sei in percorso Home » viaggi » UzbekExpress

Torna alla pagina precedente

Ladakh, Zanskar, Kashmir, Tso Moriri, Hemis festival, tso Moriri Trek, Kaza, Kibber, Dhumla, Thaltak, Jugtha, Borochin, Dhak Chu, Parang la , Laccku Camp, Dak Kardom, Datang Yongma , Humna, Racholamo, Norbu sumdo, Chumak Shelter, Kiang dom, Karzok, Kiang dom, Kun Motchey, Latogongma, Zozingo, Tela Konda la, Daktago (Numa), Pang, trekking, viaggio, viaggio con bambini, Mahayana, Vajrayana, slideshow, mountain lectures, slides, trekking, montagna, Himalaya, Karakorum, Nepal, Kailash, Guge, Tsaparang, Bon, Tibet Occidentale, Western Tibet, high mountain, travel, Buddhism, Tibet News, Articles about Tibet, Tibetan News, Stories about Tibet, Tibet, Tibetan, Dalai Lama, Save Tibet, China, human rights, human rights in china, Lhasa, Buddhist, Buddhism, religious repression, human rights violations, exiles, refugees, India, Nepal, tibet, tibétain, tibetan, dalai, dalaï, bouddha, bouddhisme, bouddhiste, buddha, buddhism, lama, lamaiste, lamaïste, lhasa, lhassa, agenda, alexandra david-neel, amchi, amdo, amitabha, avalokitesvara, barkhor, bod, bodhi, bodhicitta, bodhisattva, bodpa, bon, bön, bonnets jaunes, capt, carte, cartes, cham, chamba, chenrezig, china, chine, choekyi, chokhang, chorten, chörten, compassion, cspt, delek, dharma, dolma, dölma, drapchi, drigungpa, drolma, drugpa, dvarapala, dzo, dzong, everest, gautama, gelukpa, gendun, glossaire, gompa, gonkhang, gyatso, gyud, himalaya, hinayana, hum, jokhang, jowo, kailash, kangyur, kargyupa, karma, karmapa, kham, khatag, lhakhang, lingkhor, livre, livres, lokapala, losang, lotus, lungta, mahakala, mahayana, maitreya, mandala, mani, manjushri, mantra, milarepa, momos, mudra, ngawang, nirvana, norbulingka, nyima, nyingmapa, om, padmapani, padmasambhava, padme, palden, panchen, potala, preta, qinghai, rinpoche, rinpoché, sakyamuni, sâkyamuni, samdhong, samsara, sangdrol, sangha, satyagraha, siddhartha, stupa, sutra, tanka, tantra, tantrisme, tara, tashi, tenzing, tgie, thangka, theravada, tipa, tsampa, tsongkhapa, tufan, tulkou, u-tsang, vajra, vajrayana, xizang, yak, yogin, zimchung

il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Khiva

Precedente | Successiva

PORTE E MURA DELLA ICHON-QALA

Le guide turistiche iniziano la visita di Khiva dall'ingresso principale della Ichon-Qala  cioè dalla porta occidentale (Ota-Darvoza, letteralmente ‘Porta del Padre’), ricostruita negli anni ’70 dopo che quella originaria era andata distrutta nel 1920. Il biglietto valido due giorni consente l’ingresso in tutti i siti e i musei della Ichon- Qala e al Mausoleo di Pahlavon Mahmud.

I visitatori possono girare liberamente all’interno della Ichon-Qala senza biglietto, ma non possono entrare nei vari siti (né, tecnicamente, fotografarli). Le porte a nord, est e sud sono chiamate rispettivamente Bogcha-Darvoza (Porta del giardino), Palvon-Darvoza (Porta dell’uomo forte) e Tosh-Darvoza (Porta di pietra).

Non perdetevi la passeggiata lungo il tratto nord-occidentale delle mura. Gli scalini si trovano presso la porta settentrionale. Le mura di fango, lunghe 2,5 km, risalgono al XVIII secolo e furono edificate dopo che quelle precedenti erano state distrutte dai persiani.

