Chi visita da solo il palazzo può
leggere il percorso che segue a ritroso. Chi viaggia in gruppo può
seguire la seguente descrizione che parte dal piano terreno per
salire ai tetti e scendere poi attraverso il Palazzo Bianco.
Palazzo Rosso - piano
terreno
Il bus e i taxi si fermano poco
lontano dalla biglietteria. Si sale alla piazzetta e si valica un
portale modesto e si è subito dentro al Potala a livello del piano
terreno del Palazzo Rosso. Pochi metri e si entra nel Krungrub
Lhakhang detto anche Trungrab Lhakang.
Arazzi bhutanesi, suntuosamente
ricamati, pendono dai capitelli lungo le colonne. Nella cappella si
ergono al centro una gigantesco Buddha Sakyamuni incoronato (in oro)
ed il Grande Quinto (in argento, a destra), ed assisi su magnifici
troni d'oro, affiancato da Padma Sàmbhava (a sinistra). La loro
altezza è uguale, il che comporta uguale dignità. Le tre statue
contengono ciascuno 1.246 tael d'oro (più di 50 chili d'oro).
A destra sono riconoscibili il re
Songtsen Gampo, Dromtonpa e Tsharchen Losel Gyatso (riprodotte le
incarnazioni di Chenrezi?). A sinistra i primi quattro pontefici.
Sull'altro lato della stanza vi sono gli Otto Buddha della Medicina,
i Buddha dei tre tempi e i Signori delle tre famiglie
dell'Illuminazione. Inoltre gli Avatara di Padma Sambhava nel ciclo
detto Sampa Lhundrup. Dietro vi sono un Tangyur regalato dai Manchu
al 7° Dalai Lama ed un Kangyur regalato da Desi Sangye Gyatso.
All'estrema sinistra si trova il reliquiario dell'XI Dalai Lama che
morì ancora bambino. (Il grande stupa è affiancata da due
riproduzioni del Buddha della medicina controllare) A destra vi è re
Sogtsen (in argento). Pesanti cortine di seta nascondono una
libreria contenente i sacri testi.
Ed
ecco il santuario più impressionante di tutto il Palazzo Rosso: la
cd cappella occidentale (Serdung Dzamling Gyenchik) che ospita
cinque immensi stupa d'oro. Il soffitto dell'immenso mausoleo si
perde nelle tenebre: l'imponenza dei chorten rivaleggia in senso di
potenza e mistero con le tombe degli antichi dei-re egiziani. I
corpi dei Dalai Lama, come quelli dei più importanti abati, sono
stati mumificati con un processo di salatura ed ora giacciono
all'interno di questi preziosissime bare d'oro ed argento ricoperte
da incastonature con diamanti, perle, turchesi, agate e coralli. Al
centro torreggia il chorten del Grande Quinto, detto Dzamling
Gyenchik (Unico Ornamento del Mondo) costruito con una ossatura in
legno di sandalo è ricoperto da 3.727 chilogrammi d'oro massiccio
(119.802 tael) (o 5.132= 9.802 ?), si slancia per 14.8 metri. In una
nicchia vi è un Chenrezi dalle undici facce. Alla sinistra si erge
il cenotafio del XII Dalai Lama ed a destra quello del X Dalai Lama
. Altri due stupa alle estremità non conterrebbero mummie ma testi
sacri.
La
sala successiva è il Rigdzin Lhakhang (S) detta anche Guru Rimpoche
Lhakang ospita una grande riproduzione di Padma Sàmbhava (Padma
Kara) (40kg in oro). Sul ginocchio sinistro sta assisa la moglie
tibetana (Yeshe Tshogyal) mentre la prima moglie (Mandavara),
originaria forse dello Swat, sta su quello destro. A sinistra si
trovano gli otto Vidyadhara, maestri del grande taumaturgo, ed a
destra le otto manifestazioni che questo santo stregone ha assunto
per combattere i demoni che gli si opponevano . Numerosi tangka
pendono dalle pareti.
Lam rim Lhakhang (E)
Lo Tsongkapa Lhakang (Lam
rim Lhakhang) è situato ad oriente. È dedicata al lignaggio gelugpa
ed a quello della vista? (Kadampa). La figura di Tsongkapa (in
argento) troneggia al centro affiancata da Asanga (destra) e
Nagarjuna (sinistra). Inoltre circondata dalle immagini di abati e
da altre statue di pontefici gelugpa e superiori di importanti
conventi. Vicino al muro a destra vi sono due chorten
dell'Illuminazione.
