ed infine si entra nel grande pianoro di Gyantse. E' una piana enorme, le montagne la circondano senza soffocarla ed in lontananza inizia ad apparire il grande forte. Prima della città si incontrano numerose coni sabbiosi di deiezione che in caso di forti piogge allagano e distruggono la stessa strada abbattendo le colonne che reggono i fili del telegrafo. Se la via è in buone condizioni il percorso fin qui può essere affrontato in circa sei ore con un buon fuoristrada mentre con l'autobus sono circa dodici ore. Andiamo alla Gyantse Hotel, scegliamo le camere in stile tibetano. Per la cena la guida ci consiglia un ristorantino lungo la strada Yak. Solito menù per occidentali ma è frequentato anche da locali. Nanna 

Lunedì 20 Luglio                      Gyantse - Shalu - Shigatse       km 367               

data

località

quota

km parz.

km tot.

altri toponimi

altre quote

 

 

Gyantse

4080

0

277

Gyangzê (SCT, KF)

3950 (SCT)

 

 

Bivio per Shalu

 

59

350

 

 

 

 

Shigatse

3900c

90

367

Xigazê (SCT, KF) Zhigatse (GD)

3900 (GD, SCT)

             

 Colazione in albergo.

Visita al complesso monumentale.

Partenza per Shigatse.

Ci fermiamo a Shalu, interessantissimo

Il monastero di Shalu (in breve)

Shalu è l'unico monastero del Tibet che possieda una importante collezione di dipinti del 14° secolo della scuola Newari. Questi murali rivelano influenze della sensibilità artistica della dinastia cinese Yuan.. Il monastero di Shalu era famoso in Tibet come un centro di tradizione yogica esoterica. Le discipline includevano la corsa in stato di trance detta lungom (resa famosa da un brano da Alessandra David Neel in "Mistici e maghi del Tibet") e la pratica del thumo, cioè la produzione di un calore interno al corpo che permetteva di asciugare vestiti bagnati. L'architettura di Shalu è un'interessante combinazione  di elementi cinesi frammisti alla tradizione tibetana e un esempio di questo sincretismo lo si riscontra nell'edificio a più piani dove un tetto dalle brillanti piastrelle turchesi  sormonta un tempio dal tradizionale schema tibetano. Arniko, un maestro che venne dalla valle di Kathmandu, sviluppò per primo questa singolare espressione artistica che trovò successivamente la sua piena fioritura nella capitale cinese.

I murali di Shalu ispirarono le generazioni successive e giocarono un ruolo fondamentale nello sviluppo di quella che successivamente divenne l'arte tibetana. Sebbene la fondazione di Shalu risalga all'11° secolo il monastero acquisì una maggior importanza solo nel 14° secolo quando il tempio venne amministrato da Drakpa Gyaltsen  e di Buton Rimpoche. La protezione accordata dagli imperatori Mongoli permise uno sviluppo architettonico dal 1306 quando vennero fatti giungere importanti artisti dalla corte Yuan. Buton, grande maestro al quale dobbiamo la compilazione e l'edizione del monumentale Tangyur, portò a termine l'opera iniziata da Drakpa Gyaltsen. Buton controllò l'esecuzione del mandala che tuttora possiamo scorgere nelle cappelle superiori. Accanto al complesso principale abbiamo la cappella detta Gyagong, probabilmente il sito originario di tutto l'insediamento e che risalirebbe al 997. Alcuni studiosi lo considerano quindi il primo tempio edificato al tempo della seconda diffusione del Buddhismo (10° ed 11° secolo).

Consiglio di dedicare la visita ai murali del grande corridoio processionale (khor-lam) del Serkang, il principale edificio a tre livelli. Altri affreschi sono nel Kangiur Lhakang e nel korlam del Yumchenmo Lhakang. Il Gonkhang contiene rarissimi murali in stile Pala (restaurati nel 14° secolo), uno stile contiguo a quello dell'11° secolo sviluppatosi nell'India orientale. Nel Dedan Lhakang vi sono due interessanti reliquie: un'inusuale statua di Chenrezi ed un vaso di acqua benedetta che si suppone rimanga sempre colmo. L'eremitaggio di Shalu è a Riphuk (lett. caverna sulla collina) posta su un pendio a circa 1h e 30' di cammino verso sud ovest.

Ritornati sulla strada principale raggiungiamo  Shigatse.

Alloggio allo Shigatse Hotel. Shigatse Hotel Tibet 13 Jiefang Middle Road - 857000  Tibet China Tel 0892 22550 22556 Fax 0892 21900 Ristrutturato negli anni scorsi Camere buone con bagno (doccia in vasca), tv, frigo. Passeggiata a piedi cercando di raggiungere il mercato tibetano. Sbagliamo e finiamo al mercato alimentare. Cena in un locale cinese vicino all'albergo.

