Wukro - Menda
- Campo 1
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23 Dicembre 2018. Con un pulmino, differente da quello di ieri, prendiamo la statale verso Adua ed Adigrat poste più a nord e la seguiamo per pochi chilometri. L'autista imbocca una stradina sterrata sulla sinistra poco dopo un opificio e ci fermiamo poco oltre la pompa del pozzo che serve il complesso industriale sa poco meno di un chilometro dalla statale.
Il fondo è in gran parte sabbioso e vi sono le chiare tracce di camion. La pista si inoltra fra filari di cactus a candelabro e di fichi d'india che la delimitano, un sistema che vedremo usato spesso anche per delimitare gli appezzamenti di terreno.
Oltrepassato un boschetto che nasconde una scuola alla nostra svista, troviamo un pozzo largo circa tre metri e poco dopo lasciamo la pista per inoltraci all'aperto fra i campi verso una pompa fornita dall'USAid. È l'occasione per spiegarci come funzionano i meccanismi di depurazione e potabilizzazione dell'acqua di falda.
In fila indiana camminando sul bordo degli appezzamenti, attraversiamo la vallata ampia un quattrocento metri per arrivare sotto la falesia che delimita ad ovest la vallata.
Siamo alla base di un pendio di roccia arenaria di colore rosso spiccato. Con fatica ci arrampichiamo a zig zag sulle rocce. Il percorso non segue un sentiero preciso, ma sfrutta la conformazione a balzi della montagna. Non è mai difficile, anche se a volte occorre usare le mani per mantenere l'equilibrio e salire.
Il coordinatore cardiopatico sbuffa e con il cellulare fa comunicare a Kirtos ed al gruppo di andare e non aspettarlo. Mashala rimane in costante contatto telefonico con il gruppo.
Le tracce di sentiero sono incerte, poi la traccia, ora più evidente, obliqua in salita verso destra per affacciarsi sul ciglio della falesia. Seguiamo il bordo, sovrastando il percorso iniziale che compare sull'altro lato della valle. Più in alto si intravvede la casa di un pastore le, noi passiamo sotto e le tracce si fanno più evidenti. Il sentiero da capre si trasforma in un sentiero per vacche (lo testimoniano le deiezioni differenti...) e poi in cresta si prende un sentiero più marcato che prosegue in saliscendi.
Il pianoro è un susseguirsi di case sparse ed avvallamenti. In una valletta troviamo alcune pozze d'acqua ma si prosegue sempre fra case sparse quasi tutte con le pareti in muratura ed il tetto talvolta di ondulina metallica.
Il sentiero è sicuramente frequentato da bovini, come rivelano le sempre più numerose tracce di escrementi e ora non presenta di difficoltà. Ci si affaccia talvolta sulla pianura e si iniziano alcuni traversi non difficili fino a affrontare la discesa, Riprendiamo la discesa e si affrontano un paio di traversi rocciosi abbastanza ripidi, ma con molti appigli, che danno filo da torcere ai meno esperti. Un’ultima discesa finale su grandi massi tagliati a scala e vediamo in basso il villaggio di Mendae, con la chiesa addossata alla parete e riconoscibile dal tetto rosso. Il tratto è ripido e per abbassarsi, chi non vuole saltare, deve sedersi per calarsi sul terrazzino successivo. È in questi passaggini che un membro di un gruppo precedente si è infortunato ad un ginocchio ed è stato portato all'ospedale di Mekele per essere poi rimpatriato da Europ Assistance. La traccia porta infine sotto il muro di cinta della chiesa e da una porticina si entra nello spazio che la circonda attraversando un cimitero.
Mendae è un villaggione raggiunto dalla carrozzabile che proviene da Megab che costeggia la falesia di Gheralta ed è usata dal pulmino dello staff per spostarsi da campo a campo od al punto più vicino al luogo del pernottamento. Chi è stanco può proseguire fino al campo utilizzando il minibus dello staff.
