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Percorso Nubia Berenice

Grande Avventura. Una straordinaria traversata del deserto nubiano, il Nilo, la necropoli delle 80 piramidi di Meroe, il Jebel Barkal, e il deserto nubiano con la mitica città dell'oro Berenice.
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Arrivare a Berenice è lo scopo del nostro viaggio, e vi posso assicurare che non è così semplice come sembra; però la città non delude le aspettative, è davvero magica così sperduta nel deserto, piena di reperti ed ancora di cercatori d’oro. Il deserto nubiano è senza dubbio meno interessante di altre parti del deserto del Sahara, ma i giorni passati al suo interno seguendo wadi, oltrepassando montagne, stupendoci per la sporadica presenza di alberi e di pozzi d’acqua e nell’immensità del suo silenzio è, come sempre, impagabile.

Monica S. - Marzo 2013

KHARTOUM

La capitale sudanese è oggi un immenso cantiere aperto dove compagnie locali e (soprattutto) internazionali stanno mettendo a punto opere, infrastrutture, mega alberghi per renderla sempre più accogliente. In assenza di una storia propria con solo 200 anni circa di vita e un poco glorioso passato coloniale, costruito soprattutto da e per gli inglesi, non aspettiamoci nulla di emozionante. I viali alberati, i palazzi, il souk del Cairo o di altre capitali sono lontanissimi, eppure Khartoum ha il fascino démodé di una città in evoluzione.

Le strade non sono asfaltate nemmeno in centro città, in zona Souk el Arabi, dove per tutto il giorno accanto ai negozi veri e propri si svolge un chiassoso mercatino in strada dove la gente vende quello che ha: generi alimentari, schede telefoniche, prodotti per la casa e per la persona. Localini, caffè e ristoranti con giardino si susseguono l'uno accanto all'altro in riva al Nilo, e di fronte svettano i grattacieli degli hotel cinque stelle di grandi catene. Andare a zonzo senza meta è facile e divertente, tra edifici sacri e palazzi pubblici, sedi di scuole e università che si annunciano con cartelli enormi, ma guai a fotografarli.

(diario Roberta Zennaro 2012)

Museo etnografico

Dedicato alla storia e popolazioni del paese, ancor oggi suddivise in centinaia di tribù,

Museo di storia naturale

Dettagliate descrizioni della flora e fauna sudanesi. Gli animali imbalsamati fanno impressione, la sezione dedicata agli animali vivi, oltre l'ingresso del cortile interno, ancor di più. In questo piccolo zoo vi sono testuggini, serpenti, varani, scimmie, uccelli, tenuti in gabbia anche per favorirne lo studio scientifico e la riproduzione.(diario Roberta Zennaro 2012)

Museo nazionale

Lungi dal paragonarlo ad altri grandi musei nazionali (al museo del Cairo sono esposti reperti di gran lunga superiori in quantità e qualità), una visita di circa 2h mostra i tesori di questo straordinario paese.

Il piano terra è dedicato all'archeologia e alla storia, dal neolitico alla civiltà islamica, passando per la cultura Kerma, le dinastie meroitiche e le civiltà cresciute sulle sponde del mediterraneo (egizi, greci e romani).

Al primo piano sono esposti gli affreschi a tema sacro e religioso, stupendi, provenienti dalle chiese cristiane del nord che furono sommerse dalla costruzione del lago Nasser.

Nel giardino che circonda l'edificio si trovano tuttavia i tesori più preziosi: quattro templi trasportati prima della costruzione della diga di Assuan e formazione del lago Nasser. Hatshepsut e Thutmosis III eressero i templi di Luxor in Egitto, ma anche Buhen, Semna, Aksha e Kumma in Sudan, dedicandoli a Horus, Ramses II e Kumma (Khnum). Queste piccole chicche sono oggi perfettamente conservate (pilone, statue, affreschi, geroglifici, bassorilievi).

OMDURMAN

A meno di 40 km a nord di Khartoum, sulla sponda occidentale del Nilo, si trova questa cittadina sede di un grande souq quotidiano, dove si può acquistare davvero di tutto e c'è solo l'imbarazzo della scelta. Vi si possono fare acquisti di generi alimentari, mobili, prodotti vari (nella parte scoperta), souvenir (principalmente nella parte coperta), in zone ben distinte per settori merceologici.

