Kolkata (Calcutta)
Orientata al futuro e fatiscente ma suggestiva, la seconda città dell’India per dimensioni è un concentrato d’esistenza umana in tutte le sue forme, al contempo nobile e squallida, raffinata e disperata. Con la vecchia grafia, il nome Calcutta evoca negli occidentali immagini di sofferenza, ma ciò non rende giustizia a questa metropoli di 350 anni. Per gli indiani Kolkata è la capitale intellettuale, artistica e culturale dell’India. Benché la povertà sia innegabile, la classe media ha gradualmente acquisito la gestione della macchina cittadina, una nascente cultura hipster prospera nella generazione dei Millennial e la buona società d’origine bengalese continua a frequentare i sontuosi circoli inglesi d’epoca coloniale. In quanto ex capitale dell’India britannica, Kolkata conserva molti edifici coloniali che contrastano nettamente con le baraccopoli e i sobborghi della città nuova, ed è perfetta per gustare la cucina bengalese. Più accogliente di altre megalopoli indiane, è una città da vivere e non solo da visitare.
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2 Mullik Ghat Flower MarketLe colorate bancarelle che vendono fiori tropicali. Vai alla scheda. 3 Victoria MemorialLa magnificenza del tributo alla regina Vittoria da parte del Raj britannico. Vai alla scheda. KumartuliLe divinità d’argilla riportate in vita dagli artisti di questo pittoresco quartiere. Vedi scheda.
4 Dacres LaneL’ottima cucina creola delle bancarelle in questo serpeggiante vicolo. 5 South Park Street CemeteryLa storia cittadina che emerge dalle lapidi in questo cimitero. 6 Marble PalaceLa traboccante ricchezza degli zamindar (proprietari terrieri) nel museo più curioso della città. 7 MaidanUn giro in tram fra la lussureggiante vegetazione di questo parco d’epoca coloniale
Mercato dei fioriSituato vicino all’estremità sud-orientale dell’Howrah Bridge, il mercato dei fiori si presenta ricco di fascino e di colore quasi 24 ore su 24. Molti lavoratori abitano in baracche improvvisate e si lavano nel fiume retrostante, a breve distanza dal quale si trova una piccola area sabbiosa recintata in cui intorno alle 7 del mattino si allenano i lottatori locali.
Victoria MemorialLo straordinario Victoria Memorial è una profusione armonica di marmo bianco: per farvene un’idea pensate a una via di mezzo tra il Campidoglio di Washington e il Taj Mahal. Se fosse stato costruito per una bella principessa indiana, invece che per una regina defunta dell’era coloniale, sicuramente figurerebbe tra gli edifici più belli dell’India. Progettato per commemorare il Giubileo di Diamante della regina Vittoria, nel 1901, l’edificio fu completato solo 20 anni dopo la morte della sovrana. Da non perdere le statue collocate presso l’entrata principale: re Giorgio V è di fronte alla moglie Mary, ma sembra essere lui la regina con quei pantaloni dalla linea effemminata. A sinistra sono esposte stampe e dipinti su tabelloni che stridono a confronto con l’originale splendore della galleria. L’altissima sala centrale è comunque molto imponente e conduce alla Calcutta Gallery, che ripercorre la storia coloniale della città con ammirevole imparzialità. Anche se non volete entrare, l’edificio merita di essere guardato almeno da lontano, per esempio da un punto a nord-est che regala una veduta panoramica con i laghetti che riflettono la struttura. Oppure potete avvicinarvi pagando l’ingresso al parco (h5.30-18.45), vasto e ben tenuto. Di giorno si entra dal cancello settentrionale o da quello meridionale (ci sono biglietterie da ambo le parti). Per uscire si può usare anche il cancello orientale. La sera il VM fa da magnifica cornice a unospettacolo di luci e suoni che è meglio di quanto ci si potrebbe aspettare dopo l’antiquata proiezione di diapositive iniziale. La biglietteria e l’ingresso si trovano al cancello orientale. I posti sono all’aperto e privi di copertura. Non sono previsti spettacoli in estate.