Una visione panoramica si ha salendo sulla torre di guardia posta sulle mura con ingresso dal Monetnyy Dvor Khorezema (di fronte al ristorante Terrassa). Google Maps indica qui la posizione dell'intero complesso del Kuna Ark

Generalmente le guide iniziano il  il giro turistico di Khiva dalla porta principale

 

Ota-Darvoza (Porta del Padre)

Scritta turistica apposta nell'agosto 2024 per deturpare meglio la porta...
Sullo sfondo la tor
re dell'Ichon-Qala
Mappa di Khiva subito a destra entrando
Ota Darwaza dall'interno

La Porta Ota (uzbeko: Ota darvoza) è la porta occidentale dell'Itchan Kala, conosciuta come Porta Shermuhammad è stata inclusa nella "Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità" dal Consiglio dei ministri della Repubblica dell'Uzbekistan, riconoscendone il significato culturale. Inoltre, è stata aggiunta alla Lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO come parte del patrimonio storico della città di Khiva, a significare la sua importanza storica.

La Porta Ota fu costruita durante il regno di Olloqulixon nel 1828-1829. All'interno della porta, c'erano 13 bancarelle del mercato e un bazar all'aperto. Sul lato destro della porta, proseguendo di una cinquantina di metri, c'è la Madrasa di Muhammad Amin Khan (ora trasformata nello Orient Star Hotel, mentre sul lato sinistro, si trova il vecchio palazzo del Khan. Le porte della città come la Porta Ota facevano parte del sistema difensivo. Ad esempio, presentavano torri di guardia su entrambi i lati del passaggio e si aprivano su  una piazza. All'interno della porta, c'erano alloggi e una tesoreria (un luogo per la riscossione delle tasse), così come una stanza per il guardiano. Le dimensioni e la struttura della porta erano simili ad altre porte costruite durante il XIX secolo. La forma degli archi della porta è stata progettata per garantire la stabilità della struttura, tenendo conto del peso dei mattoni. Strati di mattoni di fango furono aggiunti agli archi. Piccole cupole furono costruite usando i metodi "davra" e "balxa". Inoltre, la parte interna della porta fu dotata di tubature. Le porte originali in legno della Porta Ota non sono sopravvissute, poiché furono rimosse nel 1920. La porta fu ricostruita sulla base di materiali d'archivio dal 1974 al 1978.

La Porta Ota presenta un corpo di guardia rettangolare con una corretta forma rettangolare (17,50×15,40 m) e un interno allungato, sormontato da due grandi cupole (con un diametro di 15,07 m). L'interno del corpo di guardia ha un corridoio aperto e le stanze a cupola in cima alla porta servono come alloggi per i guardiani. Una delle stanze conduce a una camera e da lì, una scala a chiocciola scende fino a terra. Il frontespizio della porta è alto e decorato con due grandi motivi floreali su ciascun lato. Gli archi a sesto acuto del frontespizio hanno motivi floreali e disegni geometrici, così come motivi a stella a otto punte entro bordi circolari. Sulla porta di destra, sono incisi i versetti arabi "Sura Al-Ikhlas" e sulla porta di sinistra, "Kalimah Shahada " - "La ilaha illallohu Muhammadur Rasululloh". Tuttavia, queste porte non sono quelle originali; erano state precedentemente installate nel palazzo Angarik di Muhammad Amin Bahadur Khan a Khiva , costruito tra il 1850 e il 1851. Nel 1978, la porta (in inglese gate = cancello) è stato adattata per essere utilizzata come magazzino.

 

KUHNA ARK

Torre di guardia
Panorama verso Ota Darwaza dalla torre di guardia

Sulla vostra sinistra entrando dalla porta occidentale si trova la Kuhna Ark, fortezza e residenza dei sovrani di Khiva, costruita la prima volta nel XII secolo da un certo Ok Shihbobo e poi ampliata dai khan nel XVII secolo. Al suo interno si trovavano l’harem, la zecca, le scuderie, l’arsenale, le caserme, la moschea e la prigione.