(diario Roberta Zennaro 2012)

Qubba di Sheikh Hammad

Una visita di venerdì diventa l'opportunità per passare anche un paio d'ore presso la tomba (qubba) di Sheikh Hammad al Nil venerato dai dervisci danzanti, che cantano, ballano e sfilano in processione. La cerimonia è sentita, per nulla turistica, vale davvero la pena assistervi.

(diario Roberta Zennaro 2012)

MUSAWWARAT ES SUFRA

Stupendo complesso di templi dedicati al leone (tempio di Apedemek) e all'elefante, è circondato da un'ampia cinta muraria e vi si accede attraversando un bell'ambiente di savana con sparuti alberi di acacie. Al mattino si può assistere alla raccolta d'acqua dai pozzi, che i nomadi delle tribù Shaiqiya effettuano con l'aiuto di asini.

(diario Roberta Zennaro 2012)

Grande Recinto

Le rovine del Grande Recinto, un muro perimetrale di oltre 600 metri di lunghezza che racchiude diverse costruzioni. Tra queste il sacrario principale (stupendi colonnati incisi) e poco distante il Tempio di Arensnufis e Sebywmeker (raffigurati in piedi all’ingresso). Qui si possono individuare diverse raffigurazioni di elefanti (bella, ad esempio, la statua dell’elefante in prossimità della rampa). Ben visibili le grandi rampe che dovevano servire a convogliare l’acqua nelle grandi cisterne. Decisamente poco coreografiche le mura quasi completamente e malamente ricostruite. Una costruzione ospita un piccolo museo: dietro una grata si possono vedere capitelli, colonne decorate, gocciolatoi, ecc.

Tempio Apedemak

Il Tempio restaurato del leone dedicato al Dio Apedemak (risalente al 250-200 A.C.). Il guardiano apre il cancello della recinzione dietro presentazione del biglietto, apre poi la porta del tempio e consente la visita dell’interno: notevoli colonne e belle raffigurazioni sulle pareti. Interessanti anche i rilievi sulle pareti esterne. La facciata è stata completamente ricostruita (salvati gli splendidi fregi attorno alla porta d’ingresso). Il tempio presenta la struttura classica della cosiddetta ‘casa di Dio’ meroitica: un lungo vestibolo al quale si accede attraverso una porta a piloni (è la stessa struttura che si ritrova, in dimensioni ridotte, nelle cappelle tombali di alcune piramidi di Meroe).

(relazione Ugo Armeno 2012)

NAQA

Leoni e serpenti sono rappresentati in questo favoloso complesso, sia con le divinità egizie (tra cui Amon, Iside, Osiride) sia con immagini di battaglie; una grande testimonianza, assieme al pregevole chiosco di epoca greco romana, dei rapporti intrattenuti in tempo di guerra e di pace.(diario Roberta Zennaro 2012)

Chiosco

Il raffinato Chiosco: un piccolo gioiello in stile ellenistico molto ben conservato, che amalgama le influenze delle civiltà egizie, greche e romane (sui muri a Nord, scritte dell’800).

Tempio Apedemak

Il tempio di Apedemak (Dio Leone) con splendidi bassorilievi: molto interessanti le rappresentazioni di Apedemak con quattro braccia (influsso indiano) raffigurato contemporaneamente in tre prospettive e quella in cui il Dio Leone è raffigurato col corpo da serpente e testa leonina.

(relazione Ugo Armeno 2012)

SHENDI

Mercato

Strategicamente collocata su antiche vie carovaniere, Shendi è circondata da una fertile campagna che produce tutto l'anno frutta e verdura. Il ricco mercato è assai piacevole da visitare anche se è meglio non fare fotografie o camuffarsi nell'atto di fotografare. (diario Roberta Zennaro 2012)

Al mercato di Shendi effettuare solite integrazioni di viveri e poi si parte per il clou archeologico del Sudan: Meroe.