Madre Teresa
Per molti Madre Teresa (1910-97) è stata la personificazione dello spirito
di sacrificio. Nata con il nome di Agnes Gonxha Bojaxhiu da genitori
albanesi nell’allora ottomana Üsküp (oggi Skopje, in Macedonia), entrò
nell’ordine irlandese delle suore di Loreto e per oltre un decennio lavorò
come insegnante presso la St Mary’s High School di Calcutta. Sconvolta dalla crescita vertiginosa
della povertà in città, fondò un nuovo ordine, quello delle Missionarie
della Carità , aprendo dei ricoveri per i più indigenti e gli ammalati
in fin di vita. Il primo di questi ricoveri, il Nirmal Hriday , aprì
nel 1952 all’interno di un vecchio ostello per pellegrini a Kalighat.
Sebbene l’ordine divenisse in seguito un’istituzione benefica di livello
internazionale, Madre Teresa continuò a vivere in assoluta povertà. Nel 1979
le fu conferito il premio Nobel per la pace e nell’ottobre del 2003 fu
beatificata dal Vaticano, il primo passo ufficiale del processo di
santificazione. Molti hanno messo in discussione la scarsa formazione medica delle Missionarie della Carità, oltre alla posizione fortemente cattolica di Madre Teresa nei confronti della contraccezione, un atteggiamento particolarmente insostenibile di fronte alla crescente diffusione dell’AIDS e dell’epatite a Kolkata. Tuttavia, l’organizzazione non ha mai avuto come scopo principale quello di salvare vite umane, ma semplicemente di offrire un po’ di amore e dignità ai moribondi. Prima di Madre Teresa, persino questo era considerato un lusso sconosciuto ai più poveri.
KumartuliMolte delle gigantesche effigi di divinità che vengono immerse nelle sacre acque dell’Hooghly in occasione delle pittoresche puja di Kolkata sono realizzate dai kumar (scultori) di questo affascinante quartiere. I vari laboratori sono specializzati in fasi diverse della creazione delle effigi: alcuni realizzano le strutture di fuscelli per il corpo, altri si occupano dei rivestimenti d’argilla e altri ancora dipingono i volti. Il periodo di maggiore attività per gli artigiani va da agosto a novembre in occasione delle feste di Durga e Kali. Un gran numero di laboratori si trova nello stretto vicolo che corre due isolati a ovest del n. 499 di Rabindra Sarani. Nel punto in cui questo forma un incrocio a T, girate a destra e ne troverete altri (Banamali Sakar St). Questa strada termina 300 m più a nord in Durgacharan Banerjee St. Se qui svoltate a sinistra, arriverete in poco tempo a un ghat dove il fango di terra argillosa, utilizzato dagli artigiani, viene portato a riva con le barche. Seguendo la riva verso nord, passeggiando all’ombra degli alberi passerete davanti a piccoli santuari e raggiungerete il Bagbazar Jetty, il molo da cui salpano i traghetti per Howrah. Kolkata, in un giornoSono tornato volentieri a Kolkata e l'ho rivisitata scoprendo nuovi aspetti grazie alla guida inviataci dalla agenzia, il prof. Basu, insegnante di fisiologia in un College privato, appassionato di storia. Ci scambiamo i numeri di cellulare e via WhatsApp gli invio una bozza di programma Partenza, presentazione al gruppo della guida. È domenica e c’è poco traffico. Il bus si ferma sulla strada che passa sotto l’Howrah Bridge, che raggiungiamo a piedi e sostando poi all’inizio presso la scala che scende al mercato dei fiori. Qui mi interessava rivedere l'umanità che lo percorre spostandosi fra le due rive del fiume. Il ponte supera l'Hughli, un ramo del Gange. Il 14 giugno 1965 fu ribattezzato Rabindra Setu dal grande poeta bengalese Rabindranath Tagore, primo premio Nobel indiano e asiatico.
