Chiese rupestri
20-30 dicembre 2018
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I paesaggi del Tigrai
settentrionale sono fiabeschi: una desolata terra semidesertica
inondata da una luce brillante, da cui si elevano mille aghi di
roccia che quasi toccano il cielo. Gli altopiani stratificati,
soprattutto tra Dugem e Megab nella regione di Gheralta, ricordano
da offrono interessanti camminate in un ambiente sorprendete e le
centoventi chiese sono affascinanti tanto quanto il paesaggio. A
differenza di molte chiese di Lalibela, che sono monolitiche, cioè
scolpite in un unico blocco di roccia e unite al suolo alla base,
quelle del Tigrai sono in genere semimonolitiche, ovvero separate
soltanto parzialmente dalla roccia oppure costruite all’interno di
grotte preesistenti. Molte si trovano in cima a dirupi, in posizioni
pressoché inaccessibili, e questo non fa che accrescerne il fascino.
Raggiungere queste gallerie
nascoste dopo una lunga e faticosa scarpinata, magari su tratti
esposti che mettono i brividi, è senza dubbio appagante. Inoltre, a
parte in qualche chiesa famosa, probabilmente non incontreremo molti
altri visitatori, nemmeno in alta stagione.
Fino alla metà degli anni ’60
queste chiese erano pressoché sconosciute al di fuori dei
confini del Tigrai. Ancora oggi si sa ben poco sulla loro origine e
sulla loro storia;
la posizione remota e quasi inaccessibile fu forse dovuta al
tentativo di sfuggire alle
incursioni musulmane.
Sebbene la tradizione locale le
attribuisca quasi tutte ai re axumiti del IV secolo Abreha e
Atsbeha, nonché ad altri sovrani del VI secolo, gli storici
sono quasi tutti concordi nel farle risalire a un periodo compreso
tra il IX e il XV secolo. Le chiese più antiche, quindi,
costituiscono un legame artistico, culturale e tecnologico tra Aksum
e Lalibela.
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