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Indietro - torna alla pagina precedente Gli archeologi e i paletnologi, primo fra tutti Fabrizio Mori, hanno cercato di datare pitture e incisioni, evidenziando cinque fasi, da 10.000 anni fa fino agli inizi della nostra era. La più antica è la fase della Grande Fauna Selvaggia (chiamata anche Era Bubalina dal gigantesco bufalo dalle corna arcuate) in cui predominano i graffiti di grandi animali tracciati con solco profondo nella pietra, mentre l’uomo è solo una comparsa. Segue la fase delle Teste Rotonde, grandi figure enigmatiche, sorta di divinità dalle sembianze umane. Durante queste fasi l’artista è probabilmente uno sciamano che agisce a scopo rituale per propiziare la caccia o favorire la fertilità. Vi è poi la fase Pastorale o Bovidiana, con scene minuziose e dettagliate di vita quotidiana, tracciate con tratto lineare e asciutto: sono pitture dai brillanti colori ocra, tutte di grande bellezza e di alto livello artistico. Con la fase del Cavallo ci accostiamo all’epoca storica, i tratti somatici delle figure scompaiono, la testa diviene a bastoncino e appaiono i famosi carri dei mitici Garamanti. Ultima, con la progressiva desertificazione e l’introduzione del dromedario, la fase del Camelino: lo stile delle pitture diviene più rozzo e sono spesso sovrapposte scritte in tifinagh, l’antico alfabeto berbero che i tuareg sono ancora in grado di decifrare. |
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