Martedì 21 Luglio        Shigatse- Lhatse - Xegar         4wd  

data

località

quota

km parz.

km tot.

altri toponimi

altre quote

 

 

Shigatse

3900c

90

367

Xigazê (SCT, KF) Zhigatse (GD)

3900 (GD, SCT)

 

22

Tsuo La

4540c

112

479

 

4500 (SCT)

 

 

bivio per Sakya

4100c

14

493

 

4100 (SCT)

 

 

Sakya

4350

26

519

 

4280 (SCT)

 

 

bivio per Sakya

4100c

26

545

 

 

 

252 km

Chushar (Lathze)

4050

24

569

Lhazê (KF), Lhartse (GD)

4050 (SCT)

 

 

Lagpa la

5.252

25

 

Jachor la

 

 

 

Bivio per Xegar Dzong

4410 / 4380

50

 

Baiba

 

             

  Colazione self-service. Visita al complesso di Tashilumpo.

Da Shigatse a Lhatzé

Da Shigatse a Lhatzé vi sono circa 150 chilometri. La strada esce da Shigatse puntando verso sud per poi voltare ad ovest. Il percorso si snoda attraverso la piana ampia un paio di chilometri che con una impercettibile salita conduce, dopo 113 chilometri, fino alle pendice dello Tsuo La (m.4500). Si scende quindi per una ventina di chilometri e si raggiunge un ponte in ferro, attraversato il quale (km. 128 da Shigatse) c'è il bivio per Saskya. Il monastero è a circa 25 chilometri dal bivio in direzione est. Si deve guadare un torrente e poi addentrarsi in una valle risalendola fino al gompa. Non sempre la strada è agibile dopo forti piogge.

Iniziamo la salita verso il Po La (m. 4200) un passo relativamente basso rispetto agli altri che abbiamo affrontato lungo il percorso. In breve arriviamo a Lhazé, paese di scarsa importanza per il viaggiatore. C'è la stazione dei bus (ed anche un albergo ed un teatro) e vi si può fare rifornimento. Nell'attesa mangiamo un boccone in un ristorantino. Circa cinque chilometri ad ovest del paese vi è un bivio, a sud si va verso il Nepal, ad ovest una strada si dirige verso il sacro Manasarovar ed il Xinjiang. La strada è però intransitabile nei mesi estivi.

Fra Shigatse e Lhatse sono dalle tre alle cinque ore. Da Lhazé, continuando verso sud-ovest, la strada raggiunge il Lak-pa la (detto anche Jia Tsuo La, m. 5220) a 235 chilometri da Shigatse. La pendenza è abbastanza dolce all'inizio, poi la strada si innalza in grandi zig-zag, non si vedono grandi cime maestose ed i cocuzzoli circostanti sembrano di poco più alti ma è possibile che essi raggiungano i 6000 metri. Al passo un cartello fornisce la quota e lo spunto per fotografie di rito poiché questa è una delle più alte strade del mondo. Il paesaggio è mutato ulteriormente, la zona sembra scarsamente abitata ed è possibile talvolta scorgere animali in libertà. La fauna della regione è composta anche da antilopi, gazzelle e mufloni. Si scende quindi sul versante opposto in direzione di Tingri ed in lontananza si scorgono le vette ammantate di neve della Grande Himàlaya.

Momento emozionante quando scorgiamo la cresta nord dell'Everest.

Quante Tingri? Appunti 1986 Il paese di Xegar non è visibile dalla strada dell'amicizia e si deve risalire una valle laterale per raggiungerlo. Sull'esatta ubicazione di questo paese si fa molta confusione e le carte non aiutano certo a risolvere il problema. In pratica ci sono tre Tingri. Uno dei nomi indica il posto di blocco che si trova sulla strada principale. Qui si deve mostrare il passaporto e si viene registrati. I poliziotti sono disponibili ventiquatt'ore su ventiquattro. Due chilometri prima vi è una stazione per autobus e truk con un piccolo dormitorio ed un ristorantino scarsamente rifornito. Poco prima di arrivare al posto di blocco (circa quattro ore da Lhatsé) ad un bivio si stacca la strada (pure non asfaltata) che risale la valle, alzandosi su un pianoro e raggiungendo il paese di Xegar. Questo villaggio, dominato da una rocca è conosciuto anche come Grande Tingri, o Nuova Tingri (Xin Tingri in cinese). L'altra Tingri (segnalata anche dai Cappuccini e dal Desideri), sarebbe detta Piccola Tingri (o Vecchia Tingri; Lao Tingri in Cinese).