La tozza sporgenza presso l’ingresso, sul lato est dell’edificio, è la Zindon (prigione), in cui sono esposte catene, manette e armi, oltre che immagini di persone gettate giù dai minareti, infilate in sacchi pieni di animali selvatici e così via.

All’interno dell’Ark, il primo varco a destra vi porterà alla moschea estiva del XIX secolo, una bellissima moschea all’aperto con splendide piastrelle bianche e blu decorate con motivi vegetali e un tetto rosso, arancione e oro. Accanto si trova la vecchia zecca, oggi museo, che espone tra le altre cose banconote stampate su seta.

Proseguendo dritto dall’ingresso dell’Ark si entra nella sala del trono all’aperto, dove i khan dispensavano i loro giudizi (se non proprio la giustizia). Sul terreno è visibile un’area circolare destinata alla yurta reale, che i khan continuavano a usare nonostante avessero abbandonato il nomadismo.

A destra della sala del trono, una porta nella parete conduce a una rampa di scale attraverso la quale si accede alla torre di guardia originaria della Kuhna Ark, situata proprio a ridosso del massiccio muro occidentale della Ichon-Qala.

 

Il minareto Kalta Minor e il magnifico ingresso della Madrasa Mohammed Amin Kham (Muhammad Amin Xon Madrasasi), ora albergo
Medressa di Mohammed Rakhim Khan
Il gruppo Mangystau Uzbek e la guida Murod nel museo di storia dei khan di Khiva

MINARETO KALTA MINOR

Subito a sud della Kuhna Ark si erge il tozzo Minareto Kalta Minor, rivestito di piastrelle turchesi. L’edificio venne iniziato nel 1851 da Mohammed Amin Khan, il quale, secondo la leggenda, voleva costruire un minareto talmente alto da poter vedere tutto il territorio fino a Bukhara. Purtroppo il khan morì improvvisamente nel 1855 e la costruzione non fu mai portata a termine.

Accanto al minareto, una scalinata conduce all'ingresso della Madrasa Mohammed Amin Kham (Muhammad Amin Xon Madrasasi), le cui celle, dopo una ristrutturazione,  sono state trasformate nelle stanze d'albergo Orient Star.

 

A est del minareto, accanto alla medressa che ospita il Restoran Khiva, sorge il piccolo e semplice Mausoleo di Sayid Alauddin, che risale al 1310, quando Kihva era governata dall’Orda d’Oro dell’impero mongolo. Davanti al sarcofago piastrellato del XIX secolo si vedono a volte dei fedeli in preghiera.

 

MEDRESSA DI MOHAMMED RAKHIM KHAN

Ad est della Kuhna Ark, al di là di uno spazio aperto che un tempo era un’affollata piazza del complesso (e un luogo dove si svolgevano le esecuzioni), sorge la Medressa di Mohammed Rakhim Khan, che risale al XIX secolo e prende il nome dal khan che si arrese alla Russia nel 1873 (ma che, dopo tutto, era riuscito a conservare l’indipendenza di Khiva qualche anno in più rispetto a Bukhara). All’interno della medressa c’è un museo molto disordinato dedicato in parte a questo khan, che era anche un poeta e scriveva sotto lo pseudonimo di Feruz, e a suo figlio Isfandiyar.

Il nome completo di Muhammad Rahim Khan II (1845-1910), era Saeed Mohammed Rahim Khan Bahadur, il suo popolo lo chiamava Madraïm Khan. Era salito al potere dopo la morte del padre nel 1864. Egli stesso ha scritto poesie con lo pseudonimo di Feruz o Feruz Shah. L'edificio è stato completato nel 1876, tre anni dopo la firma del Trattato del protettorato del khanato di Khiva da parte dell'Impero russo. La madrasa diventa allora una delle più grandi dell'Asia centrale con le sue settantasei celle per studenti di scienze coraniche.

Si compone di due corti; nella corte interiore si trovano le celle, la corte posteriore ha un corpo di edificio su un piano più alto per le celle, con un portale (pishtak) che si impone sulla facciata principale. Madrasa include una moschea invernale e una estiva, delle biblioteche e dei darskhon. L'arte della maiolica viene utilizzata con grande delicatezza come ornamento.