(relazione Ugo Armeno 2012)

MEROE

SITO UNESCO http://whc.unesco.org/en/list/1336

Con oltre 40 costruzioni è il maggiore gruppo di piramidi del mondo, raggruppate nella necropoli (nord e sud). Meroe presenta lo schema costruttivo proprio anche degli egizi: la città dei morti con i luoghi di culto in un luogo deputato e, distante, la città dei vivi sede delle attività commerciali, degli edifici pubblici ecc. Dalla necropoli si gode uno splendido e indimenticabile panorama, consiglio di visitarla dal tardo pomeriggio. Questa visita personalmente mi ha tolto il fiato per l'emozione, nonostante alcune piramidi siano state davvero maltrattate, o ricostruite con un intento poco conservativo. Della seconda, purtroppo, si gode un po' meno anche per le scarse indicazioni (frecce, cartelli). Speriamo che gli scavi in corso restituiscano nuovi tesori celati sotto la sabbia. Meroe resta comunque un momento altissimo del viaggio.

Necropoli Reale suddivisa a sua volta tra necropoli nord e sud: tra le sabbie del deserto su una collina a 10 km circa dal Nilo sorgono una quarantina di piramidi ben conservate - risalenti al periodo detto “meroitico” - magnificamente ambientate. Entriamo subito nel sito dove sostiamo fino al tramonto, unici turisti in questa splendida necropoli con il sole radente : è certamente il sito archeologico più bello di tutto il viaggio ed anche il più affascinante. Ci muoviamo tutto il tempo in una luce stupenda  e quando ormai è quasi buio ci rechiamo a fare il campo dietro le dune a sud delle piramidi. (diario Roberta Zennaro 2012)

Tempio di Amon (nella città reale)

Del tempio di Amon sono rimaste ben poche vestigia (qualche ariete e pilastro, l’altare in pietra e fusti di colonne). A 50 m NW c’è un piccolo tempio su una collinetta (alla sua entrata fu ritrovata la testa della statua di Augusto ora a Khartoum). Per avere un’idea più precisa della dimensione e della pianta del tempio salite sulla ‘collinetta’ subito dietro l’altare (visibili gli scoli per il sangue degli animali sacrificati); la zona è piuttosto ampia: camminando si incontrano altri ‘centri’ in cui poco è rimasto. Sono belli e ben conservati i bagni turchi (ben visibili i resti dei condotti dove passava il vapore) e le cosiddette terme della regina.(relazione Ugo Armeno 2012)

Città reale

Royal City di Meroe (periodo meroitico, 500 aC-350 dc) dove visitiamo i resti del grande tempio di Amon, le terme, il tempio alla cui base venne rinvenuta la celebre testa di Augusto visibile al Museo Nazionale di Khartoum, alcuni pavimenti musivi,l’altare sacrificale (ma il tutto mi è sembrato molto deludente).

Necropoli Nord

Necropoli Nord: quella con la quale si identifica il nome di Meroe,  e dove, su una collina, tra dune di sabbia rossa, si ergono più di quaranta piramidi reali in relativo buono stato.  Alcune sono state danneggiate nell’800 dal nostro caro connazionale Ferlini in cerca di tesori... All’ingresso delle piramidi venivano aggiunti piccoli templi decorati con bassorilievi, l’interno di uno dei quali è tuttora ammirabile. Il restauro di alcune piccole piramidi è piuttosto discutibile, ma nel complesso il sito mantiene un fascino unico.

Necropoli Sud

Necropoli Sud: meno conservata, dove probabilmente trovavano sepoltura le personalità di rango inferiore

Strada afaltata da Meroe a Ed Daner (Ad Danir)

ED DAMER (Ad Damir)

Cittadina situata alla confluenza tra i fiumi Nilo e Atbara, ospita scuole coraniche attive dal XVII secolo, forse fu sede di scuole sacerdotali già in epoca meroitica. Oggi è soprattutto un luogo di transito, sia per le carovane che attraversano il deserto nubiano in direzione di Assuan e dei grandi mercati egiziani, sia per i commerci che si svolgono su moderni mezzi a motore. (diario Roberta Zennaro 2012)

NUOVO PONTE SUL NILO

Ponte sull’autostrada Kartum – Wadi Halfa

DESERTO BAYUDA

Autostrada

Autostrada asfaltata attraverso il deserto verso Merowe (Merwa?).