Xegar

Il villaggio di Xegar, sebbene adagiato su una piana, è molto in alto poiché siamo a 4300 metri! Un grande stradone attraversa la parete nuova del paese con il teatro, la stazione dei bus, l'albergo per i cinesi. C'è anche un dormitorio che però rifiuta di accettare i turisti. Conosco però dei viaggiatori che sono riusciti a farsi accettare ricorrendo alla polizia. 1986 I turisti sono inviati al grande albergo del CTS che funge da casa madre per le spedizioni all'Evesret campo base sud. E' molto caro (15 Yuan per letto) e pure alto è il presso del ristorante che applica una tariffa forfettaria di 15 yuan per pasto. Se le nuove costruzioni cinesi sono lungo la strada che segue parallela ad una collina con la torre radio, il paese è su entrambe le rive del torrente ed è dominato dalla gigantesca fortezza o meglio, da quello che ne rimane. Lo Xegar Dzong e lo "Scintillante monastero di cristallo" ospitavano ben 400 monaci. Ora si raggiunge il monastero, posto all'interno delle mura, e si scopre che ben poco rimane della possente fortificazione che si innalza fin quasi da 4400 metri fin quasi a 5000. Con precauzione si può raggiungere la parte superiore della rocca ed il panorama si apre tutt'attorno.  

Mercoledì 22 Luglio     Xegar - Zangmu           bus

data

località

quota

km parz.

km tot.

altri toponimi

altre quote

 

Bivio per Xegar

4410 / 4380

 

619

Baiba ?

   

 

Possibile chek-post

 

7

       

 

Bivio strada nord  per Everest via Pang la

 

13

       

 

Tingri Bivio per strada sud per Everest

 

54

 

Lao Tingr, Dingri

   

 

Vista Shshapagma

 

130

       

 

Bivio per Pekutso e Kyrong

 

2

       

 

Lalung la

5.124

11

       
 

incrocio FHW

4950

15

 

 

 

 

 

Yarle Shungla La

5070

10

 

Lalung La (SCT)

5050 (SCT)

 

 

Grotta di Milarepa

 

44

 

Pyenzhang gompa Phegyeling

 

 

 

Nyalam

3790 / 3800

11

       
 

 

 

 

 

 

   

Circa 13 chilometri a sud del posto di controllo ci è da cui si stacca la strada che conduce ad oriente verso il monastero di Rongbuk ed il campo base nord dell'Everest attraverso il Pang la. Tingri Questo villaggio tibetano è detto anche "Tingri Vecchia" (Lao Tingri) o Piccola Tingri ed è distante circa sessanta chilometri dal posto di blocco di Xegar. Le case sono sparse sul versante di una collina alla confluenza fra una grande vallata che scende da meridione e la vallata percorsa dalla strada. Si forma così la verde pianura di Tingri, larga una trentina di chilometri, luogo ideale per il pascolo. Lo sguardo può spaziare verso sud-est e si possono intravedere le gradi vette che circondano l'Everest.

Il paese era un importante punto di scambio commerciale fino al 1959 poi la frontiera con il Tibet fu chiusa e questa attività decadde. Oggigiorno la strada è percorsa dai truk, sono scomparse le lente carovane di yak ed il villaggio non ha ripreso l'importanza commerciale di un tempo. Vi si trova una guarnigione con il ponte radio in contatto con Lhasa. In caso di emergenza si può chiedere ospitalità presso il comando, oppure nelle vicine case, o piantare le tende nella piana come fanno tuttora i nomadi. Da Tingri a Nyalam Da Tingri a Nyalam l'autostrada dell'amicizia offre uno degli spettacoli più maestosi che l'uomo può ammirare. Siamo al bordo settentrionale della Grande Catena Himalayana ed è possibile ammirare, in caso di bel tempo, monti come il Gauri Shankar ed il Menlungtse. La strada continua per una cinquantina di chilometri lungo la valle, non sempre ampia, e si incontrano villaggi e resti di castelli. Poi, mentre il fiume prosegue verso ovest, ci si inoltra in una valle che scende da meridione, non è ampia (in certi punti anche solo un centinaio di metri, ma presto si ricomincia lentamente a salire. Infine la si abbandona e si inizia prima lentamente poi a zig-zag a salire l'ultimo spartiacque.

Lo spettacolo è maestoso, la valle abbandonata si allunga verso occidente perdendosi in lontananza senza che si riesca a comprendere quale enorme spazio si stia dominando, si raggiunge l'altezza dei panettoni circostanti ma il passo non è ancora raggiunto. Ci si inoltra in un altipiano che non sembra aver mai termine, vette e chiazze di neve. Si raggiunge così lo spartiacque al valico del Lalung Leh La (m. 5214 - km. 441 da Shigatse e 90 da Zhangmu) (Yarle Shungla La; 5070) ( Lalung La, SCT) per poi precipitare rapidamente verso Nyalam.

