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Naar Phu

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10 - 26 novembre 2017

6 - Giorno Chyakhu - Khyang - Phu

mercoledì 15-11-2017 Chyakhu - Khyang 3720m - Phu 4020m

Su ] 2 - Doha - KTM ] 3 - KTM - Koto ] 4 - giorno Koto - Meta ] 5 - Meta - Chyakhu ] [ 6 - Giorno Chyakhu - Khyang - Phu ] 7 - Giorno Phu - Naar Phedi ] 8 - Giorno Naar Phedi - Naar ] 9 - Giorno Naar - Meta ] 10 - Giorno Naar - Kanga La - Ngawal oppure Meta - Koto ] 11 - Giorno Nagwal (o Koto) - Manang - Khangsar - Tilicho BC ] 12 - Giorno ] 13 - Giorno ]

 

 

Tappa in saliscendi senza praticamente mai alzarsi fino alla rampata finale per il cancello di Phu.

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Si sale sopra i lodge per poi scendere in un piccolo khola; il percorso si divide ma entrambe le piste si incontrano dopo poche centinaia metri. Scendi oltre le betulle ad un altro lato khola (tre ore), attraversa il legno ponte e macina un'altra morena ed ancora un altro chorten.

Il torrente segna il confine tra Nar e Phu. Un'altra cresta e poi scavalcare su una morena un piccolo passaggio contrassegnato da bandiere di preghiera. Le vedute sugli Annapurna dietro di noi sono superbe e sembra che diventino più grandi più lontano ti muovi.

Quattro ore da Meta, scendiamo a Khyang (3840m; N 28° 42.998', E 84° 15.764'), un insediamento invernale occupato per tre mesi all’anno dai paesani di Phu. Un campo ACAP ed un lodge stagionale (attenzione, potresti trovarlo chiuso) offrono una splendida veduta del Pisang Peak (6.091m), Annapurna II (9.737m), Gyaji Kang (7.030m) e Tilje Peak (6.530m), anche se i pomeriggi possono essere ventoso.

Dalla piana di Khyang si entra rapidamente nella gola secca e desertica del Phu Khola, procedendo lentamente su una sezione abbastanza esposta del sentiero scavato nella roccia. Continuiamo lungo il lato occidentale della valle ed incrociamo un ponte di legno che non va attraversato perché porta su un tratto dismesso di sentiero sulla destra orografica.

Risaliamo e scendiamo nuovamente con il solito estenuante saliscendi. Estenuante soprattutto per la mente perché si guadagna poco in altezza mentre numerose sono le piccole discese. Incontriamo greggi di pecore blu che pascolano sui pendii brulli.

Il paesaggio è ormai desertico, potrebbe ricordare quello del Mustang a chi vi sia stato.

Il fondovalle serpeggia piatto poi sembra voltare verso la nostra sinistra e incrociamo una strettissima gola sorvegliata da un gendarme di pietra alto una cinquantina di metri. Qui il sentiero inizia a salire a zig zag guadagnando quota fra scalini di pietra e ripide salite su brecciolino.

La salita sembrerebbe estenuante ma in breve conduce ad affacciarsi u una terrazza dove finalmente troviamo la porta o cancello detto Phupi Gyalgoe ed entriamo nella regione di Phu - sicuramente uno degli approcci più spettacolari a qualsiasi villaggio himalayano. Ridiscendiamo oltre la porta seguendo il sentiero che si mantiene alto sulla gola del torrente Phu. La gola si allarga pian piano in una ampia conca. Sul lato opposto vediamo in alto la frazione di Kjjkòklj. Oltrepassiamo uno dzong in rovina, una serie di chorten ed un muro di mani. Notiamo alcune grotte in alto fra le rocce forse abitazioni, forse eremi, raggiungendo infine il ponte sospeso proprio di fronte al villaggio di Phu (4070m; N 28°46.340', E 84°16.383').

Phu è uno straordinario villaggio abitato da circa quaranta famiglie. Le case si affollano all’inizio di una valle laterale. I rifornimenti sono trasportati fino a qui da carovane di muli.

Pur avendo deciso di non sostare un giorno a Phu per acclimatarci (i gruppi nostri in genere lo fanno, ma noi abbiamo alcuni problemi a causa di uno sciopero proclamato per il giorno 24 da una delle fazioni maoiste), i ragazzi arrivati nel pomeriggio, alcune ore prima di me, si dedicano alla vista del villaggio e del monastero.

