Confinante con gli stati indiani del
Bihar, del Sikkim e del West Bengal, il Terai orientale è
praticamente l’immagine speculare della zona occidentale. Le alture
ondulate della catena del Mahabharat sono strette fra le
aride pianure orientali e l’Himalaya. La
Mahendra Hwy (NH01) taglia verso est per raggiungere il
confine indiano a Kakarbhitta, fornendo un facile accesso al Sikkim
e a Darjeeling. Qui non si parla molto inglese e la vita quotidiana
scorre più tranquilla. Spesso sembra di aver compiuto un salto
indietro nel tempo. |
Il Terai ebbe un ruolo chiave anche
nello sviluppo dell’Hinduismo. Sita, moglie di Rama ed eroina del
Ramayana
(da non confondere con la canzone
Ramaya di Afric Simon), era figlia del re Janak, che governava ampie zone delle
pianure dalla capitale
Janakpur (un'altra delle nostre mete). Janak fondò il regno
Mithila, che
prosperò fino al III secolo d.C., quando fu conquistato dai gupta
originari di Patna.Nel XIV secolo, i moghul si espansero nelle
pianure dell’India settentrionale, innescando il
fenomeno dello spopolamento del Terai:
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Quando si pensa al Nepal, di solito si
pensa alla sua metà settentrionale, la straordinaria catena
dell’Himalaya nota in tutto il mondo. E la metà meridionale del
paese? In gran parte è l’esatto contrario: una torrida pianura
subtropicale chiamata Terai, che si estende a nord dal confine con
l’India, e nel mezzo ha la catena del Mahabharat e le Chure Hills
come a mediare fra le vette innevate e il piatto orizzonte. |
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centinaia di migliaia di profughi hindu e buddhisti si rifugiarono
sulle colline, in particolare nella Valle di Kathmandu che in
seguito acquisì rilevanza quale capitale del regno degli Shah. Con
il supporto di legioni di terribili guerrieri gurkha, gli Shah
rivendicarono le pianure e ampliarono la superficie del Nepal al
doppio di quella attuale. |
Per i viaggiatori, è una zona alquanto
ambivalente: da ovest a est il Terai offre meravigliose aree
protette relativamente ben gestite: il Sukla Phanta, il Bardia, il
Chitwan e la
Koshi
Tappu (una delle mete del nostro viaggio).
Per contro, i principali centri abitati
sembrano aver subito un bombardamento aereo, con strade dissestate e
piene d’immondizia, uno sviluppo urbano disordinato e
un’onnipresente nuvola di polvere. La gente è sempre molto allegra,
ma, tranne i villaggi di montagna, le città del Terai sono più che
altro punti di transito verso i parchi nazionali, l’India o
qualunque altro posto.
Nonostante il Terai sia poco noto a
livello internazionale, in realtà ha svolto un ruolo fondamentale
nella nascita di due importanti religioni. Nel 563 a.C., la
regina del minuscolo regno di Kapilavastu diede alla luce un
figlio di nome
Siddhartha Gautama e 35 anni dopo, sotto un albero della
bodhi (pipal,
Ficus religiosa) a Bodhgaya in India, nacque il
buddhismo. Nel
249 a.C. l’imperatore indiano buddhista Ashoka compì il suo
famoso pellegrinaggio a Lumbini, dove nacque il Buddha, e sul sito
lasciò una colonna commemorativa.
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Sebbene non avessero mai conquistato il Nepal, i britannici ebbero
frequenti contrasti con gli Shah, finché nel 1816 fu siglato un
trattato che ridimensionava i confini del regno grossomodo a quelli
attuali. Successivamente il Nepal riconquistò parti di territorio
(fra cui la città di Nepalganj) come ricompensa per il supporto
fornito ai britannici durante la rivolta indiana del 1857.
Fino agli anni ’50, gran parte del Terai
era fittamente coperta dalla foresta e i piccoli villaggi
disseminati in tutta la regione erano abitati dai tharu. Nel 1954 i
programmi di bonifica e i trattamenti con il DDT ridussero
drasticamente l’incidenza della malaria, dando avvio alla migrazione
di massa dall’India e dalle colline. La fertilità della terra e la
facilità di accesso portarono a un rapido sviluppo, che si rivelò
troppo rapido, in realtà: la natura delle odierne città del Terai è
in gran parte il risultato della soverchiante crescita della
popolazione.
Oggi, i tharu costituiscono uno dei
gruppi etnici più svantaggiati del Nepal e immense aree della
foresta sono state disboscate a vantaggio dell’agricoltura. Della
natura incontaminata di un tempo non rimangono che aree
circoscritte, tutelate da una serie di parchi nazionali e di foreste
comunitarie. Rispetto al subcontinente queste aree sono
relativamente vaste e hanno sempre maggior rilevanza come fonte
della più preziosa risorsa naturale del Nepal: l’acqua.
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