NB i passi sono due

Grotta di Milarepa

La Grotta di Milarepa è situata una decina di chilometri prima di Nyalam presso l'abitato di Zhongang. Un sentiero conduce dalla strada fino al piccolo Pyenzhang gompa recentemente restaurato. La venerazione di Milarepa in questo luogo avrebbe avuto inizio verso il 1700 ed attorno alla grotta sorse un piccolo ospizio per i pellegrini diretti a Lhasa. Gli edifici furono distrutti nel 1966 ma ora il governo cinese ha provveduto ai restauri ricorrendo all'aiuto di artigiani e carpentieri del vicino Nepal.   Il cambio di vegetazione è impressionante. Mentre sul passo ci si trova su una zona semidertica e stepposa (quotata fra i 4500 metri ed i 5500), con la classica vegetazione di montagna (rododendri, ginepri, erbe e ... deserto), scendendo si incontra il limite della foresta alpina caratteristica dei versanti meridionali della catena con conifere e rododendri giganteschi. Si entra in una zona di cascate, foreste, gole, una vera jungla a confronto di quanto l'occhio si è ormai abituato vedere.

Da Tingri a Nyalam sono circa 100 chilometri. Nyalam Nyalam è segnalata anche come Zhalangmu e Tammu o Kuti ed è l'antico confine tibeto-nepalese. I mercanti chiamavano il posto, che sorge alla confluenza fra due torrenti, "la porta del cielo" poiché da qui si partiva verso il misterioso e non sempre ospitale pianoro tibetano. Vi è una grossa guarnigione e qualche albergo. Da qui parte il sentiero che conduce al campo base dello Xixabangma. Nyalam Hotel: è un edificio governativo con ristorante annesso e servizi in camera (non sempre funzionanti) è costruito in riva al torrente. La Nyalam Guest House si trova invece a monte della strada. Ha alcune camere ed un buio ed umido dormitorio. Nei pressi c'è un ospitale ristorantino a gestione privata.

Nuovi edifici sono in costruzione   Strada sterrata buona Scendiamo su Nyalam che è molto cambiata.

Cena nel ristorante collegato al lodge.

Giovedì 23 luglio                      Zangmu - Kodari - KTM         155      4wd+bus  

data

località

quota

km parz.

km tot.

altri toponimi

altre quote

 

30

Zhangmu

2830

33

3336

Khasa (SCT)

2300 (SCT)

 

 

Kodari (Friendship Bridge)

1880

8

3344

 

1770 (SCT)

 

 

Baharabise

1050

25

3369

Barabise (SCT)

870 (SCT)

 

155 km

Dulalghat

860

33

3402

Dolalghat (SCT)

540 (SCT)

 

 

Lamidanda

1130

-

-

 

 

 

 

Dhulikhol

1700

-

-

 

 

 

 

Baktapur

1500

-

-

 

 

 

 

Kathmandu

1300

56

3458

   

             

  Zhangmu Il paese di Zhangmu è conosciuto anche come Dram o Khasa) ed è uno dei ventisette centri di scambio aperti dalla Cina con una disposizione del 1980 atta a regolare gli scambi fra Nepal e Tibet. il paese è sicuramente il più importante perché di qui passa la maggior parte del traffico ed tutto quello che è destinato a Lhasa. Per il turista che lascia il Tibet questo è l'ultimo posto per ricambiare FEC e RMB, per chi viene dal Nepal questo è il punto in cui iniziare un'avventura tibetana al momento sicuramente più ardua di quella intrapresa da chi è partito da Lhasa.

Il paese è posto sull'erto pendio che scende verso il ponte dell'amicizia e vi sono circa trecento metri di dislivello fra le due estremità del paese le cui case sono disposte lungo la strada rotabile. Alcune scalette permettono di risalire velocemente l'abitato tagliando i tornanti. Al turista in partenza interessano la banca, la dogana ed il confine. Nel compiere le operazioni burocratiche si deve tenere conto della differenza di ora legale fra Cina e Nepal. Chi è in partenza guadagna due ore ed ha maggior tempo a disposizione per raggiungere Kathmandù. Chi è in arrivo può trovare la banca già chiusa. Inoltre bisogna tenere conto che in Nepal è festa di sabato, in Cina di domenica e che nei giorni prefestivi la banca può essere chiusa nel pomeriggio. La Banca è in edificio verde (nell'86 non vi era un'insegna in inglese) ed è posta abbastanza in alto, più a monte dell'abituale fermata degli autobus. Gli sportelli sono aperti dalle 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 18. Chi esce dovrebbe cambiare la valuta e convertirla in Rupie Nepalesi. Vi sono anche dei cambiavalute illegali. E' impossibile che la banca ricambi in dollari od in altre valute straniere, le rupie nepalesi sono in ogni caso utili in Nepal.