Grande sala occidentale Thomchen Nub Sizhi Phuntsok.
La grande sala occidentale
(725m2) con quattro grandi cappelle disposte ai suoi lati, era in
origine un cortile circondato da tre ordini di gallerie.
Successivamente è stato elevato un padiglione che funge da soffitto.
Appena entrati si può ammirare la raffigurazione di uno dei più
importanti avvenimenti: la visita all'imperatore cinese Shun Zhi a
Pechino.
Dal salone si esce ed una rampa
conduce alla galleria del piano superiore.
Palazzo Rosso - Secondo
Piano
Chiuso al pubblico, grande galleria
tutto attorno al cortile.
La galleria inferiore permette di
conoscere i successivi ampliamenti del Potala attraverso gli
affreschi che ne illustrano le varie fasi della costruzione.
Sul ballatoio orientale si aprono le
finestre che permettono (se aperte) di riverire il chorten del
Grande Quinto al pianterreno nella cappella del Serdung Dzamling
Gyenchik.
Varie stanzette con bronzi cinesi,
Attraverso uno stretto ed
angusto passaggio raggiungere la caverna del Dharma (Chogyal Druphuk)
dove la leggenda racconta che Sogtsen Gampo abbia studiato il
Buddhismo. Qui vi sono immagini del re, delle sue mogli, dei
ministri e di Thomni Sambhota, lo stusioso che sviluppo l'alfabeto
tibetano.
Immagine centrale di Sakyamuni
affiancata dagli otto Bodhisattva. Vi è pure un trono del VII Dalai
Lama, un manoscritto del Kangyur. Le decorazioni vennero
commissionate dal VII Dalai Lama.
Immagini dei nove aspetti di Amitayus
affiancato dalle due Tara. I murali raffigurano il Potala alla fine
del 18° secolo. Interessante una dipinto che mostra il ponte
costruito da Tangton Gyalpo (pure raffigurato) e il ponte sul
Bramaputra che ancora esiste a Chuwori. (per il quale nel 1997 avevo
ottenuto un permesso di visita).
Altro trono del VII Dalai Lama.
Immagine di Sakyamuni affiancata dagli otto Bodhisattva.
Procedendo in senso antiorario non
tralasciate di visitare la stanza che contiene i così detti paradisi
di bronzo. Le pareti della cappella sono letteralmente coperte da
tangka ma è l'oggetto centrale che assorbe completamente
l'attenzione del visitatore: un'immensa torta di bronzo con
centinaia di statuette e di bassorilievi miniati con oro, argento e
rame. È il palazzo di Kalachakra. Il pezzo venne costruito da Desi
Sangye Gyatso, ha 6,2 metri di diametro.
Con una scala si accede al piano
superiore.
Palazzo Rosso - Quarto
livello
Appena saliti si ha sulla propria
destra una serie di stupa ospitati nella cappella dei Tre cenotafi
d'oro.
Chorten con le reliquie del IX Dalai
Lama affiancato da una immagine in argento del Pontefice. 114 volumi
del kangyur scritti in oro, una immagine in argento di Tsongkapa. A
destra (ovest) vi è la Cappella dei protettori (Gonkhang) ed ad Est
lo stretto Neten Lhakhang.
Cappella funebre del 7° Dalai Lama.
Si cammina quindi sul lato
occidentale della galleria e si giunge alla cappella sacra uno dei
luoghi dove la religiosità buddhista si esprime maggiormente. Questo
è il cuore del palazzo, più importante di ogni altra reliquia in
esso contenuta. La grande iscrizione con lettere d'oro in campo
azzurro che sovrasta la porta fu scritta nel 19° secolo
dall'imperatore cinese Tong Zhi, che proclamò il Buddhismo un "campo
benedetto da frutti meravigliosi". Questa cappella, come la caverna
del Dharma che è sottostante, risalirebbe al 7° secolo. Essa
contiene un piccola ed antica statua di Chenrezi con due
accompagnatori.
Stupa dell'VIII Dalai Lama.
Nei pressi è posto un portale che
conduce alla cappella che racchiude il chorten del XIII Dalai Lama (Serdung
Gelek Dojo). L'ingresso è precluso ai normali visitatori e si deve
essere accompagnati da una guida. Si può quindi ammirare questo
gigantesco stupa costruito nel 1933, alto quattordici metri,
costruito in argento e ricoperto da una tonnellata di foglie d'oro
(oltre 10.000 tael) e cosparso di gioielli di altissimo valore.
