Dopo i pellegrini cinesi che viaggiarono in queste regione o l'infelice esperienza di due sconosciuti gesuiti giunti a Leh come prigionieri del re locale è Ippolito Desideri il primo straniero ad entrare in queste regioni. Egli è anche il primo di tanti Italiani che hanno contribuitoalla conoscenza della regione senza per questolevare merito a viaggiatori appassionati come Moorcroft, Trebek ed a tutti quelli che si avventurarono in questa zona valicando la Trans-Himalaya e raggiungendo le steppe dell'Asia centrale.
Partito da Roma il 27 settembre 1712, si imbarca a Genova e prosegue per Lisbona, circumnavigando l'Africa e approdando a Goa, insediamento portoghese sulla costa indiana giusto un anno dopo. Si imbarca di nuovo, risalendo verso nord, sbarca e prosegue a piccole tappe attraverso Delhi e Lahore giungendo a Srinagar il 13 novembre 1714. Trascorso l'inverno e giunta la stagione favorevole al transito dello Zoji-la, riparte il 17 maggio 1715 per raggiungere finalmente Lhasa nel 1717.
Dobbiamo aspettare molti decenni prima che un Italiano torni quassù. Fra gli europei che si recarono nel nuovo regno con l'instaurazione della dinastia Dogra giunse anche il piemontese Osvaldo Roero di Cortanze che acquistò e si dedicò alla coltivazione di alcuni possedimenti sulle pendici meridionali dell'Himalaya. Per oltre vent'anni, fra il 1853 ed il 1875, egli compì anche numerosi viaggi nei territori del maharaja valicando la grande catena ed esplorando Ladakh, Baltistan e spingendosi verso gli altipiani sconosciuti dell'Aksai-Chin ad oriente della valle del Nubra. Persona pratica non era certamente uno scrittore ma le sue osservazioni, pubblicate dopo il ritorno in Italia, sono semplici ma precise.
Nel 1890 ecco il valdostano Roberto Lerco che raggiunge Skardu, valica lo Skoro-la e giunge alla base K2.
Nel 1892 con Martin Conwey, organizzatore della prima grande spedizione alpinistica in Karakorum, troviamo la celebre guida di Macugnana Mattia Zurbriggen.
Con gli inizi del '900 le spedizioni geografiche, naturalistiche ed alpinistiche si fanno più numerose e molti viaggiatori inglesi ed americani ricorrono anche alle guide alpine della Valle d'Aosta sfruttando la loro esperienza per affrontare ghiacciai e passi innevati. La meta di questi esploratori è il Baltistan ed essi percorrono la nuova carrozzabile aperta dagli inglesi per raggiungere Srinagar da Lahore, ma poi devono proseguire a dorso di mulo od a piedi fino a Kargil ed a Skardu. Essi si avvalgono dell'aiuto della guida alpina Giuseppe Petigax al quale ricorre anche il naturalista e topografo italiano Cesare Calciati che esplora i ghiacciai di Hispar e quelli a sud del Baltoro fra il 1908 ed il 1911.
Nel 1909, guidata dal Duca degli Abruzzi, una grande carovana muove da Srinagar verso Skardu, la meta è l'esplorazione del Baltoro e verrà attuato anche un tentativo di conquista del K2, raggiungendo la quota di 7150 metri che costituisce per allora un vero primato. Fra i componenti della spedizione vi è il fotografo Vittorio Sella. La geografia del massiccio risulta così cosparsa di nomi italiani a ricordo dei partecipanti.