Nei pressi della banca vi sono il Jie Dai Ban Zhaodaisuo, alberghetto economico, e l'ufficio di polizia dove un tempo si chiedeva il permesso per gli stranieri oggigiorno abolito per quasi tutta la Cina. Scendendo lungo la strada, ad una curva si trova la stazione dei bus ed accanto numerosi dormitori (color azzurro). All'estremità inferiore del paese si trova il complesso della dogana e dell'albergo. Yu Lan Hotel (albergo del rododendro detto anche Zhangmu Binguan) è un albergo cinese di circa 100 posti. Costruito nei primi anni "80 è stato aperto agli stranieri nel 1984. Ha una quarantina di stanze doppie al secondo ed al terzo piano con piccoli balconi che si affacciano sulla valle (15 Yuan a letto). Il servizio non è sempre accurato. Ristrutturato completamente nel 1998. Accanto vi è la dogana ed l'ufficio per la vidimazione dei passaporti. Nei pressi stazionano i portatori nepalesi in caso di interruzione della strada. Se il percorso è libero si scende per molte centinaia di metri a zig-zag fino al ponte dell'amicizia. Se la strada è interrotta i portatori si offrono per trasportare il bagaglio fin dove si può trovare un passaggio o noleggiare un mezzo. I nove chilometri di discesa (c'è anche una ripida scorciatoia)sono percorsi dai mezzi cinesi o nepalesi in una zona che è praticamente una terra di nessuno. Kodari Il paese consiste in una fila di baracche e casupole in legno allineate sulla riva del fiume. Il posto di controllo dei passaporti è a quota 1660 metri, circa un paio di chilometri a valle del ponte. Qui è possibile acquistare il visto da parte di chi non lo possiede. Altri due chilometri di marcia su asfalto e si è a Tatopani. Tatopani Tatopani (acque calde) è il primo villaggio nepalese. Vi sono la dogana ed alcuni alberghetti. Qui giungono autobus e truk direttamente da Kathmandu ed un camion un paio di volte al giorno da Barabise.

Venerdì 24° Luglio       flight KTM - Dubai - Frankfurt - Italy              bus+volo

Sveglia alle 5 e colazione veloce prima di essere accompagnati all’aeroporto, dove veniamo assistiti per il check-in ed il pagamento della tassa d’imbarco. Imbarco sul volo “Royal Nepal Airlines” che con scalo a DUBAI ci porterà a FRANCOFORTE in circa 12 ore; giunti in GERMANIA, ci salutiamo prima di dirigerci verso i vari voli che ci porteranno a casa.

Appendice: i monumenti non visitati

Norbulinka Appunti 1986

Il Parco del gioiello, dai cinesi ribattezzato Parco del Popolo, è circa tre chilometri fuori Lhasa in direzione ovest si trova fra il Lhasa Hotel e la Centrale degli autobus. Edifici, padiglioni, uno zoo, giardini, aiuole e boschetti coprono ben 40 ettari. I suoi alberi erano i più belli e curati della capitale. Il primo palazzo d'estate fu edificato per volontà del settimo Dalai Lama ed ognuno dei suoi successori lo ha ampliato aggiungendo nuovi padiglioni. Nel 1950 è stato costruito un nuovo palazzo terminato pochi mesi prima che il 14° Dalai Lama fosse travolto dagli eventi dell'occupazione. Sebbene sia stato fortemente danneggiato durante la Rivoluzione culturale il Norbulingka è stato quasi completamente restaurato. Fino al 1958 uno degli avvenimenti più celebrati di Lhasa era l'annuale insediamento del Dalai Lama nel Palazzo d'estate. Era una processione che usciva dal Potala con lama, nobili in alta uniforme, soldati, musici ed alfieri. Il sovrano era trasportato con un palanchino coperto d'oro e protetto da cortine di seta . Il Dalai Lama, i membri della famiglia ed i dignitari occupavano il nucleo centrale mentre servitori, guardie del corpo ed insegnanti vivevano nei padiglioni attorno.

Nel corso della stagione estiva si tenevano spettacoli all'aperto, gare e cerimonie. Il grande portone d'ingresso, sorvegliato da due leoni bianchi con i battenti rossi da accesso al primo giardino, percorrendone i viali si giunge al Nuovo Palazzo d'estate che a sua volta è costruito all'intorno di un giardino racchiuso da una cinta muraria. L'architettura tibetana è stata leggermente modificata con grandi finestre e l'ingresso alto due piani ha raffigurazioni che richiamano lo stile Ming. Il palazzo è piccolo rispetto alla magnificenza del Potala ma racchiude dipinti in eccellenti condizioni. Si possono visitare sia il pian terreno che il piano superiore. Non c'è un percorso obbligato, sembra che tutto dipenda dal fatto di essere accompagnati da una guida ufficiale o di essere soli. Si visitano la sala meridionale e poi quella settentrionale, Il percorso continua poi attraverso gli appartamenti del Dalai Lama. Qui si trova un arredo negli stili più diversi, dai mobili intagliati in stile tibetano alle pesanti poltrone in stile art- noveau portate qui a spalle dai portatori himalayani. Si visitano la stanza da preghiera, la camera da letto dove l'attenzione è attratta da una radio di fabbricazione russa, il soggiorno con un grammofono Philips ed alcuni vecchi dischi a 78 giri, la stanza da bagno.

