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il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Bukhara
 

Su
Aktau - Kapamsay canyon
Torish - Ayrakty
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Ustyurt - Bozzhira
Bozzhira
Bozzhira - Beyneu
Kungrad, Moynaq e Nukus
Khiva
Bukhara
Samarkanda Самарканд
Shakhrisabz
Tashkent Ташкент

Lyabi-Hauz, una piazza costruita intorno a una vasca nel 1620 (la parola è tagika e significa ‘intorno alla vasca’) è il posto più interessante e tranquillo della città, ombreggiata da gelsi antichi quanto la vasca. I vecchi uzbeki che un tempo sorseggiavano il tè o stavano chini sulle scacchiere in questo angolo della città sono stati trasferiti altrove da imprenditori locali decisi a fare soldi sfruttando il turismo, ma la piazza conserva ancora una sua autenticità ed è stata risparmiata dallo sfarzo a cui ha dovuto invece soccombere il Registan di Samarcanda.

Sul lato orientale della piazza vi è la statua di Hoja Nasruddin, il ‘folle saggio’ quasi mitico che appare nei racconti sufi di tutto il mondo.
A est della statua sorge la Medressa di Nadir Divanbegi, costruita come caravanserraglio e trasformata nel 1622 in medressa per volere del khan. Sul lato occidentale della piazza si trova la Khanaka di Nadir Divanbegi, che risale allo stesso periodo della medressa. Entrambi gli edifici prendono il nome dal ministro del Tesoro di Abdul Aziz Khan, che ne finanziò la costruzione nel XVII secolo.

A nord, sull’altro lato della strada, sorge la Medressa di Kukeldash (1569), fatta costruire da Abdullah II, che all’epoca era la più grande scuola islamica dell’Asia centrale.

 

BAZAR COPERTI

Fin dai tempi degli shaybanidi la zona a nord e a ovest della Lyabi-Hauz era un vasto labirinto di vicoli commerciali, gallerie e piccoli mercati ai crocevia i cui tetti sormontati da numerose cupole erano stati progettati per convogliare all’interno l’aria fresca. I tre bazar coperti e sormontati da cupole esistenti ancora oggi, radicalmente restaurati in epoca sovietica, facevano parte delle decine di bazar specializzati della città: il Taki-Sarrafon era il bazar dei cambiavalute, il Taki-Telpak Furushon quello dei cappellai e il Taki-Zargaron quello dei gioiellieri. Oggi rimangono fedeli solo in misura limitata a queste tradizioni e ospitano numerosi negozi rivolti ai turisti.

 

Area del Taki-Sarrafon e del Taki-Telpak Furushon

Tra questi due bazar coperti, in quello che era il vecchio bazar delle erbe e delle spezie, si può ancora vedere la moschea più antica dell’Asia centrale, la Maghoki-Attar (pozzo degli erboristi), un grandioso edificio che riesce ad armonizzare la facciata del IX secolo con le parti ricostruite nel XVI secolo. Probabilmente si tratta anche del luogo più sacro della città: sotto di essa negli anni ’30 gli archeologi trovarono frammenti di un tempio zoroastriano del V secolo distrutto dagli arabi e di un tempio buddhista ancora più antico. Pare che fino al XVI secolo gli ebrei di Bukhara abbiano utilizzato la moschea come sinagoga per le funzioni serali.

Quando iniziarono gli scavi era visibile solo il tetto della moschea, e l’attuale piazza che la circonda rappresenta il livello della città nel XII secolo. Un settore degli scavi è stato deliberatamente lasciato in vista. C’è anche un museo (ingresso US$1; h9-17) in cui sono esposti magnifici tappeti di Bukhara e piccoli tappeti per la preghiera.

 

Area del Taki-Zargaron

Pochi passi a est del Bazar Taki-Zargaron, sul lato settentrionale di Hoja Nurabad, sorge la medressa più antica dell’Asia centrale, servita da modello per molte altre: la Medressa di Ulughbek (1417), decorata con piastrelle azzurre e non restaurata. Si tratta di una delle tre medressa fatte costruire da Ulughbek (le altre si trovano a Gijduvan, a 45 km di distanza sulla strada per Samarcanda, e nel complesso del Registan a Samarcanda). Oggi la medressa è occupata dai piccioni e da un piccolo museo (ingresso US$0,50; h9-16.30) in cui sono esposte alcune magnifiche vecchie fotografie, tra cui una che mostra le condizioni in cui si trovava il minareto Kalon dopo essere stato colpito dall’artiglieria sovietica nel 1920. Date un’occhiata anche alle fresche camere in cui vivevano gli studenti, oggi vuote.