La corte principale rettangolare include un iwan al centro di ciascun lato e delle torrette agli angoli. I quattro angoli del cortile permettono a tutti l'accesso a tre celle. Il cancello d'ingresso è imponente ed è fiancheggiato da grandi ali con cinque campate con nicchie ad arco. Le celle della madrasa sono coperte con cupole, chiamate balkhi. Ognuna di esse include una camera da letto e una piccola sala per uso domestico.

Gli iwan includono in alto un fregio con iscrizioni in stile nastaliq. La struttura esterna delle celle segue uno schema classico: una nicchia con una porta di legno intagliata, una barra trasversale, e al di sopra di una finestra a griglia geometrica di colore bianco. Nel mezzo del cortile principale vi è un giardino nei pressi di una fontana.

Una sala ospita un museo di storia dei khan di Khiva. All’esterno del muro meridionale della medressa c’è un cammello che è un po’ il simbolo di Khiva: si chiama Katya ed è a disposizione dei turisti che desiderano mettersi in posa per una fotografia.

 

MOSCHEA JUMA

Piedistalli in pietra per non far marcire le colonne.
Il futuro dell'Uzbekistan è donna.
Particolare di una colonna
Moschea Juma dall'alto

Situata a est del Mausoleo di Sayid Alauddin, la grande Moschea Juma è interessante per le 218 colonne di legno che sostengono il tetto, un progetto che si pensa derivato dalle antiche moschee arabe. Sei o sette delle colonne risalgono alla moschea originaria del X secolo (provate a individuarle), mentre l’attuale edificio è del XVIII secolo. Dall’interno è possibile salire una fila di gradini molto bui per accedere alla galleria ricoperta di guano del Minareto Juma, alto 47 metri.

La Moschea Juma si distingue dalle altre moschee per la sua costruzione e dimensione uniche. Alla moschea si può accedere da tre lati. Di fronte al suo angolo nord-occidentale si trova la madrasa Qazikalon, che in precedenza fungeva da scuola superiore.

Le prime informazioni sulla Moschea Juma si trovano negli scritti di al-Muqaddasi (Maqdisi e di al-Istakhri, viaggiatori che arrivarono a Khorezm nel X secolo. Secondo le fonti, l'edificio originale della Moschea Juma fu demolito e una nuova moschea più grande fu costruita nello stesso modo nel 1788 per ordine di Abdurahman Mehtar. La moschea si distingue per il suo design e le sue dimensioni uniche. Ha un solo piano circondato da un muro di mattoni. A differenza delle altre moschee è stata costruita nello stile dell'antica architettura araba (chiusa, a più colonne e senza cortile). Non ha un cortile circondato da portici, né stanze a volta. L'interno è illuminato da due fori nel soffitto. Il tetto è piatto, con travi, e il soffitto è sostenuto da 212 colonne. La più antica di queste colonne potrebbe essere stata presa da Kyat, la capitale medievale di Khorezm. Le colonne hanno 17 file, spaziatura 3,15×3,15 m. Il miḥrāb si trova al centro della parete meridionale. Le pareti esterne sono semplici e disadorne. La porta a testata è un esempio unico di intaglio del legno. La decorazione interna è in semplice intonaco ganch. Nel portico sono conservati un muqarnas iracheno e un motivo dipinto di blu (del XVIII secolo). Le colonne costituiscono la base della struttura della moschea e ne costituiscono anche la decorazione artistica. Hanno un aspetto e una sensazione unici. Delle 212 colonne, 25 colonne risalenti al X-XIV secolo sono le più antiche e presentano nella loro struttura diversi esempi di stile. 4 colonne del X-XI secolo hanno un motivo a rilievo profondo, la scrittura cufica è combinata con il motivo islamico. È scritto che fu costruito per decreto del giurista Abul Fadal Muhammad Laysi. 17 colonne dei secoli XI-XII sono scolpite in modo relativamente superficiale, i loro motivi geometrici sono stilizzati, riempiti con forme nabatee e le iscrizioni sono scritte in caratteri cufici (non ben conservati). Decorazioni intagliate in questo stile si trovano sulle assi di legno vicino al mihrab e sui pannelli delle porte. I pilastri con iscrizioni naskh sono gli stessi dei pilastri della moschea Bogbonli. Su uno dei pilastri è conservata un'iscrizione del 1510 d.C. Potrebbero essere stati installati contemporaneamente alle lastre di marmo vicino al mihrab. Sulla piccola lastra di marmo è scritto che nel 1666 il terreno di fondazione sulla seconda lastra di marmo fu assegnato alla moschea nei villaggi di Quyuqtom e Bekobad per ordine del visir Abdurrahman e che il ricavato sarebbe stato speso in beneficenza. e le esigenze della moschea (1788-1789). Le restanti colonne furono raccolte da vari edifici a Khorezm. Quelli lunghi sono tagliati per adattarsi alla costruzione della moschea, mentre quelli più corti sono posti sul poyustun di pietra, una base che serve a proteggere le colonne di legno dalla putrefazione e ad aumentarne l'altezza. È realizzato in legno o pietra a seconda della colonna.