Si giunge quindi alla sala delle udienze e la stanza del trono. Nel salone c'è un dipinto murale a raffigurazione del Dalai Lama in compagnia della famiglia e di delegazioni straniere. Personaggi storici ed ancora viventi si mescolano a dei e demoni. Nella sala del trono, disposta sopra l'ingresso del palazzo, la statua di un giovane Sakyamuni occupa il più alto dei due troni. Di fronte ad essa un grande murale ricorda la storia mitica del Tibet dagli ancestrali progenitori scimmia e demonessa, alla costruzione del tempio del Jokang mentre un'altro dipinto ricorda la fondazione del monastero di Samye da parte del re Trisong Detsen e di Padma Sàmbhava.

Il vecchio palazzo d'estate è in giardino cintato a sud di quello nuovo e lo si raggiunge per un'altro viale. Di questo basso edificio che risale al 18° secolo e le cui stanze sono state restaurate è visitabile solo il cortile interno (1986). Sempre a meridione del giardino del palazzo d'estate vi è il Lago artificiale con due piccoli e graziosi padiglioni ed un piccolo tempio del tredicesimo Dalai Lama. Questi edifici sono anch'essi circondati da un muro e sul lato est del giardino attraverso una porta si entra nel recinto del vecchio palazzo d'estate che ospita, oltre al sopradescritto palazzo anche altri padiglioni non ancora restaurati che un tempo erano destinati allo studio agli incontri ecc. Nella parte occidentale dell'intero complesso si trovano lo zoo ed il tempio Kasang. Lo [1]zoo[1] ospita alcuni esemplari di animali dell'altopiano tibetano, i tristi come ogni essere rinchiuso in gabbia: la lince delle nevi, un orso dal collare un lageh (cervo......... ed un panda(1985). Se qualche rigattiere non se ne è ancora impossessato, nel cortile dietro il nuovo palazzo vi è la carcassa arancione di una Dodge del 1931 e quella, quasi ormai completamente distrutta di due Baby Austin del 1927 una azzurra ed una rossa e gialla. Sono regali ricevuti dal 13° Dalai Lama, smontati e portati a dorso di Yak attraverso l'Himàlaya. Rimontate, queste automobili erano le uniche in tutto il Tibet, ma rimasero inutilizzate fino al 1950 quando un tibetano, che aveva conseguito la patente in India, riuscì a farle partire. L'ultimo gruppo di edifici è costituito dal tempio Kasang con una propria biglietteria. Vi è racchiusa una stupenda collezione di tangka che è purtroppo scarsamente illuminata. I soggetti sono i più vari e si può ammirare più di 70 splendidi soggetti che vanno dai mandala alla vita di Buddha, dagli erbari ad elementi di medicina. Vi sono inoltre una esposizione di 48 statue di Tara e di Bodhisattva impreziositi con oro e gioielli ed il trono del Dalai Lama. Accanto al tempio principale vi è la sala detta deki con interessanti affreschi di vario soggetto. Il palazzo non è sicuramente nelle stesse condizioni in cui era fino al 1959, Harrer, nella sua visita dell'82 non vi ha ritrovato né la fontana, né il cinema costruiti sotto la sua direzione