Le spedizioni della prima metà del '900 han tutte un carattere scientifico: le mete alpinistiche sono in funzione della esplorazione delle zone che per primi ci si trova ad attraversare. Nel 1913 giunge in Ladakh uno dei fratelli Piacenza, accompagnato dal medico Borelli, da Calciati e dalla guida alpina Gaspard.. Mario Piacenza è un imprenditore laniero del biellese: amante della montagna, svolge una notevole attività alpinistica di grande impegno sia sulle Alpi sia sui gruppi montuosi extraeuropei dove attuò anche un'attività esplorativa in compagnia del fratello Guido. Assieme a Sella fu quindi uno dei primi fotoreporter dell'ampia area himalayana. Giunto in Ladakh nel marzo trova impossibile intraprendere le scalate in programma e quindi procede fin oltre Leh assieme ad un voluminoso bagaglio di macchine fotografiche, lastre ed una cinepresa da 35 mm con la quale documenta in modo completo le cerimonie del Set-chu di Hemis. Assieme a Borelli ed a Gaspard sale le vette dei picchi gemelli del Nun e del Kun (m. 7147 e 7095) e successivamente conquista lo Z3 chiamandolo Cima Italia. E' la più alta vetta raggiunta fino ad allora dall'uomo! Mentre i compagni della spedizione ritornano in Italia, Piacenza con le guide valdostane raggiunge il Sikkim per una ricognizione della zona del Kanghenjiunga.
Ma il 1913 è soprattutto l'anno della grande spedizione scientifica organizzata e guidata da Filippo de Filippi. Egli vuole terminare l'opera intrapresa partecipando alla spedizione del 1909. Non più una meta alpinistica ma uno scopo puramente scientifico: il rilevamento di entrambi i versanti del Karakorum visitati dai viaggiatori inglesi e dei quali non si conosceva l'esatta conformazione. Ai sette italiani, si aggiungono anche due inglesi del Servizio Trigonometrico Indiano e due indiani appartenenti alla famosa serie di pandit che sotto vari travestimenti avevano rilevato l'Himalaya nepalese e tibetano, quest'ultimi giunsero accompagnati da due gurka. Raggiunta Skardu la spedizione vi sverna mentre Giotto Dainelli termina il rilevamente di alcune zone del Baltistan, raggiungendo poi gli altri partecipanti a Lhe; lungo il percorso Dainelli studia le popolazioni del Purig, i Dardi ed i Balti. Un tentativo guidato dal Petigax di raggiungere l'altipiano delle Rupshu fallisce per la troppa neve mentre si riescono a rilevare le zone dell'altipiano Depsang e tutta la zona orientale del Karakorum esplorando i ghiacciai Rimu e Siacen. La spedizione prosegue e valica la catena entrando nel Turkestan cinese, raggiungendo Yarkand e Kashgar, continuando verso il Turkestan russo ed arrivando a Taskent. Lo scoppio delle ostilità costringe i partecipanti ad un ritorno precipitoso ma i risultati scientifici, raccolti in una imponente documentazione, sono rilevanti.
Nel 1929 ecco un'altra spedizione italiana, condotta dal Duca di Spoleto, raggiungere il Baltoro ed un gruppetto di esploratori valica nuovamente il Karakorum e rileva la valle settentrionale dello Shiàksgam aldilà dello spartiacque.
Ma Giotto Dainelli si è ormai innamorato di queste terre e corona, a proprie spese, un sogno: completare l'esplorazione delle valli del Nubra e degli altipiani a sud-est di Lhe. Il tentativo ha successo ed egli, dopo aver mappato accuratamente le propaggini rocciose che dal massiccio centrale del Karakorum scendono a dividere i ghiacciai Siacen e Rimu, scopre che quest'ultimo ghiacciaio si divide in due rami dando origine da una parte allo Shiayok e dall'altra allo Yarkand, due fiumi che scendono su versanti opposti dello spartiacque.
Sono le ultime grandi esplorazioni che cancellano dalla carta geografica le grandi zone bianche e gli "hic sunt leones", poi scoppia la guerra e l'India è per gli Italiani solo un campo di prigionia. Con la spartizione del Kashmir le vette del Karakorum cadono sotto la amministrazione pakistana e per raggiungerle si risale da Rawalpindi lungo una strada nuova ed appena tracciata che attraversa il Babusar pass per evitare le gole impraticabili scavate dal fiume Indo. Ma questa è ormai storia recente.
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