https://en.wikipedia.org/wiki/ È un ponte a sbalzo in acciaio sempre avvolto dalle esalazioni dei veicoli. Lungo 705 m, fu costruito durante la seconda guerra mondiale ed è uno dei ponti più trafficati del mondo, nonché una delle costruzioni più emblematiche di Kolkata. Il ponte è uno dei quattro sul fiume Hooghly, gli altri ponti sono il Vidyasagar Setu (popolarmente chiamato il secondo ponte Hooghly), il Vivekananda Setu e il relativamente nuovo Nivedita Setu. Trasporta un traffico giornaliero di circa 100.000 veicoli e forse più di 150.000 pedoni, rendendolo facilmente il ponte a sbalzo più trafficato del mondo. Il terzo ponte a sbalzo più lungo al momento della sua costruzione, il ponte Howrah è attualmente il sesto ponte più lungo del suo genere al mondo. Il prof. Basu fa notare che non ci sono dadi e bulloni ma sono tutti migliaia di rivetti. Sotto di noi, all’estremità sud-orientale dello Howrah Bridge, il mercato dei fiori (Mullik Ghat Flower Market) è ricco di fascino e di colore quasi 24/24. L’ideale sarebbe di visitarlo all’alba, quando i grossisti arrivano con enormi quantitativi di fiori che vengono poi battuti all’asta ai rivenditori. Molti lavoratori abitano in baracche improvvisate e si immergono nel fiume da un ghat lì vicino, da cui merita ammirare il tramonto sullo Howrah Bridge. A poca distanza dal fiume si trova una piccola area sabbiosa recintata, dove i lottatori locali si allenano intorno alle 7 del mattino. Purtroppo, guide e bus non vengono prima delle ‘8;30 ed occorrerebbe organizzarsi in altro modo con i taxi. Il prof. Basu raccomanda di stare uniti, controllare che nessuno rimanga indietro, di fotografare ma senza rallentare il gruppo, porre attenzione a non scivolare sulle foglie bagnate, Ci indica l’edificio presso cui si trova l’arena dei lottatori kutshi. Raggiungeremo quel ghat e torneremo indietro. Nell’arena i lottatori si allenano solo la mattina, prima di andare al lavoro. Raggiunto il ghat e l’arena, troviamo solo coppie di sposi con i fotografi professionisti che li immortalano con il ponte per mostrare che sono stati at Koljata. Ci spostiamo ai templi jainici. Dal bus scendiamo e percorriamo una breve strada fiancheggiata a murale con storie jainiste ed entriamo nel giardino del tempio. Il complesso è inserito nei tour come un luogo di interesse, ma aldilà della curiosità per i diamanti che adornano una statua e, personalmente, privo di interesse alcuno. Occorre anche ricordare che molti partecipanti ( non solo del mio gruppo)nulla sanno dei jainisti. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera: Il Tempio Jain di Kpòkaya (noto anche come Tempio Parshwanath) è in Badridas Temple Street, Gouribari nella zona di Maniktala ed è un'importante attrazione turistica. Il tempio fu costruito da un giainista di nome Rai Badridas Bahadoor Mookim nel 1867. Il Parashwanath Jain Temple è in realtà un complesso di 4 templi. Il santuario principale è dedicato a Shitalanatha, decimo tirthankara. ed è stato eseguito da Sri Kalyansurishwarji Maharaj. I quattro templi principali sono il tempio Shitalnath Ji, il tempio Chandraprabhu Ji, il tempio Mahavir Swami e il tempio Dadawadi e Kushal Ji Maharaj dove è conservata e adorata l'impronta di Jain Acharya Jin Dutt Kushal Suri. Verso sud del tempio di Sri Sitala Nath Ji, si trova il santuario di Sri Chanda Prabhujidev, costruito da Ganeshlal Kapoorchand Jahar nell'anno 1895. Il tempio Jain principale è il luogo in cui si celebra il Paryushan, un festival di 8 o 10 giorni, nel mese di Bhadrav. Durante questo periodo i giainisti osservano l'Ahimsa, ascoltano la recitazione delle scritture di culto e compiono azioni di beneficenza. L'ultimo giorno del festival si chiama Samvatsari. È uno dei templi Jain più importanti di Calcutta. La divinità del Signore Shitalnath Ji è seduta nel sancta sanctorum e la sua fronte tempestata di diamanti. Anche le altre divinità sono splendidamente decorate con pietre semipreziose e metalli preziosi. Ci spostiamo a Kumartuli, minuscolo quartiere molto più interessante ai miei occhi. Innumerevoli statue in argilla di divinità e demoni che verranno immerse nelle sacre acque dello Hooghly in occasione delle