I dintorni di Lhasa

 Il monastero di Ganden Appunti 1986

Le rovine del monastero di Ganden sono una testimonianza impressionante della ferita inflitta al Tibet dall'occupazione cinese. A differenza degli edifici di Gyantse o dell'università del Chakpori, qui le mura non sono state abbattute e livellate. Oltre alla possibilità di noleggiare un fuoristra per raggiungere il monastero che è a 70 chilometri ad occidente di Lhasa si può prender posto sull'autobus di linea che parte dal Barkhor, presso il boschetto di ginepri retrostante al Jokhang alle 6.45. Si incontra il monastero al termine della strada polverosa in una conca ad anfiteatro ed immediatamente la desolazione del luogo appare in tutto il suo sconfortante aspetto. Gli edifici sono stati cannoneggiati nel "59 e successivamente la distruzione è stata completata negli anni "60.   La manifattura tappeti Appunti 1986 Questo grande laboratorio artigianale è situato in un edificio della strada Yanhe Dong Lu, nei pressi dell'Università del Tibet. Produce i tradizionali tappeti tibetani che sono esportati anche all'estero attraverso il mercato di Canton. La manifattura è più attrezzata di quella che si trova a Gyantse od a Nedong ed è la più grande della Regione Autonoma. Vi sono impiegati circa 180 persone, uomini e donne. Gli operai non usano più la tradizionale distinzione per cui alle donne spetta la ed agli uomini la . I tappeti sono generalmente di piccole dimensioni, con i classici disegni, colori sgargianti, circa 60 nodi per pollice quadrato. La tessitura di tappeti è una produzione da sempre esistita in Tibet ma non è mai stata considerata una vera e propria arte poiché non assolve scopi religiosi. Per colorare le fibre si usano sempre meno i colori naturali e si ricorre a prodotti sintetici. Appendice: informazioni sui luoghi non visitati Il Panchen Lama, collaborazionista o prigioniero politico? Conosciuto anche come Tashé Lamá o anche Panche Ertené (prezioso discepolo) il defunto Lama e i suoi predecessori hanno avuto una parte importante nella storia politica e religiosa del Tibet. Ma quanti racconti sulla origine della figura del Panche Lama. Per il secondo discepolo di Tsongkapa, suo fratello oppure il tutore del Dalai Lama. La prima reincarnazione storica è Lobsang Chohyé Gyaltsen (1570-1662). Il Grande Quinto li riconobbe inoltre come reincarnazione di Amitabha, il Buddha della luce infinita. Quando nel 1720 é Cinesi imposero il loro controlli politici sul Tibet i loro amban seppero usare accortamente le due massime incarnazione opponendo l’una all’altra. Già dai precedenti secoli il più anziano delle due reincarnazioni fungeva da tutore del più giovane. Quando nel 17?2¸ i Manchù deposero il settimo Dalai Lama (che scomparve poco dopo a Litang) essi offrirono al Panche Lama il controllo di tutto l’altipiano. Egli rifiutò l’offerta ma al tempi stesso ne approfittò per consolidare il suo domini sulle valli circostanti al monastero di Tashilumpo. Ma veniamo a tempi più vicini a noi. Nel 1923 il Panche Lama fuggì a Pechino sostenendo che il 13° Dalai Lama lo perseguitava per aver appoggiato i Cinesi nell’invasione del 1910. Egli morì nel Quighai nel 1937. Il successore che è ritenuto la settima incarnazione, nacque nel 193? nella regione del Koko Nor anch’essa nella provincia del Quinghai. Il suo riconoscimento avvenne nel 1941 probabilmente sotto il controllo dei Cinesi nazionalisti e all’inizio non ricevette l’approvazione del governo di Lhasa. Successivamente egli cadde nelle mani della Repubblica popolare e con grande riluttanza anche di Lhasa. Nel 1952 l’Esercito Popolare di Liberazione portò il Panche Lama a Shigatse e lo insediò sul trono di Tashilumpo con l’evidente intenzione di diminuire il potere del Dalai Lama. Questa decisione non prendeva però in considerazione il fatto che mai il popolo tibetano aveva riconosciuto all’abate di Tashilumpo un potere politico mentre era fuori di dubbio la venerazione per l'incarnazione che egli rappresentava. Con la fuga del Dalai Lama nel 1959 il Panche Lama fu nominato presidente del Comitato Preparatorio per la Regione Autonoma del Tibet Nel 1960 mentre il Panchen Lama era a Pechino per illustrare all’assemblea popolare Cinese la magnifica situazione che esista nel Tibet odierno, l’EPL circondò il monastero di Tashilumpo dove erano state avviate piccole riforme e catturò i 4.000 monaci che vi risiedevano. Alcuni furono ammazzati altri si suicidarono ma la maggior parte fu avviata ai lavori nei campi. Solo 200 religiosi vennero autorizzati a rimanere nel monastero. Da quel momento, a quanti risulta, il Panche Lama cambiò atteggiamento sostenendo apertamente il Dalai Lama rifiutandosi di cooperare con i Cinesi Nel 1960 fu sciolto d’autorità il Consiglio del Panche Lama unica forma di potere temporale rimasto nel Tibet. Al Panche Lama venne chiesto di entrare nel Potala sostituendosi all'autorità del Dalai lama. Di fatto prigioniero il Panchen Lama muore in circostanze misteriose. 

 

Sakya 

 

bivio per Sakya

4100c

14

493

 

4100 (SCT)

 

Sakya

4350

26

519

 

4280 (SCT)

 

bivio per Sakya

4100c

26

545

   
 

Storia con il buddhismo indiano.