Come i gruppi precedenti, qui a Mendae incontriamo lo staff composto dalla signora Mary, la cuoca e da i due aiuto cuochi cui si unirà una delle due ragazze che ci preparano il caffè con il rituale etiopico in un bunna bet locale. Ma ahimé i tempi cambiano ed il tavolinetto su cui viene servito (rekbot) è rigorosamente di plastica come il tappetino che sostituisce le erbe aromatiche che andrebbero disposte sul pavimento. La giovane donna di casa, anziché essere vestita con il tradizionale indumento di cotone bianco etiope con bordi intrecciati colorati, indossa un paio di jeans attillati ed una maglietta a rete fitta e trasparente che lascia intravvedere un reggiseno alto e nero, quasi da atleta...
Lasciata la bunna bet, le guide accompagnano il gruppo alla festa per il battesimo in una spiazzo di Mendae e poi si prosegue verso ovest in un susseguirsi infinito di campi, alberi e casupole fino al pozzo con pompa dove è già arrivato il pulmino e si pianta il campo.
In breve: "La camminata inizia ad un paio di chilometri dal paese di Wukro. Primo pezzo pianeggiante lungo una mulattiera ed in mezzo ai villaggi. Poi si comincia a salire nella roccia con qualche facile passaggio di arrampicata fino alla cresta con bellissima vista sulla vallata. Dopo di scende con paesaggio vario.
Si arriva alla chiesa di Abraha We Atsbeha chiesa rupestre vicino al paese. Una parte distrutta e stata ricostruita dagli italiani.
Da li ci spostiamo in paese e ci offrono la birra locale ed il caffè secondo il rito da bere tre volte. Dal paese una parte pianeggiante e si arriva al campo. Bel posto, bel villaggio."
Dalla relazione di Luigi Romagnoli - Aprile 2018
Abraha We Atsbeha - አብርሃ ወ አጽበሃ
Dal punto di vista architettonico, questa chiesa semimonolitica del X secolo è una delle più belle di tutto il Tigrai. Di grandi dimensioni, con pianta a croce, presenta elementi architettonici interessanti come i pilastri cruciformi, oltre ad affreschi ben conservati del XVII e XVIII secolo. La facciata è in parte intagliata nella roccia e sarebbe stata aggiunta dopo che la regina falasha Yodit (Giuditta) aveva bruciato la chiesa originale. L’ingombrante portico che la nasconde fu costruito dagli italiani negli anni "30 durante l'occupazione, nel tentativo di conquistarsi le simpatie degli etiopi dimostrando di non essere musulmani.
L'interno è vasto, circa sedici metri di larghezza, tredici di profondità e sei di altezza. L'impianto è cruciforme con 13 grandi pilastri uniti da archi decorati. Vi sono tre sanctum dedicati rispettivamente a Gabriele, Michele e Maria. Gli affreschi, ben conservati ed eseguiti con maestria, sono relativamente recenti, risalgono al regno di Yohannis IV (1), e raffigurano la storia completa della chiesa etiope.
Alcuni dei tesori custoditi ad Abraha We Atsbeha, fra cui quelle che sono considerate le scarpe d’oro del re Atsheba (ma non il crocifisso che pare sia appartenuto ad Abba Salama (San Frumenzio Ge'ez ፍሬምናጦስ frēmnāṭōs), il primo vescovo d’Etiopia), sono esposti in teche di vetro all’interno del nuovo museo (ingresso al museo a pagamento).
La leggenda racconta che la regina falasha Yodit (Giudita) attaccò la chiesa di Abraha We Atsbeha, riuscì a darle fuoco parzialmente e distruggere uno dei pilastri. Ma la regina si sentì male dentro la chiesa e ne uscì portando via dei pezzi di roccia che irradiavano una luminosità innaturale. Poche ore dopo la regina fu uccisa da una tempesta divina che la sorprese nei pressi di Wukro dove venne sepolta sotto una lastra di pietra.