Il minareto accanto alla moschea crollò nel XVII secolo e fu ricostruito nel XVIII secolo con mattoni pregiati. La torre si rastrema verso l'alto. Sopra sono presenti cinture decorative in mattoni e frassino. La moschea Juma è stata riparata più volte. Uno di questi è stato ristrutturato nel 1990, alla vigilia del 2500° anniversario di Khiva.

15 delle antiche colonne decorative sono state conservate nella moschea e 8 colonne sono conservate nel Museo di Storia dei Popoli dell'Uzbekistan a Tashkent. Secondo il professor Yahya Gulomov, alcune di queste colonne sono i monumenti più antichi dell'arte dell'intaglio del legno in tutto l'Uzbekistan.

 

MAUSOLEO DI PAHLAVON MAHMUD

I giovani sposi
La guida Zilola (english speaking)

Questo sacro mausoleo (Islom Hoja) con il suo cortile e la splendida decorazione a piastrelle, è uno dei luoghi più belli della città.

È tradizione che dopo la cerimonia del matrimonio gli sposi si echino al mausoleo per essere benedetti da Pahlavon Mahmud poeta, filosofo e leggendario lottatore, santo patrono di Khiva.

La leggenda vuole che egli abbia aiutato il sovrano indiano e questi per ricompensarlo abbia richiesto cosa volesse in dono. Egli chiese di rilasciare i propri connazionali in carcere tanti quanti ne potesse contenere una pelle di mucca. Ciò venne accettato, ma egli la tagliò in pezzi sottili in modo da ottenere una cintura assai lunga che ne salvò un gran numero.

Il mausoleo risale al 1362 ma venne poi ricostruito nel XIX e nel 1913 requisito per essere trasformato nel mausoleo di famiglia del khan. La camera è in stile persiano con una cupola turchese che custodisce la tomba del khan Mohammed Rakhim. In un'altra sala vi è poi la tomba di Pahlavon Mahmud decorate con piastrellature. All'esterno vi sono delle tombe di altri khan.

Il mausoleo comprende anche una madrasa e un minareto con eleganti piastrellature a fasce.

La bellissima camera in stile persiano sormontata da una cupola turchese all’estremità settentrionale del cortile custodisce la tomba del khan Mohammed Rakhim. Il sarcofago e le pareti della tomba di Pahlavon Mahmud, a sinistra della prima camera, sono decorate con alcune delle piastrelle più belle di Khiva. A est e a ovest dell’edificio principale, fuori dal cortile, vi sono tombe anonime di altri khan.

 

ALLAH QULI KHAN MEDRESSA E CARAVANSERRAGLIO

Subito a est della Moschea Juma, lungo una strada che si dirama verso nord da Pahlavon Mahmud St, si trovano alcuni degli edifici più interessanti di Khiva, la maggior parte dei quali fu fatta erigere da Allakuli Khan – noto come il ‘khan costruttore’ – tra il 1830 e il 1850. Per prima s’incontra l’alta Medressa di Allakuli Khan (1835) e la più antica Medressa di Kutlimurodinok (1804–12), situate l’una di fronte all’altra, con facciate piastrellate ben assortite tra loro.

