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Campo - Stazione Berjui

Domenica
29 dicembre 2002

Su
Italia - Vienna
Vienna - Fjej
Fijeji - Ramla Daouala
Ramla D - sud Awaynat
campo s A - Fozzigiaren
Arco F - Uan Kasa
Una kasa - Duna Zucchino
Campo - Stazione Berjui
Berjui - Timsah
Timsah - Uan el Kebir
UeK - dopo Uan Namus
Campo - Campo
Campo - Al Fogaha
Al Fogaha - Al Khoms
AK - Leptis  - Tripoli
Tarabulus - Italia

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Campo Duna Zucchino.

Partenza sempre in direzione Nord costeggiando l'Erg Murzuk.

Siamo nella zona di Uadi In-Aramas. La zona è relativamente verde, numerosi cespugli ed anche qualche pianta. Troviamo dei fiori gialli che Abdul chiama shia, è una composita che in italiano si chiama fleia.

Ci scostiamo dalle dune di qualche chilometro

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Pista di atterraggio. Troviamo zucche rotonde (anzak ?)

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Entriamo nel Messak Settafet (vedi Guida Libia On Line), il Messak nero.

Procediamo fino ad incontrare una pista minerario est-ovest.

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Decidiamo di far partire i gruppi a piedi da metà della camminata classica all'interno del Matendusch. Raggiungiamo quindi la piazzola che sovrasta di pochi metri il sito di In Gualguein.

Camminata facile che richiede calzature adatte.

Per le jeep da In Gualguein  occorre ritornare verso sud di poco più di un chilometro, poi ci dirigiamo ad est e poi di nuovo a nord

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Elauen, sito principale di Matendusch. È un susseguirsi di sorprese passando dalle stazioni di Matendush b al Matendush f.

L'emozione raggiunge il suo apice quando incontriamo i gatti mammoni. Poi fonte di stupore è il coccodrillo con piccolo.

Il posto è cambiato. Vi sono un paio di gazebo in giunco sotto cui ci ripariamo in attesa. Ma il cambiamento riguarda anche il turismo, oltre ad alcuni fuoristradisti ci sono anche i turisti di Kel12 arrivati qui direttamente da Germa e che vi torneranno dritti dritti in albergo... il tutto nell'arco di una giornata.

Fondamentale per muoversi nel Mathendush è il volume fotografico Castiglioni Negro che ho portato e che permette di identificare la posizione dei graffiti nelle varie stazioni.

Il volume si ciama Fiumi di pietra (leggi scheda) è fondamentale, ma sarebbe bene ricordare che :

Nel nov./dicemb. 1982 una spedizione di due Iveco non ufficiale patrocinata dalla Fiat, L'Espresso, Ciba Geigy e Enervit Protein penetrò in Libia senza invito -Come vedi l'invito non è solo cosa di oggi - inoltrandosi nei 250 km dell'area del Bergiug /Mathendusc nel sud della Libia tagliando per l'Erg Ubari uscendone indisturbata per altra via .

La cosa fu possibile proprio grazie all'uso dei primi satellitari e di imponenti mezzi tecnici/finanziari. la missione rilevò, muovendosi autonomamente, gran parte dei siti rupestri, eseguendone oltre 250 calchi con una particolare resina fornita dalla Ciba spalmata sui graffiti che portarono via facilmente in Italia senza alcun permesso .

Rientrati in Italia, la missione fu sbandierata come un grande successo,sia per la difficoltà sia per la novità assoluta e con i calchi fu organizzata una mostra al festival dei due mondi di Spoleto l'anno successivo anche qui con dovizia di fondi.

Oltre ad anticipare e vanificare il lavoro delle regolari missioni archeologiche libiche ed estere la spedizione entrava dalla finestra quandi vi era una porta. Andare nella zona non era poi così difficile. quanto piuttosto una questione di disponibilità di tempo e mezzi. Io stesso all'epoca andavo con altri residenti da Tripoli nel Mathendusc con una 4L usando l'asfalto e piste fino al campo base situato dove vi sono i gatti mammoni scoperti e studiati dal Frobenius e dal Barth. Poi si girava a piedi con il mitico Gharnafuda, amenokal della zona. Ma la cosa più imbarazzante fu il circolare di mezzi per oltre un mese senza essere notati e controllati che venne preso molto a male dalle varie autorità chiamate in causa, dai militari ai controllori delle Antichità,ecc.. con il risultato che molti persero il posto e la stessa ricerca di Fabrizio Mori,che non si sa per quale motivo venne sospettato,forse perché si trovava in zona quasi contemporaneamente anche se non ci incontrammo con i Castiglioni, infatti ero insieme a lui e alla Lupacciolu, fu sospesa per oltre dieci anni. Il danno d'immagine fu notevole, i libici pretesero e ottennero la restituzione dei calchi e multe salate furono pagate dagli sponsor. È da allora che scattarono i primi divieti per tutti. Quando si dice che la zona è un museo, anche se a cielo aperto, non si capisce perché debba essere intesa e gestita diversamente da un nomale museo europeo. Ovviamente del fatto ne approfittarono missioni di altri paesi, oggi saldamente presenti sul posto con ampie concessioni di scavo.

Essendo residente a Tripoli ho seguito tutta la storia dalla A alla Z, collaborando con le parti in causa e recandomi più volte con i libici per controllare i danni subiti dall'applicazione della resina. Spero ti basti, non vorrei che saltasse fuori qualcun altro a dire " Ma chi l'ha detto che....

fonte: utente GFCLY  Forum Sahara.it

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15.30 Dapprima su terreno e pista pulita da buldozer,

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Poi di nuovo su sabbia in direzione est. Fondo sabbioso buono. Non vedo il posto di blocco dove nel 1997 abbiamo lasciato una 4x4.

Costeggiamo l'Edeyen Murzuq.

Alle 17.00 raggiungiamo le dune di Berjui.

Campo un po' all'interno dell'erg di un centinaio di metri. A nord si scorge la fattoria sperimentale di Berjuj. Alcuni autisti vanno a fare il pieno d'acqua.

Bella giornata di sole.

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