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Pamir 4x4

14-28 settembre 2019

con Marco Vasta ed AnM sul "tetto del mondo", tra natura e popoli dell’Asia Centrale su i monti del Pamir lungo i confini con l'Afghanistan

I Tagiki del Pamir
Due o tre cose che so di loro...

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“Two days’ journey which thence carried us down to Kala-i-Wamar sufficed to impress me with the exceptional  difficulties offered  to traffic  by tortuous gorges in which the Bartnag river has cut its way down to Oxus.  I now understood  why  Roshan people  has always remained the least accessible of all the valleys descending from  the Pamirs,  and why  in the stock of its people and in its traditional way it has retained most of its early inheritance.”

 

Sir Aurel Stein

From Roshan to Samarkand

On Ancient Central-Asian Tracks

vol.1, cap XXI, pag 318

 

Isolata da secoli nelle valli d’alta quota della zona, la popolazione del Gorno-Badakhshan parla una lingua diversa non solo da quella dei tagiki di pianura, ma anche da quella parlata da altre comunità della stessa regione. Ogni comunità montana, infatti, ha il suo dialetto pamir, una lingua che, pur avendo le stesse radici persiane del tagiko, differisce da esso come l’inglese dal tedesco. Lo shugnani (dal nome dell’emirato di Shugnan della Valle di Gunt) è il dialetto parlato a Khorog, nella Valle di Gunt e dai tagiki badakhshani di Murgab. Fra le altre lingue di questo mosaico vi sono anche il wakhi, l’ishkashimi e il rushani. In shugnani, khologh significa ‘grazie’.

Le popolazioni montane del Pamir orientale, tuttavia, sono strettamente legate da una fede comune: l’ismailismo, una professione di fede separata dell’islamismo sciita introdotta nel Badakhshan nell’XI secolo da Nasir Khusraw (tag. Носири Хусрав).

I musulmani ismailiti nel mondo, si dividono in due rami principali: i Nizar e i Musta´li.

I Nizar sono i più numerosi, circa 15 milioni in 25 paesi. E riconoscono come loro Imam, il principe Karim Aga Khan, 49mo discendente di Ali, il genero di Maometto.

L’ismailismo non ha una struttura ecclesiastica formale, nessun giorno sacro della settimana e nessuna moschea (ma piuttosto sale assembleari polivalenti chiamate jamoat khana, in cui ci si riunisce, si prega e si può anche pernottare).

Gli ismailiti si salutano l’un l’altro con le parole yoali madat (‘possa Ali benedirti’), piuttosto che con la tipica espressione islamica asalam aleykum.

Ogni villaggio ha un leader religioso chiamato khalifa, che guida le preghiere e dispensa consigli, assistito da un rais (leader della comunità). Una delle poche manifestazioni visibili di questa religione sono i piccoli oston (santuari), che si incontrano lungo le strade ricoperti di corna di stambecco, resti bruciati di offerte votive e pietre rotonde, presso i quali i passanti si fermano a chiedere una benedizione. Le corna sono spesso quanto rimane delle battute di caccia e dei conseguenti pasti comunitari chiamati khudoi. Questi santuari sono anche ospizi di carità: in cambio della benedizione, tra gli ismailiti è d’uso lasciare del denaro o del pane per chiunque ne abbia effettivamente bisogno.

Il leader spirituale degli ismailiti è Karim Aga Khan, che gli abitanti del Pamir venerano come diretto discendente del profeta Maometto nonché 49° imam. Egli tuttavia non è una divinità distratta o remota: da quando, nel 1957, è subentrato al nonno nella delicata funzione di capo spirituale e politico della comunità si è sempre speso per il loro benessere.

È infatti il denaro inviato dall’Aga Khan (uno degli uomini più ricchi del mondo) che ha salvato dalla morte per fame gli abitanti del GBAO e per questo i tagiki del Pamir lo venerano come “il nostro dio che ci manda il cibo”.

Matrimonio a Yapshorv - Anna Maria Cavallo © 2016

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