A nord della Medressa di Allakuli Khan vi sono il Bazar e Caravanserraglio di Allakuli Khan. Si accede a entrambi attraverso le alte porte di legno che si trovano accanto alla medressa. Il bazar è una galleria sormontata da una cu pola che ospita ancora i commercianti e che, all’estremità orientale, si apre sul moderno Bazar Dekhon.

Il caravanserraglio Allakulikhan fu costruito nel 1835; era uno dei luoghi più importanti per i mercanti. Era un edificio a due piani con 105 stanze  (hudjras) dove venivano conservate seta grezza e tessuti di seta. In seguito la cupola commerciale "Tim" fu aggiunta alla facciata dell'edificio. La facciata del caravanserraglio e parte del secondo piano furono distrutte per costruire la cupola commerciale "Tim Arco a cupola. Due file di piccole cupole sono combinate con la grande sala a cupola. C'erano banconi commerciali sui lati dell'edificio e una grande catena di acquirenti al centro. Non c'erano solo merci locali, ma anche tessuti di cotone inglesi, sciarpe di seta, coperte di cotone, stivali uzbeki, piatti cinesi, gioielli, copricapi e molti altri articoli di uso quotidiano.

 

 I DINTORNI DELLA MEDRESSA DI ALLAKULI KHAN

A sud, di fronte alla Medressa di Allakuli Khan, sorgono la Medressa di Abdulla Khan (1855), che ospita un piccolissimo museo di storia naturale, e la piccola Moschea di Ak (1657), all’interno della quale si trovano i Bagni di Anusha Khan (Anushahon Hammomi).

 

PALVAN DARVOZA

 
 
 
 
 

La Porta Polvon (anche Palvan) o anche Porta del Gigante è la porta orientale della fortezza Itchan Kala. La gente la chiama anche Porta Poshshob (Jallod) o Porta degli Schiavi.

Fu costruita da sette artigiani sotto la supervisione di un capomastro. Un canale che portava l'acqua dal fiume Amu Darya circondava le mura della fortezza. La porta aveva un ponte che poteva essere sollevato di notte. L'aspetto attuale della Porta Polvon è il risultato di diverse ristrutturazioni. In precedenza, la porta sporgeva leggermente verso l'esterno dalle mura della fortezza. Aveva una torre di guardia in cima che consentiva di osservare l'esterno della città.

La porta fu ricostruita nel 1806 sotto Iltazar Khan con mattoni cotti. Inoltre, fu costruito anche un lungo corridoio, una volta, che ospitava le bancarelle commerciali. Le torri sul lato della porta erano collegate alle mura della città. Dopo la costruzione del caravanserraglio e del bazar coperto nel 1832-1833, la porta perse il suo ruolo di mercato. Nel 1835, la Madrasa di Olloqulixon fu costruita all'interno della porta e la sua parte occidentale fu ricostruita. Un nuovo bagno con due cupole e un portale fu costruito di fronte ad essa. Il cortile interno fu ampliato in seguito alla costruzione della Madrasa di Olloqulixon. Fu anche chiamata "Porta dei fiori" per via delle sue bellissime piastrelle smaltate. La porta prese il nome dal poeta di Khiva, vissuto nel XIII secolo, autore di oltre trecento quartine e difensore della città, Pahlavon Mahmud (o Polvon Mahmud). Pahlavon Mahmud fu sepolto in un mausoleo dietro la moschea di Juma.

L'arco del portale superiore si restringe come una freccia verso l'alto e un mosaico blu e blu scuro ricopre la parete. Il cartello sopra la porta d'ingresso ricorda agli ospiti che il cancello ha più di 400 anni e che questo monumento architettonico è sotto la protezione dello Stato.

Ci sono due minareti sul lato dell'uscita, che un tempo erano coperti da cupole blu. Le porte in legno intagliato hanno conservato la maestria degli artigiani di quell'epoca sotto forma di motivi sulle loro facce.

