Non si può affermare di aver visto il Kashmir se non si dedica almeno una giornata per compiere una escursione fino a Pahalgam. Boschi e frutteti, acque chiare ed antichissime rovine, pastori Gujar ed affollati templi hindù: chi non è ancora sazio di moschee, giardini e negozi, troverà simpatico il percorso che propongo.
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Usciti da Srinagar si segue la strada statale per Jammu raggiungendo ed attraversando Pampore, piccola cittadina la cui economia è basata sulla monocoltura dello zafferano. Fioritura e raccolto avvengono in autunno, sono pochi i turisti che possono ammirare l’estensione di fiori violacei, quando nei campi migliaia di persone sono intente alla raccolta. Solo i pistilli vengono ublizzati nella preparazione del prodotto, che va essiccato con appositi procedimenti. |
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Gli appassionati di architettura troveranno ad Avantipur i resti più importanti dei templi hinduisti costruiti prima della invasione musulmana[14]. I due antichi templi furono costruiti per ordine di re Avantivarman (855-883 d.C.), dal quale la città prende nome. Il primo tempio è il minore ed è dedicato a Shiva: conosciuto come Avantishvara, lo si trova sulla sinistra della statale, ma è poco frequentato poiché poco vi rimane. Continuando sulla strada si arriva al tempio maggiore, detto Avantiswami, dedicato a Vishnu. La cappella di ingresso (mandapa) è a base rettangolare, priva del lato anteriore. Sui muri laterali si individuano, fra ornamenti e bassorilievi, le figure che simbolizzano i due fiumi Jamuna e Ganga (Gange). Sulla parete che forma il maestoso portale, ai lati dell’architrave, troviamo due raffigurazioni che pare rappresentino Shiva e Parvati. Si entra quindi all’interno del tempio che è costituito da un grande quadrilatero lastricato, lungo 52 metri e largo 45. Il peristilio è composto da ben novanta cappelle aperte solo verso il cortile. Ognuna è larga circa un metro. Alcune sono ancora sovrastate dall’architrave e da un frontone triangolare che, assieme ai capitelli, mostrano influenze dell’arte di Ghandara. Al centro del cortile si trova la cappella più importante ed anche quattro cappelle minori, a base pure quadrata, poste fra gli angoli ed il recinto sacro. Una scalinata conduce al tempio centrale che si innalza su doppia piattaforma. All’inizio della scalinata si trovano due blocchi scolpiti: sui lati prospicienti a chi entra sono rappresentate due scene erotiche, sui lati interni verso i gradini vi sono il re a sinistra e suo figlio a destra. L’accesso al nucleo sacro avviene solo tramite la porta centrale, gli altri tre lati sono chiusi pur riportando la stessa struttura a portale sormontato da un frontone triangolare. I parapetti recano figure in bassorilievo raffiguranti -a detta degli archeologi- Kamadeva, re Avantivarman e la moglie, la corte ed altre divinità inferiori. |
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Proseguendo sulla statale una curiosità meritevole di sosta sono le piccole industrie di Sangam: ai bordi della strada si alzano centinaia di cataste di mazze in legno per i giochi del cricket e dell’hockey. Ognuna raccoglie migliaia di pezzi, alcuni ancora grezzi, altri rifiniti ed altri colorati con tinte vivaci, pronti per le consegne. |
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Si continua fino a Bijihara dove si trova il chinar più grande del Kashmir presso il bivio per Pahalgam, ma non conviene prendere ora questa strada, percorribile al ritorno: è meglio proseguire per Khanaba |