Vecchia pista

Nel tratto Ed Damir-- Merowe, a circa metà percorso (nei pressi di Merwa), possibilità di allontanati dalla strada percorrendo una pista lungo il Wadi Almaruwa che termina più o meno vicino Nuri. Purtroppo il percorso è conosciuto solo da alcuni autisti quindi non arrischiarsi se non si è sicuri di conoscere la direzione.

 

Deserto sassoso racchiuso nella grande ansa del Nilo, abitato da nomadi prevalentemente della tribù dei Bisharin. Sulla piana desertica spiccano antichi coni vulcanici finché, tra gli ultimi tratti pianeggianti, all'orizzonte si scorgono il verde delle coltivazioni attorno al Nilo e il grosso profilo del Jebel Barkal. (diario Roberta Zennaro 2012)

WADI ALMARUWA

Campo possibile. Dal campo e attraversiamo un deserto fatto di  sabbia, ciottoli, rocce affioranti e, nei letti asciutti, dei ouidan, una vegetazione fatta di tamarischi, basse acacie spinose e pomi di Sodomia (Solanum incanum). Di tanto in tanto qualche isolata capanna di semi-nomadi manasif-bisharin presso cui ci fermeremo per alcune foto e donazioni di oggetti e indumenti . Finiamo di percorrere il wadi verso nord, raggiungendo le rovine di Ghazali. (relazione Ugo Armeno 2012)

GHAZALI

Chiesa-monastero di cristiani copti

Restano solamente i muri esterni e quelli degli edifici interni. Tra questi, il pavimento a mosaico della chiesa, varie colonne, archi e celle dei monaci e un piccolissimo coro. Vicino, i resti di un fortino da cui si vede il Jebel Barkal.

Ex villaggio

Poi, dopo aver visitato l’ex villaggio posto di fronte al sito continuiamo verso nord fino alla necropoli di Nuri

NURI

Web

http://en.wikipedia.org/wiki/Nuri

Questa è la più importante necropoli di Nàpata (l’odierna Merowe, da non confondersi con Meroe) dove si possono osservare i resti di varie piramidi (di epoca precedente rispetto a quelle di Meroe).

La necropoli di Napata, costruita dal re eretico Taharqa, che consta di tante piramidi molto più piccole delle piramidi egizie, dalla caratteristica forma digradante.(diario Roberta Zennaro 2012)

KARIMA

Nuovo ponte Merowe Karima

Poi ci spostiamo verso Karima (sulla sponda destra ovvero nord del Nilo) ove consegniamo una copia dei travel permit alla polizia

Diga di Karima

Con il completamento della diga nei pressi di Karima ed il riempimento dell'invaso a monte, la IV cateratta non esiste più. Non è possibile tra l'altro accedere nei pressi della diga per vedere il lago in quanto area soggetta a controllo militare essendoci una grande stazione idroelettrica di importanza strategica (da lì si diramano imponenti linee elettriche che si incrociano nei pressi di Nuri).

Karima è una cittadina anticamente al centro della civiltà di Napata, comoda base per le escursioni nei numerosi siti, oggi è sede di un importante mercato giornaliero (l'ultimo sulla via verso nord) ma non ha ancora sviluppato né la trasformazione dei prodotti agricoli, né le infrastrutture (ferrovia) o la produzione manifatturiera, come avrebbero voluto gli inglesi in epoca coloniale.

(relazione Ugo Armeno 2012)

MEROWE (MARAWE)

Possibile dormire nella casa natale del corrispondente e cenare in un ristorante del centro.

Jebel Barkal جبل بركل

SITO UNESCO http://whc.unesco.org/en/list/1073

Web

Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Gebel_Barkal

Scavi dell'Università di Cassino nel sito di Sanam Abu Dom

http://www.archaeogate.org/egittologia/article/160/1/scavi-delluniversita-di-cassino-nel-sito-di-sanam-abu-d.html