 Il portale e i minareti a fiori sono decorati con mattoni intagliati in uno stile ondulato e le piastrelle smaltate blu sono conservate. La guardiola è un lungo corridoio (51,76×17,5), coperto da sei cupole. Il diametro della cupola grande è di 5,2 m e il diametro della cupola piccola è di 4,5 m. Ci sono negozi (2,8×4,4 m) su entrambi i lati del corridoio (8 sul lato nord e 11 sul lato sud). È scritto l'anno di costruzione della porta. La casa di pietra, la residenza di Olloqulikhan, si trovava vicino a questa porta. Gli ordini di giustiziare i criminali venivano spesso annunciati di fronte alla Porta Polvon. C'era un mercato degli schiavi sul lato destro della porta quando si lasciava l'Itchan Kala fino al 1873. Gli schiavi che cercavano di fuggire aspettavano l'esecuzione sotto la porta. La porta fu anche ristrutturata nel 1982 e nel 1997. Attualmente, ci sono negozi con bancarelle commerciali all'interno della porta.

Molti sovrani ritennero necessario lasciare il loro segno nella storia del complesso. Olloqulikhan costruì una madrasa e un caravanserraglio qui negli anni '30 dell'Ottocento.

Nello stesso periodo, qui venne costruito il Tosh Hovli. All'inizio del XIX secolo, fu eretta la madrasa Kutlugmurad Inak. Dopo la costruzione della porta, quasi immediatamente furono costruiti qui i bagni Anushxon, e poi la madrasa Hojiberdiboy. Con ogni nuovo edificio, c'era sempre meno spazio. Quindi, alcuni edifici si intersecavano e alcuni andavano oltre il muro di Ichan Kala.

 

PALAZZO TOSH-HOVLI

All’interno di questo palazzo, il cui nome significa ‘casa di pietra’, si possono ammirare le decorazioni più sontuose di Khiva, tra cui piastrelle in ceramica, sculture in pietra e in legno e ghanch. Fatto costruire da Allakuli Khan tra il 1832 e il 1841 come alternativa più lussuosa alla Kuhna Ark, si dice che abbia più di 150 stanze affacciate su nove cortili, con alti soffitti progettati per catturare ogni soffio d’aria. Allakuli era un uomo impaziente; si dice che il primo architetto del Tosh-Hovli fosse stato giustiziato per non essere riuscito a completare i lavori in due anni.

Le due ali del palazzo sono accessibili da due ingressi separati. Non mancate di visitare la poco visibile ala sud, che ospita la sala del trono e un sontuoso

 

 

MEDRESSA DI ISLOM-HOJA

 

Madrasa Islom Hoja
Umarel e Islom-Hoja © Barbara Pitteloud 2024

Proseguendo a sud della Medressa di Abdulla Khan si arriva alla Medressa e al minareto di Islom-Hoja, i monumenti islamici più recenti di Khiva, entrambi costruiti nel 1910. Il minareto decorato con fasce di piastrelle turchesi e rosse, assomiglia piuttosto a un faro insolitamente grazioso. È possibile salire sulla cima del minareto, che con i suoi 57 m è il più alto dell’Uzbekistan.

La medressa ospita il Museo di Arti Applicate, il migliore di Khiva, in cui sono esposti manufatti della Corasmia di ogni epoca: eleganti sculture in legno, oggetti in metallo, tappeti uzbeki e turkmeni, pietre scolpite con iscrizioni in arabo (lingua usata in Corasmia dall’VIII al XIX secolo) e grandi vasi chiamati khum che servivano a conservare il cibo sottoterra.

Islom Hoja era un gran visir vissuto all’inizio del XX secolo che, per gli standard locali, aveva idee liberali, Grazie ai suoi sforzi, in alcune zone di Khorezm e a Khiva furono costruiti un ospedale, un ufficio postale, un telegrafo, una doppia porta, una sala di ricevimento di Asfandiyar Khan nel palazzo Nurullabai e nuovi ponti di ferro. A causa della sua popolarità il khan e le autorità religiose lo fecero assassinare.