Il pellegrinaggio a Abraha We Atsbeha avviene il 4 del mese di Temket (pressappoco il 14 ottobre).
Clicca sulle immagini per ingrandirle | |
pianta di Abraha We Atsbeha. tratta da Neall Finneran, The Archeology of Ethiopia, Rutledge, 2007 | pianta di Abraha We Atsbeha. tratta da Ruth Plant, p. 95. |
(1) Giovanni IV (Ge'ez ዮሐንስ ፬ኛ Yōḥānnis ዮሓንስ, Amarico Yōhānnis, anche Yohannes o Johannes, noto anche come deggiasmac Cassa; Adua, 11 luglio 1837 – Metemma, 10 marzo 1889) fu Imperatore d'Etiopia dal 1871 al 1889.
Tempi, dislivelli e distanze
467 m
Via di fuga: Mendae è un villaggione, ci passa la pista
carrozzabile di prossima asfaltatura. Chi è stanco può proseguire fino al campeggio
utilizzando il minibus di servizio.
Percorso in pulmino: Chi fosse stanco per i precedenti due
giorni di spostamenti, può partire da Wukro in pulmino, raggiungendo il gruppo
a Mendae od al Campo 1.
Sustainable Exploitation of the Groundwater Reservoir of Mendae,
fornisce unna buona introduzione alla geologia dell'area di Abrha
Atsbha (Abraha Atsbeha).
Geological and Geomechanical Properties of Abraha-Atsibha and Wukro
rockhewn churches and its surroundings, Tigray Region, Northern
Ethiopia, più specifico sulle due chiese.
Dist.
Disl tot +
Disl. Tot -
Alt. max.
Alt. Min.
Partenza
Arrivo
Tempo effettivo
Vel. media
Durata
Coord.
18.0 km
441 m
537 m
2.316 m
1.982m
10:00
18:00
5,15
Romagnoli
16,9 km
382 m
2.314 m
1.944 m
2,0 km/h
8h36
Biglino
Documenti
Sotto: Rosso sterrato da Wukro, Blu percorso in pulmino, Verde a piedi gruppo Biglino
Sotto:
Percorso gruppo Biglino - dicembre 2018
(clicca sul logo Wikiloc per allargare e leggere il profilo
altimetrico).
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Diario 24 gennaio 2018 Abbiamo visitato la chiesa di Abraha We Atsbeha nel gennaio del 2018 nel corso del viaggio Etiopia Storica provenendo da Mariam Kokor e percorrendo lo sterrato che unisce le due località.
La chiesa si trova sul fianco di una falaise rocciosa con una fantastica vista sulla campagna circostante. Come le altre chiese scavate nella roccia, Abraha we Atsbeha fu scavata in un unico pezzo nel fianco della montagna.
Secondo la tradizione locale, questa chiesa fu scolpita nella montagna tra il 335 d.C. e il 340 d.C. dal re Abreha e dal suo fratello gemello e re co-reggente Atsbeha, la cui madre sarebbe stata originaria di questa zona (vedi nota). Presumibilmente i corpi mummificati dei due re-fratelli sono sepolti all'interno del Santo dei Santi. La voce popolare narra che l'ultimo prete che ha cercato di aprire la bara per dare un'occhiata all'interno ebbe le mani bruciate gravemente da un fuoco soprannaturale: un ottimo deterrente per allontanare gli Indiana Jones...
Parcheggiato il pulmino preso i tre archi di ingresso siamo saliti lungo la scalinata che porta ad un primo terrazzo panoramico. da qui una scalinata più stretta porta, attraverso un cancello di ferro colorato, al terrazzo prospiciente il portico italiano.
Entrati, ci siamo trovati nella sala dei canti, con un morbido tappeto sul pavimento, meravigliosi dipinti con scene bibliche e illustrazioni delle vite di santi cristiani, immancabile San Giorgio...