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Arriviamo ad Anantag. Attraversate le viuzze dell’affollato bazar, ci si affaccia nella piazza centrale presso il tempio hindu con le sue piscine. La cittadina è stata costruita attorno ad alcune sorgenti solfuree note tutt’oggi per le loro proprietà curative. Un cartello, posto dalla confraternita Nantag Prabandhak, racconta che il culto avrebbe origini antichissime, con la ancestrale memoria di un Kashmir ricoperto dalle acque che formavano un vasto lago dimora dei Naga, terrificanti uomini serpente. Il semidio Kashyaprishi, intenzionato a prosciugare l’immenso bacino fra le montagne, si scontrò con il demone Jalutbawa. Il nostro eroe non riusciva vincitore nell’impari lotta ed allora compì una «aradna», atto di supplica, rivolto alle tre divinità Brahama, Visnhu e Ganesh. Questi gli inviarono il loro aparshan», forma di benedizione, unita al concreto aiuto di un «vardhan» che si materializzò nel grande serpente Ananda (senza fine). Nell’antico testo del Nilmat Purana, parte dello Shrimad Bhagvatgita (canto del Beato Signore), il dio Krishna, incarna zione di Shiva, dice ad Arjuna: «... fra i Naga il mio nome è Ananta». La leggenda e tuttora viva e rispettata con la festa mobile di Anant Choudshi. Nel 14° giorno del mese di settembre-ottobre (luna piena), riso e latte vengono versati nelle piscine, divenendo sicuramente un buon pasto per i grossi pesci che vi nuotano. |
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Con una breve deviazione tra i frutteti (al tempo del raccolto centinaia di cassette di mele sono poste sui bordi della strada) raggiungete Achabal, noto per il piccolo giardino moghul, la cui costruzione fu iniziata nel 1620 da Nur Jahan, che si dice lo considerasse il suo giardino preferito, e fu completata nel 1640 da Jahanara, sorella di Shah Jahan. |
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Per una strada secondaria piena di curve si sale al pianoro di Martand ed al tempio costruito da re Lalitaditya Makhtapida (699-736 d.C.). L’imponente complesso, edificato su un poggio panoramico, è il più grande del Kashmir: il peristilio circonda un cortile di 67 metri per 43. La struttura del tempio è detta panchayata, cinque cappelle. Il peristilio è ben conserva to e vi si contano 84 colonne, numero derivato da quello dei giorni della settimana moltiplicato per il numero dei segni dello zodiaco. Numerosi i bassorilievi chiaramente visibili tutt’attorno al basamento della garbhagriha (cappella centrale) e sulle lesene che reggono l’ardhamandapa (o mandapa, portico anteriore) e l’antarala (anticamera). Curiosissime sono le anfore enormi interrate nel cortile non lastricato. Il tempio (l’osservazione vale anche per quelli di Avantipur) è privo dell’omaggio dei fedeli, pur essendo antichissimo, a differenza di quelli di Anantag o di Mattan dedicati a Shiva. |
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Continuando tra i frutteti la strada ritorna su quella principale poco prima del villaggio di Mattan, importante centro di pellegrinaggio hindu. La leggenda locale, complicata ed interminabile, racconta delle sorgenti scaturite quando Shiva ruppe un uovo dall’origine misteriosa. Dal guscio uscì un bellissimo giovane privo di memoria ed allora Shiva... il resto ve lo racconterà la guida che, ricevendo un compenso, vi mostrerà la sacra cappella. |
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Abbandonata la pianura ci si inoltra lentamente fra i crinali dal profilo frastagliato sui quali si allineano gli abeti e si entra nella valle del torrente Lidder. |
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Lo si costeggia fra boschi e pascoli, fino a congiungersi con la strada proveniente da Bijihara e si giunge a Pahalgam (m. 2130) è la stazione di soggiorno più famosa del Kashmir: notti fresche ma non gelide come a Gulmarg, giornate allietate dalle riposanti acque dei torrenti Aru (Lidder occidentale) e Sheshang (Lidder orientale) che scendono rispettivamente dal ghiacciaio del Kolahoi e dalla catena himalayana. Per i trekking da Pahalgam vedi: Yatra di Amarnath, pag.: 000 e Pahalgam-Kulam, pag. 000 e Pahalgam-ghiacciaio Kolahoi, pag.: 000. |
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