pittoresche puja di Kolkata sono realizzate da artigiani, chiamati kumar, in questo affascinante quartiere, in particolare nei laboratori in Banamali Sakar St, il vicolo che corre in direzione ovest da Rabindra Sarani. Le statue sono realizzate con un’anima di paglia rivestita d’argilla e successivamente dipinte. Il periodo di maggiore attività per gli artigiani va da agosto a ottobre, in occasione delle feste di Durga e Kali. A novembre le vecchie statue che riaffiorano sulle sponde dei fiumi vengono rimesse a nuovo per essere riutilizzate l’anno successivo. Cerimonie con l’immersione di statue nelle acque avvengono a Varanasi, dove esiste un quartiere simile, e a Mumbay con le statue di Ganesh immerse nel mare. Nella passeggiata, oltre a statue di Marilyn Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”, di Tagore e di personaggi che assomiglianti ad Hengels, si incontra un barettino che offre chai caldo ed alloggiato in una mezza carrozza di uno dei famosi tram elettrici di Kolkata, in via di scomparsa. Il prof. Basu ci chiede di accelerare il passo e raggiungiamo Gopeshwar Pal St dove è parcheggiato il bus, ma prima vuole mostrarci un tempietto dedicato a Kali che sembra chiuda alle 13. Raju Pal Durga (22.60048894565762, 88.36294866701697) non è grande. Forse 4x4 metri ma ospita un idolo, anch’esso con gli occhi grandi come le statue di Jagabath in Orissa. Il prof. Basu si lancia in una dotta spiegazione della Dea Madre per giungere ad uno dei refrain più recenti dell’Hindūtva da quando durante il principale Congresso scientifico indiano due scienziati hanno sostenuto che la teoria della relatività di Einstein e quella della gravità di Newton siano errate e che la ricerca con le cellule staminali esistesse già nell'antica India. Il Professor Rao, docente di chimica inorganica, aveva affermato che diversi secoli fa (circa duemila anni fa), Vishnu utilizzava dozzine di aerei e piste d'atterraggio nell'attuale Sri Lanka. Sempre secondo lo scienziato, il testo sacro Bhagavad Gita conterrebbe una teoria dell'evoluzione (nei Dashvatar, la parte che parla dei dieci avatar di Lord Vishnu) migliore di quella formulata nel 19° secolo da Charles Darwin. E non è tutto. Il co-speaker di Rao, Kannan Jegathala Krishnan, che lavora al dipartimento di Ingegneria elettrica della Victoria University a Melbourne, rigetta la teoria della relatività di Einstein e la teoria della gravità di Newton. Secondo lo scienziato, lo spazio coincide con l'energia e per spiegare il movimento dei pianeti, dunque, non sarebbe necessaria la gravità ma la forza esercitata dallo spazio. A fronte di queste affermazioni, riportate a voce dai due accademici, le reazioni da parte degli organizzatori del congresso e degli altri partecipanti non tardarono ad arrivare. Ma la supremazia dell’India è stata ribadita nel 2018 da Harsh Vardhan. Il Ministro dell’Unione per la Scienza e la Tecnologia aveva rilasciato dichiarazioni piuttosto sorprendenti, elogiando i Veda (testi sacri di popolazioni che invasero l'india nel 20° secolo a.C.) per la presenza di scoperte scientifiche di maggiore importanza rispetto alla teoria della relatività di Einstein sostenendo che anche per lo scienziato Stephen Hawking (per altro a quel tempo già deceduto) avrebbe affermato che i Veda riportavano una teoria superiore alla formula di Albert Einstein e=mc2 (ma non c’è conferma...). Aldilà delle elucubrazioni del BJP (non citata dal prof. Basu, che riferisce appassionatamente concentrandosi sul nucleo di queste affermazioni) è bene ricordare che, più seriamente, il Dalai Lama da anni organizza incontri e dibatti con scienziati di varie discipline, soprattutto neuroscienziati, per comparazioni fra la scienza occidentale e le teorie cognitive buddhiste vajrayana. Qual è la natura della mente? Quando e dove la coscienza penetra nell'embrione umano? I computer potranno mai avere una coscienza? Ecco alcuni degli interrogativi discussi in “Ponti sottili”, che racchiude gli incontri di alcuni grandi studiosi occidentali di psicologia cognitiva, neuroscienze, chimica e informatica, vedi: Ponti sottili. Conversazioni del Dalai Lama sulla scienza della mente. Tensing Gyatso, XIV Dalai Lama.