La madrasa è a due piani. Una moschea speciale è stata costruita anche sul lato destro dell'ingresso. L'aspetto e la decorazione della madrasa, che è collegata al minareto con la facciata principale, non differiscono molto dalle altre madrase di Khiva.

Le ali laterali del tetto sono decorate a forma di archi a due piani. Gli angoli sono decorati con bouquet. La parte superiore dei portici è decorata con bordi e piastrelle smaltate. Non ci sono decorazioni sulle pareti del cortile. Il cortile è circondato da piccole stanze a un piano (42 in totale). C'è una veranda al secondo piano della casa principale che si affaccia sul cortile. La moschea a sud-est della madrasa ha una cupola e il suo mihrab è decorato con piastrelle e motivi ganchkori.

La torre più alta di Khiva (56,6 m) si erge di fronte ad essa. Il diametro della base è di 9,5 m. Diventa più sottile verso l'alto. Le fasce sono realizzate con motivi blu e verdi. La parte superiore è stata rifinita con una cupola. La torre è visibile da quasi tutte le parti della città. L'architetto Khudoibergan Haji, i pittori Eshmuhammad Khudoiberdiyev, Bolta Voisov e altri hanno preso parte alla costruzione della madrasa e del minareto. Sul retro del peshtok, sopra le stanze, è stato costruito un portico con una semplice colonna di legno. La stanza più grande della madrasa è una grande moschea a cupola. La moschea occupa l'intero lato sud-occidentale della madrasa. L'interno della moschea è chiuso nel tipo di stanza con una grande cupola, tipica della scuola creativa dei maestri di Khiva. Sotto la cupola nell'angolo situato sul lato meridionale della moschea e nel mihrab, è stata creata una bella scena utilizzando ornamenti di seta e hanchkori. Islam Khodja assegnò 14.451 acri di terra dalla sua proprietà come fondamento per l'istituzione della madrasa.

 

DISHON-QALA

Leggi anche: https://en.wikipedia.org/wiki/Dishan_Kala

La Dishon-Qala (Dishan Kala), un’altra creazione del ‘khan costruttore’ Allakuli, era la parte esterna della città vecchia di Khiva circondata da una propria cinta muraria lunga 6 km. Gran parte di essa è oggi sepolta sotto la città moderna, ma parte delle mura è ancora visibile 300 metri a sud della porta meridionale.

Allahquli Khan costruì la cinta muraria esterna nel 1842 per proteggere Khiva dagli attacchi degli Yomut (una delle tribù turkmene). Secondo il poeta e traduttore Ogahi, Allahquli Khan costrinse tutti i suoi servi a lavorare gratuitamente per 12 giorni all'anno e costruì le mura di Dishan Kala in 3 anni. Più di 200 mila persone parteciparono alla costruzione del muro. Il terreno per la costruzione fu scavato due chilometri a nord della città, in un'area chiamata Govukkol. Ora c'è un grande lago.

 

Palazzo Narallabay (Palazzo Isfandiyar)

Leggi anche: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Narallabay

Il Palazzo Narallabay chiamato anche Palazzo di Isfandiyar fu costruito tra il 1906 e il 1912 e, come il palazzo estivo dell’emiro a Bukhara, è caratterizzato da decorazioni molto elaborate, in un confuso e affascinante connubio di Oriente e Occidente. Le stanze sono in gran parte spoglie, e ciò permette di apprezzare ancora di più i soffitti dalle decorazioni dorate e i particolari sontuosi, come gli specchi alti 4 m e un lampadario da 50 kg. Nel caso vi chiedeste dov’era l’harem, questo si trovava dietro il muro gigantesco a ovest del palazzo. Attualmente è in corso di restauro e forse, prima o poi, verrà aperto al pubblico.

 

 

Precedente | Successiva

Ultima modifica: 05/11/2024 14:24:55

Visitatori in linea: 8987 su tutte le pagine di www.marcovasta.net

78  persone hanno letto questa pagina

dal 28 ottobre 2024