Tutt'attorno regali ricevuti dal
sovrano, zanne di elefanti, leoni di porcellana, vasi e soprattutto
un mandala in rilievo che reca incastonate ben 200.000 perle (si,
avete letto giusto: duecentomila): è il mandala detto torre di
perle, uno dei più preziosi tesori dell'arte tibetana. Accostandovi
ai murali scoprirete che, pur se disegnati con lo stile
tradizionale, vi sono raffigurati personaggi contemporanei al 13°
Dalai Lama e quindi generali che hanno le divise del 20° secolo e
personaggi in abiti occidentali.
È la stanza più grande del quarto
piano ed era la residenza 6° Dalai Lama assieme ad altre stanze di
rappresentanza. Venne trasformata in cappella dal 7° Dalai Lama.
La balconata superiore da accesso a
numerose stanze. Procedendo si incontra la sala di meditazione e
preghiera del 7° Dalai Lama ed il suo appartamento le cui finestre
si aprono sulla facciata meridionale del Potala.
Costruita da Desi Sangye Gyatso la
cappella contiene tre mandala tridimensionali protetti da una rete
metallica. Sono i mandala di Guhyasamaja, Chakrasambara e Bhairava.
Vennero commissionati nel 1749 dal VII Dalai lama.
La grande sala è un inno alla potenza
ed alla gloria del quinto pontefice. Le preziose scene dipinte sulle
pareti raccontano i principali episodi della sua vita, le immagini
sono riprodotte con uno stile che conduce a riminescenze delle
miniature persiane ma non sono una o cento figure, sono migliaia ed
occupano tutte le pareti.
L'accesso al tetto non è sempre
libero ed i monaci talvolta impediscono l'ingresso nella cappella
dei sutra dove il Dalai lama sedeva in lettura e meditazione sui
testi sacri. Sull'ultima terrazza, la più alta, i monaci si
disponevano per suonare le lunghe trombe che richiamavano il popolo
alla preghiera.
Il tetto del Palazzo rosso
rappresenta un esempio di commistione fra stile tibetano e stile
cinese. Anche qui, come in altri monasteri, i tetti delle cappelle
hanno come modello le pagode cinesi e sono formati da placche di
bronzo dorato. I cornicioni e le cimase sono ornati con draghi,
campanelle, animali di metallo: uno splendore indescrivibile al pari
della preziosità degli interni del Potala.
Fra il palazzo rosso ed il palazzo
bianco si stende una ampia terrazza con una cappella con un
gigantesco Maitreya.
In senso opposto al nostro camminano
i fedeli tibetani che costeggiano tutto il muro esterno, dall'angolo
sud con il grande drago che domina la piana di Lhasa, fino alla
porta di ingresso, suonando le campane agli angoli e facendo ruotare
i mulini di preghiera.
Il tetto è impreziosito da alcuni
interessanti esempi di architettura tibetana. Harrer, nel suo libro,
ricorda come l'attuale Dalai Lama, da piccolo, armato di un
telescopio, scrutasse la vita dei coetanei dediti a giochi a lui
proibiti.
Nel complesso del tetto, nella parte
orientale, si trovano gli appartamenti del tredicesimo e
dell'attuale Dalai Lama. Fino a qualche anno fa questo appartamento
privato veniva mostrato come era stato lasciato nella notte della
fuga dal Tibet nel 1959. Questa messa in scena (ripetuta anche nel
Palazzo d'estate) è ora stata abolita. Oggi si visitano la stanza
della luce d'oriente le cui finestre si aprono sul cortile
orientale, con il trono e la biblioteca. Procedendo in senso orario
attraverso le stanze di rappresentanza si raggiungono le camere
dell'abitazione privata.
È la più grande sala del Palazzo bianco, alta tre
piani, con 64 colonne, misura 25.8 metri per 27.8. qui venivano
incoronati i Dalai Lama, accettate le credenziali degli Amban. Qui
veniva pure conservata l'Urna d'oro, dalla quale si estraeva il
nome del prescelto (sistema usato per qualche Dalai Lama) ma ora si
trova al palazzo d'estate.
Vestibolo
Nell'ultimo
(primo per i pellegrini) vestibolo che si incontra è esposto un
editto del Grande Quinto che proclama Desi Sangye Gyatso come
reggente. Vi è l'impronta dorata della mano tredicesimo Dalai lama.
Sul lato opposto si trova dipinta una riproduzione del Marpori con
la costruzione nel 7° secolo.
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