https://www.marcovasta.net/ Arriviamo e parcheggiamo in College Street, una strada lunga 900 metri nel centro di Calcutta. Conosciuto anche come Boi Para (bengalese: বইপাড়া; lett. Città dei libri), con il più grande mercato dell’Asia e del mondo di libri usati. Purtroppo. è domenica e pochissime bancarelle sono aperte. Scendo dall’autobus e chiedo alla prima di cercarmi “The Wonder that Was India”, se lo trova, lo acquisterò al ritorno. Un centinaio di metri e svoltiamo in una strada, alla quarta porta, sotto l’insegna gialla della Indian Coffee House, saliamo le scale per raggiungere il mitico salone (1st fl, 15 Bankim Chatterjee St; h9-21 lun-sab, 9-12.30 e 17-21dom). Per smentire la LP che definisce il caffè "una brodaglia economica non esattamente raccomandabile", chiediamo quattro strong black coffee che arriveranno dopo più di mezz’ora alla fine del pasto. ma è incredibilmente affascinante sbirciare nell’umile ambiente dall’alto soffitto, un tempo ritrovo di combattenti per l’indipendenza, personaggi bohémien e rivoluzionari. Qui veniva Rabindranath Tagore e più recentemente l’economista e filosofo Amartya Kumar Sen. L’Indian Coffee House o College Street Coffee House, situato di fronte alla Presidency University in College Street, è la più famosa delle filiali dell'Indian Coffee House a Calcutta. È stato per molto tempo un ritrovo regolare e un rinomato luogo di incontro (adda) per intellettuali e studenti (ed ex studenti) del Presidency College, dell'Università di Calcutta e di altre istituzioni in College Street. Ha svolto un ruolo importante nella storia culturale di Kolkata ed è conosciuta come il fulcro dei dibattiti intellettuali. Indian Coffee House è una catena di ristoranti in India, gestita da una serie di società cooperative di lavoratori. Ha una forte presenza in tutta l'India con quasi 400 caffetterie. È stata per generazioni un centro nevralgico dei movimenti comunisti e socialisti. Pertanto, ha svolto un ruolo molto importante nella politica dell'India. I caffè erano forti e buoni, purtroppo il libro non è stato trovato…. Un costante afflusso di pellegrini, per lo più cristiani, visita la casa madre delle Missionarie della Carità per rendere omaggio alla grande ma sobria tomba di Madre Teresa, oggi santa. Nel piccolo museo adiacente sono esposti i suoi sandali consumati e la povera ciotola smaltata che usava per mangiare. Al piano superiore si può visitare la stanza in cui la missionaria lavorò e dormì dal 1953 al 1997, conservata in tutta la sua disadorna semplicità. Nell’ottobre del 1973, ebbi un breve colloquio privato con Madre Teresa al PIME di Milano. Passiamo accanto a Fort William (il nuovo, mai conquistato) e effettuiamo un giro panoramico a Binoy-Badal-Dinesh Bagh, abbreviato in B.B.D. Bagh, precedentemente chiamato Tank Square e poi Dalhousie Square (1847-1856), uno dei quartieri centrali degli affari amministrativi, finanziari e commerciali di Kolkata. È la sede del governo del Bengala occidentale e ne ospita tutti e tre i rami. L'area è costituita dal Writers' Building, l'edificio ufficiale del segretariato di stato, Raj Bhavan, la residenza del governatore del Bengala occidentale, Vidhansabha Bhavan, l'edificio che ospita l'Assemblea legislativa del Bengala occidentale e anche l'Alta Corte di Calcutta. Dalhousie Square (come era precedentemente conosciuta) fu creata come centro della stazione commerciale della Compagnia britannica delle Indie Orientali lungo le rive del fiume Hooghly. Tra il fiume e il serbatoio (ora noto come Lal Dighi), si trovava l'originale Fort William. Nell'estate del 1756, Nawab Siraj ud-Daulah del Bengala, Bihar e Orissa lanciò un attacco alla città britannica per la decisione della compagnia di rafforzare le fortificazioni attorno ad essa. I sopravvissuti all'attacco furono rinchiusi in una guarnigione all'interno del forte che scatenò un incidente tristemente noto come il buco nero di Calcutta. Gli inglesi ripresero presto la città dopo che i Nawab si ritirarono di fronte alle forze di Robert Clive. Nel giro di un anno, le forze della Compagnia britannica delle Indie Orientali presero tutto il Bengala e Calcutta, insieme alla piazza, divenne il centro commerciale e politico dell'India britannica.
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