La parte alta del villaggio è deserta e in rovina mentre in basso si trovano i lodge, alcuni edificati ex-novo dopo aver abbattuto le case originarie.

Su tutto dominano i resti di una residenza fortificata, forse la casa del locale gyalpo (re). Phu significa “capovalle” (secondo la EDT-LP), ma che io sappia il toponimo in tibetano vorrebbe dire grotta… La montagna a nord dalla forma piramidale è chiamata Bhrikuti Peak (6364 m) dal nome della la moglie nepalese del re tibetano Song tsen Gampo; oltre è il Tibet.

Il villaggio di Phu è innevato e quasi completamente deserto in inverno (da dicembre a marzo). Il piccolo Samtenling Gompa sopra il villaggio è normalmente chiuso, ma noi abbiamo visto un monaco affacciarsi alle finestre.

Il monastero più importante di Phu è il Tashi Lhakhang Gompa posto a 150m sulla collina posta fra i due torrenti a nord del villaggio. Una delle tre ani residenti (suore)[1], se presenti, vi mostrerà la sala di preghiera principale (dukang), decorato con alcune trombe cerimoniali, immagini dell'attuale Karmapa (il monastero fu fondato dal 10° Karmapa) e maschere per le danze cham indossate nella festa in onore della divinità protettrice Dorje Drolo. Altre stanze includono la residenza del lama Karma Sonam Rinpoche, famoso amchi (il guaritore tradizionale) che fuggì dal,Tibet con il Dalai Lama e che ora vive a Kathmandu. Anche qui c'è una biblioteca, la cappella della divinità protettrice e il menkhang (la farmacia - ambulatorio) che racchiude vasi di erbe, pozioni e antibiotici. Una bella kora (sentiero del pellegrino) conduce fino ad un muro mani adorno con sculture blu ed all'eliporto del lama, offrendo eccellente vedute di Phu. Interessante la fila di chorten e curiose le antilopi e la ruota del Dharma sul monastero che non sono statue ma di… metallo ritagliato.

Per una vista panoramica sulla valle e sul villaggio conviene salire alla frazione di Ubi a sud del villaggio.

Chi opta per un giorno di sosta a Phu, può dedicare la giornata alla salita ai due pascoli estivi di Ngoru Kharka o al campo base dell’Himlung (7125m), occorre seguire il sentiero degli yak sulla morena fino al CB stesso (tre ore). Il sentiero sale fra il pendio e la morena.

[1] Ani in realtà vuol dire zia e se tradotto non letteralmente significa più “serva” che suora…

 

L'entrata di Phu - Miryam Simeon © 2016

 

Un sosta a Phu

Alcuni gruppi hanno sostato a Phu per acclimatarsi. Questo settimo giorno potrebbe non essere di sosta ma saltato per avere un giorno in più a disposizione nella estensione al lago Tilicho in quanto la discesa, in caso di mancanza di macchina potrebbe impiegare più tempo.

Bimbi di Phoo

La giornata di riposo a Phu permette di visitare i vari insediamenti che compongono il villaggio incontrando gli abitanti lungo i vicoli, oppure nei campi od in riva al torrente, "lavatrice naturale" per le donne del villaggio. Dal lodge scendiamo verso il fiume attraversando un piccolo ponte di legno per pi risalire abbastanza rapidamente fino al monastero con i suoi numerosi chorten e "muri mani" dipinti di blu.

Il  monastero è gestito da monache alle quali lasceremo volentieri una piccola donazione. Dietro il monastero un piccolo sentiero che conduce fino alla cima del monte, interamente ricoperta di bandiere delle preghiere e da dove si gode di una bellissima vista sulle montagne circostanti. Non siamo lontani dal confine con il Tibet, sono solo otto chilometri, e dallo stesso sentiero che porta al confine, una pista laterale in leggera salita di circa quattro chilometri conduce al campo base dell’Himlung, uno dei trekking peak aperti da pochi anni.

Un'altra luogo da vistare è il gompa che domina il villaggio. La struttura esterna è molto bella, ricorda molto gli edifici prettamente tibetani.

 

Miryam Simeon © 2016

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Tempi carta NA509

Tappe Mezzo Altitudine Disl netto Tempi NA609
Kyang (villaggio) - Phuphi Yalgoe (gate)   3720 3980 260 3.30
Phuphi Yalgoe (gate) - Phu (villaggio   3980 4020 40 1.15
        300 4.45

 

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