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21 settembre 2002

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CIADAR
d'inverno sul fiume Zanskar ghiacciato

Incastonato fra Himàlaya e Karakorum, l'antico regno tibetano del Ladakh, il paese degli alti passi, è un deserto in alta quota. Oasi remote, circondate da svettanti cipressi, si alternano a monasteri lamaisti, vere fortezze in miniatura, dove il tempo sembra fermo ad un lontano medioevo. Le nevicate invernali isolano il Ladakh da ottobre a maggio e la piana di Padum, capitale della valle dello Zanskar, è raggiungibile solo a piedi camminando sul fiume ghiacciato. In giugno torna la primavera e le oasi si tingono di verde in attesa del raccolto dell'orzo dorato Gli uomini si allontanano dai villaggi dedicandosi al commercio e alla produzione del cibo che sarà consumato nell'inverno già prossimo. Al ritorno delle mandrie di montoni e di yak dai pascoli alti, il Ladakh si chiude nuovamente, isolato nel lungo inverno. È il periodo del capodanno tibetano, delle feste, delle veglie al lume di candela, dei racconti dei nonni che tramandano oralmente le antiche tradizioni di questo popolo montanaro, duro e forte.

Con la guida Sonam Stobgays Ganskit, amico di vecchia data, e quattro insostituibili portatori, Paolo Zenatti ed io abbiamo risalito il canyon formato dal fiume Zangskhar.Questa è l'unica via che collega, per un breve periodo dell'anno le valli di Leh e di Padum. Un viaggio progettato su pochi giorni, per una serie di circostanze avverse (condizioni morfologiche del ghiaccio e malattia personale) si è trasformato in un lungo soggiorno... obbligato in una valle tibetana. Per quaranta giorni abbiamo vissuto l'inverno ladakho "che per voi occidentali - ricorda Sonam - è avventura, mentre per noi è vita quotidiana".

A Leh, dopo aver assistito alle feste del capodanno ladakho che coincidono con il nostro Natale, formiamo la nostra carovana e raggiungiamo Chiling, 28 chilometri a monte della confluenza fra i fiumi Zangskhar e Indo.

Scendiamo sul fondo ghiacciato del fiume ed iniziamo la nostra marcia, scivolando sul ghiaccio trasparente come vetro ed a tratti ricoperto di neve. Subito comprendiamo che la progressione su ghiaccio non è solo un problema tecnico. L'ambiente glaciale, i sordi rumori del ghiaccio che si assesta, la differente consistenza e morfologia del ghiaccio richiederanno fino all'ulti-mo giorno una forte capacità di resistenza psicologica per convivere in condizioni estremamente dure, con un ambiente che a noi pare irreale ed ostile ma al quale i locali da centinaia di anni si sono splendidamente adattati. Entriamo nelle gole, profonde ed incassate. Seguire gli Zanskar-pa non è facile: camminano veloci, scivolando con i loro stivali.

Angoli suggestivi si alternano a fantastiche colate di ghiaccio che scendono dalle quinte di roccia. I locali impiegano circa sette giorni a completare il viaggio, noi purtroppo siamo in anticipo sul momento di maggior spessore del ghiaccio. Al quinto giorno, dopo alcuni guadi obbligati dobbiamo arrestarci di fronte ad un lungo tratto insuperabile: non arriveremmo vivi sul banco successivo. A due chilometri dalla fine del canyon dobbiamo arrenderci.

Il giorno successivo, il ritorno è sbarrato: il ghiaccio si è rotto dopo il nostro passaggio. Siamo intrappolati! Impieghiamo quattro giorni per aggirare, salendo fino a quota 4.700, quelli che al ritorno si mostreranno essere solo 35 minuti di cammino.

La mia benedetta ernia lombare ci blocca per oltre due settimane a Padum. La vita invernale in questo remoto angolo del Tibet occidentale scorre con ritmi arcaici Sono giorni indimenticabili. Dal letto dove sono confinato percepisco lo scorrere della vita quotidiana.
Il festival di sTongde (valle di Padum) Foto di Paolo Zenatti"L'inverno è fatto per il riposo, è per noi il momento in cui godiamo dei frutti del nostro lavoro estivo" puntualizza Sonam, agricoltore con una laurea in economia ("in una valle dove vige ancora il baratto… " aggiunge tristemente).

La breve giornata si snoda fra una colazione (si alzano alle 10), piccoli lavori di manutenzione, spalare il tetto dalle nevicate, e poi inizia l’interminabile notte con veglie che si prolungano fino alle quattro del mattino successivo, con decine di litri di chang (birretta fermentata di miglio) ed estenuanti chiacchierate.

Se l'avventura sul ghiaccio ci ha permesso di conoscere uno dei trekking più singolari dell’Himàlaya, il lungo soggiorno a Padum rimarrà un'esperienza unica nella nostra vita.