Oggi invece le stanze degli studenti situate di fronte nella cinquecentesca Medressa di Abdul Aziz Khan sono occupate (come spesso accade) da negozi di souvenir. Anche questa medressa mai restaurata, fatta costruire dall’omonimo sovrano per offuscare in dimensioni e splendore la Medressa di Ulughbek, è un vero gioiello.

L’elemento più interessante è la sala della preghiera, che oggi ospita un museo di sculture in legno (ingresso US$0,50; h9-17), nel quale si possono ammirare spettacolari ‘stalattiti di ghanch’ (stucco lavorato e dipinto) che scendono dal soffitto. Si racconta che Abdul Aziz fece segretamente imprimere un’immagine del proprio volto nel mihrab (la nicchia rivolta verso la Mecca) dalla sala della preghiera per aggirare la proibizione dei musulmani sunniti di raffigurare esseri viventi (Abdul Aziz era sciita).

L’unica altra medressa della città che presenta raffigurazioni di esseri viventi è la Medressa di Nadir Divanbegi.

 

MINARETO KALON E DINTORNI

Quando fu costruito dal re karakhanide Arslan Khan nel 1127, il Minareto Kalon era probabilmente l’edificio più alto dell’Asia centrale (kalon in tagiko significa ‘grande’). Si tratta di una struttura incredibile, alta 47 m e con fondamenta profonde 10 m (comprese le canne ammucchiate al di sotto come prima forma di protezione antisismica), che è sopravvissuta 880 anni senza restauri. Gengis Khan rimase talmente impressionato da questo minareto che ordinò di risparmiarlo.

Le sue 14 fasce decorative, tutte diverse l’una dall’altra, testimoniano del primo utilizzo di piastrelle smaltate di colore azzurro che si diffusero in tutta l’Asia centrale sotto Tamerlano. Qua e là sui lati sud ed est si vedono zone leggermente più chiare dovute ai lavori di restauro seguiti ai danni provocati dall’artiglieria di Frunze nel 1920. I suoi 105 scalini interni, accessibili dalla Moschea di Kalon, sono rimasti chiusi al pubblico per diversi anni ma in futuro potrebbero essere riaperti.

Secondo la leggenda, Arslan Khan uccise un imam in seguito a una lite. Quella notte l’imam gli apparve in sogno e gli disse: ‘Tu mi hai ucciso; ora ti chiedo di fare in modo che la mia testa giaccia in un luogo dove nessuno possa calpestarla’ e così sulla sua tomba fu costruita la torre.

Ai piedi del minareto, sul sito di una precedente moschea distrutta da Gengis Khan, si trova la Moschea Kalon, costruita nel XVI secolo per le grandi assemblee e in grado di contenere 10.000 persone. Usata in epoca sovietica come magazzino, fu riaperta come luogo di culto nel 1991.

Di fronte alla moschea, con le sue luminose cupole azzurre che contrastano con il colore marrone che la circonda, sorge la Medressa di Mir-i-Arab, attiva ancora oggi. Si tratta di una delle medressa più straordinarie dell’Uzbekistan, soprattutto al tramonto; Mir-i-Arab era uno sceicco yemenita del XVI secolo appartenente alla confraternita dei Naqshbandi che aveva grande influenza sul sovrano shaybanide Ubaidullah Khan. I turisti non potrebbero andare oltre l’atrio, ma se chiedete gentilmente il permesso potrebbero lasciarvi dare un’occhiata alle tombe di Mir-i-Arab e di Ubaidullah Khan in una stanza sotto la cupola nord. Da qui potrete sbirciare nel cortile interno, dove potreste vedere degli studenti che giocano a ping-pong.

 

ARK

Ark (%224 38 53; Registan S S q; ingresso US$1, compreso museo US$2, guida US$2; hcortili 9-18, musei h9-16.30 da mercoledì a domenica, 9-14 martedì), una città regale all’interno della città, è la costruzione più antica di Bukhara e fu abitata dal V secolo fino al 1920, anno in cui fu bombardata dall’Armata Rossa. Oggi il suo interno è composto per l’80% da rovine, tranne alcuni ex appartamenti reali che ospitano diversi musei.