Il tempio di Mut

http://www.cartigli.it/Graffiti_ed_iscrizioni/Tempio_di_Mut/Tempio_di_Mut.htm

Un diario

Alla base di questa montagna sacra, imponente, visibile da decine di km di distanza, c'è un complesso di templi risalenti al nuovo regno che costituiva il centro spirituale di Kush. Se gli scavi proseguiranno se ne potrebbe dimostrare l'estensione fino alle rive del Nilo, attraverso una serie di viali attualmente sepolti sotto la sabbia, tanto che il Jebel Barkal è stato soprannominato la “Karnak del sud”. In attesa di vederne un riscontro preciso si può ammirare l'estensione e la varietà delle rovine salendo sulla sommità della montagna: un rapido sentiero permette di salire tra le rocce, per poi lasciarsi scivolare sulla sabbia dal lato opposto. Ma girando intorno alla montagna all'alba o al tramonto se ne possono ammirare i tesori più da vicino: il tempio principale, costruito sotto Ramses II e dedicato ad Amon, è preceduto da un viale ornato da statue di granito nero, il corpo centrale poggiava su enormi colonne di marmo ed aveva le pareti decorate con pregevoli geroglifici. Gli scavi hanno portato alla luce parte degli edifici: templi, tombe e santuari costruiti tra la XVIII e la XXV dinastia; è stata accertata la presenza di templi scavati nella roccia anche se sono visibili solo pochi resti, pa(diario Roberta Zennaro 2012)ialmente crollati.

Forse si trattava del tentativo fallito di costruire qui un enorme tempio votivo, come il contemporaneo complesso di Abu Simbel in Egitto. Le piramidi situate all'estremità occidentale del sito arricchiscono il mistero che circondano Jebel Barkal: per la loro forma slanciata ma con gli spigoli arrotondati sono affascinanti e misteriose, in quanto prive di riferimenti temporali o informazioni dettagliate sulla loro storia e funzione.

Occorrono dieci minuti per scalarlo e dall’alto osserviamo il bel panorama su Karima, il Nilo, i palmeti e il sottostante tempio di Amon. Interessante lo sperone roccioso del Jebel Barkal a forma di cobra (ritratto anche su una parete all’interno del tempio rupestre di Mut) che si vuole sia stato fatto di attenzione da parte degli egiziani di trasformarlo realmente in un cobra. (diario Roberta Zennaro 2012)

Il sito è composto da (relazione Ugo Armeno 2012)

Tempio di Ammon

L'antico tempio di Napata fu costruito da Taharqa e dedicato a Amon, pochi resti ne sono visibili ma sotto la sabbia è ancora tutto da scavare, e intorno c'è il brulichio della città di oggi.

Il grande  tempio di Amon, che, a est della parete verticale del Jebel, inizia con il viale degli arieti e si allunga fino al santuario. Resta un grande altare in granito, spaccato un due, con iscrizioni geroglifiche e la rappresentazione del Dio Amon.

Tempio di Mut

Il tempio di Mut, scavato nella roccia, con bassorilievi scolpiti all’interno e la rappresentazione del Jebel a forma di serpente ben visibile sulla parete destra della prima stanza.  Ad esso si accede accompagnati dal custode che vi illumina gli interni. All’esterno ci sono due colonne superstiti con l’immagine della dea Hathor.

Necropoli reale

La Necropoli Reale, delle cui 23 piramidi, solo alcune sono rimaste intatte e con gli spigoli arrotondati; altre si individuano solo dai cumuli di detriti.

Museo

Il Museo: in una sola grande stanza custodisce reperti raccolti nel sito e altrove, la maggior parte riguardanti la cultura di Napata.

ABU HAMAD

Cittadina situata alla curva del Nilo, dove il fiume cambia direzione e si dirige verso sud-ovest. Oggi è soprattutto un luogo di transito, sia per le carovane che attraversano il deserto nubiano in direzione di Assuan e dei grandi mercati egiziani, sia per i commerci che si svolgono su moderni mezzi a motore perché è l’ultima cittadina sudanese prima del confine con l’Egitto, che dista comunque qualche giorno di deserto. Tipicamente ad Abu Hamad si integrano le scorte di acqua e benzina prima di attraversare il deserto nubiano.

STATION 6

Mitica stazione del treno, non più funzionante ma tenuta in buono stato dai locali; è comunque una tappa fondamentale in mezzo al deserto nubiano, dove si trovano pezzi di ricambio per le auto, bibite fresche e volendo si può dormire negli alloggi per i ferrovieri.

FORT MURRAT

A pochi passi dalla duna rossa ci sono sia incisioni rupestri, lungo tutta una parete del wadi (ma tutto il deserto nubiano né è pieno, ne abbiamo viste altre anche mentre salivamo verso Berenice), sia i resti di questo bel forte. Salendo in cima al forte si gode una vista a 360° su tutti i wadi circostanti.

