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17-26 aprile 2017

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I Berberi

 

«Nam et in Africa barbaras gentes in una lingua plurimas novimus»

«Infatti anche in Africa conosciamo molte popolazioni barbare che parlano una sola lingua»

(Sant'Agostino, De civitate Dei XVI.6)

 

Chi sono i Berberi?

I Berberi o  Imazighen (al singolare Amazigh), che nella loro stessa lingua significherebbe in origine "uomini liberi", sono, propriamente, le popolazioni autoctone di quei territori nord-africani conosciuti con la denominazione di Tamazgha, corrispondente agli odierni stati di Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Per una serie di motivi storico-ideologici, oggi, nei sopracitati paesi, si è soliti designare con tale nome solamente coloro che siano di lingua madre berbera (tamazight).

La maggior parte della popolazione in Marocco e Algeria è di origine berbera, e comunità significative berbere sono presenti in Tunisia e Libia. Ma minoranze berbere si trovano anche in Mauritania, nelle regioni più occidentali dell'Egitto settentrionale ed in alcuni stati dell'Africa occidentale, in particolar modo nel Niger e nel Mali (i Tuareg). Le popolazioni berbere nella loro lunga storia non hanno mai effettuato guerre di conquista ma solo subito (e spesso contrastato aspramente ed efficacemente) dominazioni altrui; per questo la maggior parte dei documenti che riguardano i Berberi provengono dai loro conquistatori con i conseguenti punti di vista a loro negativi.

I governi dei paesi del Nordafrica amano descriversi come arabi e ignorano quasi del tutto la lingua e la cultura nordafricana, tanto che la lingua berbera non è riconosciuta nella costituzione di quasi nessun paese nordafricano. E gli Europei si adeguano ai cliché offerti da questi governi, che nei Berberi si limitano a vedere soprattutto pittoreschi elementi folkloristici, utili per attirare i turisti.

Soltanto a seguito della primavera araba e delle promesse fatte dalle politiche la lingua berbera è diventata lingua ufficiale in Marocco dal 2011 e in Algeria dal 2016.

Molte associazioni culturali, in Nordafrica e nei paesi di emigrazione, sono sorte per rappresentare le istanze dei Berberi e per difendere i loro interessi e i loro diritti negati. Dal 1997 esiste un'organizzazione sovranazionale indipendente. il Congresso Mondiale Amazigh, che mira a rappresentare con una voce unica a livello internazionale le associazioni culturali berbere di ogni parte del mondo.

Le lingue berbere

Il berbero (tamazight, pronuncia: tama'ziɣt) è la lingua dei Berberi; si tratta di una lingua camitica appartenente alla famiglia linguistica afro-asiatica, e quindi imparentata, tra l'altro, con l'egizio, ma anche con l'arabo e l'ebraico. Le fasi più antiche del berbero sono rappresentate dall'antico libico.

In italiano, berbero deriva dal francese berbère, che a sua volta riprende la pronuncia magrebina dell'arabo barbar. Il termine arabo probabilmente non fa che continuare il latino barbarus (1), con cui venivano chiamate, nell'impero romano, le popolazioni di lingua non latina. Un'etimologia popolare, riportata già da Ibn Khaldūn, afferma che gli Arabi, non capendo chi parlava il berbero, dicevano che "emetteva suoni inintelligibili" ("emettere suoni inintelligibili" in arabo si dice barbar) analogo al greco βάρβαρος.

Oggi i berberi non amano più sentirsi chiamare con questo nome e per definirsi preferiscono usare il termine berbero amazigh (al plurale imazighen, "uomini liberi"), e il corrispettivo femminile tamazight in lingua berbera.

Lingua Mozabita o Tunżabt تومزابت

La lingua parlata principalmente nello Mzab è una varietà di berbero, denominata tumżabt تومزابت  (Basset 1892, VI, cita anche la denominazione tagawbant). Il Tunżabt, è un dialetto della lingua berbera parlata dai Mozabiti ed è parlato anche da un piccolo numero di emigranti Mozabite in altre città vicine e altrove. Il Mozabita è una delle lingue Mzab-Wargla, un gruppo dialettale delle lingue Zenati ed è strettamente legato ai dialetti berberi delle vicine Ouargla e Oued Righ, così come la più distante Gourara.

 

Note:

1- Barbaro (in greco antico: βάρβαρος, bárbaros, passato in latino come barbarus) è la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca.

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