In cima alla rampa d’ingresso vi è la Moschea Juma (del venerdì), che risale al XVII secolo. Girando a destra si entra in un corridoio fiancheggiato da cortili su entrambi i lati. Dapprima sulla sinistra si incontrano gli antichi appartamenti del kushbegi (primo ministro) dell’emiro, che ora ospitano una mostra archeologica e un’esposizione di storia naturale dove potrete vedere che aspetto ha il cotone di qualità (assai diverso da quello striminzito che cresce nell’Uzbekistan centrale).

Proseguendo, sempre sulla sinistra s’incontra la parte più antica della cittadella, l’ampia Corte per le udienze e le incoronazioni, il cui tetto implose durante il bombardamento del 1920. L’ultima incoronazione che ebbe luogo qui fu quella di Alim Khan nel 1910. La camera nascosta che si trova sulla parete destra era la sala del tesoro, dietro la quale c’era l’harem.
A destra del corridoio erano situate le stalle reali all’aperto e la noghorahona (la stanza in cui erano conservati i tamburi e gli strumenti musicali usati durante gli spettacoli pubblici nella piazza sottostante).

Intorno alla Salamhona (Corte del Protocollo) in fondo al corridoio s’incontra ciò che resta degli appartamenti reali. Questi appartamenti dovevano essere caduti in un tale stato di degrado che gli ultimi due emiri preferirono risiedere a tempo pieno nel palazzo d’estate (p298). Oggi ospitano diversi musei, il più interessante dei quali illustra la storia di Bukhara dagli shaybanidi fino agli zar. La mostra comprende oggetti importati a Bukhara, tra cui un enorme samovar (il recipiente utilizzato per riscaldare l’acqua per il tè) fabbricato a Tula, in Russia. Un’altra sala contiene il trono dell’emiro.

Di fronte alla fortezza si apre la principale piazza della Bukhara medievale, il Registan, dove avevano luogo le esecuzioni; qui furono giustiziati anche i due ufficiali inglesi Stoddart e Conolly.

Dietro l’Ark vi è lo Zindon (ingresso US$1, guida US$1; h9-17 da mercoledì a lunedì), ossia la prigione, oggi trasformata in museo, dove si può visitare la camera della tortura e diversi sotterranei, compreso l’orrendo ‘pozzo degli scarafaggi’ dove Stoddart e Conolly languirono in una camera buia piena di pidocchi, scorpioni e parassiti vari.

Accanto alla vasca posta di fronte all’ingresso dell’Ark sorge la Moschea di Bolo-Hauz, luogo di culto ufficiale degli emiri, costruita nel 1718. Nelle vicinanze vi è una torre dell’acqua alta 33 m, costruita dai russi nel 1927 e oggi in disuso. Se volete salire in cima alla torre, è meglio che non abbiate paura dell’altezza né delle pericolosamente instabili costruzioni del periodo sovietico. La vista sull’Ark e oltre merita i 1000S che vi verranno chiesti da un pastore locale o da chi è di guardia.

 

MAUSOLEO DI ISMAIL SAMANI E DINTORNI

Nel Parco Samani sorge questo mausoleo completato nel 905, uno dei più antichi monumenti musulmani della città e probabilmente uno dei più massicci dal punto di vista architettonico. Costruito per Ismail Samani (fondatore della dinastia samanide) per suo padre e per suo nipote, il mausoleo è caratterizzato da una elaborata muratura in mattoni di terracotta che cambia gradualmente ‘carattere’ nel corso della giornata man mano che mutano le ombre e che nasconde mura spesse quasi 2 m che hanno permesso all’edificio di sopravvivere per 11 secoli senza restauri (a parte la cupola).

Dietro al parco si può vedere un tratto in parte restaurato (in tutto 2 km degli originari 12 km) delle mura della città costruite dagli shaybanidi; un altro tratto consistente si trova circa 500 m a ovest della Moschea di Namozgokh.

Nelle vicinanze si trova l’originale ‘mausoleo’ Chashma Ayub (ingresso US$0,50; h9-16 da martedì a domenica), costruito tra il XII e il XVI secolo sopra una sorgente. Il nome significa ‘fonte di Giobbe’: secondo la leggenda Giobbe colpì il terreno con il suo bastone in questo punto e ne fece scaturire dell’acqua. All’interno c’è un piccolo museo dove potrete bere alla fonte. Accanto al mausoleo sorge lo scintillante monumento con le pareti in vetro dedicato all’imam Ismail al-Bukhari.

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dal 9 gennaio 2024