In questo periodo Marpa e il suo discepolo Milarepa istituirono l'ordine Kagyupa, e a Sakya la famiglia Kòn diede l'avvio a una scuola che fu chiamata Sakyapa. A differenza della maggior parte delle altre scuole e degli altri monasteri. guidati da una serie di lama reincarnati, la carica di abate a Sakya era ereditaria. retta dai figli della famiglia Kòn. Si ritiene che agli inizi almeno un Kòn maschio si sia sposato per assicurare la discendenza, ma più tardi la prassi sì affermò e tutti gli abati di Sakya presero moglie. Agli inizi del 13° secolo Sakya si era già affermata come importante centro di studi, secondo l'esempio delle università buddhiste indiane distrutte durante l'invasione mongola dell'India. In principio ciò avvenne con l'aiuto e l'assistenza di traduttori indiani quali Shakyashribhada. che giunse a Sakya nel 1204. ma in breve tempo gli studiosi tibetani furono in grado di dare un contributo autonomo all'approfondimento del Buddhismo. Il più celebre fu un abate di Sakya. Kunga Gyaltsen (1182-1251), più noto come Sakya Pandita e cioè lo studioso di Sakya. Sakya Pandita scrisse testi fondamentali sulla percezione e la logica, e per la sua dottrina venne identificato come una manifestazione di Manjushin. il bodhisattva della facoltà di comprensione. Per la sua statura culturale e spirituale Sakya Pandita venne scelto a rappresentare il popolo tibetano dinanzi al principe mongolo Godan quando questi minacciò di invadere con il suo esercito il Tibet verso la metà del 13° secolo. Sakya Pandita compì un viaggio di tre anni in Mongolia, dove giunse nel 1247. incontrò Godan e gli offrì la signoria del Tibet. A difesa del suo gesto sostenne che era inutile ogni tentativo di resistenza. Dopo la morte di Sakya Pandita avvenuta nel 1251. Uno dei suoi nipoti divenne abate di Sakya e, sotto il controllo di Kublai Khan, signore dei Mongoli, capo di tutto il Tibet. Si trattò del primo governo religioso con un lama al vertice dello stato, precedente importante per il futuro ordinamento del Tibet. Il rapporto tra i lama e i padroni mongoli, che i tibetani intesero come equilibrio tra maestri di religione e protettori laici, stabilì un altro precedente decisivo che, prestandosi a varie interpretazioni, avrebbe agitato il Tibet per i secoli successivi e avrebbe consentito ai cinesi di giustificare le proprie pretese sull'altopiano. La signoria mongola e la supremazia di Sakya ebbero però vita breve: la corruzione dei Mongoli e la rivalità tra l'ordine Sakyapa e quello Kagyupa portarono alla caduta del primo nel 1354. quando il potere passò al secondo e la sede del governo fu trasferita a Neudong nella provincia dell'Ü. Sakya rimase un centro assai potente. e come Shigatse godette di larga autonomia nei confronti dei successivi governi centrali. Monastero meridionale Appunti 1997 L'immenso monastero meridionale, cinto da mura. è il principale motivo di richiamo di Sakya e si annida severo e minaccioso tra un ammasso di case tibetane che costituiscono la cittadina. Per godere di una bela vista sul complesso, salite sulle colline a nord sull'altra riva del fiume. Il monastero meridionale fu fondato nel 1268 a fini difensivi. con toni di guardia a ciascun angolo delle alte mura. Un tempo probabilmente vi era un'altra cinta separata dalla cerchia esterna da un fossato, ma non nc è rimasta traccia. L'ingresso a Sakya è situato sul lato orientale. Proprio di fronte all'ingresso est vi è quello del cortile centrale del monastero, uno spazio suggestivo con un palo di preghiera circondato da cappelle e, a ovest, dalla sala grande delle riunioni.

La Sala grande delle riunioni è un edificio grandioso. piuttosto buio benché con il sole del mattino si illumini di una luce diffusa. Il soffitto della sala è sorretto da massicci pilastri e le pareti sono contornate da statue di dimensioni superiori a quelle naturali che hanno la caratteristica unica di servire da reliquiari dei precedenti abati di Sakya. Nella zona nord del cottile si trova una cappella che contiene un chorten d'argento, reliquiari degli antichi abati; una porta conduce in un'altra cappella con altri chòrten. A sud. fuori del cortile, vi sono ancora statue e una biblioteca con testi buddhisti. So entrambi i lati dell'ingresso orientale vi sono delle scale che portano a cappelle situate al primo piano. Nessuna di esse riveste un grande interesse e inoltre spesso sono chiuse. Salite piuttosto sulle mura per godere di superbi panorami della valle circostante e degli edifici interni del monastero di Sakya.

Monastero settentrionale

Assai poco rimane del complesso monastico un tempo disteso sulle colline a nord del fiume Truni. Vale tuttavia la pena di attraversare la cittadina e salire fino in cima per dare un'occhiata a ciò che resta. Dirigetevi verso lo stupa bianco. ricostruzione di quello che conteneva le spoglie di Kunga Nyingpo, il fondatore dell'ordine Sakyapa e secondo abate di Sakya. Sopra lo stupa vi è un piccolo monastero riedificato di recente. Il monastero nord è di epoca anteriore rispetto a quello sud, e nel periodo di maggior fioritura si dice che fosse costituito. come Ganden, da 108 edifici e che ospitasse circa 3000 monaci.