DUNA ROSSA

Splendida duna di sabbia rossa all’interno di un ampio wadi che si visita andando o tornando da Berenice, un colpo d’occhio notevole.

BERENICE (N 21°57,460’ – E 35°08,575’)

Berenice Pancrisia è un antico insediamento urbano, situato nel deserto nord-orientale del Sudan, poco al di sotto del ventiduesimo parallelo, vicino alle miniere d'oro del Uadi Allaqi nella Nubia dei faraoni. Fu scoperta il 12 febbraio del 1989 da una spedizione italiana, composta dai fratelli Castiglioni, Luigi Balbo, Giancarlo Negro e Manlio Sozzani, utilizzando una mappa araba del IX secolo che riportava una miniera. La scoperta è stata considerata così importante da creare una nuova branca dell'archeologia: la Nubiologia.

La città è riportata in numerosissime cronache di viaggio (egiziane, latine..) ed anche numerosi esploratori arabi la conoscevano; restò conosciuta fino al XII secolo quando iniziò il declino, poiché estrarre oro, nel deserto, divenne eccessivamente costoso principalmente per carenza di acqua. Poi, nel 1600 circa, si perse l'ubicazione precisa e Berenice fu cancellata dalle carte geografiche e dalla toponomastica. Si incominciò a cercarla, in tempi successivi, tra il Uadi Hammamat e il Uadi Allaqi ove le carte arabe segnavano il nome Derahejb (o Alachi), fino a restituirla alla storia solo nel 1989. Tanto oro, questo era ciò che Pancrisia doveva al faraone che ne era l'unico proprietario. Oro, la carne degli dei e la luce di Ra. Oro, il metallo nobile e il più desiderato. Sarcofagi, statue, monili, punte di obelischi, pavimentazioni di regge: tutto splendeva, in Egitto, nella luce aurea del simbolo dell'eterno. Quasi l'ottanta percento del metallo arrivava dalla zona mineraria di Berenice Pancrisia ed a cercare nuove miniere i faraoni mandavano i Sementi, ricercatori che contrassegnavano, con la propria firma, le rocce di quarzo che scoprivano. Tra tanti nomi si trovano anche quelli di semplici viaggiatori e di funzionari governativi come Hekanefer. Dei minatori, della gente che lì viveva poco si conosce perché le tracce di attività umana sono veramente tenui: pietre rozze e semplici cocci parlano solo della dura fatica quotidiana dei minatori, la cui unica speranza era di morire il più presto possibile come scrive Diodoro.

Tutta la zona limitrofa è ricca di reperti come macine a rotazione e a sfregamento, pestelli, piani per lavaggio della polvere aurifera con ingegnosa raccolta della preziosa acqua ed altri utensili. Forse donne e bambini vivevano altrove come spesso accade nei siti minerari, ma nulla è provato. Intorno alla città resti di edifici, imponenti tombe, vaste necropoli e soprattutto un centinaio di miniere per l'estrazione dell'oro che, con i loro pozzi di aerazione, rendono ancor più aliena la superficie di questa terra.

I due torrioni 21.947205238812355,35.139405727386475

Il greto del fiume è cosparso di imponenti acacie e lì, nel mezzo al Uadi, due anacronistiche roccaforti, alte almeno sei metri, a pianta quadrata, dall'aspetto imponente e con muratura in scisto metamorfico. La prima è larga circa 30 metri. Ha un torrione e numerosi archi in pietra, tutto legato da malta. I muri, spessi quasi un metro, sono perfettamente a piombo. La seconda roccaforte ha dimensioni simili e presenta un vasto cortile con pozzo, e numerose stanze che vi si aprono intorno. Una scala porta ai camminamenti. Questi edifici dovevano servire come deposito dell'oro estratto ed in mezzo, ad essi, resti di arcaiche costruzioni semicoperti dalla sabbia che dell'oro ha solo il colore. La zona più ricca di metallo era sul lato ovest del fiume, sulle adiacenti rossastre colline, come indicato dal Papiro delle miniere d'oro. Attraversando il Uadi Allaqi, sul margine destro, in posizione soprelevata, c'è la città vera e propria.

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