Appoggiate alle pareti numerose "stampelle di preghiera" (per quei servizi lunghi, lunghi - qualcosa su cui poggiano) e tamburi. I tamburi sono una parte importante delle cerimonie di culto, come abbiamo visto e sentito in molte funzioni. I tamburi sono dotati di un cinturino in modo che il prete possa sollevarlo, battendo ritmicamente il tamburo mentre canta dolcemente in ge'ez, l'antico linguaggio liturgico della Chiesa Ortodossa Etiopica.
Attraverso due archi si entra nella chiesa vera e propria al cui fondo c'è il Santo dei santi, nascosto da un velario. Si potrebbero passare ore ed ore ad ammirare ed interpretare gli affreschi su pareti, architravi e soffitti.
Dal diario di Marco Vasta - gennaio 2018
Nota Secondo tardive leggende copte, Abreha e il fratello gemello Asbeha sarebbero stati i primi re etiopi convertiti da san Frumenzio (morto ca. nel 380) al Cristianesimo. La Chiesa copta ne festeggia la memoria il 1° ott. (nel 4° giorno di paopi) insieme con il re Aizana e il fratello Sazana. Ma, se Aizana, re nel 356, fece erigere ad Aksum iscrizioni che rivelano chiaramente l'indole pagana e se bisogna attendere un re della seconda metà del sec. V, il presunto Tazana (nome di grafia incerta), per leggere ad Aksum iscrizioni votive che esaltino un solo Dio del cielo e del mondo, non si vede come nella corte etiope possa esser penetrato il cristianesimo prima del sec. V.
Fu necessario, infatti, che maturassero particolari condizioni politiche, cioè che la dominazione etiope nell'Arabia meridionale, minacciata dalla ostilità dei Persiani, si appoggiasse a Bisanzio, divenendo la protettrice ufficiale del cristianesimo, perché questo sostituisse la religione precedente.
Se questa rivoluzione accadde, nell'ambito del sec. VI, come testimonia Cosma Indicopleuste, non è chiaro quanto credito si possa concedere ad una notizia che l'anticipa di due secoli.
La cucina da campo è stata ottima, accurata e varia. La cuoca Mary è una freelance, allieva del cuoco Gabriel (Masai ora lavora al Karibù di Mekele) ed è lei che ha procurato tutto l'ambaradam di tavoli e seggiolini, oltre al tavolo di ferro su cui lavorare in cucina, fornello a gas ed a carbone, stoviglie ed attrezzi di cucina.
Tutte le sere la cena offre un menù vario con piatti differenti dalla sera precedente. Arrivato il pulmino al luogo del campo (o la carovana di muletti), viene alzato il tavolo pieghevole di ferro su cui si lavorano le pietanze. Una scrupoloso lavaggio delle mani e poi gli aiuti cuochi eseguono compiti differenti: chi lava la verdura, chi taglia gli ingredienti per salse e minestre e chi lava stoviglie e piatti. Su tutti vigila la signora Mary che impartisce ordini precisi e rapidi. Viene poi allestito un tavolo mensa, pieghevole ed in plastica, e disposti gli sgabelli. Immancabile in tavola, sopra la tovaglia, un mazzo di fiori!
In tavola un antipasto di verdure, poi una zuppa fumante (un ottimo minestrone ricco di verdure a cubetti e una punta di zenzero) seguita dal piatto unico che la prima sera consiste in carne con spinaci saltati, carote, radici e riso e per concludere un dessert questa sera in cram caramel, ma successivamente Mary preparerà banana caramellata, frittelline ed addirittura una torta. Come digestivo attorno al fuoco, è stato servito un cocktail di vino rosato e ouzo di produzione etiope.
In questo campo l'acqua proveniva dalla vicina pompa. Se l'acqua non fosse stata ritenuta disinfettata, per le zuppe od il tè Mary usa acqua nei bidoni da dieci litri o delle bottiglie da due litri, come quelle che mette in tavola.
Anche nella confezione dei pack-lunch la signora Mary cercherà di proporre qualcosa di vario.
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